Obama alla conquista degli evangelici

By 9 Luglio 2008Rassegna Stampa

WASHINGTON – Le loro preghiere e i loro voti nel 2004 riportarono George W. Bush alla Casa Bianca. Era il loro candidato, uno di loro, un Christian Reborn, un uomo che aveva ritrovato la Fede dopo gli anni della perdizione.

L’avevano già votato in massa nel 2000, per i suoi valori, per i suoi programmi. Otto anni fa si trattava di far diventare Presidente degli Stati Uniti un uomo benedetto dai leader delle destra religiosa americana. Quattro anni, dopo, la missione (compiuta) era fermare la rimonta democratica. John Kerry, grazie a loro, fu sconfitto. Nel 2008, per chi voteranno gli evangelici? Rimarranno fedeli al Partito Repubblicano, nonostante John McCain sia lontano dalle loro posizioni? O si faranno convincere dalla timida corte che Barack Obama ha già iniziato a far loro? E cosa faranno i fedeli degli altri culti? Nonostante negli Usa sia ben rigida la distinzione tra Dio e Cesare, l’influenza dei gruppi religiosi è molto forte.

Fattore religioso. E, anche se non saranno determinanti come nel 2004, i loro voti saranno comunque ancora molto importanti nelle prossime presidenziali di novembre. Entrambi i contendenti ne sono consapevoli. E hanno iniziato a cercare il loro consenso. Due giorni fa, il senatore dell’Illinois si è recato in Ohio per presentare una proposta per aumentare i fondi federali destinati alle iniziative contro la povertà organizzate dai gruppi religiosi. Per gli analisti, un chiaro messaggio. “I gruppi religiosi sono in grado di influenzare le elezioni – dice John C. Green, professore universitario, animatore del Pew Forum on Religion & Pubblic Life, uno degli istituti di analisi più importanti sui rapporti tra Religione e Politica negli Stati Uniti.

La previsione dell’analista. “Alcuni sono schierati con i repubblicani, altri con i democratici. Altri, infine, sono indipendenti. Obama sta cercando di pescare voti tra i cattolici che oscillano tra i due partiti, ma anche tra gli evangelici, nonostante la loro tradizione conservatrice”. Secondo Green, rispetto al 2004, quando Bush riuscì ad accaparrarsela, oggi il candidato democratico ha la possibilità di ottenere la maggioranza dei consensi tra i cattolici. Ma non riuscirà a sfondare tra i gruppi vicini alla destra religiosa. “Anche se qualche voto, anche lì, lo prenderà” – spiega il politologo statunitense. “Su questioni come aborto, o sesso extra-matrimonio, le distanze tra gli evangelici e il liberal Obama sono siderali. Ma su temi come l’economia, o la politica estera, i punti di incontro sono maggiori. In alcuni casi, le posizioni sono ancora più vicine rispetto a quelle espresse da John Maccain. Già, il candidato repubblicano non è amato dai gruppi religiosi che sponsorizzarono George W. Bush.

La debolezza di McCain. Cresciuto nella Chiesa Episcopale, passato poi a quella Battista per seguire le orme della moglie Cindy, l’ex eroe del Vietnam non ha mai convinto i settori cristiani più conservatori. Anzi. Dopo aver, in passato, definito “promotori dell’intolleranza” figure storiche degli evangelici come Jerry Falwell e Pat Roberton, McCain ne ha cercato l’endorsement, l’appoggio pubblico, ma ha ottenuto soltanto un timida dichiarazione di apprezzamento.”La grande incognita è proprio questa — afferma John C. Green — i leader religiosi mobiliteranno i loro fedeli per far vincere il candidato repubblicano? Io, penso di no”. Nelle prossime elezioni, dopo decenni di quasi silenzio, secondo il politologo statunitense, giocheranno un ruolo significativo i gruppi religiosi progressisti. “Si è sempre pensato che ne esistessero solo a destra. Non è vero. Ce ne sono anche a sinistra. E sono trasversali. Penso, per esempio, al Catholics in Alliance for the Common Good, o ai We believe in Ohio, una formazione nata dall’iniziativa di una dozzina di sacerdoti stanchi dell’intolleranza dei politici conservatori locali”. “Questi gruppi, continua Green, sono eterogenei; alcuni si possono considerare conservatori nelle questioni “morali”, ma progressisti in quelli sociali, come la scuola, il lavoro, l’assistenza sanitaria. Altri, invece, sono liberals anche sui temi etici. Questo è un elettorato che guarda a Obama. Senza alcun dubbio.”È lui che può raccogliere maggiori consensi tra i gruppi religiosi. A parte i più conservatori. Con la sua retorica, la sua storia personale, i suoi slogans, con la sua voglia di speranza, riesce a essere molto in sintonia con questi elettori”. Preghiere, e voti, questa volta, potrebbero premiare il candidato democratico.

di: Michele Zurleni
da: blog.panorama.it
data: 7 luglio 2008

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