Progetto Archippo - Seminari a domicilio
Benvenuto Visitatore. Fai Login o Registrati.   Regolamento Leggi il regolamento completo

Indice Indice   Help Help   Cerca Cerca   Utenti Utenti   Calendario Calendario   Login Login   Registrati Registrati

 
   I Forum di Evangelici.net
   Dottrina, storia ed esegesi biblica (partecipazione riservata a chi si identifica con i punti di fede di evangelici.net)
   Scritti dei Padri, storia della chiesa e archeologia biblica
(Moderatori: ilcuorebatte, andreiu, Asaf)
   Le due nature di Gesù Cristo: le eresie
« Topic Precedente | Prossimo Topic »
Pagine: 1  · vai in fondo ·    Abilita notifica Abilita notifica    Invia il Topic Invia il Topic    Stampa Stampa
   Autore  Topic: Le due nature di Gesù Cristo: le eresie  (letto 3298 volte)
fratello Sandro
Visitatore

E-Mail

Le due nature di Gesù Cristo: le eresie
« Data del Post: 16.05.2010 alle ore 20:39:24 »

Le due nature di Gesù Cristo: le eresie. Forse il titolo per la brevità di spazio, trae in inganno. La dottrina corretta è che Gesù Cristo abbia due nature; una natura umana e una natura divina. Esaminiamo ora due eresie della storia della chiesa: l'arianesimo e l 'apollinarismo.
Ario (250-336 d.C.) sosteneva che i titoli di Cristo presenti nella Scrittura, i quali sembrano indicare che egli fosse dello stesso  "status" di Dio, erano semplicemente titoli di cortesia. Cristo doveva comunque essere considerato una creatura umana, sebbene preminente  fra le altre creature. Atanasio invece sosteneva che la divinità di Cristo era di importanza centrale per la comprensione della salvezza (uno dei settori della teologia conosciuti con il nome di "soteriologia"). La Cristologia di Ario, così diceva Atanasio, era soteriologicamente inadeguata. Il Cristo di Ario non avrebbe potuto redimere l'umanità caduta. Alla fine l'arianesimo fu dichiarato eretico.
Ad esso fece seguito l'apollinarismo, che aveva come caposcuola Apollinare di Laodicea (310-390 d.C.). Vigoroso
oppositore di Ario, Apollinare sosteneva che Cristo non poteva essere considerato  come un essere totalmente umano. Nel caso di Cristo, lo spirito umano era sostituito  
dal  "logos" divino.  Come risultato, Cristo non possedeva una piena umanità. Tale posizione fu considerata fortemente deficitaria da teologi come Gregorio di Nazianzio, in quanto
essa implicava che Cristo non potesse redimere pienamente la natura umana.
Loggato
Noah
Membro familiare
****



«Non temere; soltanto continua ad aver fede!»

   
WWW    E-Mail

Posts: 11678
Re: Le due nature di Gesù Cristo: le eresie
« Rispondi #1 Data del Post: 16.05.2010 alle ore 20:55:57 »


on 16.05.2010 alle ore 20:39:24, fratello Sandro wrote:
Le due nature di Gesù Cristo: le eresie. Forse il titolo per la brevità di spazio, trae in inganno. La dottrina corretta è che Gesù Cristo abbia due nature; una natura umana e una natura divina. Esaminiamo ora due eresie della storia della chiesa: l'arianesimo e l 'apollinarismo.
Ario (250-336 d.C.) sosteneva che i titoli di Cristo presenti nella Scrittura, i quali sembrano indicare che egli fosse dello stesso  "status" di Dio, erano semplicemente titoli di cortesia. Cristo doveva comunque essere considerato una creatura umana, sebbene preminente  fra le altre creature. Atanasio invece sosteneva che la divinità di Cristo era di importanza centrale per la comprensione della salvezza (uno dei settori della teologia conosciuti con il nome di "soteriologia"Occhiolino. La Cristologia di Ario, così diceva Atanasio, era soteriologicamente inadeguata. Il Cristo di Ario non avrebbe potuto redimere l'umanità caduta. Alla fine l'arianesimo fu dichiarato eretico.
Ad esso fece seguito l'apollinarismo, che aveva come caposcuola Apollinare di Laodicea (310-390 d.C.). Vigoroso
oppositore di Ario, Apollinare sosteneva che Cristo non poteva essere considerato  come un essere totalmente umano. Nel caso di Cristo, lo spirito umano era sostituito  
dal  "logos" divino.  Come risultato, Cristo non possedeva una piena umanità. Tale posizione fu considerata fortemente deficitaria da teologi come Gregorio di Nazianzio, in quanto
essa implicava che Cristo non potesse redimere pienamente la natura umana.

Perchè non concludiamo prima l'altro discorso aperto ieri anzichè aumentare il minestrone che c'è  ormai?
Non sarebbe bene fare una cosa per volta, vista la profondità degli argomenti trattati?  
Arrendersi
Loggato


"Signore, da chi ce ne andremo? Tu hai parole di vita eterna. "(Giov. 6:68)
fratello Sandro
Visitatore

E-Mail

Re: Le due nature di Gesù Cristo: le eresie
« Rispondi #2 Data del Post: 16.05.2010 alle ore 21:00:16 »


on 16.05.2010 alle ore 20:55:57, Noah wrote:

Perchè non concludiamo prima l'altro discorso aperto ieri anzichè aumentare il minestrone che c'è  ormai?
Non sarebbe bene fare una cosa per volta, vista la profondità degli argomenti trattati?  
:surrender:

per non andare off topic come te ti risponderò
sotto Origene
 
Loggato
fratello Sandro
Visitatore

E-Mail

Re: Le due nature di Gesù Cristo: le eresie
« Rispondi #3 Data del Post: 21.05.2010 alle ore 21:30:38 »

Visto che il buon Asaf mi ha cortesemente raccomandato di non aprire nuovi topic, senza avere prima concluso di parlare dei precedenti, mi vedo costretto ad approfondire l'Arianesimo, ridandone prima una definizione sintetica.  
Arianesimo=Una delle prime grandi eresie cristologiche, che interpretava Gesù Cristo come la maggiore fra le creature di
Dio, e ne negava lo "status" divino. La controversia ariana fu
della massima importanza per lo sviluppo della cristologia nel corso del IV secolo.  
Sintetizzando al massimo la posizione di Ario è la seguente:
1)Il Figlio (Gesù) è una creatura che, come tutte le altre creature, deriva dalla volontà di Dio.
2)Il termine "Figlio" è una metafora, un termine onorifico per sottolineare il rango del Figlio fra le altre creature. Questo non implica affatto che Padre e Figlio condividano lo stesso
essere o lo stesso " status".
3)Lo "status" del Figlio è esso stesso conseguenza non "della
natura del Figlio", ma della "volontà del Padre".
L'eresia Ariana fu combattuta da Atanasio, padre della chiesa
d'Oriente,la futura chiesa Ortodossa  che sebbene di lingua greca, tuttavia sapeva scrivere in latino.
Sintetizzando, Atanasio controbatte con un sillogismo:
1) Nessuna creatura può redimere un'altra creatura.
2) Secondo Ario, Gesù Cristo è una creatura.
3) quindi , secondo Ario, Gesù Cristo non può redimere l'umanità.
IL Nuovo Testamento considera Gesù Cristo il Salvatore.
Eppure siamo d'accordo che solo Dio può salvare. Ma allora come risolvere il dilemma?  
L'unica soluzione possibile, sostiene Atanasio, è di accettare
che Gesù è Dio incarnato. Il testo della Scrittura di importanza centrale per la "scuola alessandrina" a cui appartiene il Padre della Chiesa Atanasio, fu Giovanni 1,14:
"la parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra noi". Questa sottolineatura dell'idea dell'incarnazione portò a considerare la festa di Natale di particolare importanza.
Ecco allora in forma sillogistica le affermazioni del padre della chiesa d'Oriente Atanasio:
1) soltanto Dio può salvare
2) Gesù Cristo salva
3) quindi Gesù Cristo è Dio
 
IL dibattito sulla controversia ariana si concentrò su due parole greche, che translitterate sono "homoiousios =di sostanza simile" e "homoousios= della stessa sostanza =
=della stessa natura" come possibili descrizioni del rapporto fra Padre e Figlio. Sebbene le due parole greche differiscano fra di loro soltanto per una lettera, tuttavia "homoousios"  
si affermò, e così il Credo di Nicea - o meglio, il Credo niceno
costantinopolitano - del 381 dichiarava che Cristo era  "della
stessa sostanza" del Padre. Questa affermazione, da quel momento in poi, è stata considerata un caposaldo della
ortodossia cristologica di tutte le principali chiese cristiane,  
siano esse protestanti, cattoliche od ortodosse.
 
Per rincarare la dose, contro quelli che ai giorni nostri dubitano che Gesù Cristo sia Dio - e ce ne sono - va sottolineato che se Gesù Cristo non fosse Dio, il pregarlo e il rivolgersi a Lui sarebbe idolatria. Orbene il Padre della chiesa
d'Oriente Atanasio sostenne proprio questo concetto: se Gesù
Cristo fosse stato una creatura, i cristiani erano colpevoli di rendere culto a una creatura invece che a Dio. Atanasio
sostenne che Ario rendeva assurdo il modo in cui i cristiani pregavano e rendevano culto a Gesù Cristo: Ario tasformava i cristiani in idolatri. Atanasio sosteneva che i cristiani fossero
nel giusto quando rendevano il culto e adoravano Gesù Cristo, perchè, così facendo, essi lo riconoscevano per quello che era: Dio incarnato.
........................................................................ .....
Ora devo introdurre come nel periodo patristico si arrivi al
pensiero teologico di Apollinare di Laodicea. Ricordo che  
Atanasio, (padre della chiesa che sconfisse il pensiero di Ario) appartiene alla Scuola teologica alessandrina (cioè di Alessandria d'Egitto.). L'impostazione della Scuola alessandrina ha un carattere fortemente soteriologico: Gesù
Cristo è il Redentore della umanità dove la parola "redenzione" significa "essere inseriti nella vita di Dio" oppure
"essere resi divini", concezione espressa con il termine  
"deificazione". Faccio una sintesi della cristologia alessandrina: se la natura umana dev'essere deificata, essa
va unita alla natura divina. Dio deve unirsi alla natura umana
in modo tale che quest'ultima sia mesa in grado di partecipare alla vita di Dio. Questo, sostenevano gli alessandrini, è appunto quanto è avvenuto con l'incarnazione
del Figlio di Dio in Gesù Cristo e per suo tramite. La seconda  
persona della Trinità ha assunto natura umana e, così facendo, ha assicurato la sua divinizzazione.  Dio è diventato umano affinchè l'umanità potesse diventare divina. I teologi  
alessandrini sottolinearono che il "Logos" aveva "assunto"
natura umana. L'espressione "assumere" è importante; si  
indica una differenza fra il "Logos" "che dimora nell'umanità"
(come nel caso dei profeti dell'Antico Testamento), e il "Logos" che assume natura umana su se stesso (come nella  
incarnazione del Figlio di Dio): Giovanni 1,14 ("e la Parola è diventata carne"), che rappresentò l'intuizione fondamentale della Scuola alessandrina con la celebrazione liturgica del Natale. Celebrare la  nascita  di Cristo significava celebrare
la venuta del "Logos" nel mondo, e la sua assunzione della natura umana su di sè per redimerla.
Tutto questo sollevava il problema del rapporto fra la divinità e l'umanità di Cristo.  
Il teologo alessandrino Cirillo - e adesso ci avviciniamo ad
Apolinare di Laodicea - sosteneva che il "Logos" preesisteva  
"senza carne" prima della sua unione con la natura umana;
dopo una tale unione, esiste una sola natura, in quanto il "Logos" univa la natura umana a sè. Quindi la Scuola alessandrina con Cirillo finisce per sottolineare un'unica natura di Cristo, divina, e questa nella chiesa d'Oriente, la futura chiesa Ortodossa, segna la divisione con la Scuola Teologica di Antiochia, che era invece più ricettiva nei confronti delle due nature di Cristo.  
Quanto sottolineato dalla scuola alessandrina con Cirillo,
sollevava il problema di quale tipo di natura umana fosse stata assunta. Ed eccoci arrivati ad Apollinare di Laodicea.
Apollinare di Laodicea ebbe qualche preoccupazione per il fatto che si diffuse sempre più la credenza che il  "Logos" avesse assunto la natura umana nella sua interezza. gli parve che ciò implicasse che il  "Logos" fosse stato macchiato dalla debolezza della natura umana.  Come si poteva accettare  che il Figlio di Dio fosse contaminato da princìpi
direttivi puramente umani? La  non-peccaminosità di Cristo
sarebbe stata compromessa, nella visione di Apollinare, se egli avesse posseduto uno spirito ("nus") puramente umano;
non era forse quest'ultimo la fonte del peccato e della ribellione contro Dio? Soltanto se lo spirito umano fosse stato sostituito da una forza motivante e direttiva puramente divina, si sarebbe potuto sostenere la non-peccaminosità di  
Cristo.  Per questo motivo Apollinare dichiarava che, in Cristo, uno spirito e un'anima puramente umane furono sostituite da uno spirito e un'anima divini. "L'energia divina svolge la funzione di anima vivente e di spirito umano" in
Cristo. Ne derivava quindi che la natura umana di Cristo è  
quindi incompleta.
Questa concezione sgomentò molti colleghi di Apollinare. Se  
la concezione di Cristo tipica di Apollinare aveva delle attrattive per alcuni, altri furono turbati dalle sue implicazioni soteriologiche, cioè legate alla salvezza : come poteva essere redenta la natura umana - ci si chiedeva - se soltanto una parte della natura umana era stata assunta dal "Logos"?
Forse la più famosa dichiarazione a questo riguardo è stata fatta da Gregorio di Nazianzo, il quale sottolineò l'importanza redentrice dell'assunzione della natura umana nella sua totalità al momento dell'incarnazione.
 
« Ultima modifica: 23.05.2010 alle ore 07:12:35 by Michele_48 » Loggato
fratello Sandro
Visitatore

E-Mail

Re: Le due nature di Gesù Cristo: le eresie
« Rispondi #4 Data del Post: 23.05.2010 alle ore 05:07:16 »

Replicando alla concezione apollinarista,
scrive Gregorio di Nazianzo:
"Se qualcuno ha creduto in lui (Gesù Cristo) come essere umano , mancante di spirito umano, è egli stesso irragionevole e indegno di essere salvato. Perchè ciò che non è stato assunto, non è stato salvato; infatti è salvato ciò che è unito
alla divinità. [...] Non permettiamo loro di invidiarci la nostra salvezza nella sua totalità, o riscoprire il nostro Salvatore
con un altro, che non siano ossa e nervi, e con qualcosa che sembri umanità."
 
Una visione più globale  delle due nature, umana + divina di Gesù Cristo ebbe la Scuola Teologica di Antiochia, al tempo della patristica. La scuola cristologica  di Antiochia, sorta in Asia Minore (l'odierna Turchia) ora quasi completamente mussulmana, fu la culla della chiesa d'Oriente, quella che diventerà la chiesa Ortodossa. Essa si differenziava considerevolmente sul piano teologico dalla Scuola rivale
egiziana di Alessandria. (Nel periodo contemporaneo gli ortodossi sono ancora presenti in Egitto e prendono attualmente il nome di Copto-Ortodossi. Le loro Bibbie sono attualmente scritte in arabo, e non in greco, ma seguono la traduzione della Nuova Riveduta) . Ma torniamo al periodo patristico.  I teologi alessandrini erano preoccupati in primo luogo da considerazioni soteriologiche, cioè legate al problema della Salvezza in Cristo. Essi sostenevano che le
comprensioni deficitarie della persona di Cristo fossero in diretta connessione con concezioni inadeguate della Salvezza
e utilizzarono forme concettuali derivate dalla filosofia greca,
per giungere a una concezione di Cristo, che fosse coerente con la piena redenzione dell'umanità. Per la Scuola alessandrina ho spiegato come il concetto greco di "Logos" fosse  di particolare rilevanza, specialmente in riferimento alla nozione di incarnazione.
I teologi antiocheni differivano proprio su questo punto. Le
loro preoccupazioni erano di ordine morale, anzichè puramente soteriologico. Anch'essi si riallaciarono alla filosofia greca, ma in modo diverso, riguardo all'identità di Cristo. Gli esseri umani, in base alla loro disobbedienza, vivono in uno stato di corruzione, dal quale non possono districarsi da soli; se la redenzione deve avvenire, avrà luogo sulla base di una nuova obbedienza da parte dell'umanità; dato che l'umanità è incapace di liberarsi dai legami del peccato, Dio è costretto a intervenire, e questo conduce alla venuta del Redentore, come colui che unisce umanità e divinità, e quindi al ristabilimento di un popolo di  
Dio obbediente.
Si difendono con vigore le due nature di Cristo: egli è, nello
stesso e unico momento, sia Dio sia essere umano. Contro la
critica alessandrina che questo significava negare l'unità di  
Cristo, gli antiocheni rispondevano che essi rafforzavano quell'unità, riconoscendo, che quell'unico Redentore, possedeva al tempo stesso una perfetta natura umana e una perfetta natura divina. Esiste una  "congiunzione perfetta" fra
le nature umana e divina in Cristo. Teodoro di Mopsuestia
sottolineava questo, affermando che    " la gloria di Gesù Cristo, viene da Dio il "Logos" che lo ha assunto e unito a se stesso.
E a motivo di questa completa congiunzione, che questo essere umano, ha con Dio il Figlio, l'intera creazione lo onora
 e gli rende il culto".
Gli alessandrini rimasero sospettosi: questo sembrava condurre a una concezione di  "due figli" - vale a dire che  
Gesù Cristo non fosse una persona singola, ma due, una umana e una divina. Eppure questa opzione, è esplicitamente esclusa, dai maggiori teologi di questa scuola
cristologica, tra cui vi era Nestorio. Cristo è, secondo Nestorio
"il nome comune delle due nature". Scrive Nestorio: "Cristo
è indivisibile nel senso che egli è Cristo, ma è dualità nel senso che egli è sia Dio sia persona umana. E' uno nel suo essere figlio, ma è dualità in quello che prende e in quello che è preso[...]. Perchè noi non riconosciamo  due Cristi o due figli, o "unigeniti", o Signori; non un figlio e un altro figlio,
non un primo "unigenito" ed un nuovo "unigenito", non un primo e secondo Cristo, ma uno e lo stesso."
Dunque come impostarono gli antiocheni la forma di unione
della natura divina e umana di Cristo?
 Abbiamo già visto il modello dell' "assunzione", che ebbe un ruolo dominante ad Alessandria, con cui il "Logos" assunse la carne umana. Quale modello fu utilizzato ad Antiochia?
Sintesi della risposta:
Alessandria: il "Logos" assume una natura umana in generale
Antiochia: il "Logos" assume un essere umano specifico.
Teodoro di Mopsuestia  lasciava intendere spesso   che il "Logos" non aveva assunto la "natura umana" in generale, bensì un un essere umano specifico. Nella sua opera "De  
incarnazione"(Sull'incarnazione) Teodoro sostiene che:
"nel venire tra di noi, il "Logos" unisce l'[essere umano Gesù Cristo] assunto come una totalità in se stesso, e la rende partecipe di tutta la dignità, che colui che dimora fra di noi possiede,  essendo il Figlio  di Dio per natura".
Ma allora come sono collegate la natura umana e la natura divina?   I teologi antiocheni erano convinti che la posizione  
alessandrina portasse alla  "mescolanza" o alla "confusione"
della natura divina e della natura umana di Cristo. Per evitare questo errore, essi elaborarono un modo di concettualizzazione, del rapporto fra le due nature, che mantenesse per ciascuna la propria identità distinta. Questa
"unione sulla base della volontà di Dio" comporta che le
nature umana e divina di Cristo   siano intese come  due
compartimenti a tenuta stagna nel Cristo. Esse non interagiscono mai, nè si mescolano mai l'una con l'altra:  
rimangono distinte, essendo tenute assieme dalla volontà di Dio.
Tuttavia l'interpretazione della posizione dei teologi antiocheni nel loro desiderio di evitare la confusione fra natura umana e natura divina in Cristo, li ha condotti a sottolineare le caratteristiche distintive di ciascuna, ma così facendo, hanno indebolito,  inavvertitamente,  il  collegamento  fra le due nature di Cristo.
 
In generale , si raggiunse il consenso  che Cristo "era" al tempo stesso divino e umano, ma  "non come" le nature divina e umana si collegassero l'una all'altra. (Concilio di Calcedonia del 451).
Il Concilio di Calcedonia del rapporto fra gli elementi umani e divini di Gesù Cristo viene considerato come il momento in cui  venne istituito un principio fondamentale di controllo della cristologia classica. Tale principio  potrebbe essere così
sintetizzato: *purchè si riconosca che Gesù Cristo è tanto veramente divino quanto veramente umano, il modo preciso
in cui questo viene espresso o analizzato, NON è di fondamentale importanza*. Lo studioso di patristica di Oxford, Maurice Wiles , sintetizza così gli obiettivi di Calcedonia: "Da un lato c'era la convinzione che un Salvatore deve essere pienamente divino, dall'altro c'era la convinzione
che quel che non è assunto, non è salvato. In altre parole ,  
la fonte della salvezza deve essere Dio; il luogo della salvezza deve essere l'umanità. (Questi due princìpi hanno spesso spinto verso direzioni opposte). Il Concilio di Calcedonia fu il tentativo della chiesa di risolvere ( o forse di accordarsi per vivere con ) questa tensione".
In parte, la decisione di Calcedonia di insistere sulle due nature di Cristo, (mentre si accettavano una pluralità di interpretazioni riguardanti il loro rapporto ), riflette la situazione politica del tempo. In un'epoca in cui esisteva
un considerevole disaccordo all'interno della chiesa sul modo
più valido di esprimere  le "due nature di Cristo", il Concilio
fu obbligato ad adottare un approccio realistico, e a  ratificare
il consenso che Cristo "era" a un tempo divino e a un tempo umano, ma  "non come" le nature divina e umana si collegassero l'una all'altra.
 
« Ultima modifica: 26.05.2010 alle ore 23:46:04 by Michele_48 » Loggato
fratello Sandro
Visitatore

E-Mail

Re: Le due nature di Gesù Cristo: le eresie
« Rispondi #5 Data del Post: 26.05.2010 alle ore 23:31:05 »

Seguito del Concilio di Calcedonia.
Il concilio di Calcedonia (451) si concluse con queste quattro formulazioni, espresse in latino:"inconfuse, immutabiliter,
indivise, inseparabiliter", che tradotte in italiano suonano:
"in modo non confuso, immutabile, senza divisione, in modo
non separabile", sottolineando l'unità e la distinzione della divinità e della umanità in Gesù Cristo, senza però spiegare
il "mistero" di questa persona.
 
Bisogna però precisare il punto di vista di un'importante minoranza. Calcedonia (451) non riuscì a raccogliere il consenso di tutto il mondo cristiano.  
Nel corso del VI secolo si affermò  una posizione dissenziente, ora nota in genere con il termine  "monofisismo",  letteralmente, la concezione che in Cristo esista  "una sola natura"( dal greco "monos": "unica", e  
"phisis" : "natura" . La natura in questione si riteneva fosse quella divina, e non quella umana. Questa impostazione  rimane normativa anche nel mondo contemporaneo del 2010
nelle chiese Copto-Ortodosse, Ortodosse-Armene,    Ortodosse - Siriache, e Ortodosse- Abissine (alla posizione calcedonese classica, che riconosce le due nature in Cristo, una umana e l'altra divina, si fa spesso riferimento con il termine :  "duofisismo" , dalla parola greca che vuol dire appunto "due nature").
 
........................................................................ .......
 
L'evoluzione della Cristologia Patristica si compirà in campo protestante con Adolf von Harnack e con Paul Tillich,
ma non ho ancora verificato se il pensiero di questi 2 Evangelici, è in linea con il credo di Evangelici.net
,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,, ,,,,,
 
La verifica è stata fatta domenica 6 giugno 2010
Adolf von Harnack NON mi sembra in linea con il credo di Evangelici.net - Anche se un ulteriore Contro Verifica mi lascia molto dubbioso, perchè Adolf von Harnack è considerato uno dei migliori Teologi Evangelici Tedeschi di Storia del dogma. (periodo di fine 1800).
Verrebbe voglia di postare, lasciando eventualmente poi alle forbici di Asaf e di Andreiu di tagliare l'intervento. Per ora mi asterrò.
lunedi 7 giugno 2010: ho deciso che non posterò Adolf von Harnack: francamente dopo una più attenta valutazione della sua opera, le sue considerazioni sembrano a me troppo astratte, per poter essere divulgate con profitto di chi su questo forum dovesse leggere la mia relazione.(Considerazioni quindi che esulano da una compatibilità o meno col credo di Evangelici; sono considerazioni le mie di tipo didattico e informativo).
Quanto a Paul Tillich non l'ho ancora studiato.
 
fratello Sandro
« Ultima modifica: 07.06.2010 alle ore 09:12:37 by Michele_48 » Loggato
graziato
Simpatizzante
**



"...a Deo docetur, Deum docet, ad Deum ducit"

   
WWW    E-Mail

Posts: 20
Re: Le due nature di Gesù Cristo: le eresie
« Rispondi #6 Data del Post: 30.06.2010 alle ore 19:30:37 »


on 26.05.2010 alle ore 23:31:05, fratello Sandro wrote:
perchè Adolf von Harnack è considerato uno dei migliori Teologi Evangelici Tedeschi di Storia del dogma. (periodo di fine 1800).

 
Anche Bultmann se è per questo...ma non sempre nella teologia accademica "migliore teologo" significa "ortodosso", anzi...
Harnack senza dubbio è stato uno storico d'eccellenza, basti pensare alla sua monumentale "storia del dogma". Ma la sua ideologia era molto liberale e poco ortodossa. Uno tra i molti esempi; La divinità di Cristo è creata e formulata a partire dalle aretalogie pagane. Su tanti altri punti la sua veduta fu molto vicino alle future tesi bultmaniane.
Loggato
fratello Sandro
Visitatore

E-Mail

Re: Le due nature di Gesù Cristo: le eresie
« Rispondi #7 Data del Post: 30.06.2010 alle ore 19:44:51 »

Caro Graziato, introduco una piccola parentesi sulle diverse esegesi, che se non piace,non ho niente in contrario che la Moderazione la cancelli.
 
"Dopo essere stato bocciato nell'esame scritto di Introduzione al Nuovo Testamento, condotto sulla Bibbia di Gerusalemme, mi sono rivolto  alla lettura della "Nuova Riveduta", la quale  può essere interpretata esegeticamente secondo i diversi metodi esegetici, tra i quali cito il Metodo Storico Critico
adottato dagli Evangelici Valdesi e
e l'Esegesi Fondamentalista = Esegesi Letteralista adottata da
www.evangelici.net
Confrontandomi col Presidente della Chiesa Valdese di Milano ho appreso che il bello di noi protestanti è la libertà di scelta di ciascuno di noi protestante del metodo esegetico preferito, senza sentirci autorizzati a dichiarare che il metodo esegetico che seguono gli altri protestanti non è quello corretto.
fratello Sandro
Quindi la posizione valdese ufficiale non autorizza nessuno
a dichiarare che il metodo di Esegesi Fondamentalista=Letteralista non  è corretto. Cosi come noi Evangelici Valdesi ci aspettiamo che nessun Evangelico Fondamentalista dica che il metodo Storico Critico non è corretto. Sono validi tutti e due. E' soltanto una questione di  
libera scelta, nel  reciproco rispetto.
Aggiunta di mio articolo fatto su facebook:
"Questa mattina sono stato alla libreria Claudiana di Milano dove il presidente della Chiesa Valdese di Milano mi ha benevolmente ammonito: "nessuno fra noi protestanti che seguiamo il Metodo Storico Critico può dire a un protestante che segue l'Esegesi Fondamentalista: "Tu sbagli" "e viceversa" ogni protestante è libero di seguire l'Esegesi della Bibbia che vuole. E mi ha raccontato dell'Esegesi Biblica Rabbinica. Un discepolo chiede al suo Rabbino: "quanti sono i modi di interpretare la Bibbia ? " e il rabbino risponde : " 70 ! " Allora il discepolo chiede: "e quale è il metodo giusto? ". e il Rabbino risponde :" il 71° ! ".
fratello Sandro
mio ultimo articolo su facebook:
"Poichè noi protestanti non abbiamo un papa , nè lo vogliamo, nessun protestante può proclamare di essere nella verità ripetto ad un altro protestante che segua un'esegesi Biblica diversa."
« Ultima modifica: 30.06.2010 alle ore 20:09:09 by Michele_48 » Loggato
ilcuorebatte
Admin
*****




"Noi ci battiamo per il nostro tutto" Atanasio

   
WWW    E-Mail

Posts: 2866
Re: Le due nature di Gesù Cristo: le eresie
« Rispondi #8 Data del Post: 30.06.2010 alle ore 20:53:20 »

Per quanto l'argomento sia interessante, purtroppo si va solo a mettere in coda alle decine e decine di topic/discussione aperti dallo stesso utente, che alla fine non hanno mai avuto uno sviluppo, oltre un all'iniziale accademica e quanto infruttuosa (per un forum), prefazione sull'argomento.
Gli inviti sono stati ripetuti e stancanti (per chi li fa).
 
Questo lo chiudo in attesa che l'utente ne dimostri l'utilita' dando un senso agli altri 100 topic sempre da lui aperti ed abbondonati, che abbracciano quasi l'intera summa teologica espressa dalla cristianita' partecipandovi attivamente in modo non didascalico.
 
Gentilmente
 
Loggato

"Per coloro che credono nessuna prova è necessaria, per coloro che non credono nessuna prova è sufficiente." Stuart Chase
Pagine: 1  · torna su ·    Abilita notifica Abilita notifica    Invia il Topic Invia il Topic    Stampa Stampa

« Topic Precedente | Prossimo Topic »

Evangelici.net è un sito di Teknosurf.it srl ‐ P.IVA 01264890052 ‐ Privacy policy