La fatica di diventare grandi

By 21 Novembre 2014Spazio libri

Com’è difficile crescere in un mondo dove gli adulti ostentano giovanilismo. Com’è dura crearsi un’identità in una società liquida. Quanto è arduo emanciparsi in una famiglia che, per necessità, appare sempre più “allungata”. E, soprattutto, com’è strano scivolare da una fase all’altra della vita senza riti di passaggio. Ne parlano l’antropologo Marco Aime e lo psichiatra Pietropolli Charmet in due saggi contenuti nel volume La fatica di diventare grandi, dove proprio “la scomparsa dei riti di passaggio” è lo spunto per una riflessione a tutto campo sul presente e sul possibile futuro dei giovani, obbligati a crescere in una società radicalmente diversa da quella che ha maturare i loro genitori (e perfino i loro fratelli maggiori), una società a cui non siamo ancora riusciti a prendere le misure, dove le relazioni, le aspirazioni, i rapporti di forza sembrano essersi invertiti.

Stabilite le coordinate sul concetto di “rito” – un momento, spesso di carattere sacro, centrale nella vita di un gruppo sociale -, Marco Aime offre una interessante panoramica sulle fasi della vita e la loro valutazione da parte delle culture, che interpretano diversamente età anagrafica, biologica e sociale. Il rito di passaggio, rileva Aime, serve prevalentemente a segnare l’ingresso nell’età adulta e spesso è collegato a funzioni di utilità sociale e all’acquisizione di diritti e doveri, anche se nel contempo l’ascesa della categoria dei giovani (un’invenzione relativamente recente, consolidata negli anni Settanta) ha comportato una rilevante mutazione sociale.

Qualche perplessità la sollevano alcune affermazioni di Aime sulla costruzione di genere, peraltro molto di moda in questo periodo (secondo l’autore «la funzione materna non è un dato naturale» e la nostra cultura la vede in tale ottica solo perché «strettamente legata alla biologia», ipse dixit), ma nel complesso le sue osservazioni sulla “famiglia allungata”, l’appiattimento generazionale (e la relativa “programmatica indulgenza”), la solidarietà “amorale” tra generazioni (che “fa prevalere il legame familiare rispetto al principio etico”), l’eterno presente meritano una riflessione.
Il secondo saggio, basato sull’esperienza di Gustavo Pietropolli Charmet, concentra invece l’attenzione sul cambiamento di prospettiva dei genitori che, valorizzando «coordinate educative che fin dall’inizio sottolineano la bontà e la sacralità» del pargolo (in una sorta di riproposizione della teoria del buon selvaggio), hanno abdicato all’imposizione di «regole collegate a valori morali indiscutibili», dando vita a una reazione a catena tra i cui effetti si possono riconoscere la crisi dell’autorità paterna (si è passati «dal padre etico al padre che accudisce») l’eliminazione dei limiti, l’esaltazione dell’individualismo, una situazione di malintesa libertà che porta l’adolescente a cercare un’identità negli oggetti e nei consumi. Insomma: aboliti i riti, gli adulti non sono riusciti “a creare nuovi percorsi di crescita”, lasciando i giovani più disorientati che mai.

Se da questa rivoluzione ci ha guadagnato qualcuno, non sono certo stati loro.

La fatica di diventare grandi
Autore: Marco Aime, Gustavo Pietropolli Charmet
Anno: 2014
Pagine: 176
Prezzo: € 12

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