Progetto Archippo - Seminari a domicilio
Benvenuto Visitatore. Fai Login o Registrati.   Regolamento Leggi il regolamento completo

Indice Indice   Help Help   Cerca Cerca   Utenti Utenti   Calendario Calendario   Login Login   Registrati Registrati

 
   I Forum di Evangelici.net
   Dottrina, storia ed esegesi biblica (partecipazione riservata a chi si identifica con i punti di fede di evangelici.net)
   Scritti dei Padri, storia della chiesa e archeologia biblica
(Moderatori: ilcuorebatte, andreiu, Asaf)
   ARCHEOLOGIA BIBLICA
« Topic Precedente | Prossimo Topic »
Pagine: 1 2 3  4 · vai in fondo · Rispondi Rispondi   Abilita notifica Abilita notifica    Invia il Topic Invia il Topic    Stampa Stampa
   Autore  Topic: ARCHEOLOGIA BIBLICA  (letto 11012 volte)
Server_Notizie
Admin
*****



Evangelici.net Notizie

   
WWW    E-Mail

Posts: 910
ARCHEOLOGIA BIBLICA
« Data del Post: 12.07.2007 alle ore 10:41:51 »
Rispondi con quote Rispondi con quote   Modifica Modifica

LONDRA - La Bibbia non solo come testo di fede. Ma anche come racconto di valore storico. In una tavoletta d'argilla risalente al 595 a.C. è infatti racchiusa un'ulteriore prova del fatto che la Bibbia non è una storia di pura fantasia. Inciso a caratteri cuneiformi, nel reperto del British Museum compare, infatti, il nome di un funzionario al servizio del re babilonese Nabucodonosor citato anche dal Vecchio Testamento, nel trentanovesimo capitolo del libro di Geremia.

La scoperta - rivoluzionaria in termini di archeologia religiosa in quanto per la prima volta un documento storico prova l'esistenza di una persona comune nominata dalla Bibbia - è stata fatta a Londra dal professor Michael Jursa dell'Università di Vienna, giunto nella capitale britannica per un viaggio di ricerca. «È stato molto eccitante e sorprendente - ha rivelato lo studioso, uno dei pochi al mondo a saper decifrare senza problemi la scrittura cuneiforme - e trovare una tavoletta di questo genere, in cui compare una persona presente anche nella Bibbia, è veramente straordinario».

LA STORIA - La tavoletta, di proprietà del British Museum dal 1920, venne trovata a fine Ottocento nei pressi dell'antica città di Sippar, a circa due chilometri dall'attuale capitale irachena Baghdad. Secondo il professor Jursa, è stata preservata così bene che gli sono bastati soltanto pochi minuti per leggerne l'iscrizione. Le poche righe contenute nel frammento largo 5,5 cm raccontano del «capo degli eunuchi Nebo-Sarsekim» e di un suo generoso dono al tempio babilonese di Esangila: una quantità di oro pari a 0,75 kg. Lo stesso personaggio compare anche nel libro di Geremia. Secondo il profeta, il «capo dei funzionari» era presente nel 587 a.C. quando il re Nabucodonosor «marciò contro Gerusalemme con tutto il suo esercito e mise sotto assedio la città».

«Questo dimostra che la Bibbia non è un'invenzione. È una scoperta interessante non solo per i credenti ma anche per gli storici», ha detto il professor emerito di Studi ebraici all'Università di Oxford, Geza Vermes.

SODDISFAZIONE - Anche il personale del British Museum ha espresso la propria soddisfazione. «Una tavoletta con sopra riportato un atto mondano di commercio è diventata una testimonianza fondamentale per una nuova lettura del Vecchio Testamento. Merita decisamente di diventare famosa», ha commentato Irving Finkel della sezione del museo dedicata al Medio Oriente. La tavoletta fa parte di una collezione di oltre centomila pezzi esaminati ogni giorno da studiosi provenienti da tutto il mondo. Nonostante sia stata sotto gli occhi degli esperti per oltre ottant'anni, nessuno si era mai accorto dell'importanza storica del suo contenuto. La scoperta è già stata classificata, infatti, tra «le più importanti degli ultimi cento anni» per quel che riguarda l'archeologia religiosa. La scrittura cuneiforme è la più antica forma di scrittura conosciuta. Diffusa in Medio Oriente tra il 3200 a.C. e il secondo secolo d.C., è stata impiegata per scrivere ben 15 lingue diverse, tra cui il babilonese, l'assiro e l'ittita. Si trova prevalentemente su tavolette d'argilla, che venivano incise quando il materiale non era ancora asciutto facendo uso di strumenti appuntiti.

da: il Corriere della sera
data: 11 luglio 2007
« Ultima modifica: 12.07.2007 alle ore 13:27:46 by Asaf » Loggato

Newsfeed RSS e istruzioni per avere le notizie sul tuo sito
Asaf
Admin
*****




La verità sta nella Scrittura!

   
WWW    E-Mail

Posts: 4724
Re: ARCHEOLOGIA BIBLICA
« Rispondi #1 Data del Post: 12.07.2007 alle ore 14:01:03 »
Rispondi con quote Rispondi con quote   Modifica Modifica

LA STELE DI MOAB

 
Un ritrovamento significativo risalente al tempo del profeta Eliseo e di Ieoram, re d’Israele, che conferma l’accuratezza dell’episodio biblico narrato in 2 Re 3.
 
Stele di Moab è il nome dato ad una pietra di basalto alta 115 cm., larga 68 cm. e spessa 35 cm., ritrovata incastonata in un muro tra i ruderi di Dibon, l’antica capitale di Moab.
Mostrata per la prima volta nel 1868 da uno sceicco ad un missionario, in seguito fu ridotta in frantumi dagli abitanti del luogo, i quali pensavano che all’interno vi potesse essere un fantomatico tesoro.  
 
Fu uno studioso francese a raccogliere pazientemente tutti i pezzi, acquistandoli dagli abitanti del luogo. Ne recuperò in totale i 3/5, ma riuscì lo stesso a ricostruire le parti mancanti grazie ad un ricalco su carta, rilevato provvidenzialmente tempo prima, quando la stele era ancora integra.
 
La scritta incisa sulla pietra è un’iscrizione votiva di Mesha, re di Moab, a Chemosh, dio nazionale, come ringraziamento per le vittorie concessegli su Israele. Anni prima Omri, re d’Israele, aveva sconfitto e reso tributario Moab, regno ad est del Mar Morto, e suo figlio Acab aveva mantenuto quel dominio. Alla morte di quest’ultimo, però, Moab colse l’occasione per rivendicare la propria indipendenza.
 
Nell’853 a.C. il secondo figlio di Acab, Ieoram, che successe al breve regno di suo fratello Acazia, mosse guerra a Mesha, ma nonostante la vittoria militare finì per ripiegare, inorridito dal sacrificio umano offerto dal suo avversario (cfr. 2 Re 1:1; 3:4-5,27). Mesha, fiero della sua impresa, fece incidere la storia di questa “vittoria” su una lastra di pietra, che poi eresse nella città di Dibon, la capitale del regno moabita.
 
Tra le altre cose, scrisse: "Io sono Mesha […] Omri, re d’Israele oppresse a lungo Moab […] e suo figlio gli successe, ed anch’egli disse: voglio affliggere Moab […] Ma io ho trionfato su lui e sulla sua casa, ed Israele è perito per sempre […]".
L’iscrizione è incisa con una grafia molto simile a quella israelita e una lingua, il moabitico, che è un dialetto semita strettamente imparentato con l’ebraico biblico, quello usato proprio nei libri dei Giudici, di Samuele e dei Re.
 
Il reperto è esposto oggi a Parigi, nel museo del Louvre.
 
Cristiani Oggi aprile 2006
Loggato

Per una corretta esegesi biblica più che questione di testi e contesti è questione di testi e ...teste!
Asaf
Admin
*****




La verità sta nella Scrittura!

   
WWW    E-Mail

Posts: 4724
Re: ARCHEOLOGIA BIBLICA
« Rispondi #2 Data del Post: 30.07.2007 alle ore 21:11:41 »
Rispondi con quote Rispondi con quote   Modifica Modifica

Le rovine della Capernaum dei tempi di Gesù

 
Il sito archeologico identificato con l’antica Capernaum si trova sulla riva nord occidentale del Mar di Galilea. I resti ritrovati coprono un periodo di almeno tremila anni, dal 2000 a.C. al 1000 d.C., ma quelli che riguardano Israele vanno soltanto dal 1200 a.C. al 587 a.C. Noto agli studiosi sin dal 1800, il sito è stato interessato da scavi importanti solo a cominciare dal
1968.
 
Il Nome
 
Nei manoscritti dei Vangeli esistono due modi di scrivere il nome Capernaum: Kafarnaouvm (Cafarnaum) e Kapernaouvm (Capernaum).
La prima trascrizione, Cafarnaum, segue strettamente la pronuncia ebraica e sembra essere quella più corretta. Originariamente il nome semitico era Kefar Nahum, ossia “villaggio di Nahum”. Non è stato possibile capire se Nahum si debba intendere come nome proprio o sostantivo, ma nel caso sia, da intendere come sostantivo, può essere tradotto in due modi: “grazioso” e “consolazione”.
 
Il Villaggio dei Tempi di Gesù  
 
Le rovine si estendono per circa 300 metri lungo le rive del lago e per circa 200 metri dal lago verso le colline. Doveva trattarsi di un piccolo villaggio, il più piccolo tra tutti quelli che si affacciavano sul lago, forse non raggiungeva neppure il migliaio di abitanti: lo storico giudeo Giuseppe Flavio scrive che durante la prima guerra giudaica (66-70 d.C.) Magdala, una delle
cittadine sulle rive del lago, contava una popolazione superiore ai 40.000 abitanti.
 
Capernaum nei Vangeli
 
All’inizio del ministerio Gesù lasciò Nazaret e si trasferì a Capernaum (Matteo 4:13), facendone in qualche modo la “sua città” (Matteo 9:1).  
Questo villaggio sembrava particolarmente adatto alla missione del Signore. Rispetto a Nazaret, infatti, che era soltanto un isolato villaggio di montagna, Capernaum era un crocevia di primaria importanza in quanto sorgeva lungo la via imperiale per Damasco, al confine tra la tetrarchia di Erode Antipa e i territori governati da suo fratello Filippo (Luca 3:1). Il passaggio di un’importante arteria commerciale che collegava la Galilea con le regioni settentrionali e la posizione di confine spiegano la presenza in questa località di molti pubblicani, i doganieri che esigevano i tributi (Matteo 9:10).
L’esistenza di una dogana chiarisce anche perché proprio a Capernaum, nonostante le dimensioni del villaggio, risiedeva un intero contingente di soldati romani con, a capo, un centurione.
I Vangeli mostrano che le relazioni tra i soldati e gli abitanti erano così cordiali che il centurione contribuì in maniera importante alla costruzione della sinagoga cittadina.
Dal canto loro, gli anziani del villaggio si mostrarono pronti a ricambiare tanta cortesia intercedendo presso Gesù perché guarisse il servo del centurione (Luca 7:1-10).  
La popolazione del villaggio era molto stratificata e i pubblicani e i soldati romani convivevano con un gran numero di pescatori, contadini, artigiani, mercanti. Gesù scelse alcuni dei Suoi discepoli proprio tra loro: i pescatori Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni (Matteo 4:12-22) e il pubblicano Matteo (Marco 2:13-14). La riva del lago dove sorgeva Capernaum era, e lo è ancora oggi, particolarmente ricca di pesci, perciò non c’è da meravigliarsi se Pietro e suo fratello Andrea scelsero di lasciare Betsaida, loro luogo d’origine, per attraversare il bacino d’acqua e raggiungere Capernaum, dove speravano di esercitare più proficuamente la propria attività di pescatori (Giovanni 1:44).
 
La Sinagoga di Capernaum
 
Durante i primi rudimentali scavi condotti all’inizio del 1900, gli archeologi riportarono alla luce un’antica e imponente sinagoga, definita: “Un edificio che per costo, lavoro e ornamenti sorpassava qualsiasi cosa vista in Palestina”.
Nel 1969 gli studiosi scopersero che la famosa sinagoga del I secolo, quella visitata da Gesù, giaceva sepolta appena sotto la monumentale sinagoga bianca, risalente al III secolo, della quale erano affiorati i resti. Di norma, in passato, le strutture religiose venivano ricostruite sempre sulla stessa area.
Fu proprio in questo luogo che Gesù predicò il meraviglioso sermone sul “Pane della Vita”, riportato nel Vangelo di Giovanni (6:24-71), e fu abbandonato dalla folla.
 
La Casa di Pietro?
 
Oltre a dissotterrare la sinagoga, a circa 30 metri di distanza gli archeologi portarono alla luce una chiesa paleocristiana a forma ottagonale. La chiesa era originariamente una domus-ecclesia, ossia un complesso abitativo nel quale si riunivano i cristiani del villaggio alla fine del IV sec. d.C.
La struttura fu subito suggestivamente identificata, per la verità in modo abbastanza arbitrario, con la “casa di Pietro”.
L’abitazione segue nello stile le case tipiche del luogo, ossia tante stanze raggruppate intorno ad un ampio cortile, di grandezza maggiore, condiviso da più famiglie imparentate che vivevano insieme secondo l’uso patriarcale. Nella casa si accedeva dalla strada pubblica attraverso l’unica entrata del cortile comune.
Anche i Vangeli attestano che Pietro e suo fratello Andrea condividevano la stessa casa (Marco 1:29-30).
Con ogni probabilità Gesù fece di una casa simile a questa la propria dimora, anzi alcuni studiosi sostengono che Gesù scelse di dimorare proprio a casa di Pietro, perché fu a lui che gli esattori chiesero di pagare l’imposta dovuta al tempio da ogni israelita sopra i vent’anni.
Pietro viene interpellato dagli esattori quasi avesse l’obbligo di pagare anche per Gesù. L’evento è narrato soltanto nel Vangelo scritto da Matteo, ex esattore di Capernaum (Matteo 17:24-27).
Anche la guarigione del paralitico deve essere avvenuta in una casa simile a quella ritrovata dagli archeologi. La cosiddetta “casa di Pietro”, infatti, si affaccia sulla spaziosa strada principale che attraversa il villaggio da nord a sud, alla maniera ellenistico-romana del cardo maximus. Tra la strada e l’entrata vi è un ampio spazio aperto, a forma di “elle”, una conformazione che rende possibile l’assembramento di molte persone sia all’ingresso della casa sia lungo la via (Marco 1:32-33).
Il paralitico fu calato da un tetto che era fatto, come dimostrano le scoperte archeologiche nel quartiere residenziale del villaggio, di travi di legno e un impasto di terra battuta e paglia, ed era facilmente raggiungibile attraverso una rampa di scale che dal cortile conduceva al terrazzo (Marco 2:1-4).
Oltre alla casa di Pietro, nei Vangeli vengono menzionate almeno altre tre abitazioni di Capernaum: quella di Matteo, dove Gesù cenò con alcuni pubblicani (Marco 2:15-17), quella di Iairo, il capo della sinagoga al quale Gesù riportò in vita la figlia (Marco 5:21-23, 35-43), e quella del centurione romano (Luca 7:1-10). Nessuno finora ha formulato delle ipotesi sulla
loro identificazione.
 
C.O. Feb.06
Loggato

Per una corretta esegesi biblica più che questione di testi e contesti è questione di testi e ...teste!
Asaf
Admin
*****




La verità sta nella Scrittura!

   
WWW    E-Mail

Posts: 4724
Re: ARCHEOLOGIA BIBLICA
« Rispondi #3 Data del Post: 20.08.2007 alle ore 10:08:17 »
Rispondi con quote Rispondi con quote   Modifica Modifica

Altro ritrovamento interessante sono le cosidette "LETTERE DI LACHIS".
 
La conferma archeologica di quanto descritto dal profeta Geremia sull’imminente distruzione di Gerusalemme.
 
Data: 586 a.C. - Personaggi: Nabucodonosor, Sedechia, Geremia - Riferimenti biblici: Ger.34:6-7; 38:4; 42:1

 
Lachis era il nome di una città-fortezza strategica, situata a 45 Km a Sud-Ovest di Gerusalemme.
Sull’antico sito di questa città una missione archeologica inglese ha condotto, dal 1932 al 1938, degli scavi che hanno permesso il ritrovamento, tra le rovine del corpo di guardia della porta principale della città, di 21 frammenti di vasi di terracotta con iscrizioni in ebraico.  
*[I cocci («ostraka» in greco) costituivano un supporto alternativo per la scrittura quando il papiro era introvabile o troppo costoso, oppure quando i messaggi erano brevi e d’interesse momentaneo].
I cocci ritrovati, denominati poi “Lettere di Lachis”, risalgono al 586 a.C. e contengono messaggi urgenti scritti da Osaia, ufficiale di un avamposto presso Gerusalemme, a Ioas, comandante della guarnigione di Lachis, nei quali si esprime preoccupazione per l’approssimarsi dell’esercito nemico.
La lingua usata è un buon ebraico, analogo a quello del libro del profeta Geremia, e il contenuto riflette la tensione sociale e politica esistente durante il regno di Sedechia. Figlio del compianto Giosia, questo re successe al nipote Ioiachin per volontà del re babilonese Nabucodonosor, ma ben presto si alleò con gli Egiziani e si ribellò. Per punire il tradimento, Nabucodonosor distrusse con gran ferocia Gerusalemme e il suo Tempio, e condusse in cattività parte dei suoi abitanti (2 Re 24:8-25:12). Geremia aveva profetizzato l’imminente catastrofe, ma Sedechia non gli aveva dato ascolto (Geremia 34:1-3).  
In una delle lettere si parla dell’arrivo di un generale ebraico che deve recarsi in Egitto, un chiaro eco degli intrighi tra il re di Giuda e il faraone per opporsi alla potenza babilonese.
Nelle lettere compaiono nomi come Neria, Ghemaria, Shemaia, Osaia, comuni anche al libro di Geremia. Sebbene sia alquanto improbabile che si tratti delle stesse persone, la somiglianza tra i nomi testimonia che il periodo al quale risalgono le lettere è quello del profeta Geremia.  
In una lettera ci si lamenta di parole che “rendono fiacche le mani, deprimono le energie del paese e delle città", espressione del tutto simile a quella rivolta al re contro Geremia:  
“Quest’uomo sia messo a morte, poiché rende fiacche le mani degli uomini di guerra, che rimangono in questa città, e le mani di tutto il popolo, tenendo loro tali discorsi…” (Geremia 38:4).
Un’altra lettera dev’essere stata scritta subito dopo il messaggio rivolto da Geremia a Sedechia quando ancora le città di Lakish e Azekah resistevano (Geremia 34:6-7).  
Il testo della lettera dice:  
“Possa l’Eterno fare in modo che il mio signore ascolti gli auguri di bene che sono stati fatti in questo giorno. Ed ora, il tuo servitore ha fatto tutto ciò che il mio signore ha scritto. Ho scritto sulla porta ogni cosa che il mio signore ha scritto a me [...] e comunico che siamo in attesa dei segnali di fuoco di Lakish, secondo le direttive che il mio signore ha dato, poiché noi non possiamo vedere Azekah”. Probabilmente Azekah era già caduta.  
In un’altra lettera ancora, nella quale si parla della partenza di un gruppo di messaggeri per l’Egitto, è scritto: “Per quanto riguarda la lettera di Tobia, mandata dal profeta a Sallum, figliuolo di Jaddua, che dice: “Stai attento, il tuo servo l’ha mandata al mio signore”.  
Chi era il profeta di cui si parla nella lettera? Era forse Geremia? L’autore delle lettere ritrovate a Lakish aveva forse capito che le parole di Geremia erano da Dio?
 
C.O. Gen.’06
 
Loggato

Per una corretta esegesi biblica più che questione di testi e contesti è questione di testi e ...teste!
Asaf
Admin
*****




La verità sta nella Scrittura!

   
WWW    E-Mail

Posts: 4724
Re: ARCHEOLOGIA BIBLICA
« Rispondi #4 Data del Post: 31.08.2007 alle ore 14:10:58 »
Rispondi con quote Rispondi con quote   Modifica Modifica

GLI SCAVI DI CANA

 
KAFR CANA – Cana, il villaggio dell’antica Galilea dove il Vangelo narra che Gesù mutò l’acqua in vino, è oggetto di un’indagine archeologica, che spera di riportare alla luce le sue rovine prima che siano polverizzate da nuovi lavori di costruzione.
 
Il sito, è situato nei pressi di Karm-a-Ras, un pendio pittoresco, punteggiato da piante d’ulivo risalenti al XIV e XV secolo. Sovrasta una florida area agricola, parte della quale potrebbe essere convertita in un parco archeologico.
 
Molte delle case di Cana contengono bagni rituali e contenitori di pietra ad indicare che i suoi abitanti erano Ebrei della Galilea, al tempo del miracolo descritto dal Vangelo di Giovanni. Non sono stati trovati contenitori di vetro d’importazione, un fattore che attesta la sua identità ebraica ed il contesto economicamente modesto.
 
Ciò potrebbe spiegare perché, nel corso del matrimonio citato nel Vangelo, il vino finì dopo soli tre giorni, sebbene i festeggiamenti sarebbero dovuti durare una settimana.
 
Il primo miracolo di Gesù è descritto in Giovanni 2:1-10.
 
Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: “non hanno più vino”. Poco lontano si trovavano sei giare di pietra, del tipo usato dagli ebrei per i bagni cerimoniali. Gesù disse allora ai servi di riempire le giare d’acqua, “fino all’orlo”. Quindi disse ancora: “Ora attingete e portatene al maestro di tavola.” Loro lo fecero, ed il maestro di tavola assaggiò l’acqua che si era mutata in vino.
 
Yardenna Alexandre, un’archeologa israeliana formatasi in Inghilterra, ha scavato il sito che lei associa ad un villaggio dell’era romana nel quale si dice che sia accaduto il miracolo.
 
Ricercatrice presso l’Istituto di Archeologia all’University College di Londra, ha condotto uno scavo di recupero della durata di un mese, nel corso del quale sono state trovate 11 ampie giare da conservazione. Erano state riposte in un ripostiglio sotterraneo, scavato nel letto di roccia dagli abitanti del villaggio, probabilmente per sottrarle alle legioni romane del futuro imperatore Vespasiano. Le giare, in perfette condizioni, contenevano per lo più grano o altro tipo di frumento.
 
I nascondigli a forma di igloo erano collegati ad un tunnel che si apriva su un’ampia fossa, con un’apertura nascosta ad un’estremità per consentire la fuga.
 
La Alexandre ha voluto sottolineare che il suo lavoro scientifico non è stato motivato dal miracolo associato a Cana.
 
“L’archeologia non può dimostrare o confutare i miracoli” ha dichiarato. “Ma può offrire un background realistico alla narrazione evangelica…"
 
“La mia visione è che il resto del sito sarà scavato e diverrà visibile ed accessibile a pellegrini e turisti di tutto il mondo, interessati a vedere come era Cana al tempo di Gesù” ha dichiarato Alexandre.
 
Mentre le giare trovate non erano usate per conservare acqua, ha dichiarato di trovare plausibile che Gesù abbia visitato una povera città come Cana, evitando la molto più prospera Sepphoris poco lontano. “Sepphoris apriva i suoi portali ai romani” ha dichiarato.
 
Il villaggio dell’era romana di Cana, fu costruito sulle rovine di un insediamento dell’età del Ferro, datato al 1,000 a.C. La maggior parte delle sue strutture risale al tempo in cui il regno dei Re Davide e Salomone fu diviso nel Regno Meridionale di Giudea ed il Regno Settentrionale di Israele.
 
L’antica città fu distrutta nel IX secolo a.C., probabilmente dagli armeni che regnarono quindi su Damasco, e sulla Siria. L’antica Cana fu ricostruita prima della fine del IX secolo.
 
Per il I secolo d.C., la sua economia era basata sull’agricoltura, ed i cristiani vivevano insieme agli ebrei, spiega la Alexandre, che ha usato monete e ceramiche per la datazione al carbonio. Ma nel IV secolo le due comunità si divisero.
 
Il sito originario fu abbandonato nel V secolo, e poco lontano si sviluppò il villaggio di Kafr Cana – oggi una piccola città.
 
da:www.wpherald.com
http://toldot.blogspot.com/2006/04/kafr-cana-update.html
Loggato

Per una corretta esegesi biblica più che questione di testi e contesti è questione di testi e ...teste!
saren
Admin
*****



Dio non gioca a dadi... (Albert Einstein)

   
WWW    E-Mail

Posts: 8122
Re: ARCHEOLOGIA BIBLICA
« Rispondi #5 Data del Post: 01.09.2007 alle ore 17:25:29 »
Rispondi con quote Rispondi con quote   Modifica Modifica

Forse scoperto il secondo tempio di Gerusalemme
Inserita il 1/9/2007 alle 17:20 nella categoria: Rassegna Stampa
 
GERUSALEMME - Resti del secondo tempio ebraico di Gerusalemme potrebbero essere stati scoperti per caso nell'area del Monte del tempio, dove erano in corso lavori per la realizzazione di tubature.  
 
Uno degli archeologi chiamati ad esaminare i ritrovamenti, Gaby Barkai, dell'università "Bar Ilan", ha raccomandato al governo israeliano di bloccare i lavori perché hanno portato alla luce "un imponente muro lungo sette metri".  
 
Il secondo tempio fu costruito nel 515 a.C e distrutto nel 70 d.C dall'imperatore romano Tito. È detto anche tempio di Erode perché Erode il grande ordinò un suo importante ampliamento. Oggi ne rimane il muro occidentale, o muro del Pianto. L'area interessata, approvati dall'ufficio islamico per gli Affari religiosi (Waqf), si estende per un metro e mezzo in profondità e cento metri di lunghezza.  
Nella zona, conosciuta in tutto il mondo islamico come "Spianata delle moscheee", terzo luogo sacro per l'Islam dopo la Mecca e Medina, si trovano anche la Moschea di Al-Aqsa e la Cupola della Roccia. Gli ebrei la chiamano Monte del Tempio, o Monte Moriah su cui sorgeva il secondo tempio, ricostruzione del primo distrutto dal babilonese Nabucodonosor.
 
da: www.culturalnews.it
data: 30 agosto 2007
 
Loggato
Asaf
Admin
*****




La verità sta nella Scrittura!

   
WWW    E-Mail

Posts: 4724
Re: ARCHEOLOGIA BIBLICA
« Rispondi #6 Data del Post: 06.09.2007 alle ore 12:16:54 »
Rispondi con quote Rispondi con quote   Modifica Modifica

“Canti del Mare”

 
Gerusalemme – Un antico manoscritto del Nuovo Testamento, di circa 1 300 anni or sono è stato finalmente esposto per la prima volta, dopo essere passato da una camera segreta della sinagoga del Cairo alle mani di un collezionista americano.
 
Il manoscritto, contenete la sezione dei “Canti del Mare” del Libro dell’Esodo, si data al VII d.C., e proviene da quelle che gli studiosi chiamano “l’era silente” – un periodo di 600 anni tra il III e l’VIII secolo dal quale nessun manoscritto è pervenuto a noi.
 
Si trova attualmente esposto per la prima volta al Museo Israeliano di Gerusalemme.  
 
La pergamena si ritiene essere stata lasciata alla Genizah del Cairo, un ampio deposito di manoscritti ebrei, scoperti verso la fine del 1800. In una sala precedentemente sconosciuta dell’antica Sinagoga di Ben Ezra del Cairo. È stata in mani private fino alla fine degli anni ’70, quando il suo proprietario, americano ma libanese di nascita, lo ha offerto alla Sezione Manoscritti, Libri Rati e Collezioni Speciali della Duke University.
 
http://www.int.iol.co.za/index.php?set_id=1&click_id=588&art_id=nw200706 04221108372C203015
Loggato

Per una corretta esegesi biblica più che questione di testi e contesti è questione di testi e ...teste!
saren
Admin
*****



Dio non gioca a dadi... (Albert Einstein)

   
WWW    E-Mail

Posts: 8122
Re: ARCHEOLOGIA BIBLICA
« Rispondi #7 Data del Post: 24.09.2007 alle ore 10:20:05 »
Rispondi con quote Rispondi con quote   Modifica Modifica

Gerusalemme, scoperta cava pietre tempio Erode
 
Inserita il 24/9/2007 alle 10:12 nella categoria: Rassegna Stampa
 
GERUSALEMME - C'è emozione negli ambienti archeologici israeliani per la scoperta di una grande cava a nord di Gerusalemme da dove si presume siano state tratte le grandi pietre utilizzate per innalzare le mura di cinta del Tempio di Erode.
 
La cava, di dimensioni insolitamente vaste, è stata scoperta per caso durante lavori edili legati alla costruzione di una nuova scuola nel rione ortodosso di Ramat Shlomo, nella periferia settentrionale della città. La zona ha una elevazione di circa 80 metri rispetto alla Spianata del Tempio (oggi nota come Spianata delle Moschee).
 
Gli archeologi rilevano inoltre che si trovava vicino alla via maestra che conduceva alla zona del Tempio e che la inclinazione moderata del terreno avrebbe potuto facilitare il compito dei possenti tori incaricati di trascinare i pesanti fardelli.
 
"Sorridentei cave ne abbiamo rinvenute non poche nella zona di Gerusalemme - ha detto all'Ansa Yuval Baruch, uno dei responsabili degli scavi. - Ma la cosa che lascia stupiti è la straordinaria dimensione delle pietre asportate da questa cava: erano larghe tre, quattro, cinque, anche otto metri. Si tratta di dimensioni straordinarie non solo per Gerusalemme ma per tutta la regione. Non potevano essere destinate che ad edifici monumentali sul monte del Tempio".
 
da: ATS
data: 23 settembre 2007
Loggato
Asaf
Admin
*****




La verità sta nella Scrittura!

   
WWW    E-Mail

Posts: 4724
Re: ARCHEOLOGIA BIBLICA
« Rispondi #8 Data del Post: 16.11.2007 alle ore 14:38:27 »
Rispondi con quote Rispondi con quote   Modifica Modifica

La Bibbia come racconto di  
valore storico

 
In una tavoletta d'argilla, materiale usato come supporto scrittorio che s’incideva quando non era ancora asciutto, risalente al 595 a.C. è racchiusa un'ulteriore prova del fatto che la Bibbia non è una storia di pura fantasia. Inciso a caratteri cuneiformi compare il nome di un funzionario al servizio del re babilonese Nabucodonosor citato anche dall’Antico Testamento (cfr. Geremia cap.39).
 
[url][/url]
 
La scoperta è di quelle rivoluzionarie in quanto per la prima volta un documento storico prova l'esistenza di una persona comune nominata dalla Bibbia. A farla è stato un professore
dell'Università di Vienna, giunto nella capitale britannica per un viaggio di ricerca. Lo studioso in questione è uno dei pochi al mondo a saper decifrare senza problemi la scrittura cuneiforme, ossia la più antica forma di scrittura conosciuta:
diffusa in Medio Oriente tra il 3200 a.C. e il II secolo d.C., è stata impiegata per scrivere ben 15 lingue diverse, tra cui il babilonese, l'assiro e l'ittita.
 
La tavoletta, di proprietà del British Museum dal 1920, venne trovata a fine Ottocento nei pressi dell'antica città di Sippar, a circa due chilometri dall'attuale capitale irachena.
Secondo il professore viennese, è stata preservata così bene che gli sono bastati soltanto pochi minuti per leggerne l'iscrizione.
Le poche righe contenute nel frammento largo appena 5,5 cm raccontano del “capo degli eunuchi Nebo-Sarsekim” e di un suo generoso dono al tempio babilonese di Esangila. Lo stesso  personaggio compare anche nel libro di Geremia (cfr.39:3), che attesta la presenza di Sarsechim nel 587 a.C., quando “Nabucodonosor re di Babilonia venne con tutto il suo esercito contro Gerusalemme e la cinse d'assedio” (Geremia 39:1).
 
È un’ulteriore dimostrazione, qualora ve ne fosse stato bisogno, che la Bibbia non è un'invenzione. La scoperta è interessante non solo per i credenti ma anche per gli storici.
Una tavoletta che riporta un atto di commercio è diventata una testimonianza fondamentale per l’Antico Testamento. Il reperto fa parte di una collezione di oltre centomila pezzi esaminati ogni giorno da studiosi provenienti da tutto il mondo. Nonostante sia stata sotto gli occhi degli esperti per oltre ottant'anni, nessuno si era mai accorto dell'importanza storica del suo contenuto.  
La scoperta è già stata classificata tra “le più importanti degli ultimi cento anni” per quel che riguarda l'archeologia biblica.
 
C.O. Lug.07
Loggato

Per una corretta esegesi biblica più che questione di testi e contesti è questione di testi e ...teste!
Asaf
Admin
*****




La verità sta nella Scrittura!

   
WWW    E-Mail

Posts: 4724
Re: ARCHEOLOGIA BIBLICA
« Rispondi #9 Data del Post: 03.12.2007 alle ore 13:14:03 »
Rispondi con quote Rispondi con quote   Modifica Modifica

La Bibbia aveva ragione  
sulle vicende dei re d'Israele

 
Gli scavi confermano la realtà storica della narrazione sacra
 
GERUSALEMME - Importanti scavi nel sito di Tel Megiddo (Israele), località nota dell’Antico Testamento come «Armageddon», stanno rivelando alcuni aspetti del regno dei re Davide e Salomone che confermerebbero la realtà storica degli eventi narrati nella Bibbia.  
 
L’annuncio è stato dato dal professor Israel Finkelstein, direttore del Department of Archaeology and Ancient Near Eastern Cultures dell’Università di Tel Aviv, che sta dirigendo gli scavi a Tel Megiddo dal 1994. Secondo Finkelstein, reperti recentemente riportati alla luce (risalenti ai primi tre millenni a.C.) mostrerebbero interessanti paralleli con la narrazione biblica, in particolare con le vicende di re Salomone.  
 
Teatro di alcune importanti battaglie dell’antichità in cui si fronteggiarono Egiziani, Mitanni, Assiri ed Ebrei, Megiddo fu abitata per sei millenni di seguito (circa 7.000-500 a.C.) e occupata sporadicamente per un altro millennio. Secondo una profezia contenuta nel Nuovo Testamento, a Megiddo avrà luogo la battaglia escatologica tra il bene e il male (Armageddon significa «la collina di Megiddo»).  
 
Scopo degli scavi della missione diretta da Finkelstein è quello di studiare la stratificazione e la cronologia del sito dall’età del Bronzo a quella del Ferro e più specificatamente di chiarire l’identificazione dello strato che rappresenta la Megiddo dell’età di re Salomone.
 
www.lastampa.it 3/12/2007
Loggato

Per una corretta esegesi biblica più che questione di testi e contesti è questione di testi e ...teste!
Asaf
Admin
*****




La verità sta nella Scrittura!

   
WWW    E-Mail

Posts: 4724
Re: ARCHEOLOGIA BIBLICA
« Rispondi #10 Data del Post: 21.01.2008 alle ore 12:28:22 »
Rispondi con quote Rispondi con quote   Modifica Modifica

Trovato a Gerusalemme un sigillo dell’epoca del Primo Tempio  

 
E’ stato scoperto in uno scavo archeologico nella Città di David, a Gerusalemme, un sigillo di pietra che reca il nome di una delle famiglie che servivano nel Primo Tempio e che poi tornarono a Gerusalemme dopo essere state esiliate a Babilonia.
 
Il sigillo in pietra nera, vecchio di 2.500 anni, che reca inciso il nome "Temech", è stato trovato questa settimana in mezzo a macerie stratificate nello scavo in atto subito fuori delle mura della Città Vecchia vicino alla Porta dell’Immondizia.  
Ne ha dato notizia l’archeologa Eilat Mazar che dirige lo scavo.  
 
Secondo il Libro di Neemia, la famiglia Temech era al servizio del Primo Tempio e fu mandata in esilio a Babilonia in seguito alla distruzione del Tempio perpetrata dai babilonesi nel 586 a.C. Secondo la Bibbia, la famiglia era tra quelle che in seguito ritornarono a Gerusalemme.
 
Il sigillo, acquistato a Babilonia e datato 538-445 a.C, raffigura una comune e popolare scena di culto, spiega Mazar. Sul sigillo ellittico di 2,1 x 1,8 cm sono incise le figure di due sacerdoti barbuti, in piedi ai due lati di un altare di incenso, con le mani levate in posizione di preghiera. Un quarto di luna, simbolo del principale dio babilonese Sin, appare in cima all’altare. Sotto questa scena, dice Mazar, ci sono tre lettere ebraiche che formano il nome Temech.  
 
La Bibbia fa riferimento alla famiglia Temech: "Questi sono i figli della provincia, che uscì dalla cattività, di quelli che erano stati portati via, che il re di Babilonia Nabuccodonosor aveva portato via, e che ritornarono a Gerusalemme e a Giuda, ciascuno nella sua città." [Neemia 7:6]... "I Nethinim [7:46]"... I figli di Temech." [7:55].
Il fatto che questa scena di culto si riferisca al principale dio babilonese non sembra aver disturbato gli ebrei, che la usarono sul proprio sigillo, aggiunge Mazar.  
Il sigillo di uno dei membri della famiglia Temech, dice Mazar è stato trovato a poche decine di metri dall’area Opel, dove i servitori del Tempio, o "Nethinim", vivevano al tempo di Neemia.
 
"Il sigillo della famiglia Temech ci fornisce un collegamento diretto tra archeologia e fonti bibliche ed è una prova dell’esistenza di una famiglia menzionata nella Bibbia.  
Non si può fare a meno di essere sorpresi dalla attendibilità che il reperto archeologico conferisce alla fonte biblica fornita”.

 
L’ archeologa, che ha raggiunto fama internazionale per i suoi recenti scavi che potrebbero aver portato alla luce il palazzo di re David, ha recentemente trovato i resti di un muro di Neemia.  
Lo scavo è sponsorizzato dal Centro Shalem, un istituto di ricerca di Gerusalemme di cui Mazar è membro anziano, e dalla City of David Foundation.
 
(Da: Jerusalem Post, 17.01.08)  
http://www.israele.net/sections.php?id_article=1969§ion_cat=
Loggato

Per una corretta esegesi biblica più che questione di testi e contesti è questione di testi e ...teste!
Asaf
Admin
*****




La verità sta nella Scrittura!

   
WWW    E-Mail

Posts: 4724
Re: ARCHEOLOGIA BIBLICA
« Rispondi #11 Data del Post: 29.02.2008 alle ore 14:00:11 »
Rispondi con quote Rispondi con quote   Modifica Modifica

Sigilli dell’ottavo secolo a.C. rinvenuti nella Città di Davide presentano una particolarità

 
Gli scavi condotti nella Città di Davide,  
a Gerusalemme, hanno permesso di rilevare un fenomeno particolare che segna uno sviluppo nel costume degli antichi abitanti della città.  
Precedenti reperti, del nono secolo a.C., comprendevano sigilli decorati solo con immagini (di una barca o di animali: pesci, lucertole e uccelli), ma a partire dal secolo successivo si osserva che commercianti e pubblici ufficiali cominciarono ad apporre sui sigilli i loro nomi.
 
Nello scavo in corso nei pressi della sorgente del Gihon, nella Città di Davide, gli archeologi hanno trovato ceramiche risalenti al Secondo Periodo del Ferro (ottavo secolo a.C.) insieme con frammenti di tre bullae (tondelli di argilla usati per sigillare lettere e merci) e due sigilli di pietra, che si utilizzavano per produrre tali impronte. Tutti hanno nomi scritti in ebraico. Uno dei sigilli (vedi foto) mostra di essere stato proprietà di un abitante della città chiamato “Rephaihu (figlio di) Shalem”.
 
I direttori dello scavo sono il professor Ronny Reich dell’Università di Haifa ed Eli Shukron del Dipartimento delle Antichità di Israele.
 
A cura di R.P.  SBF Taccuino (28/2/2008)
 
Loggato

Per una corretta esegesi biblica più che questione di testi e contesti è questione di testi e ...teste!
Ewigen
Membro familiare
****




Lutheran

   
WWW    E-Mail

Posts: 1005
Re: ARCHEOLOGIA BIBLICA
« Rispondi #12 Data del Post: 11.03.2008 alle ore 00:10:02 »
Rispondi con quote Rispondi con quote   Modifica Modifica

Israele - Scoperta arnia del X - IX secolo a.C.
MEDIO ORIENTE, 07:18:00
 
2007-09-11 Gerusalemme
 
Scavi dell'Università di Gerusalemme svelano nella "Terra del latte e del miele" i primi alveari dell'antico Medio Oriente.
 
La testimonianza archeologica della descrizione biblica di Israele come la "terra dove scorrono latte e miele" (o perlomeno il secondo) è stata trovata dai ricercatori dell'Istituto di Archeologia dell'Università di Gerusalemme, i quali annunciato che la prima arnia (colonia di alveari) che risale al periodo biblico è stata trovata negli scavi di Tel Rehov, nella valle Beth Shean. Si tratta della prima arnia finora trovata in uno scavo archeologico nell'antico Medio Oriente, hanno detto gli archeologi, e risale al X-IX secolo a.e.v.
Tel Rehov è ritenuta una delle più importanti città di Israele durante la monarchia israelita. Gli alveari sono stati trovati nel centro di una zona costruita, già scavata dal1997. Nell'arnia sono state rinvenute tre file di alveari, che contenevano oltre 30 sciami l'uno. Sembra però, basandosi sugli scavi fatti finora, che in totale l'area contenesse circa 100 alveari.
Ogni fila conteneva almeno tre strati di alveari, ciascuno dei quali è costituito da un cilindro composto di argilla cruda e paglia secca, lungo circa 80 cm e largo circa 40. Un capo del cilindro era chiuso e aveva un piccolo foro, che permetteva l'entrata e l'uscita delle api. Il lato opposto era coperto con un coperchio d'argilla che si poteva togliere quando l'apicultore estraeva i favi. Gli esperti di api e gli studiosi che hanno visitato il sito dicono che da questi alveari si poteva raccogliere fino a mezza tonnellata di miele l'anno.
L'unicità della scoperta sta nel fatto che alveari veri e propri non sono mai stati trovati in alcun sito dell'antico Medio Oriente, anche se ne sono state trovate alcune rappresentazioni di periodo ellenistico e romano, oltre che nell'Egitto dei faraoni.
Gli alveari cilindrici d'argilla sistemati in file orizzontali, simili a quelli trovati a Tel Rehov, sono ben noti in numerose culture tradizionali contemporanee nei villaggi arabi in Israele, ed in tutto il Mediterraneo. I vari prodotti degli alveari sono utilizzati in modi diversi: il miele è, naturalmnte, una leccornia, ma è anche noto per il suo valore medicinale e culturale. La cera era utilizzata nelle industrie metallurgiche e del cuoio, oltre che come materiale di scrittura per rivestire tavolette di legno.
Il termine "miele" appare 55 volte nella Bibbia, 16 delle quali come parte dell'immagine di Israele "terra di latte e miele". Si crede comunemente che il termine si riferisca al miele prodotto dai frutti come i datteri e i fichi. Il miele delle api, tuttavia, è menzionato esplicitamente solo due volte, entrambe in riferimento alle api selvatiche.  
Il primo caso è quello Sansone che raccolse il miele delle api da dentro il corpo del leone nella Soreq Valley (Giudici 14: 8-9).  
Il secondo è la storia di Jonathan, figlio del re Saul, che introdusse la mano in un favo durante la battaglia di Mikhmash (Samuele I 14:27).
Mentre la Bibbia non ci dice nulla sull'allevamento delle api in Israele a quel tempo, la scoperta dell'arnia a Tel Rehov indica che l'allevamento delle api e l'estrazione del miele e dei favi era un'industria altamente sviluppata già nel periodo del Primo Tempio. È quindi possibile che il termine "miele" nella Bibbia indichi davvero il miele delle api d'allevamento.
Nell'arnia sono stati trovati anche oggetti di culto, tra cui un altare a quattro corni adorno di figure di dee della fertilità nude, oltre a un elaborato calice dipinto. Questa potrebbe essere la prova di pratiche di culti pagane praticate dagli antichi abitanti e collegati alla produzione di miele e cera.
 
(Da: Università di Geruslemme, Dept. of Media Relations, 03.09.07)
« Ultima modifica: 11.03.2008 alle ore 11:30:00 by Asaf » Loggato

Meglio Figli di Dio che Pro-Choice,Pro-Gay,discendenti di scimmie,blasfemi e liberal.Con il male assoluto non si dialoga!
Asaf
Admin
*****




La verità sta nella Scrittura!

   
WWW    E-Mail

Posts: 4724
Re: ARCHEOLOGIA BIBLICA
« Rispondi #13 Data del Post: 17.03.2008 alle ore 09:03:47 »
Rispondi con quote Rispondi con quote   Modifica Modifica

Resti della Gerusalemme pre-esilica a poche decine di metri dal Muro del Pianto

 
Negli scavi archeologici in corso da circa due anni nella piazza di fronte al Muro del Pianto sono venuti alla luce, per la prima volta in quel posto, resti che risalgono al periodo dall’ottavo al sesto secolo a.C. (cioè del Primo Tempio, secondo la terminologia corrente tra gli ebrei). Gli scavi d’urgenza sono condotti per conto della Israel Antiquities Authority e in cooperazione con la fondazione Western Wall Heritage da Shlomit Wexler-Bdoulah e Alexander Onn. Il monumento principale trovato finora era rappresentato da una grande strada colonnata di epoca romana che compare nella rappresentazione della città di Gerusalemme del famoso mosaico detto “Carta di Madaba”. Sotto le grandi lastre di pavimentazione della strada romana si sono preservati gli strati dell’epoca pre-esilica, in certi punti fino ad oltre due metri di altezza.
 
Tra i reperti più significativi c’è un sigillo personale in pietra semi-preziosa con inciso il nome del proprietario : לנתניהו בן יאש “Netanyahu figlio di Yaush”.  
Il nome Netanyahu (Natania, nella Bibbia CEI) figura abbastanza frequentemente nel libro del profeta Geremia (cap. 36-41) e altrove, mentre Yaush si trova nelle “Lettere di Lachis”, ma l’associazione dei due nomi appare nuova. Si ritiene comunemente che le persone in possesso di sigilli personali occupassero qualche importante carica di governo. Un’altro ritrovamento interessante è quello di tre stampi su manici di anfore del tipo conosciuto come “Lamelek” appartenenti ad anfore destinate a contenere le tasse dovute al re. Su uno dei tre stampi si legge למלך חברון “[appartenente] al re, [distretto di] di Ebron”. Simili manufatti, insieme con figure femminili o di animali, sono molto tipici dell’ultimo periodo del Regno di Giuda, prima della distruzione del Tempio compiuta dal re babilonese Nabucodonosor nel 586 aC.
 
SBF Taccuino (13/3/2008)
 
« Ultima modifica: 25.03.2008 alle ore 11:47:02 by Asaf » Loggato

Per una corretta esegesi biblica più che questione di testi e contesti è questione di testi e ...teste!
Asaf
Admin
*****




La verità sta nella Scrittura!

   
WWW    E-Mail

Posts: 4724
Re: ARCHEOLOGIA BIBLICA
« Rispondi #14 Data del Post: 25.03.2008 alle ore 11:45:22 »
Rispondi con quote Rispondi con quote   Modifica Modifica

Trovato a Gerusalemme un mezzo siclo per il Tempio

 
Prima di leggere il Rotolo di Ester, tutti gli ebrei devoti offrono una somma in denaro “in ricordo del mezzo shekel” che veniva pagato da tutte le famiglie nell’antichità per il mantenimento del Tempio. Oggi, questa somma viene cambiata in valuta locale e donata ai bisognosi.
 

 
Una rara moneta d’argento, del tipo usato nell’antichità per pagare la tassa pro capite di mezzo shekel, è stata recentemente scoperta in uno scavo archeologico condotto nelle Mura intorno al Parco Nazionale di Gerusalemme, vicino alla Città di David, in quello che era il principale canale di scolo di Gerusalemme durante il periodo del Secondo Tempio.
 
Gli scavi, diretti da Eli Shukron dell’Israel Antiquities Authority e dal professor Ronny Reich dell’Università di Haifa, vengono effettuati su incarico dell’Israel Antiquities Authority, della Nature and Parks Authority e della Ir David Foundation.
Spiega l’archeologo Eli Shukron: “Proprio come oggi, quando le monete a volte ci cadono dalle tasche e rotolano nei tombini delle fognature ai lati delle strade, così quasi duemila anni fa, un uomo era diretto al Tempio e la moneta che intendeva usare per pagare la tassa di mezzo shekel andò a finire nel canale di scolo”.
 
L’origine del comandamento di pagare la tassa di mezzo shekel al Tempio si trova nella lettura settimanale biblica “Ki Tisa”, nel libro dell’ Esodo (30:12-16): “Quando per il censimento farai la rassegna dei figli d’Israele, ciascuno di essi pagherà al Signore il riscatto della sua vita…, pagherà un mezzo siclo, computato secondo il siclo del santuario… Il ricco non darà di più e il povero non darà di meno… Prenderai il denaro di questo riscatto ricevuto dai figli d’Israele e lo impiegherai per il servizio della Tenda del convegno. Esso sarà per i figli d’Israele come un memoriale davanti al Signore per il riscatto delle vostre vite”.
 
Al tempo della costruzione del Tempio, ad ogni ebreo era comandato di fare una donazione obbligatoria di mezzo shekel. Questa modesta somma permetteva a tutti gli ebrei, di ogni livello economico, di partecipare alla costruzione del Tempio. Dopo il completamento della costruzione, continuarono a raccogliere la tassa da tutti gli ebrei allo scopo di fare acquisti per i sacrifici pubblici e per altre necessità del Tempio. La raccolta cominciava tutti gli anni il primo giorno del mese di Adar, quando avveniva la “proclamazione degli shekel”, e finiva il primo giorno del mese di Nissan, inizio del nuovo anno fiscale per il Tempio, quando venivano rinnovati gli acquisti per i sacrifici pubblici.
 
Era molto probabilmente uno shekel di Tiro quello che Gesù e Pietro usarono per pagare la tassa del Tempio (mezzo siclo ciascuno): “Ma perché non si scandalizzino, va' al mare, getta l'amo e il primo pesce che viene prendilo, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d'argento. Prendila e consegnala a loro per me e per te".(Matteo 17:27).
Inoltre, le monete d’argento di Tiro comprendevano probabilmente il famigerato pagamento a Giuda Iscariota, quando “si accordarono con lui per trenta denari" (Matteo 26:15).
 
La tassa annuale di mezzo shekel era data in monete da uno shekel e da mezzo shekel della zecca di Tiro, dove furono coniate dall’anno 125 a.e.v. fino allo scoppio della Grande Rivolta nel 66 e.v. Al tempo della sollevazione, la tassa era pagata usando gli shekel di Gerusalemme, appositamente coniati per quello scopo.
Nelle fonti rabbiniche, la Tosefta (Ketubot 13:20) dice: “L’argento menzionato nel Pentateuco è sempre argento di Tiro: Che cos’è l’argento di Tiro? E’ gerosolimitano”. Molti hanno interpretato che solo gli shekel di Tiro potessero essere usati per pagare la tassa di mezzo shekel al Tempio.
 
Lo shekel che è stato trovato negli scavi pesa 13 grammi, raffigura sul diritto la testa di Melqart, il dio principale della città di Tiro (equivalente al dio semitico Baal), e sul rovescio un’aquila sulla prua di una nave. La moneta fu coniata nell’anno 22 e.v.
 
Nonostante l’importanza della tassa di mezzo shekel per l’economia di Gerusalemme nel periodo del Secondo Tempio, solo altri sette shekel e mezzi shekel di Tiro erano stati finora rinvenuti negli scavi a Gerusalemme.
 
Israele.net (Da: Israel Antiquities Authority, 20.03.08)
Loggato

Per una corretta esegesi biblica più che questione di testi e contesti è questione di testi e ...teste!
Pagine: 1 2 3  4 · torna su · Rispondi Rispondi   Abilita notifica Abilita notifica    Invia il Topic Invia il Topic    Stampa Stampa

« Topic Precedente | Prossimo Topic »

Evangelici.net è un sito di Teknosurf.it srl ‐ P.IVA 01264890052 ‐ Privacy policy