Dunque, non ci sentiamo felici. E se non ci sentiamo felici, c’è poco da fare, non lo siamo. La felicità è una percezione soggettiva e soprattutto non sopporta la coniugazione imperativa: sii felice!
Del resto, come insegna il filosofo Salvatore Natoli, docente di Filosofia teoretica alla Bicocca di Milano… esistono due tipi di felicità: lo stato di grazia e il bene stabile, ma è nella seconda accezione la felicità vera e più profonda… Come osserva Natoli, viviamo nella società del rischio: «L’incremento di possibilità da un lato è una grande chance, dall’altro ci sottopone allo stress continuo della scelta, al terrore di sbagliare, e tutto questo incide nella felicità».
La sofferenza può insinuarsi nelle crepe lasciate aperte dall’incapacità di scegliere o addirittura dalla tendenza a non scegliere per non rinunciare: «Siamo dei tossicodipendenti delle possibilità. Ma nessuno, anche volendo, può prendersi tutto o essere tutto, dunque dovremmo trovare un equilibrio nel cogliere le opportunità in ragione delle nostre capacità… Bisogna trovare la propria felicità nel buon uso delle occasioni».
Paolo Di Stefano – Noi, annichiliti da troppe possibilità
Corriere della Sera, 17/3/2016