Le notizie della settimana – 5 agosto

By 5 Agosto 2017Focus

L’Occidente non fa più figli. Non è la prima volta nella storia, ma il dramma è che stavolta non se ne preoccupa. È l’allarme – molto estivo – ripreso da Massimo Gramellini, che sul Corriere si scandalizza per la mancata percezione del problema. «Il crollo delle nascite – scrive Gramellini – potrà anche imputarsi alla crisi economica e alla mancanza di politiche a sostegno della famiglia, ma il calo del desiderio – di cui quello delle nascite è solo una delle conseguenze – evoca le storture di una civiltà sempre meno connessa con i ritmi e le leggi della natura».
Già basterebbe questa “gigantesca rimozione collettiva”, scatenata «dalla paura di prenderne coscienza e dalla indisponibilità a cambiare stile di vita», per far scattare l’allarme; eppure, riflette l’editorialista, la questione potrebbe essere molto più profonda: alla base del problema potrebbe esserci «la scomparsa del senso di missione che ogni civiltà reca con sé. Come se l’Occidente sentisse di avere esaurito il suo ciclo bimillenario e fosse diventato meno fertile perché si è rassegnato all’idea di dovere passare la mano». Una civiltà inizia il suo declino quando non ha più obiettivi da raggiungere e valori da comunicare.

Un altro tema di cui si è discusso in Italia durante la settimana è la questione del fine vita, a margine di un caso di cronaca che riporta alla vicenda di Eluana Englaro. Monsignor Vincenzo Paglia non si esprime sulla legge arenatasi in Parlamento, e affronta la questione da una prospettiva diversa: «situazioni simili – spiega – non possono essere affrontate in solitudine e nel disinteresse della comunità sia credente sia civile. Va promossa una cultura dell’accompagnamento che ci porti accanto a chi ha bisogno». Il prelato ribadisce che «l’accompagnamento è sempre in favore della vita finché c’è una speranza non illusoria, quindi fondata sulla scienza»: se «ci sono persone che si sono svegliate, non possiamo eliminare la speranza, seppure minima».

E si è parlato molto anche di droghe, sulla scia di un dramma che in Liguria ha visto morire una sedicenne dopo avere assunto una pastiglia di ecstasy. «La nostra cultura – sostiene Antonio Polito sul Corriere – ha abbassato la guardia, ha preso ad accettare come normale la voglia dei giovani di “sballare”, di tanto in tanto: “a scopo ricreativo”, diciamo con un eufemismo. Più che distinguere tra le sostanze che assumono i nostri ragazzi, dovremmo infatti chiederci perché lo fanno, identificare il pensiero che li muove, il bisogno che li spinge. Non è difficile, ce lo dicono loro che cos’è che cercano. È evasione, fuga dalla realtà, voglia di dimenticare per un po’ le cose della vita che comportano fatica, frustrazione, o dolore». Si inizia così, e poi si continua «perché la droga non ha risolto, anzi ha amplificato e cronicizzato le paure e le insicurezze da cui si tenta di fuggire, e così si deve ricominciare».

Pagina esteri. Cominciamo, per una volta, con le buone notizie: Porte Aperte informa che, dopo quattro anni di reclusione, Maryam Naghash Zargaran è stata liberata nella serata di martedì. La donna, di fede cristiana, era detenuta con l’accusa di “attività contro la sicurezza nazionale”.

E veniamo ai drammi di cui si è sentito parlare poco. Un attentato suicida in una moschea in Afghanistan ha provocato almeno 29 morti; un’autobomba è esplosa a Mogadiscio, in Somalia, uccidendo almeno cinque persone. 14 morti sono il bilancio di un attacco suicida messo a segno da una donna nell’area di Maiduguri, in Nigeria. Si contano anche quattro cristiani tra le vittime del recente attacco terroristico a Lahore, in Pakistan, comunica ancora Porte Aperte.

In settimana si è riparlato anche delle ragazze di Chibok, per una vicenda che – alle nostre latitudini – suona quasi paradossale: dopo esser state rapite, torturate, vendute schiave o costrette a sposare i loro rapitori, anche la liberazione per molte ragazze nigeriane si è rivelata un dramma. Tanto che diverse di loro, di fronte alle discriminazioni e allo stigma sociale, hanno deciso di tornare dai loro rapitori.

A proposito di Nigeria: pare che il governo abbia parlato troppo presto, quando ha detto di aver sconfitto Boko Haram.

Dall’Africa all’America. Diversi collaboratori di Donald Trump trovano il tempo di fermarsi per uno studio biblico settimanale (se ve lo state chiedendo: il vicepresidente Pence ci va quando può; Trump no, ma riceve le trascrizioni).

L’interesse dell’amministrazione Trump per le questioni di fede è testimoniata anche da una serie di incontri che si sono svolti alla Casa Bianca, cui hanno partecipato un centinaio di leader evangelici.

E tra l’altro la Casa Bianca ha scelto un ambasciatore per le questioni religiose internazionali: si tratta di Sam Brownback, politico dal solido pedigree pro-life.

Un ambasciatore di cui forse ci sarà bisogno anche in patria, se è vero che Twitter ha rifiutato di promuovere il libro di un pastore evangelico texano: il volume parla di matrimonio tradizionale (tra uomo e donna), e secondo il social network la pubblicità sarebbe stata censurata per “hate content”, contenuti che fomentano l’odio.

Tornando in Europa, in Francia aumenta la richiesta di esorcisti. Intanto oltre i Pirenei il Re di Spagna ha ricevuto a palazzo una rappresentanza di evangelici.

Cronache nostrane. La scorsa settimana abbiamo parlato dei microchip sottopelle prevedendo un’ondata di millenarismi. Non avremmo mai pensato però che qualcuno sarebbe riuscito ad associare all’anticristo anche il controllo rfid presente nei camici di un ospedale ligure.

Secondo i giornali locali era evangelico l’ivoriano Morientes Diomede, uno dei due migranti annegati lunedì nel lago di Bolsena. Montefiascone lo ha salutato nei giorni scorsi con un funerale in forma multiconfessionale: «musulmano – spiega tusciaweb.eu -, perché la famiglia del ragazzo era musulmana. Cristiano evangelico, la confessione cui Morientes apparteneva. Infine, cristiano cattolico» (o, come ha detto un’altra testata con la solita approssimazione nostrana, «l’imam musulmano, il pastore evangelico e il sacerdote cristiano»).
In realtà, precisa Marco Delle Monache, pastore della chiesa evangelica locale, il ragazzo era di religione islamica e la presenza della comunità evangelica aveva uno scopo diverso: «abbiamo sentito che la cosa giusta da fare era stare vicino a quei nostri ragazzi che vengono con fedeltà tutte le domeniche (dei quali tre li abbiamo battezzati un paio di settimane fa proprio nel lago dove è annegato Morientes), di supportarli nella loro disperazione essendo vicini in preghiera e fisicamente». E, conclude, «i loro sguardi, i loro abbracci, il loro cercarci ci ha fatto capire che il Signore ci aveva indicato la via giusta, che eravamo nel posto giusto e nel momento giusto della Sua volontà».

Capitolo svarioni. Dall’Osservatore romano apprendiamo l’esistenza della Lettera ai Colonnesi. Potete sentirvi sollevati: se perfino il giornale del papa riesce a sbagliare il nome di un libro biblico, vuol dire che può succedere proprio a tutti. Purché accada con la frequenza con cui capita all’Osservatore romano, però.

Parlando invece di meteo, l’idea di chiamare Lucifero il nuovo anticiclone non poteva non ispirare ai media qualche calembour di sapore escatologico.

Per il resto, disdoro a chi continua a ripetere – sui social e dal vivo – che fa caldo: sì, ormai lo sappiamo tutti e ricordarlo non migliora la situazione. Tra l’altro, fateci caso: nel giro di qualche stagione siamo riusciti a truccare perfino le temperature. Trentacinque gradi in piena estate non erano più una notizia: ecco quindi spuntare, nei titoli sparati a tutta pagina, la temperatura percepita. Che, a ben vedere, è un ossimoro: la misurazione del clima si basa su parametri scientifici proprio per non lasciare spazio alle percezioni, che sono inevitabilmente soggettive (c’è chi con trenta gradi si copre ancora con il plaid e chi invece si tuffa in mare in pieno inverno). È quindi evidente che non ha senso parlare del clima in questi termini, specie sui giornali; semmai, se l’obiettivo è incrociare il dato della temperatura con altri fattori (umidità, vento e altitudine, per esempio, che influenzano la percezione dell’essere umano), si potrebbe ragionare sulla temperatura ponderata. Ma si sa, messa così la notizia suonerebbe molto meno sensazionale.

Rubrica appuntamenti. Martedì 8 agosto (grazie a Igor per la segnalazione) nel fortilizio antemurale di Castel Tirolo (BZ) andrà in scena la pièce teatrale Die Verfolgten (“I perseguitati”) di Luis Zagler, per la regia dell’austriaco Oliver Karbus (repliche l’11, il 12 e dal 15 al 19 agosto). L’opera, collegata alla mostra “Lutero e il Tirolo”, mette in scena la persecuzione dei protestanti nella regione.

A settembre il comico Paolo Cevoli tornerà nei teatri con La Bibbia, spettacolo sul «Libro dei Libri, da tutti conosciuto ma forse non da tutti letto».

Parentesi di costume. Immigrati, acqua, temperature, incendi, scioperi: la nostra è l’epoca delle emergenze, specie nella stagione calda. Come giustamente rileva Marianna Rizzini sul Foglio, «d’estate, complice il vuoto di notizie, l’emergenza assume i contorni dell’Apocalisse» ma poi rientra silenziosamente, superata da altre presunte emergenze: se ci fate caso, a Roma a fine luglio la carenza di acqua era un problema tale da ipotizzare razionamenti, mentre due giorni dopo – a parità di condizioni – non lo era più.

Tempo di vacanze, tempo di foto. Che la rivoluzione digitale ha purtroppo contribuito a banalizzare. Lo spiega Luca Mastrantonio sul Corriere, secondo cui «le tecnologie digitali fomentano la foto-graforrea, la bulimia di cattura-e-scrittura, per altro piuttosto standard, perché certe foto si assomigliano tutte, pigre come brochure turistiche o vecchie cartoline. Proviamo a compensare la banalità con l’unicità del nostro volto: ed ecco la marea di selfie con cui cerchiamo testimonianza di noi, in viaggio, catturando alle nostre spalle celebri sfondi».

Gli italiani, in questo momento storico, non hanno una grande opinione di sé. Da un sondaggio di Community Media Research per La Stampa emerge che ci vediamo “mai soddisfatti” (24,6%), “interessati ai soldi più che alla cultura” (24,2%), “egoisti” (17,5%). Gli aspetti positivi che ci riconosciamo? La laboriosità, soprattutto (17,5%), mentre le altre doti rimangono a cifra singola: l’altruismo e la solidarietà si fermano al 5,2%, la religiosità addirittura al 3,3%.

Peccato, perché uno studio svizzero conferma che le persone generose e altruiste riconoscono di essere felici più di quanto succeda agli egoisti. Anzi, pare che per vivere meglio basti addirittura la semplice intenzione di essere generosi (grazie a Marco D. per la dritta).

Arthur Edwards, uno dei fotografi di Casa Windsor, rende omaggio al principe Filippo in occasione dell’ultima uscita ufficiale, rivelando un dettaglio poco noto sul marito della Regina: «è un buon cristiano – ha spiegato Edward a Premier radio -, frequenta spesso i servizi di culto e quando l’ho visto in chiesa non si limitava a scaldare la panca: era immerso nella meditazione e nella preghiera».

A proposito: se al posto di Filippo ci fosse stata una donna, ipotizza Antonio Gurrado sul Foglio, il modo in cui in questi giorni si è parlato di lui avrebbe sollevato più di qualche sospetto di sessismo. Ma nei confronti di un uomo, evidentemente, si può fare.

Angolo cultura. La Stampa dedica una pagina alla storia, poco nota, dei valdesi di Calabria.

Sul fronte dell’archeologia invece ci sono novità in merito ai Cananei, e il mensile Focus ha approfittato della notizia per mettere in dubbio l’attendibilità della Bibbia. L’ipotesi della testata viene bacchettata, indirettamente,da Giancarlo Rinaldi: «i libri biblici, come ogni testo che tramanda memorie antiche – ricorda il docente -, procede per exempla e sintetizza di molto i fatti». Prima di lanciarsi in teorie ardite è quindi importante comprendere che «l’archeologia biblica, come l’archeologia in generale, non prova niente ma illumina il contesto e ci aiuta a capire meglio la Bibbia in quanto testo antico»; i sensazionalismi, in quest’ottica, non hanno senso e anzi«chi così ragiona – chiosa tranchant lo studioso – non conosce i rudimenti della ricerca storica».

Se il Novecento è stato il secolo del rumore, quella in cui viviamo è l’era del baccano: è l’amara riflessione di Dalibor Frioux riportata dall’Osservatore Romano. E invece Dio si ascolta, riflette Frioux citando un vecchio saggio di Aldous Huxley, «solo facendo silenzio dentro di sé, silenzio della bocca, del pensiero e della volontà. Il silenzio non fa altro che permettere all’essenziale di farsi udire, dopo un tempo di adattamento, proprio come le stelle di un cielo estivo appaiono solo quando si spengono le luci artificiali».

Pagina spettacoli. Hillsong smentisce le voci girate la scorsa settimana: la chiesa evangelica australiana non c’entra con la cancellazione del tour di Justin Bieber.

L’attore Matthew McConaughey ha rivelato come mai ha chiamato il figlio Levi.

E siamo allo sport. Ai mondiali di nuoto di Budapest il ventenne statunitense Caeleb Dressel ha vinto tre medaglie d’oro in una sola sera, una performance da record che porta il suo carniere a sette medaglie d’oro, impresa riuscita in passato solo a Michael Phelps. Ad accompagnarlo nella notte dei record è stata una citazione biblica, “ma quelli che sperano nel Signore acquistano nuove forze, si alzano in volo come aquile” (Isaia 40:31). Del resto Dressel, cresciuto in una famiglia cristiana, non fa mistero della sua fede, parlando di Dio nelle sue interviste post gara.

Ma la notizia sportiva della settimana arriva dal calcio, con il trasferimento del fuoriclasse brasiliano Neymar dal Barcellona al Paris St Germain, un passaggio che ha mosso cifre fantasmagoriche. Oltre che un talento del pallone pare che Neymar sia evangelico e abbia chiare le sue convinzioni di fede: «la vita ha senso solo quando il nostro scopo è servire Cristo», ha affermato a suo tempo in un’intervista.

Chissà, magari un giorno finirà come Gavin Peacock, ex calciatore diventato pastore evangelico.

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