I vent’anni che segnarono il movimento pentecostale

By 15 Maggio 2017Dicembre 17th, 2020Dall'Italia

CHIETI – Vent’anni, per un movimento religioso, sono un soffio. Eppure il ventennio 1935-55, per il movimento pentecostale italiano, è stato un periodo cruciale, intenso, denso di colpi di scena e di spunti che avrebbero indirizzato lo sviluppo del movimento per i successivi cinquant’anni.

Proprio per questo ha un significato tutto particolare lo sforzo di Giancarlo Rinaldi, già docente universitario presso la Orientale di Napoli ed esperto di Cristianesimo del primo secolo, che attingendo alle sue competenze accademiche negli ultimi anni ha messo mano a una ricerca seria e approfondita sul tema. Ne è nato Una lunga marcia verso la libertà. Il movimento pentecostale tra il 1935 e il 1955, un saggio accademico ricco di documentazione, in grado di fare luce su due decenni critici in tutti i sensi. Non a caso sono i vent’anni in cui rimase in vigore la Buffarini-Guidi, circolare ministeriale che a metà degli anni Trenta metteva al bando il culto pentecostale, e che sarebbe stata abrogata solamente vent’anni dopo (ben dieci anni dopo la fine della guerra, dodici anni dopo la caduta del fascismo – che quella normativa volle e propugnò -, sette anni dopo l’entrata in vigore della Costituzione che, sulla carta, garantiva la libertà di culto per tutte le confessioni religiose).

Un periodo di ostilità, quando non di vera e propria persecuzione, nel corso del quale il movimento pentecostale dovette dapprima resistere in clandestinità e, dalla metà degli anni Quaranta, interrogarsi sul suo futuro e sulla sua missione (non poteva saperlo, ma era la confessione destinata allo sviluppo più massiccio nel dopoguerra): la questione relativa all’opportunità di darsi una struttura, innanzitutto, idea che all’inizio provocò diffidenza a causa di una ipersensibilità verso ogni forma di controllo centrale (inevitabile reazione ad anni di dittatura), ma che venne con il tempo assimilata fino alla creazione di un movimento strutturato, in grado di confrontarsi con lo Stato rivendicando quella stessa libertà di culto che il Governo non si decideva a restituire.

I rapporti con le chiese pentecostali straniere, ricorda tra l’altro Rinaldi, ebbero una parte significativa nell’uscita dall’impasse: in particolare risultò provvidenziale la sponda delle Assemblies of God statunitensi, che divenne una credenziale importante per il movimento italiano nei confronti delle autorità.

Nella sua ricerca l’autore tratteggia la storia pentecostale del periodo senza tralasciare lo sfondo delle vicende storiche e politiche, essenziali per comprendere scelte, discussioni, paure: rievoca il periodo pionieristico, vissuto nel clima delle schermaglie (prima) e dell’accordo (poi) tra Italia fascista e Vaticano, un idillio che portò con sé non solo la Buffarini-Guidi, ma anche le condanne al confino per numerosi pastori pentecostali; si addentra nel dramma della guerra, nella ricostruzione postbellica e nel confronto tra pentecostali e nascita della Repubblica; dedica ampio spazio alla formazione di un movimento strutturato, agli incontri, ai confronti, ai carteggi; propone una sinossi schematica delle vicende; infine ricorda doverosamente chi, tra intellettuali, politici e religiosi, si spese a favore dei pentecostali, per la libertà di culto prima, il riconoscimento della personalità giuridica e l’istituzione dell’ente morale poi.

Rinaldi, riprendendo infine le vesti di storico dell’antichità, offre in chiusura un breve parallelo tra la persecuzione del ventennio 1935-55 e quella subita dai cristiani dei primi secoli, trovando interessanti analogie di carattere giuridico e spirituale tra le due vicende. La storia dei pentecostali, conclude Rinaldi, valeva la pena di venire raccontata «perché storia della libertà e non soltanto di un gruppo, ma degli italiani tutti», storia che da “vicenda denominazionale” si eleva a «epopea collettiva di popolo».

Il percorso pentecostale, rileva peraltro Rinaldi, non “può dirsi concluso” e anzi deve proseguire con attenzione verso la formazione, la conservazione storica, l’individuazione di una spina dorsale teologica; il movimento deve riuscire a tenersi lontano dal settarismo, imparando l’arte della relazione, consapevole delle proprie criticità, superando per quanto possibile l’attuale frammentazione e abbracciando le sfide sociali, culturali, umanitarie che stanno di fronte a una proposta spirituale che ha ancora molto da dire e da dare.

Il libro:
Giancarlo Rinaldi
Una lunga marcia verso la libertà.
Il movimento pentecostale tra il 1935 e il 1955
Edizioni GBU, 2017
307 pp – 16 euro

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