Paolo Ricca: «Nozze gay vanno oltre la Scrittura»

By 4 Luglio 2011Dall'Italia

MILANO – Nei commenti e nelle riflessioni che in questi giorni ha suscitato la benedizione della coppia omosessuale nella chiesa valdese di Milano, si è inserita una voce autorevole, quella di Paolo Ricca, professore emerito della Facoltà valdese di teologia a Roma.

Autore noto per i suoi molti scritti di divulgazione teologica e da molti anni consulente di RadioTre per il programma “Uomini e profeti” condotto da Gabriella Caramore, dalla sua rubrica su Riforma, settimanale delle chiese battiste, metodiste e valdesi risponde settimanalmente alle domande dei lettori.

Ed è proprio rispondendo alla domanda di una lettrice del settimanale che sul tema della “benedizione omosessuale” Paolo Ricca scrive: «Si fa presto a dire “fondamentalista”! La nostra lettrice è stata classificata tale solo perché chiedeva che il testo biblico venisse ascoltato “con attenzione e umiltà”, cioè venisse preso sul serio. Ma allora anche Valdo di Lione, quando prese alla lettera la parola di Gesù al giovane ricco (“Va’, vendi ciò che hai, e dallo ai poveri…” – Matteo 19,21), fu “fondamentalista”! Altrettanto lo fu – e come! – Francesco d’Assisi, quando rivelò che Cristo in persona gli aveva detto che la sua Regola, cioè l’Evangelo, doveva essere osservata “alla lettera, alla lettera, alla lettera! Senza commenti, senza commenti, senza commenti!” (Fonti Francescane, n. 1672).

E certamente saranno etichettati come “fondamentalisti” coloro che, come il sottoscritto, ritengono che quando il nostro Sinodo, lo scorso anno, ha dato “fuoco verde” alla benedizione delle coppie omosessuali, ha deciso, come dicevano gli antichi, praeter Scripturam ( = al di fuori della Scrittura).

Ci sono – penso – altri modi, migliori, per manifestare anche pubblicamente e liturgicamente l’accoglienza e il riconoscimento dovuti alle coppie omosessuali da parte della comunità cristiana.

L’appello francescano “alla lettera!” ripetuto tre volte non è, malgrado le apparenze, un invito a essere fondamentalisti (la Lettera può essere, come ho detto, la tomba dello Spirito), è invece un modo per farci capire l’importanza decisiva del testo, che certo va interpretato, ma lasciandolo parlare, e non parlando noi al posto suo».

Le parole di Paolo Ricca (settimanale Riforma, 3 giugno 2011) fanno parte di una risposta più articolata che tocca i temi del giusto rapporto con la Bibbia e la sua autorità e si pongono in controtendenza rispetto alle scelte del Sinodo valdese 2010. [gp]

Per un approfondimento: http://www.chiesavaldese.org/pages/archivi/index_commenti.php?id=1246

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