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   Romani 2
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   Autore  Topic: Romani 2  (letto 2290 volte)
Il_Cigno
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Romani 2
« Data del Post: 02.11.2012 alle ore 16:27:53 »
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Ciao a tutti, da un po' di tempo sto affrontando un argomento trattato in questo capitolo della lettera ai Romani, con alcuni di voi ne ho anche parlato in privato ma qui vorrei proprio approfondire il discorso esegetico su di un capitolo preciso.
 
Purtroppo ho constatato che non tutti tra i teologi sono conformi nell'interpretazione di alcuni versetti.  
 
Vorrei assieme a voi fare una giusta esegesi di alcuni passi Sorriso
 
Premessa:  
 
partiamo dal punto in comune che la salvezza è SOLO tramite Cristo essendo stato il sacrificio per i peccati del mondo
 
partiamo anche dal presupposto che, secondo la scrittura, Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati e che giungano alla conoscenza della verità, di conseguenza ESCLUDIAMO la dottrina fuorviante del tulip (calvinismo) secondo il quale Dio sceglierebbe arbitrariamente chi salvare e chi no (credo che sia stata smentita a sufficenza e biblicamente su questi forum tale ipotesi)
 
quindi:  
 
1 -Tutti gli uomini possono accettare la salvezza che viene data PER GRAZIA e non per opere  
 
2- Vi è un solo salvatore ed artefice di tale salvezza: Cristo Gesù.
 
Abbiamo posto le basi da cui partire con l'analisi.
 
La domanda ora riguarda i seguenti versetti:
 
12 Infatti, tutti coloro che hanno peccato senza legge periranno pure senza legge; e tutti coloro che hanno peccato avendo la legge saranno giudicati in base a quella legge; 13 perché non quelli che ascoltano la legge sono giusti davanti a Dio, ma quelli che l'osservano saranno giustificati. 14 Infatti quando degli stranieri, che non hanno legge, adempiono per natura le cose richieste dalla legge, essi, che non hanno legge, sono legge a se stessi; 15 essi dimostrano che quanto la legge comanda è scritto nei loro cuori, perché la loro coscienza ne rende testimonianza e i loro pensieri si accusano o anche si scusano a vicenda. 16 Tutto ciò si vedrà nel giorno in cui Dio giudicherà i segreti degli uomini per mezzo di Gesù Cristo, secondo il mio vangelo.
 
Dunque si sta dicendo che:
 
chi ha peccato senza legge è condannato senza legge e chi ha peccato nonostante abbia ricevuto la legge è condannato perchè non ha rispettato tale legge.
 
Ma in seguito si afferma che, uno straniero che non ha legge, se rispetta ciò che la legge comanda perchè segue la piccola rivelazione della propria coscienza (comune ad OGNI uomo e cultura) sarà giustificato (versi 13 e 14).
 
A questo punto mi trovo in difficoltà.
 
Se la salvezza passa solo tramite l'accettazione del vangelo, cosa significano questi versetti? come può accettare il vangelo uno che non ne ha mai sentito parlare?  
 
E' giusto quindi, supporre che Dio abbia dei metodi giusti con i quali giudicherà se salvare o meno una persona anche se questa persona non è mai stata raggiunta dal vangelo senza però cadere in un universalismo "ecumenico" secondo il quale "basta esser religiosi per esser salvati" ponendo, di fatto, alti metodi di salvezza?  
 
Possiamo basarci su quanto affermano i vangeli "a chi tanto ha ricevuto tanto piu' sarà richiesto"?  
 
Esiste quindi un "grado" di rivelazione?  
 
Vi sono diverse categorie di persone, che per vari motivi non hanno la nostra possibilità di ricevere le scritture ma anche di comprenderle:
 
- popoli lontani che soprattutto in passato non hanno ricevuto la parola
 
- persone vissute durante la "dittatura" cattolica che non solo nel medioevo ma anche sino agli anni '70 del secolo scorso vietava la bibbia nelle case e che quindi hanno udito predicare solo i preti
 
- bambini che muoiono prima o appena nati
 
- persone con gravi handicap mentali  
 
- persone vissute in paesi dove veniva predicato l'ateismo di stato, le chiese chiuse e vigeva la censura totale (esempi purtroppo ve ne sono anche oggi basti pensare alla corea del nord)
 
Io, non me la sento di dire che tali persone automaticamente verranno condannate solo perchè non hanno avuto la stessa possibilità di altri di udire la notizia della salvezza.
 
Ma non me la sento nemmeno di sostenere che vi sia un'altra via oltre a Cristo perchè sarebbe antiscritturale.
 
A questo punto mi domando: è giusto affermare che Cristo ha compiuto la salvezza PER TUTTI, ma che non tutti (per i vari motivi elencati) possono pervenire su questa terra alla conoscenza totale del vangelo e che quindi saranno giudicati in base a come avranno risposto (per fede) al tipo e al grado di rivelazione che hanno ricevuto?  
 
del resto, nemmeno abramo, raab e i niniviti che si convertirono alla predicazione di GIona, sapevano di Gesù Cristo ma sono comunque presi come esempi di persone che ebbero FEDE nella parola di Dio.
 
Spero di aver esposto in modo sufficientemente chiaro i miei crucci Sorriso  
 
Non voglio far passare romani 2:13-14 per un testo che affermi che vi è salvezza fuori da Cristo....ma non mi convince nemmeno l'interpretazione di chi afferma che tali versetti sostengono che tutti coloro che non hanno udito il vangelo saranno condannati perchè, leggendo per lo meno la traduzione italiana di tutte le versioni, io leggo che "non quelli che ascoltano la legge saranno giustificati ma quelli che la osservano". Quindi paradossalmente, io che ho ascoltato tutta la legge (nel nostro caso la bibbia) se me ne sono fregato senza averla messa in pratica, sono in una posizione di giudizio rispetto a una persona vissuta 1000 anni fa che ha risposto con fede al "pensiero dell'eternità che DIo ha messo in ogni uomo", riconoscendo tramite la creazione che c'è un Dio e che ha dato retta alla voce della propria coscienza per timore e comprensione di aver necessità della grazia del Creatore. E' giusta ESEGETICAMENTE come interpretazione?
 
 Ciao
« Ultima modifica: 02.11.2012 alle ore 16:34:00 by Il_Cigno » Loggato

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Re: Romani 2
« Rispondi #1 Data del Post: 02.11.2012 alle ore 16:48:00 »
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Io penso, molto semplicemente, che la risposta si possa trovare anche i Rivelazione cap 20 da 11 a 15, nel famoso brano del giudizio davanti al trono bianco.
 
A quel giudizio saranno sottoposti tutti coloro che non fanno parte della chiesa, ed il loro giudizio sarà secondo le opere, questa volta non per fede, poiché non facendo parte della chiesa, la loro fede non è in regola.
 
Ci sarà un giudizio giusto, poiché sarà Dio il giudice, ed ognuno avrà la sua ricompensa o la punizione.
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Re: Romani 2
« Rispondi #2 Data del Post: 02.11.2012 alle ore 17:56:36 »
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Caro Marcello intanto ti saluto fraternamente Sorriso
 
L'interpretazione che dai del brano di apocalisse è la stessa che ho sempre dato anche io. Ma bisogna dire però che non tutti sono concordi con tale lettura. Come conciliare il giudizio per opere con il fatto ribadito più volte da paolo che non sono le opere che salvano ma la grazia e la fede?  
 
Posso chiederti se l'interpretazione in quel senso è sostenuta da altri studiosi e autori di cui hai letto qualcosa? Non intendo certo dire che tu non sia preparato anche perchè ripeto, anche io interpreto a quel modo, ma semplicemente sapere se tale lettura nasce da nostre interpretazioni personali o può avere una base esegetica sostenuta da altri commentatori.
 
Grazie  Amici
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Re: Romani 2
« Rispondi #3 Data del Post: 02.11.2012 alle ore 19:14:58 »
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Non saprei risponderti, non so quanti condividano il nostro pensiero. Sta il fatto che il testo è esplicito, ed è molto difficile dargli una lettura diversa.
 
Possiamo sicuramente dire che Gesù diventa salvezza per chi crede in lui e condanna per chi lo rifiuta. Per entrambi questi giudizi è necessaria una presa di posizione nei suoi riguardi. Al limite anche il rifiuto è una fiducia nel fatto che lui non sia il Salvatore.  
 
Quindi la salvezza per fede o la condanna per il rifiuto di Cristo o della sua conoscenza, prevedono un'attento sforzo: ed in base a questo un giusto giudizio divino. Ora chi non ha avuto possibilità di fare nessuna di queste cose non può appartenere a nessuna di queste categorie.  
 
Visto che la scrittura dice che il giudizio di Dio in quel tempo dovrà essere emesso comunque anche per gli "altri", poiché lui stesso ha promesso che cambierà tutto questo mondo in qualcosa di eterno in cui il male non abiterà mai più; ed il fatto di emettere un giudizio prevede che vi siano delle regole con cui misurare, la scelta di Dio è caduta sulle opere, quelle stesse che parlano di noi in modo chiaro.
 
D'altra parte i salvati con la prima resurrezione sono qualcosa di speciale, una primizia, sono quelli che regneranno con l'Agnello per i mille anni e riporteranno pace e giustizia sulla terra per mezzo del loro lavoro. Sono un gruppo conosciuto prima della fondazione del mondo, qualcosa di particolare, da non confondersi con gli altri, almeno nel periodo milleniale.
 
Questo è ciò che leggo, ma hai fatto bene a porre la questione, poiché è bene sentire anche i pareri degli altri.
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Re: Romani 2
« Rispondi #4 Data del Post: 02.11.2012 alle ore 20:47:09 »
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infatti,
 
se partiamo come detto, dal presupposto che in tutta la scrittura da genesi ad apocalisse si parla din un Dio che invita continuamente l'uomo a convertirsi e porre fede in lui, significa quindi che C'E' la responsabilità del singolo nel scegliere o meno di seguire la parola di Dio Creatore (in qualunque modo Egli si sia rivelato nel corso della storia) e che, quindi, dobbiamo presupporre che con giustizia verranno giudicati anche coloro che per un motivo o per l'altro non hanno avuto come noi oggi una piena rivelazione scritturale altrimenti significherebbe dare un'immagine di Dio arbitraria e a cui non interessa che TUTTI gli uomini siano salvati decidendo Egli stesso quali dannare. Ma come abbiamo visto, tale ipotesi oltre che assolutamente non scritturale (a meno che non si vogliano prender dei versetti estrapolati dal loro contesto) è assolutamente nefasta. Ma non intendo riaprire qui la questione riguardante la dottrina calvinista della doppia predestinazione.  Era per dire che i calvinisti hanno trovato "facile" risposta alla questione da me esposta in questo thread....una risposta tanto facile quanto assolutamente incompatibile con un'attenta analisi biblica d'insieme e non a "versetti".
 
Appurato ciò,  rimane quindi aperta l'interpretazione di apocalisse 20 che ben si concilia con la parte finale di romani 2 in cui si dice appunto che "tutto ciò si vedrà nel giorno in cui Dio giudicherà i segreti degli uomini per mezzo di Gesù Cristo".
 
Attendiamo comunque che altri possano intervenire con un'esegesi piu' approfondita Sorriso
« Ultima modifica: 02.11.2012 alle ore 20:48:26 by Il_Cigno » Loggato

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Re: Romani 2
« Rispondi #5 Data del Post: 02.11.2012 alle ore 23:29:09 »
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Io credo che la soluzione di questi versi sia nelle parole : "La vera luce che illumina OGNI uomo...."  Cioè, Gesù, nel Vangelo di Giovanni.  Credo che ognuno sia giudicato per la luce che ha avuto, anche se non ha conosciuto il Vangelo.   Iddio è GIUSTO
« Ultima modifica: 02.11.2012 alle ore 23:29:51 by claudio1964 » Loggato

Abbiamo inoltre la parola profetica più salda: farete bene a prestarle attenzione, come a una lampada splendente in luogo oscuro, fino a quando spunti il giorno e la stella mattutina sorga nei vostri cuori.

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Certo, beni e bontà m'accompagneran no (Sal. 23:6)

   
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Re: Romani 2
« Rispondi #6 Data del Post: 10.11.2012 alle ore 22:53:23 »
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In merito a quello che Cigno chiede
 
Che la salvezza sia per tutti, nel senso che Dio non esclude nessuno, visto che la Bibbia contiene un’affermazione dogmatica, che recita: il quale (Dio) vuole che tutti gli uomini siano salvati e vengano alla conoscenza della verità (1Timoteo 2:4).
 
È anche assodato, biblicamente parlando che, Chi ha procurato la salvezza al genere umano, è stato Gesù Cristo. Infatti, Egli, non ha offerto la Sua vita sulla croce del Calvario, per una speciale categoria di persone, bensì per l’intera umanità, secondo la testimonianza della stessa Scrittura il quale ha dato se stesso come prezzo di riscatto per tutti, secondo la testimonianza resa nei tempi stabiliti (1Timoteo 2:6); e che non c’è salvezza all’infuori di Gesù Cristo, In nessun altro è la salvezza; perché non vi è sotto il cielo nessun altro nome che sia stato dato agli uomini, per mezzo del quale noi dobbiamo essere salvati» (Atti 4:12).  
 
Questo, naturalmente, in linea generale, è indiscutibile e si applica a tutti: Giudei e Gentili, nessun'esclusione. Però, quando si fa riferimento a certe particolari situazioni, come per esempio a chi non ha mai sentito parlare del vangelo, ai bambini che muoiano appena nati, o ad altre categorie di persone, il discorso non solo cambia, ma per capire giustamente tutta la faccenda, bisogna soprattutto tenere in debito conto la giustizia di Dio, nel giorno in cui Egli giudicherà il genere umano.
 
Che “Dio abbia dei metodi giusti con i quali giudicherà se salvare o meno una persona anche se questa persona non è mai stata raggiunta dal vangelo”, è indiscutibile e non c’è da pensare che per tale scopo, sia necessario essere religiosi.  
 
Per i bambini, per esempio, che muoiano appena nati o all’età dell’innocenza, si può applicare il detto di Gesù: Ma Gesù disse: "Lasciate i piccoli fanciulli venire a me, perché di tali è il regno dei cieli" (Matteo 19:14). Se Gesù afferma che il regno dei cieli è per loro, (i così detti “pargoli”) questo è una prova della loro salvezza. In che senso il piccolo fanciullo o il pargolo viene salvato? La loro salvezza non è sulla base della loro fede in Cristo, visto che in quell’età non la possono esercitare, ma è strettamente collegato al beneficio dell’opera redentrice che Gesù Cristo, compì, sulla croce del Calvario, usufruendone indirettamente.
 
Nell’argomentazione che Paolo fa nei versetti 12-16 del secondo capitolo dell’epistola ai Romani, l’apostolo chiarisce come Dio giudicherà gli uomini, nel giorno del giusto giudizio, che è sicuramente quello descritto in Apocalisse 20:12.
 
Paolo comincia con l’affermare che chi conosce la legge (chiaro riferimento ai Giudei) e non l’osserva, sarà giudicato dalla legge, cioè dalla Torà; mentre chi l’osserva (ipoteticamente parlando, dato che nessuno l’ha mai osservata, e, secondo Giacomo 2:10, Chiunque infatti osserva tutta la legge, ma viene meno in un sol punto, è colpevole su tutti i punti, volendo significare che è un trasgressore della legge) viene salvato, secondo la promessa del Levitico18:5 Osserverete i miei statuti e i miei decreti, mediante i quali, chiunque li metterà in pratica, vivrà. Io sono l’Eterno e la stessa parola di Gesù Ed egli gli disse: "Hai risposto esattamente; fa’ questo e vivrai" (Luca 10:28).
 
Per chi, invece, non ha la legge e non l’ascolta, (chiaro riferimento ai pagani) ma fa le cose della legge, visto che gliel'ha scritto nel cuore, quella stessa legge, che Paolo chiama “coscienza”, sarà quella che lo accuserà o lo scuserà, nel giorno in cui i segreti del cuore saranno svelati, cioè nel giorno del giudizio.  
 
Anche se Apocalisse 20:12 afferma che nel giorno del giudizio le persone saranno giudicate secondo quello che avranno fatto, questo non significa per chi sarà giustificato, (stando alla parola di Paolo poco fa detta in Romani 2), che la salvezza sia il frutto di un’opera meritoria, ma significa semplicemente che Dio, essendo giusto per eccellenza, terrà presente, per chi ha solamente la legge della coscienza e non ha mai conosciuto il vangelo e creduto in Cristo Gesù. Questi sono segreti che solamente Dio conosce.
 
In conclusione, “chi afferma che tali versetti (Romani 2:12-16) sostengono che tutti coloro che non hanno udito il vangelo saranno condannati”, significa non aver compreso bene quello che Paolo mantiene fermo in questo brano della sua epistola e non considerare adeguatamente la giustizia di Dio.
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Il_Cigno
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Re: Romani 2
« Rispondi #7 Data del Post: 10.11.2012 alle ore 23:01:40 »
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Grazie mille Domenico mi pare un'attenta analisi e soprattutto chiara e completa! Sorriso
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Re: Romani 2
« Rispondi #8 Data del Post: 25.05.2013 alle ore 18:19:43 »
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in aggiunta a quello che ha detto Marmar col quale mi trovo in pieno accordo, vorrei aggiungere che la legge è ancora valida oggi.
Ma non per essere salvati ma per piuttosto sapere quali siano gli effetti che provoca l´ amore di Dio in noi, quale sia il frutto della fede, cosa fa scaturire lo Spirito Santo in noi = amore.
Chi non ama non è da Dio anche se lo dice di esserlo con la  bocca e canta a squarciagola inni di lode in chiesa.
Chi pensa che "credere" basti e una volta "salvati" per sempre salvati, si sbaglia di grosso.
 
Basta leggere 1. 2. e 3. Giovanni per rendersene conto.
Se la fede non si scatura in opere è una fede morta.
E se la fede è morta anche il cosiddetto Cristiano morirà
 
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Re: Romani 2
« Rispondi #9 Data del Post: 12.09.2014 alle ore 00:48:07 »
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Vorrei suggerire una chiave di lettura, che ritengo fondamentale e che evita di perdersi in una pletora di ipotesi e congetture.
È necessario tenere conto della struttura del testo di Romani. Paolo è estremamente abile e chiaro nello spiegare e nell'argomentare, soprattutto in Romani, nonostante possa apparire il contrario a volte.
Il suggerimento che propongo è questo: 1:16-17 viene ripreso in 3:21, quello che vi è in mezzo serve da preparazione al discorso e non corrisponde alla "realtà" delle cose. Una volta capito questo, allora non ci si perde più in tutta quella casistica di gente che ha sentito/non sentito il Vangelo etc. e che non è assolutamente parte del discorso di Paolo, che sta preparando i lettori/uditori alla proclamazione del Vangelo.
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Re: Romani 2
« Rispondi #10 Data del Post: 15.09.2014 alle ore 09:25:22 »
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on 12.09.2014 alle ore 00:48:07, Vladi91 wrote:
Vorrei suggerire una chiave di lettura, che ritengo fondamentale e che evita di perdersi in una pletora di ipotesi e congetture. ...
Il suggerimento che propongo è questo: 1:16-17 viene ripreso in 3:21, quello che vi è in mezzo serve da preparazione al discorso e non corrisponde alla "realtà" delle cose....

 
non ho capito cosa vorresti dire concretamente ....
i due versi citati da te sembrano dire: credi e sei salvato.
Beh se la Bibbia fosse fatta da questi soli 2 versetti allora forse ti potrei dare ragione. Ma la Bibbia è molto di più e il concetto di Dio non è così superficiale come sembrano affermare questi suddetti versetti
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Re: Romani 2
« Rispondi #11 Data del Post: 15.09.2014 alle ore 13:54:24 »
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Fondamentalmente quello che volevo evidenziare è la struttura dell'argomentazione di Paolo, che è fondamentale per comprendere quello che vuole dire.
Paolo introduce ciò ci cui parlerà in Rom. 1:16-17. Parlerà del Vangelo. È la più importante esposizione che abbiamo di questo tema nella sua totalità. Tuttavia, prima di parlare del Vangelo, Paolo prepara i lettori con un'introduzione che non è Vangelo, ma serve a far comprendere il perché ci sia la necessità del Vangelo. Quello che Paolo fa in 1:18-3:20 è per l'appunto mettere tutta l'umanità sotto il giudizio e l'ira di Dio, fatto che è necessario, poiché fa capire l'urgenza del Vangelo.
In 3:21 può finalmente riprendere il filo del discorso introdotto in 1:16-17. Infatti in 3:21 abbiamo "Ora però, indipendentemente dalla legge, è stata manifestata la giustizia di Dio [..]", che riprende 1:17 "poiché in esso (nel Vangelo) la giustizia di Dio è rivelata da fede a fede, com'è scritto: "Il giusto per fede vivrà"."
La conclusione del discorso contenuto tra Rom. 1:18 e Rom. 3:20 è che "mediante le opere della legge nessuno sarà giustificato davanti a lui". Questo sembrerebbe in contraddizione con Rom. 2:13, dove sta scritto che "non quelli che ascoltano la legge sono giusti davanti a Dio, ma quelli che l'osservano saranno giustificati." In realtà non c'è nessuna contraddizione, perché Rom. 2:13 è un passaggio all'interno del ragionamento che Paolo sta portando avanti, Rom. 3:20 è la conclusione. Paolo in Rom. 2:13 sta ancora contemplando l'ipotesi di come sarebbero le cose se Cristo non fosse venuto, e cioè ci sarebbe una giustificazione mediante la legge, ma dopo aver continuato il ragionamento, Paolo dimostra che, come dice in 3:20, non c'è alcuna possibilità di giustificazione mediante la legge. Riprendendo il discorso sul Vangelo in 3:21, Paolo lo introduce con "ora però", cioè dice che adesso, che Cristo è giunto, è stata manifestata la giustizia di Dio mediante il Vangelo, ed essa è l'unica che porta a salvezza, poiché è solo mediante la fede che c'è giustificazione. Mediante le opere della legge non c'è nessuna possibilità di salvezza (Rom. 3:20), perché l'ira di Dio è sopra ogni carne e non c'è nessun giusto. Pertanto Paolo ha urgenza nello spiegare il Vangelo e nell'esortare alla predicazione, perché all'infuori di esso non c'è possibilità di salvezza. La giustizia di Dio è mediante la fede in Cristo, ed è indipendente dalla legge e dal vivere morale.
Riassumendo, Paolo concede, in linea teorica, che ci sia possibilità di salvezza mediante le opere (Rom. 2:13), ma porta avanti un discorso che dimostra il contrario (Rom. 3:20). In Rom. 2 Paolo smonta le posizioni dell'individuo "morale" e del Giudeo, che si trovano in una posizione in cui la salvezza sarebbe all'infuori della fede in Cristo. Solo dopo aver smontato tutte queste posizioni, Paolo porta di nuovo al centro del discorso il Vangelo, e la giustificazione mediante la fede in Gesù Cristo, l'unica possibilità di salvezza ovunque ribadita con forza.
 
Al contrario tuo, non riterrei superficiali quei due versetti, probabilmente non li hai approfonditi per vederne la ricchezza e la centralità nell'esposizione del discorso da parte di Paolo. La dialettica di Paolo è straordinaria, e la densità di concetti che raccoglie in poche parole è disarmante. È un abilissimo espositore, e non si può prescindere dall'ordine del suo ragionamento.
Per mancanza di tempo e di spazio, ti rimando a questo video che ho fatto su Rom. 1:16:17: https://www.youtube.com/watch?v=-ClzAWzlSLQ&list=UUmB8cg0VQNPMVZBb_P J2OvA
È un video comunque riassuntivo, ma introduce bene al tema del Vangelo.
Resto comunque allibito dal tuo collegare il termine "superficiale" a quanto esprimono quei due versetti e Rom. 3:21.
« Ultima modifica: 15.09.2014 alle ore 14:00:34 by Amenachos » Loggato
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Re: Romani 2
« Rispondi #12 Data del Post: 16.09.2014 alle ore 09:46:21 »
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certo i versetti non sono superficiali ma presi di per sè possono introdurre una teoria superficiale (credi e fai quello che vuoi, tanto Dio ti perdona).
 
Siamo d´ accordo sul fatto che non sono le opere a salvarci.
Certamente la Bibbia non è stata scritta per portarci salvezza MA per farci conoscere e portarci a un rapporto vero con chi ci ha creati.
 
Il Vangelo non è un messaggio di salvezza MA un messaggio d´ amore di Dio verso di noi.
 
Il Vangelo parla di fede, di un rapporto d´ amore tra Dio e noi e tra noi e Dio.
E se la fede e l´ amore NON É accompagnata dalle opere è una fede e un amore ipocrita, una fede e un amore già morto prima di nascere.
Anche i demoni credono, anche Satana crede che Dio esiste ... embè?
 
Finiamola di concentrarci sulla salvezza. Concentriamoci di più su come Dio puó ravvivare la nostra fede affinchè possiamo portare i suoi frutti.
 
Come disse Keith Green: un albero di mele non ha fatto niente per guadagnarsi il titolo di "albero di mele". Ma se quest´ albero non fà mele, il contadino lo sradica e lo va a bruciare !!!!
Così è con noi: la salvezza non ce la guadagnamo ma se non portiamo frutti siamo "salvati del cavolo"
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Re: Romani 2
« Rispondi #13 Data del Post: 16.09.2014 alle ore 10:13:51 »
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Il Vangelo è un messaggio di salvezza. Fai della sofistica inutile sui termini salvezza, rapporto, etc.
 
Nella confusione che fai tra due aspetti che il Nuovo Testamento tiene ben distinti, cioè giustificazione e santificazione, dai per scontato che io faccia un discorso secondo cui la seconda non sia necessaria. Perché?
Qui ci stiamo occupando di una determinata cosa, e cioè l'esegesi di un passo che tratta di giustificazione e come essa si ottenga, perché spostarci su altro? Non è la santificazione ciò di cui parla Paolo, quello lo farà dopo.
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Re: Romani 2
« Rispondi #14 Data del Post: 16.09.2014 alle ore 13:55:06 »
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Romani 5:14
Eppure, la morte regnò, da Adamo fino a Mosè, anche su quelli che non avevano peccato con una trasgressione simile a quella di Adamo, il quale è figura di colui che doveva venire.
 
Galati 3,24-25
24 Così la legge è stata come un precettore per condurci a Cristo, affinché noi fossimo giustificati per fede. 25 Ma ora che la fede è venuta, non siamo più sotto precettore;
 
C'è da dire anche che la legge, secondo ciò che dice Paolo, non ha mai avuto un ruolo giustificante, ma solo quello di rendere coscienti: somiglia più ad uno strumento di misura che ad un salvacondotto.
 
La morte ha regnato da Adamo a Mosè anche senza legge, poiché non è quella che ci condanna ma il peccato, che era presente con le sue conseguenze anche senza legge. La legge, poi, ha messo in luce il peccato, solo che ora il peccato, per effetto della coscienza presa attraverso il precetto, diventa "estremamente peccante" (Rm 7:13), ossia: la legge ci misura, e non può fare molto di più, perché agisce al nostro esterno.
 
La nostra natura, però, non è tale da liberarsi così facilmente dal male, così è solo per la fede che si può ugualmente ottenere la salvezza, attraverso la santificazione per opera dello Spirito in noi.
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Aiutiamoci gli uni gli altri a liberarsi da quello che ritarda il nostro cammino.
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