L’incrocio di Minneapolis dove George Floyd è stato ucciso sta diventando un luogo di richiamo spirituale: a raccontarlo è un ampio servizio del periodico americano Slate. Secondo Joshua Giles, un pastore evangelico del posto interpellato dalla testata, la vicenda potrebbe essere l’inizio di un risveglio spirituale, da cui sarebbero già nati “conversioni e battesimi spontanei” e perfino a un miracolo. Nell’area – su cui peraltro si affaccia una chiesa evangelica – si alternano pastori, predicatori, missionari, collaborando a un’opera spirituale unitaria. All’ormai celebre incrocio convergono da settimane evangelisti provenienti da tutti gli Stati Uniti (forse non del tutto insensibili, sospetta Slate, alla visibilità offerta dal luogo) e vengono girati documentari e servizi giornalistici per raccontare le manifestazioni spontanee di carattere spirituale; intanto le chiese locali si muovono tra la diffidenza verso l’esposizione mediatica, l’impegno evangelistico nel comunicare il vangelo agli astanti e una profonda riflessione sulla coerenza della propria testimonianza («anche gli agenti di polizia vanno in chiesa, anche i membri di Ku Klux Klan vanno in chiesa», ha ricordato, con tono autocritico, un pastore episcopale di Minneapolis).
foto: slate.com