Le notizie della settimana – 10 giugno

By 10 Giugno 2017Focus

Terrore a Londra, paura a Parigi, panico a Torino: l’Europa, di questi tempi, non se la passa troppo bene. Nella capitale britannica ennesimo attentato, tra London Bridge e Borough Market, a pochi giorni dal voto, mentre davanti a Notre Dame un quarantenne che si è autodefinito “soldato dello Stato islamico” ha assalito alcuni agenti con un martello. A Torino, invece, a provocare disagi è stata una partita di calcio giocata a più di mille chilometri di distanza. C’erano trentamila persone davanti al maxischermo in piazza San Carlo per soffrire e sognare insieme guardando la Juventus giocarsi la finale di Champions League. A un certo punto, a risultato praticamente definito, qualcosa – un petardo, un urlo: le indagini sono in corso – scatena il panico: un bambino di sette anni viene calpestato – rimarrà in prognosi riservata per giorni, ora è fuori pericolo – la gente corre terrorizzata verso i varchi e «per guadagnare un metro – racconta una testimone – picchiava e strattonava chi aveva davanti e dietro, gente con la quale fino a pochi minuti prima stava abbracciata». Bilancio finale: 1500 feriti, alcuni dei quali gravi. Una vicenda che fa riflettere: un pericolo immaginario può bastare a far dimenticare ogni senso di solidarietà umana, e riporta l’uomo del XXI secolo a dinamiche ancestrali, costringendolo a fare i conti con la sua natura. Che a quanto pare, dai tempi di Adamo, non è cambiata.

Veniamo alle questioni nazionali. Polemiche, nei giorni scorsi, anche per una sentenza della Corte di Cassazione, che ha chiesto al tribunale di Bologna di verificare nuovamente le condizioni di salute di Totò Riina e la sua compatibilità con la detenzione. Nulla di definitivo, quindi, ma abbastanza per sollevare un interrogativo: uno spietato criminale ha diritto a una morte dignitosa? Il Paese si è diviso tra chi ricordava la morte ben poco dignitosa concessa da Riina alle sue vittime, e chi invece sosteneva l’importanza di dimostrare la superiorità della legge, del diritto, della civiltà rispetto ai sistemi tribali mafiosi. Il dibattito rimane aperto.

Il Corriere racconta le elezioni comunali di Palermo e cita la partecipazione del giovane evangelico Ismaele La Vardera, il “ragazzo con il ciuffo rosso” che ha suscitato la simpatia di Giorgia Meloni e Matteo Salvini (e chissà se, in Sicilia, sarà un vantaggio).

E, ancora a proposito di elezioni: ricordate Noemi Letizia, la ragazza napoletana che nel 2009 scatenò il gossip per la presenza dell’allora premier alla sua festa di compleanno? Pare che sua madre, Anna Palumbo, abbia avviato «un importante percorso di fede» (lo ribadisce il senatore Pd Vincenzo Cuomo) e di impegno sociale, tanto da candidarsi a Portici con un movimento dal nome esplicito, Cristiani uniti per la famiglia.

Pagina esteri. A Teheran quattro terroristi hanno assaltato, mercoledì, il Parlamento; in contemporanea tre uomini hanno attaccato il Mausoleo di Khomeini. Il bilancio è di dieci morti.

In Gran Bretagna si è votato giovedì, ma a discapito del maggioritario pare che nessuno abbia vinto davvero.

Le notizie di cui si è sentito parlare poco. Trentasei morti nell’attacco a un resort a Manila, nelle Filippine, pare per mano di un folle; circa 200 mila civili – informa l’Osservatore romano – stanno abbandonando Raqqa, roccaforte siriana dell’Isis, in vista dello scontro finale tra forze integraliste e la coalizione anti-califfato; in Afghanistan sei agenti di polizia sono stati uccisi nel sonno nella provincia meridionale di Kandahar da due terroristi; nello Yemen un’epidemia di colera si aggiunge al conflitto tra sunniti e ribelli sciiti huthi.

Porte Aperte ha presentato al Parlamento europeo un rapporto mirato a “Comprendere i recenti movimenti dei cristiani che lasciano Siria e Iraq”: dal dossier emerge tra l’altro che dall’inizio della guerra civile siriana, nel 2011, oltre il 50% della popolazione cristiana dell’Iraq e della Siria ha lasciato la propria terra.

In Danimarca l’oltraggio alla religione non è più reato. Lucetta Scaraffia sull’Osservatore romano ricorda che «non si tratta solo di una questione
danese: le direttive delle Nazioni Unite e del Consiglio d’Europa invitano infatti tutti i Paesi a compiere questo passo, considerando le leggi contro la blasfemia come un ostacolo alla libertà di espressione. Ma forse bisogna domandarsi se lo sono veramente», commenta Scaraffia.

Venendo a qualcosa di più leggero: avete mai pensato a quanto possa essere utile imparare a memoria versetti biblici? Negli Usa, dove si ragiona sempre in grande, dal 2009 organizzano attorno a questa pratica una competizione, la National Bible Bee: chi partecipa si impegna a imparare 840 versetti in 90 giorni. Pare che la gara eserciti un certo fascino: l’ultima edizione, trasmessa via Facebook, è stata seguita da dodici milioni di utenti. Il vincitore porta a casa centomila dollari, ma questo in fondo è un dettaglio.

Cronache nostrane. A Milano, con un culto solenne la domenica di Pentecoste, le chiese protestanti storiche hanno celebrato il cinquecentenario della Riforma nel segno dell’ecumenismo. Come ha ricordato Giuseppe Platone in apertura, oggi «sono molto più le cose che uniscono i cristiani di quelli che invece le dividono». Una linea che, in campo evangelico, a qualcuno non è andata giù.

Ancora Bibbie per i migranti a Lampedusa: la Società biblica in Italia ha consegnato alla parrocchia locale altre 1700 copie delle Sacre Scritture.

A Varese l’evangelizzazione in piazza organizzata da due chiese locali ottiene ampio spazio su un sito di informazione locale, anche se alcuni equivoci linguistici (e concettuali) presenti nell’articolo dimostrano ancora una volta quanto sia importante parlare la lingua di chi ci sta di fronte.

A Roma invece si è tenuto il raduno annuale del movimento cattolico carismatico, che quest’anno festeggia i cinquant’anni della sua nascita. Al Circo Massimo, davanti a cinquantamila persone arrivate nella Capitale da tutta Italia e da altri 130 Paesi, ha parlato anche il pastore evangelico Giovanni Traettino.

Rubrica appuntamenti. A Cinisello Balsamo dal 12 al 18 giugno si tiene una mostra fotografica dedicata alla Riforma protestante, allestita dalla Chiesa evangelica riformata cittadina.

Momento amarcord di sapore storico: il 15 giugno 1215 veniva emanata la Magna Charta (e i cristiani, in qualche modo, c’entrano).

Parentesi di costume. Il Sussidiario concentra l’attenzione sulla fede del noto scrittore – e docente – Alessandro D’Avenia, rivelando che «ha 40 anni e non è sposato, è volutamente celibe, avendo deciso di dedicare l’intera vita al Signore». Una scelta che l’autore ha ribadito in una recente intervista al Corriere: «la mia vita – ha spiegato a Daniela Monti – è piena del rapporto con Dio e il mio amore per lui, in fondo, ha un aspetto sentimentale: senza, non posso vivere». E aggiunge: «il mio non è idealismo, né sentimentalismo, né fuga dalla realtà. È un amore profondo, che cresce giorno per giorno e trabocca. E quando hai la fortuna di vivere un amore così, che fai? Te lo tieni stretto».

Una piccola provocazione: siamo sicuri che, più o meno inconsapevolmente, non stiamo lavorando per rovinarci la vita? Di certo non è stata la prospettiva del pallavolista Kirk Kilgour: bloccato a 29 anni da un incidente, visse con coraggio la sua nuova condizione di tetraplegico. E scrisse una commovente preghiera che ci fa riflettere sul nostro rapporto con le cose e con Dio.

Esagerazioni mediatiche: se gli utenti dei social dicono a Rihanna che è ingrassata, per il Corriere non è sgradevole cafoneria ma addirittura misoginia. Sul peso di Gerard Depardieu invece si può scherzare senza venir accusati di crimini contro l’umanità.

E, sempre parlando di par condicio, difficile non notare che se una donna uccide il compagno al termine di una lite (e di un rapporto travagliato) nessuno parla di misantropia o maschicidio, non compaiono sui giornali gli indignati commenti dello psicologo di turno, non spuntano preoccupate statistiche sulla violenza nella coppia e su un fenomeno sociale che dovrebbe invece preoccupare. Un approccio informativo cinico, forse inconscio, che non può non far riflettere.

Infine una (mezza) buona notizia. Due settimane fa avevamo espresso più di qualche perplessità su Blue Whale, e alla fine pare proprio che si sia trattato di una bufala: ora le Iene ammettono di essere state poco accurate nelle verifiche (e sorvoliamo sulle giustificazioni-boomerang offerte dall’interessato). La responsabilità di eventuali casi montati dai media, evidentemente, non andranno cercate in Russia ma molto più vicino.

Angolo cultura. Vittorio Messori sul Corriere si occupa di reliquie e, come suo solito, non manca di chiamare in causa pure qui i protestanti – sua bestia nera, evidentemente – affermando che «le comunità protestanti non sono coerenti nella loro protesta contro il culto delle reliquie che unisce cattolici e ortodossi. Parlano di feticismo, di idolatria, magari di superstizione ma dimenticano che questo culto nasce con la Chiesa stessa e diviene profondo ed esteso alla cristianità intera nell’era dei martiri». In realtà, spiega Giancarlo Rinaldi, autore di Cristianesimi nell’antichità, «il culto emerse a seguito della persecuzione di Diocleziano e fiorì nel IV secolo, ma questa non è “chiesa antica”: è chiesa postcostantiniana».

Rimanendo in ambito cattolico, lo storico e politologo Enrico Rusconi nel suo ultimo libro tenta di fare il punto, da un versante laico, sul pontificato di Bergoglio, che definisce una rivoluzione incompiuta. Secondo Rusconi papa Francesco «non mira a riformare la dottrina, sta reinventando una teologia» che «è diventata conversazione, reinvenzione semantica, espressività emotiva, flessibilità concettuale». Una posizione accomodante che Rusconi non riesce a inquadrare: «Dio è buono, è amore, ha avuto compassione» e «manderà suo figlio a riparare ogni cosa, ma se non c’è il peccato originale, se non c’è la collera di Dio, cosa dovrebbe mai riparare Gesù?». Di fatto con Bergoglio «il nesso offesa-punizione-espiazione viene del tutto sdrammatizzato» e la risposta è «emotiva, narrativa».

Di Lutero parla invece l’Espresso con un’ampia intervista sulla Riforma in cui Peter Sloterdijk spazia tra Urbano II e Gutenberg, Gramsci e Aristotele, filosofia e indulgenze, morale e capitalismo.

Il comunismo è stato una fede religiosa: lo afferma Sergio Romano citando l’ultimo lavoro di Marcello Flores sulla rivoluzione russa. Romano individua interessanti analogie, rilevando che nella sua versione leninista «il comunismo non è soltanto una teoria politico-economica», ma anche «una fede che ha, come ogni religione, un profeta (Lenin), un ristretto gruppo di apostoli (i compagni della prima ora), il costruttore della Chiesa (Stalin) e una legione di monaci combattenti, pronti al martirio. Come in ogni religione anche nel comunismo il fedele deve accettare pazientemente gli insuccessi, i sacrifici, il martirio e gli errori di percorso. Tutti verranno generosamente ripagati dal compimento delle speranze e dall’avvento di una vita nuova in cui il credente sarà finalmente felice». Se così è, conclude Romano, «il comunismo non fu un’ideologia laica» e non furono laici i suoi esponenti.

Il cinquecentenario della Riforma sarebbe stato la giusta occasione per ricordare, accanto a Lutero, anche tutti quei movimenti evangelici radicali che segnarono il periodo e incisero nella società e nel pensiero cristiano: è l’opinione espressa dalla Commissione storica battista sul settimanale Riforma. Inoltre, argomenta la commissione, «inserire la Riforma radicale nelle celebrazioni del V centenario avrebbe permesso di mettere a fuoco la pluralità dei modelli di riforma in atto in quel momento storico, evitando semmai una santificazione protestante della figura di Lutero». Nell’organizzare le celebrazioni, conclude il documento, si è invece seguito «quasi ovunque il modello tedesco/luterano, organizzando eventi celebrativi che presentano un’immagine troppo uniforme del protestantesimo italiano, senza cogliere le diverse tonalità che invece lo caratterizzano», tra cui la significativa esperienza anabattista.

Infine, i fumetti. Pochi lo sanno, ma una coppia di evangelici ha disegnato a lungo per Topolino. Si chiamavano Giampaolo e Abramo Barosso, erano torinesi di nascita ma genovesi d’adozione (il padre Giambattista è stato a lungo responsabile della libreria evangelica del capoluogo ligure) e insieme, dal 1960 al 1973, hanno ideato centinaia delle storie pubblicate sul settimanale. Giampaolo, scomparso nel 2014 a un anno di distanza da Abramo, avrebbe compiuto ottant’anni in questi giorni.

Pagina spettacoli. È stato un momento significativo il grande concerto di Manchester, reazione all’attentato del 22 maggio: Ariana Grande è tornata sul palco insieme a una serie di altri nomi noti per onorare i ragazzi uccisi nell’azione terroristica e dare un segnale: il vostro odio non ci piegherà. Sul palco c’era anche Justin Bieber, che ha voluto ricordare l’amore di Dio anche in mezzo al dramma: «Dio è buono in mezzo alle tenebre – ha detto al pubblico con voce rotta -, Dio è buono in mezzo al male. Dio c’è, qualunque cosa succeda nel mondo. Vi ama, ed è qui per voi» (l’estratto video è qui).

Passando al cinema, qualche osservatore ha voluto trovare riferimenti cristiani anche nel film del momento, Wonder Woman (gli esiti sono controversi).

Chiudiamo con lo sport: su Avvenire si parla di Giovanbattista Venditti, roccioso rugbista aquilano, il cui vigore «è tutto racchiuso in un versetto biblico, il suo preferito: Filippesi 4,13, “Tutto posso in Colui che mi dà la forza”, dice san Paolo». Andando oltre al rugby, Venditti rivela che una meta più alta nella sua vita è «la fede, che ho ricevuto dai miei genitori. Il rugby è parte di me, ma rimane passione e divertimento, le cose serie nella vita sono altre e la fede è una di queste».

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