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(Moderatore: andreiu)
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   Autore  Topic: Pensieri in Movimento  (letto 62204 volte)
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Re: Pensieri in Movimento
« Rispondi #465 Data del Post: 11.06.2010 alle ore 12:25:47 »
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Le due porte

 
Il Signore ha detto:  
 
Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono coloro che entrano per essa. - Matteo 7:13
 
Ci sono quindi due porte, la prima porta, cioè la porta stretta, è il Signore (Giov.10:9), la seconda porta, cioè la porta larga, siamo noi stessi, dominati dal nostro io.
Passare per la porta stretta significa accettare la completa Signoria di Gesù sulla nostra vita, passare per la porta larga significa continuare a decidere di testa nostra.
Gesù deve essere accettato come Signore e Salvatore; io penso che molti accettano facilmente Gesù come Salvatore, ma hanno difficoltà ad accettarlo anche come Signore perché la natura carnale dell'uomo si ribella e vuol continuare a decidere da sola.
Quando diciamo che Gesù è il Signore significa che proclamiamo che Lui è il padrone assoluto della nostra vita, del nostro futuro, della nostra storia, che non siamo più nostri, ma suoi, che non decidiamo più noi, ma Lui, che Lui è il Signore e che decide Lui e non noi.
Bisogna arrendersi a Lui, bisogna umiliarsi, rinunciare a noi stessi e sottomettersi a tutta la Sua Parola, perché senza questa decisione non è possibile ricevere lo Spirito Santo. Ed è lo Spirito Santo che deve sempre guidare il nostro spirito nuovo.
 
Ma come facciamo a sapere se Gesù è diventato davvero il Signore della nostra vita?
Lo sappiamo dal suo grande dono che ci fa quando entra in noi, la pace (Giov. 14:27 ecc). Se abbiamo lasciato a Lui tutti i nostri problemi, tutti i nostri affanni, tutte le nostre decisioni, tutto quello che noi siamo e che abbiamo, allora non ci dobbiamo più preoccupare di niente, perché è tutto in mano Sua e Lui ci ama, non ci farà mai fare niente di sbagliato, non ci chiederà di fare mai niente di nocivo per noi.
Se non abbiamo ancora pace, vuol dire che c'è ancora qualche area della nostra vita non sottomessa, che c'è ancora una radice della vecchia natura da far morire.
Gesù ha detto che la porta è stretta e se è stretta vuol dire che non si può passare, se ci si ostina a portarsi appresso i vari bagagli, ci possiamo passare noi, ma non i nostri fardelli, bisogna quindi rinunciarci, rinunciare a tutto, rinnegare se stessi e entrare nella porta stretta in obbedienza e sottomissione totale alla Parola e allora si riceve lo Spirito Santo, si ha il frutto della Sua pace (Galati 5:22) e nella pace e nella gioia dello Spirito Santo, è bello proclamare che Gesù Cristo è il Signore, perché:
 
.... nessuno può dire: «Gesù è il Signore», se non per lo Spirito Santo. - 1Corinzi 12:3
 
 
« Ultima modifica: 11.06.2010 alle ore 12:26:27 by New » Loggato
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"Se perseverate nella mia parola ..." Giov 8:31

   
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Re: Pensieri in Movimento
« Rispondi #466 Data del Post: 12.06.2010 alle ore 21:39:53 »
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IL SEGNO DEL CRISTIANO
 
Il vero e unico segno
 
I testi biblici mostrano chiaramente il vero segno del cristiano: «lo vi do un nuovo comandamento: che vi amiate gli uni gli altri.
Come io vi ho amati, anche voi amatevi gli uni gli altri. Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri» (Giovanni 13:34-35); «Che siano tutti uno; e come tu, Padre, sei in me e io sono in te, anch'essi siano in noi; affinché il mondo creda che tu mi hai mandato» (Giovanni 17:21).
 
Quale conclusione trarremo se non che, come il Samaritano ha amato l'uomo ferito (cfr. Luca 10:30-37), noi cristiani siamo chiamati prima di tutto ad amare tutti gli uomini come nostro prossimo, amandoli come noi stessi? In secondo luogo, dobbiamo amare gli altri credenti in modo tale che il mondo possa osservarlo. Questo significa mostrare amore anche quando vi sono delle divergenze, piccole o grandi, anche quando ci costa fatica, nei momenti di grande tensione emotiva, affinché il mondo possa comprendere cosa sia il vero spirito cristiano. In breve, dobbiamo dimostrare e praticare la santità e l'amore di Dio, perché altrimenti rattristeremo lo Spirito Santo.
 
L'amore - e l'unità che esso dimostra - è il segno che Cristo ha dato ai cristiani affinché l'esibissero al cospetto del mondo; perciò, solo se mostreremo questo segno, il mondo saprà che i cristiani sono veramente cristiani e che Gesù è stato mandato dal Padre.

 
Francis A. Schaeffer, dalla conclusione del libro  
"Il segno del cristiano".

 
.
 
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Re: Pensieri in Movimento
« Rispondi #467 Data del Post: 12.06.2010 alle ore 23:24:06 »
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Questa sera, in Off-Topic del 4 chiacchiere tra amici,  
 
Eliseob. ha postato questi pensieri  
 
su quanto afferma l'autore riportato nel post sopra a questo.  Ricopio i pensieri di Eliseo anche qui.
 
" L'amore - e l'unità che esso dimostra - è il segno che Cristo ha dato ai cristiani affinché l'esibissero al cospetto del mondo; perciò, solo se mostreremo questo segno, il mondo saprà che i cristiani sono veramente cristiani e che Gesù è stato mandato dal Padre. "
 

 
Bellissima questa espressione: Esibire...  
Normalmente, si esibisce quello che si ha di più caro, di più prezioso, che ci appartiene e del quale possiamo dire: È mio!  
 
1 Giovanni 3  
14 Noi sappiamo che siam passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli. Chi non ama rimane nella morte. 15 Chiunque odia il suo fratello è omicida; e voi sapete che nessun omicida ha la vita eterna dimorante in se stesso. 16 Noi abbiamo conosciuto l'amore da questo: che Egli ha data la sua vita per noi; noi pure dobbiam dare la nostra vita per i fratelli. 17 Ma se uno ha dei beni di questo mondo, e vede il suo fratello nel bisogno, e gli chiude le proprie viscere, come dimora l'amor di Dio in lui? 18 Figliuoletti, non amiamo a parole e con la lingua, ma a fatti e in verità.  
 
1 Giovanni 3  
1 Vedete di quale amore ci è stato largo il Padre, dandoci d'esser chiamati figliuoli di Dio! E tali siamo. Per questo non ci conosce il mondo: perché non ha conosciuto lui.  
 
Sarà per questo forse che noi dobbiamo "esibire" l'Amore che abbiamo ricevuto, nonostante il mondo ci odi?  
 
Probabilmente si, perchè è solo dall'amore che abbiamo che il mondo potrà riconoscerci.  
E in fondo poi quell'amore, non è nemmeno nostro, ma l'Amore che abbiamo ricevuto.  
E gratuitamente abbiamo ricevuto, gratuitamente diamo, soprattutto a chi non ha.  
 
In questo modo fra l'altro, non "esibiamo" altro che ciò che abbiamo ricevuto, e cioè l'Amore del Padre.
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Re: Pensieri in Movimento
« Rispondi #468 Data del Post: 15.06.2010 alle ore 08:40:24 »
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Le offese

 
La Bibbia dice:
 
Un fratello offeso è più inespugnabile di una fortezza; e le liti tra fratelli sono come le sbarre di un castello. - Proverbi 18:19
 
Chi si offende diventa quindi come una fortezza inespugnabile, cioè una fortezza dove non si può entrare, perché l'offeso vede come un nemico anche quello che lo vuole veramente aiutare e che forse è colpevole solo di non aver usato molto tatto verso di lui.
 
Chi si offende giudica, rischia di non perdonare e finisce nella gabbia a sbarre del castello.
 
L'offesa è una ferita, è un doloroso schiaffo morale che può farci anche molto male, ma bisogna resistere e la soluzione ce la dà il Signore Gesù che ci dice di mostrare l'altra guancia (vedi Matteo 5:39).
 
Se ci offenderemo, rischieremo di finire intrappolati e di non ricevere più niente da nessuno, ma se ci abituiamo a non offenderci mai, acquisteremo un'attitudine di perdono, di misericordia, d’umiltà e d’apertura verso gli altri che ci farà tanto, tanto ricevere.  
 
SHALOM
  
 
  
« Ultima modifica: 15.06.2010 alle ore 08:43:01 by New » Loggato
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Re: Pensieri in Movimento
« Rispondi #469 Data del Post: 18.06.2010 alle ore 00:43:37 »
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Facciamoci riconoscere!

 
Il titolo l'ho dato io, ma questa è una breve meditazione  di Charles Spurgeon.
 
"E riconoscevano che erano stati con Gesù" (Atti 4:13).
 
Ogni Cristiano dovrebbe essere ad immagine di Gesù Cristo.  
 
Voi avete letto la vita di Cristo, descritta meravigliosamente e con eloquenza, ma il meglio della vita di Cristo è la Sua biografia vivente, scritta nelle parole e nelle azioni del Suo popolo.  
 
Se siamo davvero quello che professiamo di essere, allora dovremmo essere a immagine di Cristo; si, e di una così straordinaria somiglianza che il mondo non dovrebbe vederne in noi solo una vaga immagine, ma esclamare: "Egli è stato con Gesù; ha imparato da Lui; è come Lui; cammina secondo il santo Uomo di Nazareth, e Lui è evidente nella sua vita e nelle sue azioni di ogni giorno".
 
Un Cristiano dovrebbe essere come Cristo nel coraggio. Non hai da arrossire per la tua fede: essa non ti deluderà mai; piuttosto, bada a non essere tu a deluderla. Sii come Gesù, sii molto coraggioso per il tuo Dio.
 
ImitaLo nello spirito amorevole; pensa amorevolmente, parla amorevolmente, e opera con amore, affinché gli uomini possano dire di te: "Egli è stato con Gesù".
 
Imita Gesù nella Sua santità. Non fu zelante per il Suo Padre celeste? Così sii tu; vai ovunque facendo il bene.  
 
Non sprecare il tempo che hai: esso è troppo prezioso.
Gesù non visse forse con abnegazione, senza mai cercare il proprio interesse? Sii come Lui.  
 
Gesù non fu forse devoto? Sii anche tu fervente nelle tue preghiere.  
 
Gesù non si sottomise con mitezza alla volontà di Suo Padre? Allo stesso modo, sottomettiti a Lui.  
 
Non era paziente? Impara anche tu a sopportare.  
 
E più di ogni altra cosa, per somigliare in ogni cosa a Gesù, perdona i tuoi nemici, come fece Lui; e lascia che quelle sublimi parole del tuo Maestro, "Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno", risuonino sempre nelle tue orecchie.  
 
Perdona, poiché speri di essere perdonato. Ammassa carboni ardenti sul capo dei tuoi nemici essendo amorevole verso di loro. Rendi bene per male, per somigliare a Lui.  
 
E in ogni cosa, vivi in modo che tutti possano dire di te: "Egli è stato con Gesù".
 
Tratto proprio da questo portale:
http://www.evangelici.net/classici/me11febbrm.html
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Re: Pensieri in Movimento
« Rispondi #470 Data del Post: 30.06.2010 alle ore 11:52:37 »
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Amore e gioia
 
(leggendo Giovanni 15:9-17)

 
La vera gioia dipende dall'amore (versi da 9 a 11)
 
Capiamo con facilità che Dio ami Cristo, il suo diletto, in piena armonia con Lui, ma che Cristo ami noi, esseri così poco amabili, dello stesso amore, è quasi incomprensibile per la nostra mente.  
Eppure il Signore chiede ai suoi di dimorare nel suo amore: questa strada, che ci sembra così difficile, possiamo percorrerla solo con l'ubbidienza a Dio.  
 
Quale sarà la conseguenza? La nostra gioia, così difficile da realizzare nella nostra vita pratica, sarà "completa”.  Spesso quando manchiamo di gioia è perché non siamo tanto vicini al Signore, e le preoccupazioni della vita ci assorbono e ci rattristano. Se la gioia ci manca, mancano anche le forze; e allora, teniamoci stretti a Lui, e realizzeremo che "la gioia del Signore è la nostra forza" (Ne 8:10).
 
Amatevi gli uni gli altri (versi da 12 al 17)
 
Non è la prima volta che il Signore ricorda ai suoi discepoli questo comandamento dell'amore reciproco (13:34). Il dovere di amare il prossimo era già presente nell'Antico Testamento (Le 19:18), ma nel Nuovo, che ne è totalmente permeato, questo dovere è esteso fino ad amare anche i propri nemici (Mt 5:44; Lu 6:27). Se il credente è capace di amare, non è per la propria forza, ma per quella che il Signore gli dà quando vuole ubbidirgli.
 
La misura di questo amore ce la da Cristo stesso e supera le nostre capacità: dare la vita per i propri amici. Il Signore ci chiama suoi amici (14); in realtà, ha dato la sua vita per degli esseri peccatori, ribelli a Dio, che non meritavano nulla, come eravamo tutti noi prima della conversione. Ma ora il Signore ci dice: "Non vi chiamo più servi", è ci rivela i suoi pensieri. Un amore così grande ci stordisce e ci riempie di riconoscenza profonda.
 

Fonte: Per l’Ora che Passa, N. 2/2010, pg. 5
« Ultima modifica: 30.06.2010 alle ore 14:01:59 by alle » Loggato

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Re: Pensieri in Movimento
« Rispondi #471 Data del Post: 01.07.2010 alle ore 12:46:50 »
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Debole e forte

 
La Bibbia dice:
 
Perciò io mi diletto nelle debolezze, nelle ingiurie, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle avversità per amore di Cristo, perché quando io sono debole, allora sono forte. - 2Corinzi 12:10  
 
Quindi i credenti sono forti quando sono deboli.
Questo modo di considerare le cose è l'opposto di come ragiona il mondo. Per il mondo quando si è forti vuol dire che si è forti, si confida sulla nostra intelligenza, sui nostri studi, sulla nostra abilità di parlare e magari poi ci fa anche piacere essere lodati, sentirsi dare ragione, ma tutto questo viene dal diavolo, perché il diavolo ha tutto da guadagnare se noi confidiamo in noi stessi, se confidiamo sulle nostre forze, perché così ci può vincere come vuole, perché in realtà non siamo forti, ma siamo solo orgogliosi, deboli, vulnerabili ed è facile aver la meglio su quelli che si credono forti mentre invece sono deboli.
 
E ringraziamo il Signore quando le circostanze avverse della vita ci fanno riflettere, ringraziamolo anche quando abbiamo fatto delle figuracce, perché tutto concorre al nostro bene (Romani 8:28) ed abbiamo la possibilità di capire che se non dipendiamo dal Signore, se non ci appoggiamo a Lui, se non confidiamo in Lui, saremo sempre degli sconfitti. E' inutile che ci illudiamo di aver raggiunto la sicurezza di aver tutto sotto controllo, se ragioniamo così ci prepariamo a sconfitte su sconfitte. E continueremo a cadere finché non avremo imparato la lezione.
 
L'Apostolo Paolo si dilettava quando era ingiuriato, noi invece molte volte ci dilettiamo quando siamo lodati, quando ci dicono che siamo bravi e facciamo così il gioco del diavolo. Se qualcuno ti loda, digli di smetterla, digli che solo nel Signore ci si può vantare (2Corinzi 10:17), digli che se facciamo qualcosa di buono il merito è solo del Signore e che invece quando sbagliamo la colpa è tutta nostra.
 
E poi quando ci riteniamo forti e parliamo a qualcuno gli trasmettiamo quello che ci gratifica e non quello che ha veramente bisogno di sentirsi dire e gli facciamo del male, perché solo Dio conosce quello che quell'uomo ha bisogno, solo Dio ci può suggerire quelle magari solo poche parole che però sono quelle che gli penetrano nel cuore. E quando saremo umili e convinti d’essere deboli, allora saremo usati dal Signore perché saremo forti della sua forza con cui tutto ci sarà possibile:
 
Io posso ogni cosa in Cristo che mi fortifica. - Filippesi 4:13
 
 
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Re: Pensieri in Movimento
« Rispondi #472 Data del Post: 02.07.2010 alle ore 22:57:25 »
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Montato su una di quelle barche, che era di Simone,  
lo pregò di scostarsi un poco da terra;  
poi, sedutosi sulla barca, insegnava alla folla.”  (Luca 5:3)
 
La tua barcaLa tua barcaLa tua barcaLa tua barca

 
Luca scrisse: «Montato su una di quelle barche, che era di Simone, lo pregò di scostarsi un poco da terra; poi, sedutosi sulla barca, insegnava alla folla.»
 
Tutte le nostre imbarcazioni appartengono a Cristo!  
 
La tua, è il luogo in cui passi la maggior parte della tua giornata e dove ti guadagni da vivere.  
 
Cristo potrebbe dirti: “Sei il conducente del Mio TIR, lavori nel Mio ospedale, presiedi il Mio tribunale, stampi il Mio giornale, programmi il Mio computer …” Ad ognuno di noi Lui dice semplicemente: “Il tuo lavoro è Mio!”
 
    Più tardi Pietro, il proprietario della barca in questione, scrisse queste righe:  
 
«Ma voi siete una stirpe eletta, un sacerdozio regale, una gente santa, un popolo che Dio si è acquistato, perché proclamiate le virtù di colui che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua luce meravigliosa» (1 Pietro 2:9).
 
    “… un sacerdozio regale” - Qual è il ruolo del sacerdote? Essere il rappresentante di Dio davanti agli uomini, questo è il tuo ruolo!  
 
«Qualunque cosa facciate, in parole o in opere, fate ogni cosa nel nome del Signore Gesù ringraziando Dio Padre per mezzo di lui.» (Colossesi 3:17)
 
Mosè infatti pregò: «La grazia del Signore nostro Dio sia sopra di noi, e rendi stabile l'opera delle nostre mani; sì, l'opera delle nostre mani rendila stabile.» (Salmo 90:17)
 
    Trovi difficile immaginare che Dio possa servirsi del tuo lavoro?  Il tuo capo è irascibile come un pit-bull? Il tuo ufficio è più piccolo della gabbia del tuo criceto? Ti senti in esilio, confinato nel posto più isolato della Siberia? …  
 
Henry Giles, un predicatore del diciannovesimo secolo ha detto:  
 
«Nessun compito è troppo umile che tu non gli possa dare valore, troppo piatto che tu non possa renderlo interessante, l’importante è che ti devi ricordare che ogni compito svolto è un servizio che rendi al tuo Maestro Gesù Cristo!»
 

 
Tratto da “Sa Parole pour aujourd’hui” di Bob Gass,
riportato con permesso di Manna per Oggi (www.donnecristianenelweb.it)

 
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siate sempre allegri Tessalonicesi 5:16

   
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Re: Pensieri in Movimento
« Rispondi #473 Data del Post: 03.07.2010 alle ore 12:53:13 »
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" Le parole del maldicente sono
come ghiottonerie, penetrano fino nell'intimo
delle viscere"
(proverbi 26.22)
 
MALDICENZA?
NO GRAZIE, SONO A DIETA.
 
Sono irresistibili,non gli si può proprio
dare freno.Alcuni studiosi affermano addirittura
che le maldicenze siano uno stimolo  
nei rapporti sociali e lavorativi
creando una viva e sana
competizione. Vivace sicuramente
sana dubitiamo.
 
Basti riflettere sulle fonti delle quali sgorgano
copiosamente le acque putride ed inquinate della maldicenza.
 
odio, superbia, pigrizia, egoismo
malizia ed altre cose  del genere.
 
La maldicenza è bisbigliata, in penombra
o alle spalle, dilania l'anima e serpeggiatra il falso e il vero.
Essa è crudele non bada a spese nè a conseguenze,  
è capace di vestirsi con gli abiti della religiosità
giustizia, amore.
 
La maldicenza è in grado
di stabilire una strana guerra, in cui carnefici e vittime
possono piu volte scambiarsi i ruoli
L'esperienza insegna però che in questa celebrazione
della cattiveria non si possono separare  
vincitori e vinti,perchè si contano
solamente cuori feriti e corrotti
dal male, dal peccato.
 
Per riggettare tale infida " arte",
 basti ricordare che il primo maldicente fu satana,
 parlando con eva, e il primo bersaglio fu Dio.
quanto fu dannoso quel banchetto.
 
Oggi a scuola, al lavoro, tra amici , se qualcuno
ti offrirà
una delle solite ghiottonerie, sarà
una buona opportunità
per iniziare a dire " No grazie , sono a dieta"


 

 
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Gesù disse..Io verrò e lo guarirò. Matteo 8:7
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Re: Pensieri in Movimento
« Rispondi #474 Data del Post: 07.07.2010 alle ore 19:13:45 »
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Il “Fantasma” che ci dà Coraggio

 
E i discepoli, vedendolo camminare sul mare, si turbarono e dissero: «È un fantasma!» E dalla paura gridarono. Ma subito Gesù parlò loro e disse: «Coraggio, sono io; non abbiate paura!» - Matteo 14:26-27
 
I discepoli del Signore si trovavano al largo, in mezzo al mare, c’era vento e le onde sbattevano la loro barca …….. ma Gesù non li aveva abbandonati e stava andando da loro. Essi però si turbarono e pensarono addirittura di essere abbordati da un fantasma! Impariamo questa lezione: il Signore è sempre con noi, controlla tutto e quindi non ci può accadere nulla di male. I discepoli avevano ancora un cuore duro, possedevano poca fede, vivevano nel dubbio e non posero la loro fiducia in quel Gesù che aveva fatto in loro presenza grandi miracoli, basti pensare che aveva appena compiuto la moltiplicazione dei pani e dei pesci. Dimenticarono le sue esortazioni a non temere, e così non Lo riconobbero ed ebbero paura.
 
Anche per noi in questo momento il Signore Gesù è qui! Il diavolo tenterà di farci credere che si tratta di un fantasma, ma noi dobbiamo invece aver fede ed ascoltarLo perché Lui non ci abbandonerà mai e ci sta continuamente ripetendo: Coraggio, sono io; non abbiate paura!
« Ultima modifica: 07.07.2010 alle ore 19:14:39 by New » Loggato
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Re: Pensieri in Movimento
« Rispondi #475 Data del Post: 12.07.2010 alle ore 19:53:21 »
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Strategia risolutiva

 
Nel 2° libro delle Cronache leggiamo che ben tre eserciti nemici, si stavano dirigendo contro Giosafat. Erano una gran moltitudine e davanti a quella forza c’era ben poco da fare umanamente, ma Giosafat usò la strategia vincente.
Prima di tutto iniziò a lodare il Signore e poi diede ai suoi uomini questi ordini per la battaglia:

…. stabilì quelli che dovevano cantare all'Eterno e dovevano lodarlo per lo splendore della sua santità, mentre camminavano davanti all'esercito e dicevano: «Celebrate l'Eterno, perché la sua benignità dura in eterno».
- 2Cronache 20:21
 
Davanti all’esercito in prima fila, c’erano quelli che cantavano e lodavano il Signore, questa è stata la strategia risolutiva di Giosafat che, più che pensare ad armare bene la prima fila, organizzò diligentemente il servizio del canto e della lode e così Dio tese un'imboscata ai nemici d'Israele che si distrussero a vicenda e nessuno scampò:
 
Quando essi cominciarono a cantare e a lodare, l'Eterno tese un'imboscata contro i figli di Ammon e di Moab e quelli del monte Seir che erano venuti contro Giuda, e rimasero sconfitti. I figli di Ammon e di Moab insorsero contro gli abitanti del monte Seir per votarli allo sterminio e distruggerli, quand'ebbero annientati gli abitanti di Seir, si aiutarono a distruggersi a vicenda. Così, quando quelli di Giuda giunsero sull'altura da cui si poteva osservare il deserto, si volsero verso la moltitudine, ed ecco, non c'erano che cadaveri distesi per terra; nessuno era scampato. - 2Cronache 20:22-24
 
Fu una gran vittoria, i nemici d’Israele erano stati distrutti e di conseguenza il regno di Giosafat fu tranquillo e in pace:  
 
Il regno di Giosafat fu tranquillo: il suo DIO gli concesse pace tutt'intorno. - 2Cronache 20:30
 
E allora adottiamo anche noi in ogni circostanza la strategia di Giosafat, lodiamo sempre il Signore e, anche nelle circostanze avverse, la vittoria sarà sempre nostra perché i nostri nemici sono già stati vinti dal Signore Gesù:
 
Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori in virtù di colui che ci ha amati. - Romani 8:37
« Ultima modifica: 12.07.2010 alle ore 19:54:41 by New » Loggato
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« Rispondi #476 Data del Post: 13.07.2010 alle ore 16:22:57 »
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ESSERE DIVERSI ESSERE DIVERSI ESSERE DIVERSI ESSERE DIVERSI

 
“Poiché, come in un solo corpo abbiamo molte membra  
e tutte le membra non hanno una medesima funzione,
così noi, che siamo molti, siamo un solo corpo in Cristo,  
e, individualmente, siamo membra l'uno dell'altro.
Avendo pertanto carismi differenti secondo la grazia che ci è stata concessa,  
se abbiamo carisma di profezia, profetizziamo conformemente alla fede;  
se di ministero, attendiamo al ministero; se d'insegnamento, all'insegnare;
se di esortazione, all'esortare; chi dà, dia con semplicità;  
chi presiede, lo faccia con diligenza; chi fa opere di misericordia, le faccia con gioia.”
Romani 12:4-8



Ascolta: “Prendiamo l’iniziativa per diventare le persone che Egli ci ha destinato a diventare,  
senza paragonarci agli uni o agli altri o provare a essere qualcuno che non siamo” (parafrasi di Romani 12:6).
 
Coloro che meritano un posto nella tua vita non si sentiranno mai minacciati da una qualità del tuo carattere o della tua “chiamata”. Avranno la maturità di comprendere che ci vogliono molti musicisti e strumenti diversi per formare un’orchestra.
 
Al contrario, altri proveranno a colarti nella loro stessa formina, perché è solo così che potranno giudicarti o controllarti. Molte persone non ti capiranno, ma non sono obbligati a farlo.  
 
Non sprecare la vita che hai qui in terra nel provare a ottenere l’approvazione delle persone che non apprezzano la tua integrità. Amali, prega per loro e vai avanti.
 
Gesù ha detto: «Il servo non è più grande del suo signore. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi» (Giovanni 15:20).  
 
Se un giorno sentirai che stai per compromettere il destino che Dio ha progettato per la tua vita, allora il prezzo di questo compromesso è davvero troppo elevato. Rifiuta di farlo. Perché? Perché, in fin dei conti, sarai giudicato secondo un solo criterio: come hai reagito all’appello divino, e non come hai reagito alle ambizioni degli altri umani riguardo alla tua vita.
 

tratto da “Sa Parole pour aujourd’hui” di Bob Gass
copiato con permesso di “Manna per oggi” www.donnecristianenelweb.it
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Re: Pensieri in Movimento
« Rispondi #477 Data del Post: 19.07.2010 alle ore 22:16:57 »
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I POVERI IN SPIRITO

 
Beati i poveri in spirito, perché di loro è il regno dei cieli.
(Matteo 5:3)

 
Questa beatitudine non s’indirizza a una particolare classe sociale, i poveri, benedicendola a scapito di altre. La Parola del Signore non demonizza mai la ricchezza né santifica la povertà, mette semplicemente in luce la responsabilità dell'uomo nella situazione in cui si trova nel corso della sua vita. Il Signore Gesù fu preciso e l'apostolo Matteo lo riporta fedelmente: la beatitudine in questione riguarda sia coloro che sono economicamente poveri, sia quelli che sono ricchi. Infatti, si tratta di "poveri nello spirito", poveri dentro, nell'intimo del cuore. In altre parole si tratta di persone che possono essere facoltose, ricche, importanti e potenti, ma possiedono uno spirito da poveri, un cuore da bisognosi, il senso profondo della loro miseria naturale, dei loro limiti, della loro debolezza. Particolarmente nel loro rapporto con Dio e secondariamente nei loro rapporti umani.  
 
E’ utile notare come il Sermone sul monte, fin dalla sua prima beatitudine, porti la sua luce all'interno dell'uomo, nella sua intimità, dove risiedono le radici dell'umana esistenza, dove si sviluppano le scelte della volontà, i sentimenti e i pensieri del cuore che poi vengono manifestati attraverso gli atti della vita. In questo Sermone ci verrà ripetutamente detto che siamo "fuori" ciò che siamo "dentro", anche se l'innata ipocrisia dell'animo umano tenterà di nascondere e mascherare la nostra vera realtà presentandola con l'immagine che consideriamo più attraente.
 
Possedere uno spirito da povero non è naturale e non è conforme all'idea del mondo che richiede, apprezza e valorizza persone sicure di sé, piene di se stesse, arroganti, arriviste, padrone delle diverse situazioni.
 
Come è possibile divenire "poveri in spirito"? È necessaria una rigenerazione interiore, una trasformazione della mente e del cuore, un profondo intervento divino o, per esprimersi in modo biblico, una "nuova'nascita", una nascita dall'alto mediante l'azione dello Spirito Santo (Giovanni 3:3-7). Questo non per divenire degli insicuri, delle persone arrendevoli, senza spina dorsale, senza idee e ideali, senza aspirazioni, vuote e prive di significato, ma per essere umili e in sintonia con il Signore. La "conversione", che non significa il passaggio da una religione a un'altra, consiste nell'abbandono del peccato per volgersi risolutamente verso Dio e comporta una presa di coscienza di se stessi, una visione della nostra realtà spirituale davanti alla santità di Dio, un ravvedimento e un profondo pentimento che ci induce a rinunciare a noi stessi per affidarci completamente a Dio.
 
Divenire "poveri in spirito" e raggiungere questa prima beatitudine non significa imitare Cristo, ma essere interiormente come Lui. Pertanto è necessario passare attraverso la rinuncia, attraversare coscientemente una crisi spirituale che ci consenta di vederci come Dio ci vede. La rinuncia non è frutto di un’educazione religiosa che spesso conduce a un effetto contrario, cioè porta all'affermazione di se stessi e all'orgoglio, come non è il frutto di un semplice atto della nostra volontà che non è in grado di sottomettere permanentemente le inclinazioni della nostra natura, ma consiste in un atto di fede che accoglie il Signore Gesù come assoluto padrone della nostra vita. La rinuncia non corrisponde a una provvisoria imitazione del Signore Gesù, a un discepolato gregario, privo di personalità, a un atteggiamento conforme a certi schemi umani da assumersi in determinati luoghi e tempi come una medicina che ci faccia sentire meglio, più buoni. La rinuncia di cui parlò Gesù (Luca 9:23-25) consiste nella perdita della propria vita intesa non come la morte fisica che avviene una sola volta, ma un morire continuamente a se stessi abbandonando ogni preteso diritto sulla propria persona, volontà e mentalità. Se le cose che abbiamo lasciato per amore di Cristo sono costantemente davanti a noi suscitando fantasie e rimpianti, se ci assale la nostalgia per la vecchia vita e ci rammarichiamo nel ricordo di chi eravamo, significa che non abbiamo raggiunto la "povertà dello spirito", perché questa corrisponde a una totale abdicazione a ogni nostro diritto, alla nostra sovranità, libertà e volontà.  
 
Questa beatitudine è qualcosa di più della più profonda umiltà perché consiste nell'affidarsi come poveri, mendicanti, bisognosi, alla sovranità e all'amore di Dio, certi che Egli è in grado di provvedere, guidare, proteggere, custodire in modo giusto la nostra vita. In tale rifugiarsi in Dio, in questo abbandono a Lui, in questa totale fiducia, in questa piena rinuncia consiste la prima delle beatitudini.
La possediamo?
 
Il Regno di Dio non è aperto a coloro che se ne sentono degni, a coloro che vogliono conquistarlo con le loro forze e con i mezzi da loro scelti, a coloro che presentano meriti davanti a Dio (che presunzione!!), ma è promesso a coloro che, consapevoli della loro natura peccatrice e dei loro limiti, si affidano con umiltà e fede al Signore che può arricchire il loro spirito povero e bisognoso con le immense ricchezze della sua grazia e del suo amore.
 

Tratto dal libro “Il Sermone sul monte” di Carlo Bertinelli,  
edito da Soli Deo Gloria

 
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« Ultima modifica: 19.07.2010 alle ore 23:17:44 by alle » Loggato

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Re: Pensieri in Movimento
« Rispondi #478 Data del Post: 19.07.2010 alle ore 22:54:52 »
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Grazie sorella per questa splendida spiegazione sulla "povertà di spirito" che Carlo Bertinelli ha scritto e che ci hai donato.
Un caro saluto
« Ultima modifica: 19.07.2010 alle ore 22:55:30 by Lucio P. » Loggato

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Re: Pensieri in Movimento
« Rispondi #479 Data del Post: 23.07.2010 alle ore 22:18:28 »
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FORMALISMO (Matteo 6:1-4)  
 
Carlo Bertinelli, dal libro "Il Sermone sul monte"
 
Viviamo attualmente in una società in cui l'apparenza ha maggior valore della sostanza. Siamo impegnati a mostrarci sotto una particolare luce senza preoccuparci eccessivamente che l'immagine corrisponda alla realtà. Tale atteggiamento può essere considerato l'effetto di un pensiero moderno, ma le parole di Gesù fanno chiaramente comprendere che tale contegno è molto antico e fa parte della nostra natura umana. Infatti buona parte della seconda frazione del discorso della montagna è dedicato a condannare il formalismo religioso sotto diversi aspetti e nell'ottica di varie manifestazioni.
 
Conduce alla riflessione il fatto che l'uomo assuma tale atteggiamento ipocrita nell'ambito della vita religiosa, sapendo bene che se non è difficile ingannare i nostri simili offrendo loro una parvenza priva di sostanza, è impossibile raggirare il Signore che conosce i cuori nella loro realtà. Pertanto tale formalismo religioso non è indirizzato a Dio, ma a chi ci sta guardando, nel tentativo di essere considerati non per ciò che si è realmente, ma secondo l'immagine che abbiamo scelta. Il Signore Gesù affermò che la nostra vita religiosa, la pratica della nostra giustizia, cioè l'insieme delle azioni e delle opere che riteniamo giuste e degne di qualche considerazione, non deve essere vissuta davanti agli uomini, ma nel segreto della presenza di Dio, nel nascondimento della nostra intimità con Lui. Se si agisce per essere lodati ed ammirati dagli uomini troveremo in questo il nostro premio, la nostra ricompensa e non ne riceveremo un'altra. Ci accontenteremo di parole vuote, di lodi vane, di riconoscimenti inconsistenti, rinunciando e tralasciando la ricompensa di Dio, il premio del Padre celeste.
 
Uno degli atti che dai giudei veniva considerato più meritorio, più degno di considerazione, era fare l'elemosina, dare l'offerta. È nota la parabola del fariseo e del pubblicano (Luca 18:9-14), dove risulta che uno dei motivi di vanto che il religioso sbandierava davanti al Signore consisteva nel corretto pagamento dell'offerta. Tale esaltazione toglieva all'atto del dare ogni merito e mentre poteva venire considerato dagli uomini in modo positivo, non era certamente apprezzato da Dio, come dimostra la morale della parabola.
 
Il metro di valutazione divino riferito all'offerta e all'elemosina, ci viene ben illustrato dal racconto del comportamento di una vedova (Luca 21:1-4). Gesù stava osservando delle persone ricche che mettevano i loro doni nella cassa delle offerte e certamente notò che donavano generosamente. Nella considerazione umana tale liberalità veniva considerata positivamente e chi era in grado di offrire molto era stimato ed apprezzato. Anche una povera vedova si avvicino alla cassa delle offerte e vi mise due spiccioli, una vera miseria, ma Gesù dichiarò che la sua sovvenzione superava tutte le altre. Non per una valutazione materiale, economica, ma per una stima spirituale.  
Mentre tutti valutavano l'entità del dono, Gesù non considerò quanto quella povera vedova aveva dato, ma quanto aveva trattenuto per se stessa, cioè nulla. Non aveva certamente agito per essere guardata e onorata dagli uomini (che valore potevano avere due sole monetine?), ma aveva donato tutto ciò che possedeva nella certezza che Dio la vedeva, rifugiandosi poi in Lui attraverso la fede per la sua sopravvivenza, per il suo immediato futuro.
 
Questa è vera spiritualità, questo è autentico spirito cristiano. La vera spiritualità è vissuta interiormente, nell'intimo del cuore, nel rapporto con Dio e senza preoccuparsi di ciò che gli altri pensano. Le manifestazioni della vera vita cristiana non sono a vantaggio del cristiano stesso, non tendono a suscitare lodi, applausi, apprezzamenti e onori, ma sono ad esclusivo profitto degli altri, che ricevendo del bene saranno indotti ad onorare il nostro Signore e Maestro, a ringraziarlo e a benedirlo. Lo strumento umano di cui Dio si è servito può rimanere nell'ombra aspettando la ricompensa celeste che il Padre gli assegnerà: non un premio superficiale, temporaneo ed effimero come l'uomo può offrire, ma una ricompensa eterna di smisurato valore.
 
Guardatevi dal praticare la vostra giustizia davanti agli uomini, per essere osservati da loro; altrimenti non ne avrete premio presso il Padre vostro che è nei cieli.
(Matteo 6:1)
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