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E non impareranno più la guerra
Elaborato da Marvin Oxenham IBEI
Materiale tratto da War: Four Christian Views di Cluse, Hoyt, Augsburger, Holmes e Brown.
Questo materiale si trova in forma illustrata sul sito www.ibei.it
La storia
Dal giorno in cui Caino sparse per la prima volta sangue umano a quello in cui la "terra era piena di violenza" ai tempi di Noè, la guerra è una costante nella storia umana. L'11 settembre ha risvegliato il tema della guerra come mai era successo a questa generazione. Come si è posto il popolo di Dio di fronte alla guerra nel corso della storia? Tra l'indifferenza, la supina abdicazione ai potenti e la ricerca disperata di un'etica che desse pace alla coscienza, il popolo di Dio ha assunto molte posizioni.
Lo scopo di questo articolo è di dare un orientamento storico e teologico di come i "cristiani" hanno affrontato e affrontano questa costante nella storia. Questo orientamento contribuisce anche a comprendere le posizioni riscontrabili oggi in ambito secolare, che variano dal pacifismo alla guerra giusta e alle guerre preventive e riparatrici.
1. Israele
- Le "guerre sante" di Israele
- Per quanto stia "scomodo" di questi tempi, non possiamo negare che Dio comandò, benedì e guidò la nazione dIsraele in una serie di guerre contro varie popolazioni
- C'erano dei limiti
- Era previsto, come norma, offrire prima la pace (Deut 20.10)
- Le motivazioni erano morali, non etniche
- "Affinché non vinsegnino a imitare tutte le pratiche abominevoli e non pecchiate contro il signore Dio vostro" (Deut 20:18)
- L'Antico Testamento punta alla pace
- E lì che troviamo lingiunzione di "amare il prossimo" anche quando ci fa un torto
- Non cè contrasto tra AT e NT. Nelluno troviamo uno stato nazione con leggi, codici civili e penali e indicazioni di "politica estera". Nellaltro troviamo un gruppo transnazionale (la chiesa) e indicazioni per i rapporti interpersonali
- Il contesto è quello di una teocrazia
- Bisogna fare attenzione ai paralleli odierni. I Boeri Olandesi e i predikaans in Sud Africa applicarono letteralmente a sé stessi le istruzioni della conquista della terra promessa date ad Israele, risultando in quellorrore conosciuto come lApartheid (" non vi mischierete, non darete le vostre figlie, i vostri occhi non avranno pietà ").
2. La chiesa neonata
- Non affrontò direttamente la questione
- Cerano soldati cristiani (Atti 10)
- Vigevano principi di non violenza
3. La chiesa primitiva (1°, 2° secolo)
- Focalizzò lincompatibilità tra lamore e luccisione. Sembra che fino al 170 d.C. non vi siano stati soldati cristiani nellesercito romano
- Larruolamento comunque era volontario.
- Origene: "Linsegnamento evangelico vieta in qualsiasi caso di prendere la spada". Egli difese la posizione cristiana contro le accuse di Celsio (un filosofo pagano), scrivendo che, qualora i barbari avessero invaso l'Impero, i cristiani avrebbero pregato e sarebbe giunta una salvezza soprannaturale
- La questione del giuramento idolatro allImperatore. Anche questo fattore giocò, e ce chi dice fu la vera causa. Questo motivo li precluse anche da ogni posizione di autorità civile fino al 250 d.C
4. Un impero "cristiano" (4° secolo -)
- La conversione di Costantino. Con la "cristianizzazione" dell'Impero, la partecipazione dei cristiani nell'esercito divenne, nel tempo, un fatto normale.
- Agostino sviluppò la tesi della "guerra giusta". La guerra poteva essere combattuta per ristorare la pace e ottenere giustizia, ma doveva essere sempre condizionata dall'amore cristiano, da un comportamento onorevole e dalla direzione di un regnante legittimo
- Ai cristiani era permesso uccidere in guerra, ma occorreva in seguito fare penitenza.
5. Le crociate (11° secolo - )
- Le influenze germaniche. Con la dissoluzione dell'Impero e l'influsso di popolazioni germaniche, nella chiesa entrò un atteggiamento molto più militante.
- La prima crociata fu spronata da papa Urbano II: "Perdono dei peccati a chiunque combatterà per liberare la terra promessa". La liturgia cristiana fu ampliata per includere la benedizioni delle armi e degli stendardi e furono costituiti nuovi ordini religiosi/militari come i Templari.
- I pensatori cristiani accettarono la guerra come condizione necessaria. Dedicarono ben poche energie a discutere la questione. Tommaso d'Aquino ad esempio, nella sua opera teologica monumentale, dedica una sola domanda alla guerra mentre ce ne sono ben ventiquattro sugli angeli
6. Il Rinascimento (15°-16° secolo)
- Nel rinascimento pensatori cristiani dedicarono nuovamente attenzione al tema della guerra per due motivi:
- a) L'invenzione della polvere da sparo aveva reso vulnerabili le sicure mura di castelli e città
- b) Le nuove monarchie europee "cristiane" avevano iniziato a guerreggiare tra di loro, rendendo obsoleto il concetto di guerra di cristiani da un lato e pagani dall'altro
- Linfluenza cristiana
- 1. Alcuni condannarono la guerra. Da un lato umanisti cristiani come Erasmo da Rotterdam condannarono la guerra, avvertendo contro il pericolo di essere burattini nelle mani di principi ambiziosi e sanguinari. Anche protestanti come gli Anabattisti si dichiararono apertamente pacifisti.
- 2. I riformatori in generale, accettarono il ricorso legittimo alla guerra e alla violenza.
7. Le guerre moderne
- Le guerre Napoleoniche ruppero il clima generalmente calmo e razionale dell'Illuminismo dando vita alla guerra moderna.
- Sulla scia di questi avvenimenti, dall'accademia militare prussa giunsero gli scritti di Karl von Clausewitz, che, auspicando il concetto della "guerra totale" e della "violenza estrema" come mezzi legittimi, segnò il passo delle guerre che si sono susseguite fino ad oggi.
- Linfluenza cristiana
- 1. Un freno
- L'influenza cristiana si fece sentire agli incontri internazionali come la Confernenza di Hague, per definire la natura limitata della guerra, la sanzione dei diritti dei prigionieri e in generale per porre un freno etico alla guerra
- 2. Un incitamento
- Ci furono predicatori che incitarono a: "Uccidere i tedeschi per salvare il mondo", definendo il conflitto come: "Una guerra per la purezza e chiunque muore in essa, muore come martire". Billy Sunday diceva: "Se giri sottosopra la pentola dell'inferno, vi troverai scritto 'Made in Germany'". Atteggiamenti simili verso l'Unione Sovietica erano comuni durante la guerra fredda.
8. Oggi ci sono quattro posizioni sulla guerra nella cristianità
A. Il pacifismo universale
B. Il pacifismo cristiano
C. La guerra giusta
D. Le guerre preventive e riparatrici
A. Il pacifismo universale:
Il cristiano non deve mai avere nulla a che fare con la guerraIl pacifismo universale, è la posizione che afferma che la guerra è un male, e che il cristiano non solo non vi deve mai partecipare, ma la deve condannare.
La posizione
1. Il cristiano può partecipare in una guerra? Mai, in nessuna forma
2. Ci sono casi in cui una nazione può legittimamente entrare in guerra? No: la guerra è sempre sbagliata. Tutto il mondo dovrebbe agire secondo i dettami pacifisti.
3. Cosa deve fare il cristiano quando viene chiamato alle armi? Disobbedire. Dato che i governi sono stabiliti da Dio, il cristiano si sottomette a Dio sottomettendosi a loro. Qualora i governi escano dalla volontà di Dio tuttavia, il cristiano deve "obbedire a Dio anziché agli uomini".
4. Quale deve essere limpegno del cristiano per la pace? Prevenire. Pur essendo cittadino di un altro regno, il cristiano partecipa al bene della società in mille forme di servizio alternativo, ma nessuna legata alla guerra. In molti casi l'azione preventiva di cristiani volenterosi, può prosciugare lo stagno nel quale nuotano le premesse della guerra.
Le motivazioni
- Cristo visse e insegnò una vita di non resistenza. Insegnò lamore, fu mite, non difese i propri diritti.
- La chiesa è sempre separata dallo stato. La chiesa è una minoranza nella società ed è sempre separata dallo stato. Ha un agenda diversa.
- Lo scopo della chiesa è di diffondere il vangelo. Come si può uccidere una persona per la quale Cristo è morto, quando la nostra missione principale come cristiani è di salvare quella persona e farla diventare nostro fratello? Tertulliano scriveva che: "Non possiamo togliere la vita a una persona che Dio vuole redimere". Partecipare in guerra significa abdicare i propri doveri evangelistici
- In alcuni casi la non violenza è più efficace. Nellera nucleare, quale ragionamento può giustificare una guerra che minaccia di estinguere la razza umana? E evidente dopo millenni di guerra, che essa non è lo strumento per risolvere i problemi dellumanità. La violenza genera violenza.
- Martin Luther King espresse la filosofia pacifista fondendo principi del Nuovo Testamento con le idee di Ghandi:
La non violenza non è un metodo per i vigliacchi; richiede anzi più coraggio.
L'obiettivo non è di umiliare o sconfiggere il nemico ma di conquistare la sua amicizia e la sua comprensione.
L'attacco deve essere rivolto alle forze del male piuttosto che alle persone che fanno il male.
La resistenza non violenta comporta la disponibilità di accettare la sofferenza senza contraccambiare.
Questo tipo di resistenza evita sia la forza fisica esteriore quanto la violenza interiore dello spirito- La risposta dei cristiani alla violenza nel mondo è: "Non dobbiamo vivere a tutti i costi. Possiamo anche morire". Se dobbiamo soffrire, è meglio soffrire amando e non facendo la guerra
Le critiche
- Cristo ha evidenziato sottomissione allo stato e come cristiani siamo chiamati a sottometterci alle nostre autorità.
- Tra gli attributi di Dio cè anche la giustizia e la punizione "violenta".
- I "deterrenti" al crimine in una nazione non possono essere applicati anche tra le nazioni?
- Nessuno mette in dubbio che occorrano giuste leggi e relative pene e sanzioni per ridurre la violenza all'interno di una nazione, perché lo stesso non si applica tra le nazioni? E possibile che Dio incarichi il governo di una nazione di tutelare l'ordine e di proteggere la sua popolazione, e poi vieti a quel governo di usare la forza e la guerra qualora fosse necessario difendere vite innocenti da aggressioni esterne? Il credente dovrebbe anche cessare dal pagare tasse che sostengono un governo in guerra o che contribuiscono a mantenere una forza militare nazionale? Se il cristiano non può mai usare la forza, è sbagliato anche che presti servizio di polizia, di sindaco, di magistrato o di giudice
- La vita umana non ha "valore infinito".
- E da rivalutare l'affermazione che "la vita umana ha valore infinito". Solo Dio ha valore infinito. La sottomissione alle sue leggi e al suo volere è dunque un valore maggiore della vita stessa. Lo ha dimostrato Cristo dando la sua vita. Lo dimostra l'Antico Testamento con le leggi di pena capitale e con le guerre volute da Dio. Lo dimostra la spada che viene data ai governi. Lo dimostrano i giudizi "mortali" che Dio esercita. Tutte queste evidenze danno una cornice per rispondere anche all'argomento: "Uccidere un uomo impedisce la sua salvezza".
- Il pacifismo è unutopia non realistica nello stato attuale delle cose
- La non violenza di Ghandi portò l'India alla sovranità. Ma in seguito, l'India usò la forza per annettere territori, resistere alla Cina e liberare il Bangladesh. Il pacifismo è un'utopia non realistica. L'unico modo di produrre pace tramite il pacifismo è che tutti si convertano al pacifismo cristiano. Fino a quando c'è una nazione bellicosa, l'unico modo di avere pace è di contrapporre una forza tale che serva da deterrente alla guerra.
- Il pacifismo di questo tipo è una veduta da "piccolo gregge", ma se il cristianesimo si espande per diventare una maggioranza significativa in una nazione, la posizione è inadeguata.
B. Il pacifismo cristiano:
Il cristiano partecipa in guerra, ma solo come non combattenteIl pacifismo cristiano afferma che il pacifismo è un obbligo che riguarda solo i cristiani.
La posizione
1. Il cristiano può partecipare in una guerra? Si, ma solo come non combattente.
2. Ci sono casi in cui una nazione può legittimamente entrare in guerra? Si. Dio permette ai governi della terra di esercitare la forza per proteggere le vite e le proprietà dei suoi cittadini. Può essere necessaria la guerra tra le nazioni del mondo.
3. Cosa deve fare il cristiano quando viene chiamato alle armi? E selettivo nella sua obbedienza. La violenza fisica è proibita come mezzo per ottenere qualunque scopo. Il cristiano non può partecipare alla guerra e alluccisione del suo prossimo in modo attivo e diretto. Nel caso di una guerra, il cristiano appoggerà il suo governo e il suo esercito, ma in modi che non gli richiedono di togliere la vita ad altri
Le motivazioni
- Sono pressoché identiche al pacifismo universale
Le critiche
- Le stesse generali fatte contro il pacifismo universale.
- Una mancanza di coerenza. C'è una mancanza di coerenza nel dire che si può appoggiare un governo in ogni modo (supporto logistico, medico, burocratico, ecc.), tranne quello di imbracciare un fucile. I pacifisti universali vedono questa come una distinzione legalistica che perde lo spirito vero della separazione radicale dal mondo.
- Appare un doppio standard? Cè un "doppio standard": uno per i cristiani e un altro per i governi? Si sta forse dicendo che la violenza non è tanto sbagliata, quanto un affare che riguarda qualcun altro? sarebbe come dire: "L'aborto è omicidio e non lo farò mai personalmente, ma non fermerò altri che lo fanno". La Scrittura fornisce indicazioni non solo per i credenti, ma anche per le nazioni in temi di giustizia e di morale.
C. La guerra giusta:
Il cristiano può combattere in una guerra di difesaLa posizione della "guerra giusta" afferma che se da un lato la guerra è un male orribile, non sempre è evitabile. Se si pensa alla possibilità che l'aggressione e il terrore non trovino nessun freno, bisogna ammettere che, in alcuni casi, la guerra, e la partecipazione del cristiano in essa, rappresenta il male minore.
Nota: questa posizione sembra coincidere con la "legge naturale" innata nell'uomo. Era la posizione tra l'altro di Platone, Aristotele, e Cicerone.
La posizione
1. Il cristiano può partecipare in una guerra? Si. Quindi esistono circostanze in cui le nazioni del mondo sono legittimate nel fare guerra. Come ogni principio etico, quello della guerra giusta è universale e vincolante per tutti, cristiani e non cristiani.
2. Esistono sette regole che definiscono una guerra giusta:
- Una giusta causa. L'aggressione va sempre condannata, solo la difesa giustifica una guerra..
- Una giusta intenzione. L'unica intenzione legittima è di garantire una pace giusta per tutte le parti. Sono da scartare motivazioni di guadagno, vendetta o supremazia ideologica.
- Ultima risorsa. La guerra va intrapresa solo dopo che ogni tentativo di negoziazione, di compromesso e di dialogo sono falliti.
- Dichiarazione formale. Dato che l'uso della forza militare è un diritto esclusivo del governo, la guerra va dichiarata ufficialmente dalle massime autorità.
- La teoria della guerra giusta nega all'individuo il diritto di usare la forza, relegando questo diritto esclusivamente ai governi. L'individuo cristiano userà la forza in guerra solo come atto di adempimento dei suoi doveri verso il suo legittimo governo
- Obiettivi limitati.Se lo scopo della guerra è di ottenere la pace, sono ingiustificabili le richieste di resa incondizionata o la distruzione totale delle istituzioni politiche ed economiche di una nazione. Locke indicava che i vincitori non hanno diritti sulle proprietà dei vinti, né hanno il diritto di imporre un nuovo governo.
- Mezzi proporzionati. Le armi e la forza usate devono essere proporzionate all'esigenza di respingere l'aggressione e impedire attacchi successivi. La guerra totale è da escludersi.
- L'immunità dei non combattenti. Gli unici protagonisti del combattimento sono i soldati di un governo, per cui le popolazioni civili devono essere immuni dagli attacchi.
3. Cosa deve fare il cristiano quando viene chiamato alle armi? Il cristiano può esercitare il diritto di una obiezione di coscienza selettiva nel caso la guerra alla quale egli venga chiamato a partecipare non corrisponda alle regole che definiscono una guerra giusta.
Le motivazioni
1. Nello stato attuale delle cose, non si può evitare ogni forma di male. La questione della guerra è estremamente complessa. Le situazioni della realtà sul pianeta sono così contorte e pervertite dal peccato che non sempre rimangono disponibili opzioni di comportamento "buone". "Se uso la violenza per sopprimere la violenza posso essere accusato di essere un violento. Ma se era in mio potere di fermare la violenza e non l'ho fatto, possono essere accusato di essere un violento a pari merito." La guerra è la scelta del male minore.
2. La forza usata come difesa
Gli stati hanno il dovere di difendere le vite e le proprietà delle popolazioni inermi da attacchi e violenze. Per difendere una nazione può essere necessario uccidere. Il "non uccidere" del 6° comandamento non è rivolto al contesto della guerra, ma allomicidio.
3. La forza usata per ottenere giustizia. La teoria della guerra giusta non giustifica la guerra, ma tenta di portarla sotto il controllo della giustizia e di prevenirla. Romani 13 legittima (se pur in contesto civile e penale) l'uso legittimo del governo della "spada". Il "porgere l'altra guancia" ha a che fare con un contesto individuale non nazionale o internazionale. La lex talionis invece ha a che fare con un contesto di governo non di individui.
Le critiche
1. Cosè una guerra giusta?
Una delle difficoltà di questa posizione è di applicare le definizioni di una guerra giusta. Occorre una definizione universalmente accettata sulla "giustizia". La depravazione dell'uomo non rende piuttosto difficile il discernimento di cosa è giusto? E, una volta identificato il percorso ideale, l'uomo sarà in grado di percorrerlo? Ne avrà la volontà? Molte volte anche la chiesa ha abdicato alle pressioni del governo, esimendosi da giudicare se determinate guerre fossero "giuste" o meno (ad esempio la guerra nel Vietnam). Sul piano individuale, l'obiezione di coscienza selettiva è resa improbabile dal fatto che il soldato semplice spesso non ha informazioni sufficienti sui fatti e sui retroscena per compiere un giudizio accurato
2. In un mondo violento, è possibile limitare la violenza alla sola difesa? La potenza distruttiva delle moderne armi nucleari pone serie difficoltà alla teoria della guerra giusta. Molti teorici di questa posizione hanno quindi incorporato una riserva di "pacifismo nucleare". Lo stesso va detto per tutte le armi cosidette NBC (nucleari, batteriologiche, chimiche).
3. I cristiani dovrebbero agire in base a valori più alti. E necessaria una maggiore separazione tra chiesa e stato di quanto questa posizione prevede. Il cristiano è consacrato al livello più alto di etica, che va ben oltre l'etica di uno stato che deve proteggere se stesso. Se le energie cristiane fossero dedicate alla missione di Cristo anziché alla guerra, il mondo sarebbe un posto migliore.
4. Cè un ottimismo incauto di fondo? L'ottimismo che, se adottata dalle nazioni del mondo, questa posizione porterà all'eliminazione della guerra, è umanistico e non cristiano. Il regno di pace in terra verrà con il regno messianico. Ogni altro ottimismo è al meglio provvisorio, e al peggio "curare leggermente la piaga del popolo
5. In alcuni casi la sola difesa non è sufficiente. Nasce dunque la quarta posizione delle guerre preventive e riparatrici
D. Le guerre preventive e riparatrici:
Il cristiano può combattere in una guerra per impedire
un attacco e per correggere ingiustizie eclatantiLe posizioni della "guerra preventiva" e di quella "riparatrice" nascono dalle limitazioni oggettive del teorema della "guerra giusta". Se l'unico criterio per dichiarare una guerra è quello della difesa, in molti casi non sarà possibile realizzare l'intenzione dichiarata di una pace giusta per tutte le parti.
La posizione
1. Il cristiano può partecipare in una guerra? Si, in due casi oltre la guerra giusta.
2. La guerra preventiva:
Una guerra preventiva è iniziata non come risposta ad un atto di aggressione, ma come anticipazione e prevenzione. L'obiettivo è di frustrare il male prima che nasca. "Un giusto timore di un pericolo imminente, anche se nessun colpo sia stato ancora inferto, può essere una causa giusta per la guerra" (Bacone).
3. La guerra riparatrice
- Ci sono alcune condizioni così terribili da giustificare sia la ribellione violenta all'interno di una nazione sia l'appoggio di altre nazioni per prestare loro assistenza e rinforzi. Proverbio latino:
- "Se desideri la pace, preparati alla guerra"
- Bonhoeffer lottò con questa questione, dovendo scegliere se permettere a Hitler di commettere le sue atrocità o partecipare al complotto per toglierlo di mezzo. Scelse la seconda opzione e morì come conseguenza.
Le motivazioni
1. Lautodifesa può non essere sufficiente. In alcuni casi l'assenza di azione preventiva, può far perdere la causa e rendere futile l'azione difensiva. Non si aspetta di essere feriti a morte da un pistolero minaccioso prima di difendersi legittimamente. A quel punto è troppo tardi. Un timore giusto alla luce di un pericolo imminente può giustificare un attacco di autodifesa.
2. Esistono crimini davanti ai quali è immorale essere passivi. Dio a volte si serve di altre nazioni come il "suo bastone" per punire nazioni particolarmente inique (Isaia 10:5,6). La teoria della sovranità nazionale (ogni stato può fare ciò che vuole all'interno dei propri confini) può essere un velo per coprire terribili crimini ed atrocità. Una guerra riparatrice mira a rimediare atrocità commesse, specialmente quelle di matrice spirituale, religiosa o ideologica. Queste guerre mirano a disfare ciò che nessuno aveva il diritto di fare in primo luogo. "Se Hitler non avesse compiuto nessun atto di aggressione verso altri stati, ma si fosse limitato a sterminare gli ebrei nelle camere a gas, il resto del mondo avrebbe dovuto assistere in silenzio?"
3. La responsabilità è dei governi
Alla luce del fatto che il soldato semplice spesso non ha le informazioni tali da compiere giudizi globali in merito alla guerra alla quale è chiamato, non lo si può giudicare per la sua partecipazione. Si è responsabili per la propria partecipazione a singole azioni riconosciute come sbagliate (e i tribunali di guerra giudicano queste azioni), ma non si può caricare su tutti la responsabilità di giudicare se la guerra stessa è giusta o sbagliata. Questo carico ricade sui governi. Dato che la responsabilità di molte di queste scelte morali ricade sul governo, i cristiani dovrebbero prodigarsi per eleggere leader che rispetteranno la loro integrità morale
Le critiche
1. Chi giudica limminenza del pericolo? Chi ha la capacità di definire quando il livello di pericolo è arrivato al punto da giustificare una guerra preventiva? C'è il pericolo di reagire troppo tardi, ma anche quello di reagire troppo presto.
2. Quanto alto può essere il costo della "prevenzione"? Truman era giustificato a sganciare le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, causando qualche centinaio di migliaia di morti, ma mettendo fine alla guerra, per prevenire un numero equivalente di morti in battaglia?
3. Chi giudica la misura del crimine? Chi ha l'autorità di definire quanto debbano essere "terribili" le condizioni in una determinata nazione per giustificare una guerra riparatrice?. Se Hitler si fosse limitato a far indossare la stella gialla di Davide agli ebrei, sarebbe stato motivo sufficiente. La categoria di una guerra "riparatrice" può condurre al concetto di una "polizia del mondo" che, con ogni probabilità, "riparerà" alla luce dei propri ideali sociali, politici e filosofici. Difficilmente interventi bellicosi in altre nazioni saranno portati avanti con motivazioni obiettive e altruistiche. Dietro lo scudo di guerre riparatrici e preventive si possono velare le ambizioni delle nazioni più potenti desiderose di stabilire la loro egemonia sul mondo, e proteggere non tanto la giustizia quanto i loro interessi. Non esistono nazioni "cristiane" qualificate per riparare il mondo. Anche se esistessero, la forza non è il metodo che Dio ha stabilito, se non con la sua seconda venuta?
Conclusione: cè speranza?
Come appare da questa panoramica, nessuna delle posizioni sostenute dalla cristianità sul tema della guerre è completamente sufficiente e esente da lati criticabili. Ma la soluzione alla guerra viene dalladozione della "posizione giusta"? Indubbiamente il cristiano deve cercare le soluzioni migliori, ma la speranza del cristiano non è nelle reazioni umane alla guerra. Gli umanisti sperando di trovare la formula della pace. Il cristiano spera nel ritorno di Cristo. Egli cammina sul ponte della vita in questo mondo, ma non vi costruisce la casa. La piaga del popolo non va "curata alla leggera".
Certamente nel caso di guerra, ogni cristiano deve pensare bene e prendere la posizione che ritiene migliore e più coerente con la sua fede. Ma nel farlo deve avere gli occhi ben puntati sulla soluzione finale al problema della guerra.
Questa soluzione è la speranza del Padre nostro.
- Venga il tuo regno. Non è solo una preghiera: è lunica speranza per un mondo ferito a morte.
- Sia fatta la tua volontà. La volontà di Dio non è fatta su questo pianeta. Sarà fatta al ritorno di Cristo, quando Egli regnerà su questa terra.
- Come in cielo così in terra. Cristo regna in cielo, e regnerà sulla terra. Quando torna la seconda volta, non sarà il bambinello di Betleem, non sarà il falegname crocifisso, non sarà il maestro: sarà il Re dei re e il Signore dei signori. E noi regneremo mille anni con lui.
"Il Signore giudicherà tra nazione e nazione e sarà larbitro fra molti popoli; ed essi trasformeranno le loro spade in vomeri daratro, e le loro lance in falci; una nazione non alzerà più la spada contro unaltra, e non impareranno più la guerra". Isaia 2:4
© Marvin Oxenham - IBEI
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