Un canto cristiano anima i manifestanti a Hong Kong

By 25 Giugno 2019Focus

Lo scorso 16 giugno a Hong Kong si è svolta una manifestazione di piazza senza precedenti: oltre un milione di persone (340 mila per il regime di Pechino, due milioni secondo altri osservatori) ha protestato – come succede da settimane – contro la riforma della legge sull’estradizione. Hong Kong, già colonia britannica, è entrata a far parte della repubblica popolare cinese nel 1997, pur con un regime di autonomia speciale necessario a evitare eccessive frizioni tra un’economia di stampo comunista e le complessità di una tra le metropoli simbolo del capitalismo. La manifestazione di domenica scorsa ha lanciato un segnale non solo per la riforma legislativa in questione – che è stata ritirata, con tante scuse da parte di Carrie Lam, governatrice cinese della città – ma più ampio, dando prova di una resistenza ancora forte e diffusa ai tentativi di normalizzazione: un milione di persone, a Hong Kong, rappresenta un abitante su sette.

Secondo fonti locali riprese dai media internazionali molti cristiani avrebbero aderito alla manifestazione, una presenza massiccia o comunque significativa, se un canto del patrimonio tradizionale cristiano, “Sing Hallelujah to the Lord” è diventato l’inno ufficioso della protesta. Lo confermano anche il Time, che testimonia come in questi giorni il brano sia stato cantato in numerose occasioni e diversi luoghi di incontro della città, il New York Times e Reuters (secondo la quale, tra l’altro, il 10% della popolazione di Hong Kong sarebbe cristiano).

foto: ansa.it

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