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(Moderatore: andreiu)
   Le testimonianze nel culto
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   Autore  Topic: Le testimonianze nel culto  (letto 3149 volte)
plutino77
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Re: Le testimonianze nel culto
« Rispondi #15 Data del Post: 19.04.2010 alle ore 23:04:08 »
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ma, magari viene in chiesa per cercare un conforto prega il Signore affinché aiuti questa persona a chiudere con il passato.
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Re: Le testimonianze nel culto
« Rispondi #16 Data del Post: 30.04.2010 alle ore 14:08:23 »
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Ritengo che per parlare di questioni personali e difficili come peccati che si cerca di affrontare e risolvere, richieste di preghiera, situazioni di dubbio e debolezza, sia meglio non affrontarli durante il culto. Non si tratta di testimonianze, in questo caso credo abbia più a che fare con la cura pastorale.
Meglio consultarsi in privato con responsabili maturi e sensibili che possano offrire sostegno, guida, preghiera.
Non sono convinta che ogni cosa debba essere di dominio pubblico, alcuni argomenti vanno trattati con delicatezza e rispetto della privacy.
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Re: Le testimonianze nel culto
« Rispondi #17 Data del Post: 30.04.2010 alle ore 14:22:38 »
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Quote:
Che ne dite di parlarne tra noi credenti?  
Qual'è la vostra esperienza?

 
Se ci atteniamo a gran parte dei Salmi, come ha detto Eliseo, è ovvio che il momento delle testimonianze permette ai fedeli di proclamare nell'assemblea le meraviglie di Dio.
 
Nella nostra chiesa, c'è sempre stato il momento per le testimonianze. Mentirei se vi dicessi che sono tutte edificanti e disciplinate, anzi, a volte c'è da chiedersi cosa alcuni hanno capito quando li odi parlare in pubblico.
 
Peró devo dire che in linea generale, chi si alza per testimoniare di solito porta edificazione e rallegra il cuore dei credenti presenti. Poi c'è chi confonde la testimonianza con chiedere che si canti un inno o la lettura di un passo biblico, o magari per prendere i saluti prima di partire per le vacanze...  Imbarazzato
 
Per avere cominciato a presiedere i culti da alcuni mesi, mi sto rendendo conto di come non sia sempre facile a mantenere l'ordine e la disciplina. Alcuni a volte non tengono conto di cosa viene richiesto e s'inoltrano in discorsi e dettagli che fanno più ridere che edificare.
 
Questo non deve portarci a sopprimere il momento delle testimonianze, ma se mai di regolarlo, magari chiedendo all'assemblea di venire a trovare il pastore una settimana prima di testimoniare e accertarsi di cosa verrà detto... Ma nelle chiese italiane è difficile far capire queste cose, perchè l'italiano non è abituato all'ordine.. Imbarazzato
 
Il Signore ci deve aiutare a comportarci in modo da non scandalizzare le anime nuove che assistono ai nostri culti, anche tramite le testimonianze...
 
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Re: Le testimonianze nel culto
« Rispondi #18 Data del Post: 03.05.2010 alle ore 15:56:18 »
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on 30.04.2010 alle ore 14:22:38, Heaven wrote:

 
Se ci atteniamo a gran parte dei Salmi, come ha detto Eliseo, è ovvio che il momento delle testimonianze permette ai fedeli di proclamare nell'assemblea le meraviglie di Dio.
 
Nella nostra chiesa, c'è sempre stato il momento per le testimonianze. Mentirei se vi dicessi che sono tutte edificanti e disciplinate, anzi, a volte c'è da chiedersi cosa alcuni hanno capito quando li odi parlare in pubblico.
 
Peró devo dire che in linea generale, chi si alza per testimoniare di solito porta edificazione e rallegra il cuore dei credenti presenti. Poi c'è chi confonde la testimonianza con chiedere che si canti un inno o la lettura di un passo biblico, o magari per prendere i saluti prima di partire per le vacanze...  Imbarazzato
 
Per avere cominciato a presiedere i culti da alcuni mesi, mi sto rendendo conto di come non sia sempre facile a mantenere l'ordine e la disciplina. Alcuni a volte non tengono conto di cosa viene richiesto e s'inoltrano in discorsi e dettagli che fanno più ridere che edificare.
 
Questo non deve portarci a sopprimere il momento delle testimonianze, ma se mai di regolarlo, magari chiedendo all'assemblea di venire a trovare il pastore una settimana prima di testimoniare e accertarsi di cosa verrà detto... Ma nelle chiese italiane è difficile far capire queste cose, perchè l'italiano non è abituato all'ordine.. Imbarazzato
 
Il Signore ci deve aiutare a comportarci in modo da non scandalizzare le anime nuove che assistono ai nostri culti, anche tramite le testimonianze...
 
Calo <><

 
Caro Calò hai perfettamente inquadrato la questione. Occhiolino
Le testimonianze sono un aspetto importante del culto: un vero momento di libertà nello Spirito contro il pericolo di formalizzare i nostri culti in rigide liturgie dove arrivi in chiesa, al tuo banco trovi il foglietto con le letture, le preghiere ed i canti che si eseguiranno e ti basta seguire quello che il pastore ha già scelto al posto tuo.
Personalmente mi preoccupano poco quelli che si limitano ad alzarsi per leggere un salmo o per cantare un inno tutti assieme: possono essere di edificazione anche se mancano di originalità.
Temo, invece, quelli che raccontano le loro esperienze e si mettono a raccontare dettagli inutili o che ti fanno ridere.
Recentemente un fratello ci ha raccontato le sue disavventure con il tetto della casa dove entrava l'acqua: ci siamo fatti una piccola cultura sui metodi di impermeabilizzazione.  Coatto
 
Quello che tu proponi lo si fa già nei culti all'aperto e nelle serate evangelistiche: per queste riunioni  sarebbe bene che le testimonianze raccontino ciò che Dio può fare.
E' buono mettersi d'accordo prima su chi e cosa deve testimoniare.
Estendere la regola a tutti i culti lo trovo eccessivo: a mio parere meglio limitare le testimonianze solo una volta al mese cosicchè testimonia solo chi ha qualcosa da raccontare a meno che nelle vostre chiese ci siano quelli che gli capita una disgrazia ogni settiamana.
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Re: Le testimonianze nel culto
« Rispondi #19 Data del Post: 03.05.2010 alle ore 17:39:09 »
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Pace.
Il tutto dipende dallo spirito con cui lo si fa. Anche leggere dei salmi su un foglietto o delle letture, se lo si fa interiorizzandole e scoprendone il vero significato, è sinonimo di spiritualità.
Mi piacciono comunque le testimonianze, purché non siano eccessive.
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Re: Le testimonianze nel culto
« Rispondi #20 Data del Post: 03.05.2010 alle ore 23:10:40 »
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Quote:
possono essere di edificazione anche se mancano di originalità.

Ricordo con molto affetto e tenerezza di una sorella molto anziana, che appunto da che io abbia memoria, puntualmente nei Culti del giovedì e della domenica, si alza va per "raccontare" quello che era nel suo cuore.
E cosa c'era nel suo cuore?
"Non v'è nulla, proprio nulla, che rallegra l'alma mia, fuor di Cristo ch'è la via...." (...e non ricordo più...).
 
È un canto dell'innario "Inni e Salmi Spirituali", e quella sorella lo ripeteva a memoria, sempre lo stesso, tutte le volte.
Fra i giovani (e non solo) era ormai diventata quasi una barzelletta, che a volte sfiorava lo scherno.
Eppure, mai a nessuno fu permesso (mi domando da chi) di "riprendere", o di "impedire" a quella semplice sorella (analfabeta) di esprimere con le parole di quel canto ciò che era nel suo cuore, la sua "testimonianza" nell'Assemblea dei Santi.
 
"Originale" non era affatto, e nemmeno "variopinta", visto che era la stessa identica "litania" da decenni.
 
Ma se ci si riflette su un momento, a noi non viene richiesto di essere "originali", perchè Uno è il Cristo, Uno è lo Spirito, Una è la Via.
Dovremmo tutti, in verità (come quella sorella), poter dire puntualmente, senza stancarci, "Non v'è nulla proprio nulla che rallegra l'alma mia, fuor di Cristo che è la Via...".
 
Inoltre volevo aggiungere, che nell'Assemblea non si proclamano solamente "le meraviglie dell'Eterno", ma anche e soprattutto "le Sue Lodi".
E dunque, indipendentemente dalle "disgrazie" settimanali, mi chiedo chi è che non abbia da ringraziare, lodare, benedire, magnificare l'Eterno, e non solo la domenica.....
 
E questo, "con la mia voce", non con un qualche "delegato" o "rappresentante".
 
E se è vero che in una Comunità non tutti hanno raggiunto omogeneamente una "statura spirituale", sarà anche vero che ognuno esprimerà quello che è, il che non deve essere per forza un qualcosa di riprorevole, anzi, ognuno porta ciò che ha, e dove si vede una mancanza, chi ha di più, piuttosto che deridere, dovrebbe darsi un gran da fare per cercare da parte sua, di sopperire a quelle mancanze, nelle proprie possibilità.
 
Ma chiaramente, tutto questo è assolutamente impossibile, laddove non c'è spazio per l'individuo, ma solo per "la Chiesa Universale", per il "numero"....; lì a nessuno interessa sapere le "vicende" del proprio fratello, a tutti però, interessa magari la "testimonianza" di un qualcuno "venuto da lontano", da dove "c'è il risveglio", le "cose da raccontare"....
 
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Re: Le testimonianze nel culto
« Rispondi #21 Data del Post: 04.05.2010 alle ore 13:27:14 »
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Quote:
Estendere la regola a tutti i culti lo trovo eccessivo: a mio parere meglio limitare le testimonianze solo una volta al mese cosicchè testimonia solo chi ha qualcosa da raccontare a meno che nelle vostre chiese ci siano quelli che gli capita una disgrazia ogni settimana.

 
 Risata Non solo nelle nostre, ma in tante altre.  Risata
 
Intanto, quoto e concordo con l'osservazione fatta da Eliseo riguardo alla cara sorella anziana che chiedeva di cantare sempre lo stesso cantico. Non solo mi fa tenerezza lei ma anche la nonna e tanti altri fratelli e sorelle semplici e anziani che partecipavano al culto con il loro contributo personale, cosa che purtroppo oggi sta scarseggiando tra gli adulti e la nuova generazione. Indeciso  
 
Al meno questi cari fratelli e sorelle anziani lodavano Dio e esprimevano con molta spontaneità e sincerità quello che scaturiva dal cuore. La gioia della salvezza la si vedeva adirittura sul loro viso.. e tanti di loro erano delle colonne in chiesa, non si sarebbero mai permessi di creare disguidi o cominciare a mormorare, mettere in discussione i sani principi del Vangelo come tanti fanno oggi.. Triste
 
Quand'ero adolescente, ridevo e quasi quasi mi lamentavo in mente mia di queste loro solite testimonianze, ma quando ci ripenso oggi, devo confessarvi che mi vergogno di avere nutrito tali pensieri nei loro confronti.
 
Oggi, quando presiedo un culto, e quando uno di questi cari fratelli si alza per testimoniare, provo molta tenerezza e rispetto, e non mi disturbano affatto i loro cantici o il loro raccontare i benefatti del Signore..
 
Mi rattrista di più il silenzio degli altri che non hanno mai una testimonianza da fare, nemmeno una..  mentre di critiche da fare ne hanno tante.. fin troppe direi..!  Indeciso
 
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Re: Le testimonianze nel culto
« Rispondi #22 Data del Post: 04.05.2010 alle ore 13:38:20 »
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Volevo solo precisare che quella sorella non "chiedeva" di cantare, ma si alzava, e "recitava" (non cantava) quelle parole; in pratica "leggeva" (a memoria) quel canto.
 
E purtroppo, molto spesso, in quella Comunità di oltre 100 membri, c'era sempre chi non riusciva a "trattenersi" dal "ridere" o dal solito "commento", ogni volta che essa si alzava.....  No
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Re: Le testimonianze nel culto
« Rispondi #23 Data del Post: 05.05.2010 alle ore 11:15:35 »
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Quote:
Volevo solo precisare che quella sorella non "chiedeva" di cantare, ma si alzava, e "recitava" (non cantava) quelle parole; in pratica "leggeva" (a memoria) quel canto.

 
Cosí facevano a volte mia nonna ed altre sorelle..  Occhiolino
Adirittura si alzavano e recitavano l'inno a memoria.
 
Peró non erano loro a motivare le risate di alcuni. A far ridere l'assemblea erano purtroppo altri che si perdevano in discorsi poco edificanti e a volte anche ridicoli...  Indeciso
 
In linea generale, non credo che i membri nell'assemblea si siano una sola volta beffati di quelle sorelle anziane. Non penso. Perchè queste sorelle erano davvero molto rispettate e tenute care da quasi tutti. Tranne qualche membro immaturo e presuntuoso.
 
Credo che siamo identici Eliseo su questo punto. Guai a chi si beffa dei nostri cari fratelli e sorelle anziane..  
 
Sai Eliseo cosa ho fatto alcune settimane fa? Andando a visitare la nonna all'ospizio, l'ho trovata seduta insieme ad altri vecchietti. Ho portato il libro di cantici, il vecchio innario, sai, quello che tengo molto caro. Le ho chiesto se volesse cantare insieme a me alcuni inni. Puoi immagginare quale fu la sua risposta... Sorridente Quando le ho chiesto se si ricordava di alcuni inni, non solo mi ha risposto di sí, ma adirittura mi sapeva dire di quale numero si trattasse!  Risata  Poi ci siam seduti insieme e abbiamo cantato qualche inno..  
 
A 92 anni, canta ancora bene come un canarino, senza nemmeno una nota stonata! Buono!
 
Quanto le voglio un bene dell'anima.. Imbarazzato Amici
 
Calogero <><
 
« Ultima modifica: 05.05.2010 alle ore 12:12:47 by Heaven » Loggato

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Re: Le testimonianze nel culto
« Rispondi #24 Data del Post: 06.05.2010 alle ore 13:41:52 »
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E' molto bello condividere con i fratelli le gioie del rapporto col Signore nel proprio quotidiano, credo sia incoraggiante ed edificante.
Questo può risultare difficile in chiese grosse dove il numero dei membri è tale da non permettere sempre molta libertà.
Per me sono molto utili i gruppi in casa, le cellule come le chiamiamo noi: incontri infrasettimanale dove i credenti che abitano vicini s'incontrano in piccoli gruppi di dieci-quindici persone dove è più facile testimoniare, chiedere preghiera, confrontarsi, condividere. E' anche un modo per filtrare, infatti i moderatori del gruppo possono incoraggiare la testimonianza di avvenimenti che ritengono di incoraggiamento per tutta la chiesa e chiedere di dare testimonianza durante il culto.
Così è più facile mantenere l'ordine dando comunque spazio a tutti di parlare e testimoniare del Signore.
Che ne pensate?  Ciao
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Re: Le testimonianze nel culto
« Rispondi #25 Data del Post: 06.05.2010 alle ore 19:08:12 »
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Forse le parole da me usate possono essere state causa di fraintendimento per qualcuno e perciò cerco di spiegarmi meglio.
Non ho nulla contro quei credenti che si alzano per recitare a memoria un cantico o un salmo, oppure per leggerlo e cantarlo assieme agli altri.
Quando parlo di oginalità, intendo dire che la testimonianza di un credente non può arenarsi al momento - pure cruciale- della sua conversione.
E' bello sapere come queste anime abbiano ricevuto la salvezza, ma è bello conoscere cosa hanno sperimentato dopo la conversione perchè essa non è un traguardo, ma solo l'inizio di un nuovo cammino.
Ho molto rispetto dei credenti anziani che hanno da insegnare a noi: ce li ho in casa avendo genitori che hanno accettato il Signore oltre 50 anni fa. Sorriso
 
Ciò che mi spiace, invece, è l'uso distorto dello strumento da parte di alcuni che si alzano per raccontare fatti spesso irrilevanti o peggio per sostituirsi al pastore per predicare o dare esortazioni: credo che ce ne siano in tutte le chiese. Triste
Se tutti i credenti venissero al culto "preparati" e non per fare gli spettattori ed i critici, anche queste distorsioni sarebbero notevolmente ridimensionate.
Sulla struttura in cellule ho qualche remora specie per come è gestita in alcune chiese: ci sono capicellule che sembrano agenti d'assicurazione col loro portafoglio di clienti-credenti che sono organizzati verticisticamente in una sorta di piramide aziendal-ecclesiale.
So bene che questa è la patologia del fenomeno, ma di situazioni patologiche si registra un continuo aumento. Triste  
 
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Re: Le testimonianze nel culto
« Rispondi #26 Data del Post: 07.05.2010 alle ore 09:10:55 »
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Quote:
Forse le parole da me usate possono essere state causa di fraintendimento per qualcuno e perciò cerco di spiegarmi meglio.

Non ti preoccupare, caro Joe, avevo capito ciò che intendevi; ho solo voluto entrare un po' più nel dettaglio.
 
Il "problema" di molte Chiese di oggi, secondo me, è che non possono contare più sull'esperienza dei "propri padri" (degli anziani appunto...).
Ogni "due giorni" si apre una "nuova Chiesa", i giovani, seguendo la "propria chiamata" e il "ministerio acquisito" fanno a gara nell'aprire sempre più Chiese, sempre più "giuste", sempre più nella "sana dottrina", ..... e sempre più "a passo con i tempi"....
 
E si sa, gli anziani non hanno, non possono "tenere il passo", e dunque non hanno più un posto.
E in quelle Chiese dove ce l'hanno ancora, non resta loro che "trascinarsi", cercando di adeguarsi, volenti o nolenti, ai "nuovi ritmi".
 
Il problema chiaramente non si pone per quegli anziani "nuovi" che si convertono, essi "ringiovaniscono", visto che sono accolti "gioiosamente" e "rumorosamente", e quantomeno, ritrovano un "posto" se non nella società, almeno nella Chiesa (o meglio nell'Assemblea), che spesso rispecchia appunto quella società che avevano lasciato, e che si era dimenticata di loro, abbandonandoli a se stessi.
 
Lì di solito, non si deve "testimoniare" nulla, c'è chi testimonia per loro, delle "testimonianze" modello, scelte accuratamente ogni volta per l'occasione più appropriata.

Quote:
Sulla struttura in cellule ho qualche remora specie per come è gestita in alcune chiese: ci sono capicellule che sembrano agenti d'assicurazione col loro portafoglio di clienti-credenti che sono organizzati verticisticamente in una sorta di piramide aziendal-ecclesiale.

Appunto, dico....
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Re: Le testimonianze nel culto
« Rispondi #27 Data del Post: 07.05.2010 alle ore 11:31:33 »
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on 06.05.2010 alle ore 19:08:12, Joe75 wrote:

Sulla struttura in cellule ho qualche remora specie per come è gestita in alcune chiese: ci sono capicellule che sembrano agenti d'assicurazione col loro portafoglio di clienti-credenti che sono organizzati verticisticamente in una sorta di piramide aziendal-ecclesiale.
So bene che questa è la patologia del fenomeno, ma di situazioni patologiche si registra un continuo aumento. Triste  
 

 
Premesso che le cellule non si sostituiscono al momento in cui tutta l'assemblea s'incontra per celebrare il culto al Signore, nel quale ognuno è partecipe e attore attivo, io le vedo come un occasione in più per conoscersi più intimamente, mettere in pratica e sperimentare i propri doni e talenti in una realtà più ristretta tenendo conto anche della timidezza e inesperienza che hanno spesso i neo-convertiti.
Mi spiace che tu abbia avuto a che fare con chiese di questo tipo. Io ho una esperienza personale della mia cellula molto gratificante dove i credenti più maturi imparano a prendersi cura e a discepolare quelli più giovani nella fede, dove ci si fa carico delle problematiche e delle esigenze di ciascuno per venirsi incontro e sostenersi nei bisogni spirituali e materiali.
Ritengo, inoltre, che siano utili proprio in senso contrario a come l'intendi tu, cioè verticistico, ma sono un occasione perchè tutti imparino a dare il proprio contributo ed essere credenti attivi e responsabili.
Poi, gli esempi malati, purtroppo capitano!
Io preferisco prendere spunto da quelli sani!  Occhiolino
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Re: Le testimonianze nel culto
« Rispondi #28 Data del Post: 07.05.2010 alle ore 11:59:51 »
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Quote:
Premesso che le cellule non si sostituiscono al momento in cui tutta l'assemblea s'incontra per celebrare il culto al Signore, nel quale ognuno è partecipe e attore attivo, io le vedo come un occasione in più per conoscersi più intimamente, mettere in pratica e sperimentare i propri doni e talenti in una realtà più ristretta tenendo conto anche della timidezza e inesperienza che hanno spesso i neo-convertiti.

Beh...cara Chiara, questo, almeno secondo la mia piccola esperienza, una volta era "la vita del Cristiano", non "la cellula".  Occhiolino
 
Era normale infatti, che "l'occasione" per conoscersi intimamente, mettere in pratica e sperimentare la "fratellanza", esercitando i propri doni e talenti, incontrarsi e "stare sempre insieme" tutte le volte che fosse possibile.
Chiaramente, era possibile perchè nessuno aveva altri "impegni" se non l'esercizio dei doni e dei talenti a favore di sé stessi e della fratellanza.  
 
Da che io abbia memoria infatti, le "cellule" erano tutte le sere, a casa mia.  Sorriso , e anche a casa dei miei zii, di mia nonna, e di altri fratelli. Tutti i sabati, tutte le domeniche, tutti i festivi, tutti i pomeriggi, insomma, ogni momento libero dal lavoro e dagli impegni familiari.  
E questo, pur non essendo un "impegno", costava, in tutti i sensi, ma non era un problema, visto che il raccolto valeva la spesa, in tutti i sensi.
 
Le "cellule" di oggi, sono solamente un "compromesso", che da una parte cerca di "riunire" in una realtà ristretta la fratellanza (che senza quell'obbligo non starebbe mai insieme a parte un'ora la settimana), e dall'altra, esse sono nate diciamo per "necessità", dal momento che ormai, si "studia" per "insegnare", e dunque una volta intrapreso o terminato uno "studio", è buono "esercitarsi"; Quale metodo migliore se non "curare" una "cellula"?  
Studio unito alla pratica, è così semplice.
Da qui, le "cellule" hanno avuto la loro origine, e a questo devono la loro "riproduzione" così veloce e numerosa.
 
Tutti sono "maestri", e il fine ultimo è quello di "curare" una cellula...
 
Può sembrare "un'analisi" esagerata o esasperata, ma è purtroppo la cruda realtà.
 
Se si vivesse la fratellanza costantemente, non servirebbero le cellule, sarebbero superflue e senza senso, come pure non ci sarebbero così tanti maestri, ma tutti sarebbero servi dei propri fratelli, ogni momento libero.
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Re: Le testimonianze nel culto
« Rispondi #29 Data del Post: 07.05.2010 alle ore 13:02:29 »
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on 07.05.2010 alle ore 11:59:51, eliseob. wrote:

 
Da che io abbia memoria infatti, le "cellule" erano tutte le sere, a casa mia.  Sorriso , e anche a casa dei miei zii, di mia nonna, e di altri fratelli. Tutti i sabati, tutte le domeniche, tutti i festivi, tutti i pomeriggi, insomma, ogni momento libero dal lavoro e dagli impegni familiari.  
E questo, pur non essendo un "impegno", costava, in tutti i sensi, ma non era un problema, visto che il raccolto valeva la spesa, in tutti i sensi.
 

 
Forse non ci capiamo sulla terminologia....se ti da tanto fastidio la parola 'cellula' chiamala pure come ti pare, il principio è semplicemente che in una chiesa grossa è difficile avere lo stesso rapporto con tutti. Perciò ci incontriamo tra quelli piu vicini con i quali condividere le questioni territoriali (fermo restando che abbiamo rapporti con tutti anche se meno assidui).
Comunque, quello che facciamo noi è proprio quello che hai descritto tu: feste, sabati, pranzi, cene,... ultima la mega grigliata a casa mia per il i°maggio, eravamo in trenta....
"Come è bello dimorare nella casa di Dio, celebrarlo con i miei fratelli"
Ha volte mi costa, hai ragione, soprattutto quando si è stanchi con i bimbi, il lavoro, ma possiamo comunque essere sempre noi stessi, come una grande famiglia.
 
Se hai conosciuto cristiani per i quali il 'fine ultimo' è quello di 'curare' una 'cellula', beh...poveri loro, missà che non ci hanno capito un gran che.
Purtroppo ho conosciuto persone che intendevano il ministerio coma una sorta di 'carriera professionale' e che vedevano nella chiesa un posto nel quale realizzare le loro aspirazioni governative.
 
Mi auguro che concordiamo sul fatto che il fine ultimo è quello di essere graditi a Dio, compiere la sua santa, buona e accettevole volonta, seguendo le orme di Cristo nell'umiltà, spirito di sacrificio e donazione di se affinchè l'opera sua in noi si compia perfetta per la Sua Gloria.
 
Dio ti benedica Ciao
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