Grande entusiasmo in tutto il mondo alla notizia del salvataggio, completato in tre fasi, dei ragazzi thailandesi intrappolati nella grotta di Tham Luang. Vittorio Zucconi su Repubblica, annunciando il lieto fine ripercorre la vicenda con toni biblici: «Siamo stati costretti, nei giorni dell’anno che si chiamerebbero “vacanze” e che li vorrebbe vedere correre e sfogare la loro vitalità festosa, a seguirli in quella angosciosa fuga dalla caverna, come piccoli Lazzaro resuscitati».
Dal Corriere si scopre che è stato proprio il ragazzo inserito nel programma educativo di Compassion a fare da interprete con i soccorritori: Adul Sam-On, 14 anni, era l’unico a parlare inglese (oltre al cinese e ad altre quattro lingue): «la sua famiglia – rivela il Corriere – vive sulle montagne al confine con Laos e Birmania, ma a 6 anni è stato adottato da un’organizzazione cristiana a Chiang Rai», e aggiunge che «sogna di fare il calciatore; suona violino, chitarra e pianoforte e canta». La Stampa aggiunge che Adul vive una situazione non facile: nato in Birmania, «Adul è apolide, come altre 400 mila persone in Thailandia».
Da non dimenticare che le operazioni di soccorso sono costate la vita a un sommozzatore, cui rende omaggio il cantante Nek con un tweet, riecheggiando le parole di Gesù: “non c’è amore più grande di chi dà la sua vita per quella degli altri”.
foto: corriere.it
