Pasqua di sangue nello Sri Lanka

By 30 Aprile 2019Focus

Non si spegne l’eco sulla Pasqua di sangue nello Sri Lanka, dove otto esplosioni hanno colpito chiese e alberghi a Colombo, Negombo e Batticaloa, provocando almeno 290 morti e 500 feriti, tra cui oltre trenta stranieri. Si è trattato di una delle stragi di cristiani più sanguinose degli ultimi anni, ed è probabile la matrice islamica delle azioni, compiute da attentatori suicidi. Tra i luoghi di culto colpiti c’è anche una chiesa evangelica, la Zion church di Batticaloa, dove peraltro il bilancio avrebbe potuto essere ben peggiore se uno dei membri – così ha riferito il Corriere – non avesse impedito al terrorista di entrare. Porte Aperte ha visitato la comunità nelle ore successive all’attentato, raccontando alcuni dettagli inediti in un reportage pubblicato sul suo sito.

«Ci sono 245 milioni di cristiani – scrive il filosofo francese Bernard-Henri Lévy – che, secondo l’ultimo “Indice mondiale della persecuzione dei cristiani”, pubblicata dall’Ong protestante Portes ouvertes, sono messi all’indice, terrorizzati e, in qualche caso uccisi solo perché si rifiutano di vivere la loro fede in clandestinità… lo Sri Lanka va ad aggiungersi alla lista dei Paesi dove essere cristiani significa morire… E il mondo, forse per snobismo, forse perché fatica a credere che l’antica religione dominante sia tornata ai tempi dei martiri, forse perché ha paura di “stigmatizzare” gli islamisti radicali che sono, per lo più, responsabili di questi crimini abietti, pare esitare, ancora una volta, a prendere atto della dimensione di questo abisso di odio e barbarie».

Il Foglio, sempre sensibile al tema della persecuzione, coglie lo spunto per allargare il quadro e, citando a sua volta la WWL, ricorda che sono stati 4.136 i cristiani uccisi per la loro fede nel 2018.

foto: porteaperteitalia.org

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