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(Moderatori: andreiu, Asaf)
   Atti 26:28
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   Autore  Topic: Atti 26:28  (letto 2156 volte)
serg68
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Giovanni 3:16

   
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Atti 26:28
« Data del Post: 06.10.2010 alle ore 15:56:46 »
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Scusate, sapreste dirmi perchè la NR traduce in questo modo e in forma interrogativa? Così mi sembra che il senso cambi! o no?  
 
NR - Atti 26:28
Agrippa disse a Paolo: «Con così poco vorresti persuadermi a diventare cristiano?»
 
CEI -  Atti 26:28
E Agrippa a Paolo: «Per poco non mi convinci a farmi cristiano!».
 
ND - Atti 26:28
Allora Agrippa disse a Paolo: «Ancora un po' e mi persuadi a diventare cristiano».
 
R - Atti 26:28
E Agrippa disse a Paolo: Per poco non mi persuadi a diventar cristiano.
 
D - Atti 26:28
Ed Agrippa disse a Paolo: Per poco che tu mi persuadi di divenir Cristiano
 
Da quello che capisco io, sembra che con la NR, Agrippa consideri tutta l'argomentazione di Paolo poca cosa per poterlo convincere. Invece il senso nelle altre traduzioni è completamente opposto.
« Ultima modifica: 06.10.2010 alle ore 15:59:38 by serg68 » Loggato

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Re: Atti 26:28
« Rispondi #1 Data del Post: 06.10.2010 alle ore 17:06:30 »
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on 06.10.2010 alle ore 15:56:46, serg68 wrote:
Scusate, sapreste dirmi perchè la NR traduce in questo modo e in forma interrogativa? Così mi sembra che il senso cambi! o no?  
 
NR - Atti 26:28
Agrippa disse a Paolo: «Con così poco vorresti persuadermi a diventare cristiano?»
 
CEI -  Atti 26:28
E Agrippa a Paolo: «Per poco non mi convinci a farmi cristiano!».
 
ND - Atti 26:28
Allora Agrippa disse a Paolo: «Ancora un po' e mi persuadi a diventare cristiano».
 
R - Atti 26:28
E Agrippa disse a Paolo: Per poco non mi persuadi a diventar cristiano.
 
D - Atti 26:28
Ed Agrippa disse a Paolo: Per poco che tu mi persuadi di divenir Cristiano
 
Da quello che capisco io, sembra che con la NR, Agrippa consideri tutta l'argomentazione di Paolo poca cosa per poterlo convincere. Invece il senso nelle altre traduzioni è completamente opposto.

 
Tra i manoscritti vi è abbastanza somiglianza, perciò non si tratta di una differenza tra Nestle Aland ed il Majority Text. Infatti nel greco abbiamo "ho de Agrippas pros ton Paulon, En oligôi me peitheis Christianon poiêsai".
 
Il nocciolo della questione è nell'espressione "en oligoi", in quanto la preposizione "en" può avere diversa valenza a seconda del contesto e della sintassi.
 
E' diverso infatti dire "Per poco" o " con poco". Sulla base di questa distinzione si formula poi tutto il discorso.
 
Anche se mi piace più la forma delle altre versioni, mi pare che la NR sia più aderente al testo greco, anche se eliminerei il punto interrogativo, con quello esclamativo, in quanto si parla di una forma ironica.
 
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Re: Atti 26:28
« Rispondi #2 Data del Post: 08.10.2010 alle ore 19:28:27 »
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Tenuto conto che il testo greco non ha il segno del punto interrogativo che di solito è segnato con punto e virgola “; ”, metterlo nella traduzione come parte integrante del testo, non solo cambia il significato della frase, ma si procede anche a mettere in risalto una questione interpretativa. Dal contesto di tutto il racconto, non sembra che Agrippa parli in forma ironica; siamo piuttosto convinti che, se il re, si espresse in quel modo, fu perché il discorso di Paolo lo ritenne molto convincente.
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Re: Atti 26:28
« Rispondi #3 Data del Post: 08.10.2010 alle ore 22:39:39 »
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on 08.10.2010 alle ore 19:28:27, Domenico wrote:
Tenuto conto che il testo greco non ha il segno del punto interrogativo che di solito è segnato con punto e virgola “; ”, metterlo nella traduzione come parte integrante del testo, non solo cambia il significato della frase, ma si procede anche a mettere in risalto una questione interpretativa. Dal contesto di tutto il racconto, non sembra che Agrippa parli in forma ironica; siamo piuttosto convinti che, se il re, si espresse in quel modo, fu perché il discorso di Paolo lo ritenne molto convincente.

 
E' convincente se si usa l'espressione "Per poco" che come ho detto è quella che preferisco. Cioè se Agrippa avesse detto "Per poco che divento cristiano", è chiaro che si parla di un discorso convincente di Paolo.
 
Se però si usa "en" nella forma strumentale causale come nelle versioni moderne, mi pare chiaro che Agrippa stia deridendo Paolo, o per lo meno non parla un Agrippa che ritiene il discorso di Paolo convincente. Nella semantica di "en" che in italiano corrisponderebbe al nostro "in" che in molti casi si trova nella costruzione con il dativo, l'accezione "per" è piuttosto problematica. L'accezione "con" nel senso strumentale è molto più attestata.
 
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Re: Atti 26:28
« Rispondi #4 Data del Post: 08.10.2010 alle ore 23:25:52 »
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Bisogna precisare che il greco koinè, quello nei manoscritti biblici, ovvero la scrittura onciale greca in cui ci è pervenuto il Nuovo Testamento non esiste nessun segno di punteggiatura, le lettere si susseguono una accanto all’altra senza spaziatura.  
 
Ritornando in tema, preferisco anch'io la forma senza punto interrogativo. Diodati è abbastanza letterale, ma anche la CEI e la Riv. (senza la negazione implicita "non"Occhiolino.
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Re: Atti 26:28
« Rispondi #5 Data del Post: 09.10.2010 alle ore 07:31:02 »
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on 08.10.2010 alle ore 23:25:52, Asaf wrote:
Bisogna precisare che il greco koinè, quello nei manoscritti biblici, ovvero la scrittura onciale greca in cui ci è pervenuto il Nuovo Testamento non esiste nessun segno di punteggiatura, le lettere si susseguono una accanto all’altra senza spaziatura.  
 
Ritornando in tema, preferisco anch'io la forma senza punto interrogativo. Diodati è abbastanza letterale, ma anche la CEI e la Riv. (senza la negazione implicita "non"Occhiolino.

 
Infatti, tuttavia il dissenso nasce sull'uso della preposizione "en" che a seconda del significato può cambiare tutto il senso della frase. Il problema perciò non è solo la punteggiatura, ma sopratutto la semantica di "en".
 
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Re: Atti 26:28
« Rispondi #6 Data del Post: 09.10.2010 alle ore 10:48:18 »
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on 09.10.2010 alle ore 07:31:02, andreiu wrote:

 
Infatti, tuttavia il dissenso nasce sull'uso della preposizione "en" che a seconda del significato può cambiare tutto il senso della frase. Il problema perciò non è solo la punteggiatura, ma sopratutto la semantica di "en".

 
E’ chiaro che diventa questione e scelta dei traduttori, se “en” è inteso in senso strumentale o temporale.  
 
Nell'esegesi contestuale si scorge che dalla risposta di Paolo al vs. 29 “en oligo kai en megalo”  (“per poco o per molto”, o come traduce la N.R. “con poco …”) che riprende per l’appunto la risposta precedente di Agrippa, un senso al discorso del tipo << sia che ci voglia poco tempo per persuaderti, sia che ce ne voglia molto>> dove qui la persuasione (peitheis) è in soggetto sottointeso, e a mio avviso ben si accorda al contesto con il senso temporale di “en” (la persuasione, il convincere, implica tempo).
 
Persuasione che nel contesto (ma non solo qui) trova il suo fine nella missione dell’apostolo, che nonostante si trovi in una situazione particolare non perde occasione per evangelizzare e guadagnare alla causa di Cristo, dice, Piacesse a Dio che diventaste cristiani “non solamente tu [Agrippa] ma anche tutti quelli che oggi mi ascoltano, diventaste tali”  (vs.29).
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Re: Atti 26:28
« Rispondi #7 Data del Post: 11.10.2010 alle ore 11:33:10 »
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La domanda di Paolo: - "O re Agrippa, credi tu ai profeti?"
e l'altra: - "Io so che tu ci credi" Atti 26:27
 
sono così dirette che mi lasciano pensare che Paolo abbia scorto nell'interlocutore Agrippa, qualche bagliore di interesse! Domande che non rivolge a Festo che gli si era opposto violentemente:"Festo a gran voce disse: «Sei pazzo, Paolo; la troppa scienza ti ha dato al cervello!»Atti 26:24
 

on 06.10.2010 alle ore 17:06:30, andreiu wrote:

Il nocciolo della questione è nell'espressione "en oligoi", in quanto la preposizione "en" può avere diversa valenza a seconda del contesto e della sintassi.
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Il contesto sembra dar torto alla NR..... Pensare
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Re: Atti 26:28
« Rispondi #8 Data del Post: 12.10.2010 alle ore 10:05:59 »
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on 11.10.2010 alle ore 11:33:10, serg68 wrote:

 
Il contesto sembra dar torto alla NR..... Pensare

 
Credo che la questione di questo testo rimarrà aperto. Come ho detto io preferisco la traduzione tradizionale, solo che le accezioni dell'en più dativo non hanno nella semantica il significato "per", ma tra le altre cose il "con" strumentale.  
« Ultima modifica: 12.10.2010 alle ore 10:06:42 by andreiu » Loggato

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Re: Atti 26:28
« Rispondi #9 Data del Post: 12.10.2010 alle ore 17:46:11 »
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Quote:

Come ho detto io preferisco la traduzione tradizionale
 

Per “traduzione tradizionale”, ti riferisci per caso a quella senza il punto interrogativo? Se così non fosse, a che serve il punto interrogativo?
 
Scusami Andrea se faccio un esempio di un altro testo in cui si trova il punto interrogativo, ma per tre autori che cito, non l’hanno tenuto in considerazione.
 
1Tessalonicesi 3:10:
 
pregando intensamente, notte e giorno, per poter vedere la vostra faccia e compiere le cose che mancano ancora alla vostra fede?  
 
Avendo esternato il suo ardente desiderio di rivedere i suoi fratelli, rientra nella logica cristiana, secondo la prassi che l’Apostolo praticava, di farne oggetto di preghiera costante, affinché Dio gli conceda l’appagamento del suo desiderio. È una buona cosa, un buon esercizio spirituale, imparare a fare oggetto di intense preghiere, quando abbiamo programmi e desideri per l’opera del Signore.
 
Il motivo dell’andata di Paolo dai Tessalonicesi, è stato interpretato pressappoco unanimamente, senza lasciare nessuna ombra di incertezza. Riportiamo quello che hanno scritto tre autori.
 
«Nella sua preghiera continuata vi sono due pensieri; il primo è che Paolo possa essere riunito aI Tessalonicesi, e il secondo, che egli possa colmare le lacune della loro fede. - Colmare - le lacune traduce il sostantivo hysterema, deficienza, carenza. Malgrado il suo grande entusiasmo per le vette spirituali conquistate dai suoi convertiti, Paolo riconosce che essi non sono arrivati ad essere come avrebbero dovuto. Anche qui, pur facendo andare a tutta briglia il suo desiderio e la sua gioia per la loro fermezza, sa però dare un posto importante alla sua opera pastorale di rinforzamento là dove la loro fede è manchevole. È un segno distintivo del tatto di Paolo che egli parli prima delle cose di cui può sinceramente rallegrarsi con loro, e solo dopo indichi altre cose da doversi prendere in esame» [Leon Morris, Le epistole di Paolo aI Tessalonicesi, pp. 96,97].
 
«Riparare alle deficienze, cioè compiere l’istruzione catechetica di quei neofiti» [G. Ricciotti, Gli Atti degli apostoli e le lettere di S. Paolo, p. 326].
 
«Tuttavia la gioia non impedisce a Paolo di riconoscere che la fede dei Tessalonicesi ha delle lacune a cui si deve provvedere - e al tempo stesso, la coscienza di queste lacune non gli impedisce di avere una genuina allegrezza - per la loro fede» [Bruno Corsani,  Il Nuovo Testamento annotato, Volume III Le epistole di Paolo, p. 263].  
 
A noi sembra che i commenti riportati, non hanno tenuto conto dell’interrogazione che si trova nel testo. ...per poter vedere la vostra faccia e compiere le cose che mancano ancora alla vostra fede? Diciamo testo, non per riferirci a una traduzione, ma al testo greco. È incontestabile che il greco di (1Tessalonicesi 3:10), contiene una interrogazione. In greco, l’interrogazione si scrive “;” , e questo segno fa parte integrale del testo in questione. Se si traduce il passo in questione, togliendo dal testo greco l’interrogazione, i commenti che abbiamo riportati, sono incontestabili; ma se si traduce con l’interrogazione, i commenti in questione, diventano discutibili, per il fatto che viene a mancare una base stilistica e grammaticale.
 
È vero che ci sono alcune traduzioni che non riportano l’interrogazione, quali: G. Diodati; A. Martini; Marietti (sotto la direzione di Mons. Salvatore Garofalo); Amplified; New International; Living Bible; Today’s English Version; New International Version; Jerusalem Bible - queste sono le traduzioni che noi abbiamo controllato -, se poi ce ne sono altre, non lo sappiamo; ognuno potrà aggiungerle, qualora ci fossero.  
 
Coloro che non hanno riportato l’interrogazione dal testo greco, hanno compiuto una ingiustificata omissione, e, leggendo il testo in quella maniera, non si può fare a meno di interpretarlo nella stessa maniera come lo hanno interpretato i tre autori che abbiamo riportato - ammesso che non ci siano altri che si esprimano nella stessa maniera -.
 
Però, siccome il greco ha il segno dell’interrogazione, uno che lo legge nella sua lingua in quel modo, non potrà mai condividere l’interpretazione in questione. Dal punto di vista prettamente stilistico e grammaticale, l’interrogazione può cambiare radicalmente il significato di una frase, di un paragrafo.  
 
Se io scrivessi: Francesco, si è recato nella città di Roma, per visitare un suo conoscente. O: Si è recato Francesco, nella città di Roma, per visitare un suo conoscente? Pur usando le stesse parole, è chiaro che la prima ha senso affermativo, invece la seconda esprime quella dubitativa.  
 
Infine, perché si pone un’interrogazione? Al fine di avere, in risposta, notizie e informazioni. Essa esprime dubbio, incertezza, titubanza, perplessità [S. Battaglia, in GDLI - Grande dizionario della lingua italiana - Volume VIII, p. 267].
 
Esaminando il nostro testo, si sa con certezza che l’apostolo Paolo aveva ricevuto informazioni sulla fede dei Tessalonicesi da Timoteo, informazioni che in certo qual modo lo avevano tranquillizzato. Però, dato che non è tutto chiaro davanti all’Apostolo, scrivendo ai Tessalonicesi e comunicando loro il suo desiderio di rivederli al più presto, avverte anche la necessità di specificare il vero motivo della sua visita. Con l’interrogazione che egli pone nel suo scritto, vuole dire pressappoco questo:  
 
Venendo da voi, potrò personalmente rendermi conto se  la vostra fede manca di qualcosa; in tal caso, penserò a venire incontro alle vostre lacune, alle vostre carenze. Questo però non vuol dire che nel momento in cui l’Apostolo scrisse la sua epistola, che la fede dei Tessalonicesi si trovasse in quella condizione.
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Re: Atti 26:28
« Rispondi #10 Data del Post: 12.10.2010 alle ore 20:35:10 »
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Ripeto, la grafia in cui ci è pervenuto il Nuovo Testamento non esiste nessun segno di punteggiatura, neanche l'erotematikò [;], le lettere si susseguono una accanto all’altra senza spaziatura, il materiale su cui scrivevano era prezioso e lo spazio andava risparmiato.
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Re: Atti 26:28
« Rispondi #11 Data del Post: 12.10.2010 alle ore 23:12:39 »
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Quote:

Ripeto, la grafia in cui ci è pervenuto il Nuovo Testamento non esiste nessun segno di punteggiatura, neanche l'erotematikò [;], le lettere si susseguono una accanto all’altra senza spaziatura, il materiale su cui scrivevano era prezioso e lo spazio andava risparmiato.
 

Però, la grafia in cui ci è pervenuto il Nuovo Testamento, compresi gli spazi che prima non c'erano, noi li accettiamo, perché in effetti ci facilitano la comprensione del testo.
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Re: Atti 26:28
« Rispondi #12 Data del Post: 13.10.2010 alle ore 08:29:25 »
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on 12.10.2010 alle ore 23:12:39, Domenico wrote:

Però, la grafia in cui ci è pervenuto il Nuovo Testamento, compresi gli spazi che prima non c'erano, noi li accettiamo, perché in effetti ci facilitano la comprensione del testo.

 
Volevi dire la punteggiatura che prima non c'era, e ora è inserita nelle traduzioni per comprendere meglio il testo.
 
Si Domenico, però laddove tra un confronto di più versioni e/o traduzioni bibliche ci siano delle differenze di punteggiatura che portano a difficoltà d'interpretazione, è opportuno tener presente che la punteggiatura non è inerrante, ergo non c'è nei mss. pervenutici, e che al cospetto di brani particolari, è necessario per l’esegeta conoscere il distinguo, e Atti 26:28 è uno dei distingui.
 
Tuttavia tengo a sottolineare che la punteggiatura non è da considerarsi sempre in modo dubbia, anzi, è importante per una miglior comprensione e scorrevolezza dei testi.
« Ultima modifica: 13.10.2010 alle ore 12:22:41 by Asaf » Loggato

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Re: Atti 26:28
« Rispondi #13 Data del Post: 13.10.2010 alle ore 09:29:18 »
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Allego foto di Atti 26:28 dal codice sinaitico:
 

 
Come si può notare le lettere sono in scripto continua, senza spazio e punteggiatura.
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Re: Atti 26:28
« Rispondi #14 Data del Post: 13.10.2010 alle ore 09:29:42 »
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on 12.10.2010 alle ore 17:46:11, Domenico wrote:

 
Scusami Andrea se faccio un esempio di un altro testo in cui si trova il punto interrogativo, ma per tre autori che cito, non l’hanno tenuto in considerazione.
 

 
La mia discussione, come avrai avuto modo di osservare, non è tanto sulla punteggiatura, in quanto non si può essere certi del suo utilizzo, tant'è che nel testo greco manca anche la proposizione "tis" interrogativa che potrebbe portare ad una comprensione migliore del testo, ma sull'uso di "en". Usa pure il punto esclamativo o nessun segno di interpunzione, il risultato non cambia.
 
Infatti se leggiamo "Per poco che mi persuadi a diventare cristiano"  e "con così poco mi persuadi a diventare cristiano", la differenza esiste eccome, anche senza punteggiatura.  
 
Ripeto che preferisco la prima traduzione, ma solo per un gusto personale, in quanto dal punto di vista dell'uso di "en", mi pare più corretta la seconda traduzione. A meno che non proviamo a riflettere sull'uso più comune di "en" ovvero "in", per tradurre "In poco (tempo) mi persuadi a diventare cristiano", e su una traduzione simile ci si avvicinerebbe alla prima nella quale Agrippa ammette che è vicino alla conversione, gli basta solo poco tempo.  
 
« Ultima modifica: 13.10.2010 alle ore 09:31:10 by andreiu » Loggato

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