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Immigrati, crescono gli ortodossi
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ROMA - Andrea Tornielli de "La Stampa" (Vatican Insider) ha intervistato il sociologo Massimo Introvigne, direttore del Cesnur in occasione dell'uscita dell'Enciclopedia delle religioni in Italia. Riportiamo alcuni estratti dell'intervista.

È appena arrivata in libreria L'Enciclopedia delle religioni in Italia (Editrice Elledici, pp. 1240, 125 euro), un corposo volume curato dal sociologo torinese Massimo Introvigne e da Pierluigi Zoccatelli, rispettivamente direttore e vicedirettore del Cesnur. Vi sono censite e descritte le 836 religioni presenti nel nostro Paese. Un primo dato che emerge dalla ricerca è l'aumento considerevole degli immigrati di fede cristiana ortodossa che si avvicinano ormai alle cifre degli immigrati musulmani e potrebbero superarli nei prossimi anni. Vatican Insider ha intervistato Massimo Introvigne.


Nell'immaginario collettivo gli immigrati sono musulmani, mentre invece la comunità ortodossa è in crescita e nei prossimi anni potrebbe superare quella degli immigrati musulmani. Come si spiega questo fenomeno?

«La più grande comunità ortodossa presente in Italia è quella romena, con 163 parrocchie - e il numero cresce continuamente. L'ingresso della Romania nell'Unione Europea nel 2007 ha reso più facile l'immigrazione in Italia, che è favorita anche dal fatto che il romeno è una lingua neolatina e i romeni, specie i bambini e i giovani, apprendono l'italiano più rapidamente di altri immigrati. Ci sono anche molti romeni cattolici, ma la maggioranza è ortodossa. Nonostante la crisi economica italiana, che ha frenato altri tipi d'immigrazione, le condizioni sociali ed economiche della Romania rendono ancora attraente l'emigrazione in Italia. Lo stesso vale, in misura minore della Romania, per altri Paesi dell'Est a maggioranza ortodossa. La crescita degli immigrati ortodossi in Italia non deriva dunque da ragioni specificamente religiose ma da motivi che attengono ai flussi migratori. Nello stesso tempo, è vero che la Chiesa ortodossa - ancora, specie romena - riesce in Italia a mantenersi in rapporto con la maggioranza dei suoi fedeli immigrati, così che il fenomeno della secolarizzazione degli emigrati - che, lasciato il paese di origine, si allontanano anche dalla religione - per gli ortodossi vale solo relativamente».


Gli appartenenti a minoranze religiose sono il 2,5 per cento dei cittadini italiani, il 7,6 per cento delle persone presenti sul territorio italiano. Perché la sensazione, a livello di opinione pubblica, è invece quella di un'invasione di appartenenti ad altre religioni e in particolare islamici?

«Con un processo che non è nato ma si è notevolmente accelerato con l'11 settembre 2001, l'Europa ha cominciato ad avere paura dell'invasione dell'islam e di una conquista del nostro continente da parte dei musulmani non più per via militare - come si tentò fino all'assedio di Vienna del 1683 - ma per via demografica tramite l'immigrazione. Paradossalmente - ma non troppo - questa paura è stata rafforzata da esponenti del fondamentalismo islamico che hanno cominciato a inneggiare a questa conquista dell'Europa tramite l'immigrazione e le famiglie numerose ("voi non fate più figli e noi ne facciamo tanti" e così via). Si è trattato di quello che la sociologia chiama "panico morale", cioè un fenomeno che si fonda su dati e pericoli reali che però nell'immaginario collettivo è amplificato così che diventa  difficile distinguere fra statistiche reali e statistiche folkloriche. Non bisogna dimenticare né sottovalutare che alcuni dati sono reali.

In Italia, che per molti anni è stata terra da cui si emigrava e non dove s'immigrava, il numero di immigrati non cattolici e in particolare di immigrati musulmani non è cresciuto in modo graduale come in Francia lungo l'arco di un secolo e più ma in modo rapidissimo lungo l'arco di pochi decenni. Nel 1970 i musulmani in Italia erano qualche migliaio, oggi sono - secondo la nostra Enciclopedia, altri ne stimano di più - 1.475.000, compresi 115.000 che sono cittadini italiani. Una crescita così rapida pone evidentemente dei problemi. Anche l'esistenza di piccole minoranze sedotte dall'ultra-fondamentalismo e dal terrorismo è un dato reale, che le cronache di polizia ci propongono spesso. Tuttavia i problemi si affrontano sempre male se non si parte dai dati statistici reali. Questi dati ci dicono che i musulmani sono numerosi ma non c'è nessuna "invasione". E anche che il pluralismo religioso è un fenomeno culturalmente importante e in crescita, ma statisticamente molto minoritario, se è vero che il 97,5% dei cittadini italiani non fa parte di minoranze religiose». [...]

In Italia si sta  verificando un pluralismo religioso crescente. Che cosa ci può dire della tenuta della Chiesa cattolica? E quali sono le proporzioni tra battezzati e praticanti?

«Come ho detto, il pluralismo religioso ha una grande portata simbolica e piccoli numeri reali. La grande maggioranza degli italiani continua a dirsi cristiana, e anche tra gli immigrati i cristiani (sommando pentecostali e ortodossi, più un certo numero d'immigrati cattolici) sono ormai più numerosi dei musulmani. Tutt’altro discorso è valutare il tipo di cristianesimo, o anche di cattolicesimo, che prevale in Italia. I dati nazionali sono molto controversi, ma l'anno scorso lo stesso Cesnur ha condotto una ricerca in un'area della Sicilia i cui dati – o così ci dicono ricerche precedenti - tendono a riprodurre abbastanza fedelmente i dati nazionali italiani, e ha concluso che l'80% si dichiara cattolico, ma solo il 30% ha un contatto almeno sporadico con la Chiesa e i suoi riti. Dedotti gli atei e gli agnostici (poco più del 7Mamma mia e gli esponenti di minoranze religiose, rimane un buon sessanta per cento che appartiene a quella categoria maggioritaria in Europa che la sociologa inglese Grace Davie chiama "credere senza appartenere" (believing without belonging): persone che si dichiarano genericamente credenti e in Italia anche spesso genericamente cattoliche ma non vanno in chiesa se non per battesimi, matrimoni e funerali e non mantengono nessun contatto con le istituzioni della Chiesa. È questo Far West della religione la "periferia esistenziale" di cui parla Papa Francesco in relazione alla nuova evangelizzazione».

di:Andrea Tornielli
da: LaStampa.it
data: 13/5/2013

l'articolo completo: http://bit.ly/19UgI5T

(nella foto: Massimo Introvigne)

 
[Modified 05/20/13  13:00:19 by Server_Notizie]
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