J-Factor, musica e valori per andare oltre il talent

By 30 Novembre 2014Reportage

MILANO – Le sorelle Antonella, Chiara e Margherita Tinnirello di Palermo, in arte le T Sisters, si sono aggiudicate sabato sera la sesta edizione di J-Factor: le evoluzioni polifoniche del trio hanno avuto la meglio in finale sulle creazioni del cantautore toscano Il Vigno di Cortona (per la categoria “over 25”) e sulla voce della giovane interprete brasiliana Janivia Sousa Silva da Pietra Ligure (sezione “16-25 anni”).

LA FORMULA – Sul palco del PdF Studio di via Dottesio a Milano erano dodici gli artisti in gara, come di consueto, suddivisi in tre categorie (16-25 anni, gruppi e over 25); confermata la classica formula del doppio scontro diretto, deciso dalla giuria tecnica specializzata (Carlos Omobono, giornalista cristiano venezuelano con ampia esperienza come giurato nei talent in Sudamerica; Giada Agasucci, finalista ad Amici; Ethel Colella, arpista e insegnante di musica, protagonista peraltro di un coinvolgente assolo di arpa, tra classico e moderno, in apertura di manifestazione; Gianni Balzarini, giornalista Mediaset; Paolo Jugovac, responsabile di evangelici.net e musicacristiana.it, presidente di giuria) prima della finale a tre tra i migliori di ogni categoria, valutati dai giudici di settore (la new entry siciliana Antonella Lombardo, la radiofonica Sara De Marco e il padrone di casa, Massimo Morandi). A tenere le fila della serata smistando concorrenti e giudici, per il secondo anno, il valido Manuel Manima.

PRIMO TURNO – Se una critica, peraltro fisiologica, si può muovere alla formula della gara è la necessità per i giurati di operare una scelta netta tra due artisti dagli stili a volte diversi, o di esprimere le valutazioni in base a un unico ascolto, con tutte le conseguenze del caso. Probabilmente infatti la voce di Debora Laudicina da Erice avrebbe meritato di più, come pure gli Interpreti, band di Corchiano (VT), Francesco Cavalluzzi di Martina Franca (BA) con il suo stile orecchiabile o Gessica De Santis di Lonate Pozzolo (VA) con il suo registro che richiamava sonorità di jazz e fado; tutti si sono dovuti fermare al primo turno, ma probabilmente avranno ancora occasione di far parlare di sé.
Interessante, nel contempo, l’idea di far cantare anche le riserve, i primi tra i non ammessi, pronti fino all’ultimo a salire sul palco in caso di forfait di un titolare; forse andrebbe fatto un discorso a parte per gli interpreti di musica di lode come il palermitano Vincenzo Giambruno e i Voice of angels da Bagheria (PA), che meriterebbero una categoria a parte per la specificità della loro proposta.

I PROMOSSI – Le scelte della giuria si sono concentrate sul migliore mix tra talento e originalità, premiando via via la vellutata voce black del giovane camerunese-modenese Auriole, l’esibizione in crescendo di Ester Basile da Sesto San Giovanni (MI), le potenzialità da interprete della giovanissima Janivia Sousa Silva (capace di andare oltre i problemi acustici di una serata, peraltro, quasi ineccepibile sul piano tecnico). Sul fronte dei cantautori sono emerse la cifra stilistica del Vigno (al secolo Simone Vignini), chansonnier di una certa esperienza, che gioca su una poetica promossa solo con un ascolto meditato e attento, e l’allure surreale dei campani Luka e gli Stati d’anima, una band dall’inglese claudicante ma capace di trasformare con originalità la classica “Amazing grace” in una marcia scozzese: proprio la loro capacità di tenere il palco e di coinvolgere il pubblico miscelando musica e simpatia è valso loro il premio della critica, la possibilità di esibirsi in un concerto, a maggio 2015, presso il PdF Studio.

IL RESPONSO – Nella rosa di finalisti i giudici di categoria hanno infine scelto le T Sisters: le tre sorelle siciliane Antonella, Chiara e Margherita Tinnirello, soliste e strumentiste con solide competenze di armonia e composizione (gli arrangiamenti dei pezzi sono stati realizzati in proprio), capaci di sorprendere con i loro intrecci vocali freschi e complessi, interpretati alternandosi con disinvoltura tra voce solista e backing vocals.

L’OSPITE – Attesissima, specie dai più giovani, Giada Agasucci, la 19.enne romana finalista all’ultima edizione di Amici, che sul palco del PdF Studio ha proposto due brani, tra cui l’anteprima del suo nuovo singolo, “Dove ci siamo persi”. La sua presenza, lungi dal limitarsi a una banale comparsata, è stata per lei la scoperta di un mondo musicale sconosciuto che non l’ha lasciata indifferente e che ha voluto incoraggiare con poche ma sentite parole: «continuate a portare avanti i vostri valori cristiani – ha detto -, credo che siano molto importanti». Nel ringraziarla “per essersi esposta per un progetto di musica cristiana”, Maugeri ha voluto riconoscere in lei una spiritualità che va oltre l’apparenza: «ho trovato più valori cristiani in lei – ha commentato con un filo di emozione – di quanti ne abbia trovati in tanti che, a parole, si definiscono cristiani, ma non lo confermano con il loro comportamento».

IL SENSO DEL TALENT – Chiudiamo facendo un passo indietro. Sono le 20.20, la sesta edizione di J-Factor sta per cominciare; mentre fervono gli ultimi ritocchi da parte dell’organizzazione e il pubblico si appresta ad entrare, dalla sezione della platea riservata ai partecipanti si alza, spontaneo, un coro a più voci sulle note del celebre “Come il cervo”. Un momento durato poco meno di un minuto e passato inosservato ai più, ma capace di rispondere con i fatti a chi, da anni, contesta il concetto di “gara” su cui J-Factor si basa: il talent ideato da Daniele Fumi e Angelo Maugeri non è un’autostrada per il successo (d’altronde, per un vero artista cristiano, il “successo” non rappresenta un obiettivo ma, semmai, uno strumento) quanto piuttosto un’occasione per vivere quella “comunione” che non è (solo) uno stato dello spirito ma una realtà concreta e consiste (anche) nello stare insieme tra fratelli, condividere esperienze, conoscersi, avviare nuove collaborazioni, scambiarsi consigli, preghiere e sorrisi. Per quasi tutti coloro che vi hanno partecipato in questi sei anni, J-Factor è tutto questo; è anche una gara, perché no, ma con se stessi e il proprio talento più che con gli altri; l’eliminazione è occasione per crescere, temperata dalla gioia di aver partecipato; la vittoria, quando arriva, è una soddisfazione che si celebra senza gesti eclatanti e con il dovuto rispetto per gli altri, ben consapevoli che nessuno ha perso, nemmeno chi non ha vinto. E che tutti, se hanno partecipato con il giusto spirito, hanno centrato il loro obiettivo.

Paolo Jugovac

(nella foto di Ana Margarida Borges, le tre vincitrici)

ARTICOLI CORRELATI:
J-Factor, è l’anno delle T Sisters (30/11/2014)
Giada, da “Amici” a J-Factor (12/11/2014)
J Factor 6, ecco i dodici finalisti (27/10/2014)

Leave a Reply

Evangelici.net è un portale di informazione e approfondimento che opera dal 1996 per la valorizzazione del messaggio, dell’etica e di uno stile di vita cristiano

Sostieni il portale ➔