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   Autore  Topic: Ce le studiamo tutte ? e poi decidiamo quale segu  (letto 16449 volte)
Sandro_48
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Re:  Ce le studiamo tutte ? e poi decidiamo q
« Rispondi #135 Data del Post: 11.10.2014 alle ore 13:42:51 »
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IL  TERZO  GIORNO
      
E il terzo giorno risuscitò,  
secondo le scritture....  
 
La Pastora ci domanda :  "è un fatto storico ?" e risponde "No, perchè nessuno ha assistito alla sua Risurrezione".  
 
Che i discepoli affermino di avere sperimentato Gesù come vivente,  
e che pongano tale affermazione a fondamento della loro rinnovata  
attività, nel suo nome, è storicamente fuori discussione.  
 
Noi dobbiamo esaminare più da vicino:  
a) che tipo di esperienze abbiano fatto;  
b) in che senso esse possono costituire l'origine della loro fede  
in Cristo risorto;  
 
c) se, e come,  tali esperienze abbiano a che vedere con l'evenuale nostra fede nel Risorto.
« Ultima modifica: 11.10.2014 alle ore 13:47:22 by Sandro_48 » Loggato

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Re:  Ce le studiamo tutte ? e poi decidiamo q
« Rispondi #136 Data del Post: 11.10.2014 alle ore 13:50:13 »
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IL  TERZO   GIORNO
 
a) che tipo di esperienze abbiano fatto.
useremo le Fonti più antiche per rispondere. : 1° Corinzi  15, 3-7
 
1) apparve a Cefa
2) apparve ai 12 Apostoli
3) apparve a più di 500 persone in una volta (forse durante un culto)
4) apparve a Giacomo (fratello del Signore)
5) apparve a tutti gli apostoli (indica una cerchia + ampia dei 12)
6) e, ultimo di tutti, apparve anche  a me , come all'aborto
 
Nel testo greco questo  "apparve" è reso con "ophte" significa letteralmente "fu fatto apparire",  "fu reso visibile" (il verbo greco è reso al passivo) e segnala un evento preciso, in cui la presenza di Gesù è resa riconoscibile: il passivo segnala qui l'azione di Dio. IL testo greco afferma cioè che i discepoli  ricevono un evento che non dipende da loro. : Il linguaggio è completamente differente da quello impiegato nel N.T. per descrivere sogni o semplici visioni. E nella traduzione greca dell' Antico Testamento lo stesso verbo ophte è impiegato per indicare l'appparizione di Dio ad Abramo (Genesi 12,7),  
a Mosè nel Roveto Ardente (Esodo 3,2), a Davide (2° Samuele 22,11).
     Dopo la caduta di Salomone nel peccato, Dio non appare più: Profeti come Isaia ed Ezechiele hanno  "visioni" : non si parla più in senso tecnico di  "apparizioni".
In 1 Corinzi 15,5 s. l'apostolo Paolo esprime che Gesù Risorto apparve usando il verbo greco passivo ophte, :Gesù Risorto fu reso visibile a diversi testimoni, in maniera non dipendente dalla loro soggettività percettiva. Perciò con il Gesù Risorto, incontrato nell'apparizione, comincia, definitivamente, sotto forma di realtà presente, la vicinanza del Regno di Dio, già portata dal Gesù terreno.
E tale avvenimento determina e cambia tutta la vita dei testimoni.
« Ultima modifica: 11.10.2014 alle ore 19:58:11 by Sandro_48 » Loggato

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Re:  Ce le studiamo tutte ? e poi decidiamo q
« Rispondi #137 Data del Post: 12.10.2014 alle ore 02:31:14 »
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IL TERZO GIORNO
b) in che senso esse possono costituire l'origine della loro fede  
 
1 Corinzi 15,5 s. non menziona il luogo delle prime apparizioni; Marco 16,7 riferisce apparizioni avvenute in Galilea, per cui è legittimo concludere che Pietro e altri discepoli, fuggiti in Galilea, in seguito all'arresto e all'uccisione di Gesù,  abbiano là ricevuto apparizioni di Gesù Risorto, che hanno percepito anche come una nuova chiamata al servizio di Gesù, in seguito alla quale sono ritornati a Gerusalemme dove hanno riunito altri discepoli e ripreso la predicazione.(continua)
« Ultima modifica: 12.10.2014 alle ore 09:55:57 by Sandro_48 » Loggato

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Re:  Ce le studiamo tutte ? e poi decidiamo q
« Rispondi #138 Data del Post: 12.10.2014 alle ore 08:43:28 »
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IL  TERZO  GIORNO
a) che tipo di esperienze abbiano fatto;
 
Quanto da me riferito significa che noi non abbiamo testimonianze dirette di apparizioni, tranne Paolo. Se Paolo non avesse scritto di suo pugno, le apparizioni di  Cristo risorto sarebbero pura fantasia di insensati Paolo tende tuttavia a distinguere la propria esperienza:
per descrivere il proprio incontro con Gesù Risorto, usa in 1° Corinzi 15,8 lo stesso verbo greco "ophte" , usato per descrivere le apparizioni riportate dalla tradizione da lui ricevuta;  altrove utilizza il linguaggio delle visioni profetiche veterotestamentarie (1 Cor. 9,1,  cfr Is. 6,1;  
Ger. 1,12, LXX); o quello della rivelazione del Risorto come vocazione  all'apostolato (Gal 1,12.16) o ancora, afferma di essere stato "afferrato" dal Cristo (Fil. 3,12)  E DISTINGUE NETTAMENTE TALE ESPERIENZA da  "altre rivelazioni" tipo PROFETI e visioni avute in seguito (1 Tess. 4,15; 1° Cor. 15,51;  2° Cor. 12,1-7;  Gal.2,2;
Rom.11,25 ).
 
b) in che senso esse possono costituire l'origine della loro fede  
La testimonianza di Paolo , dunque, parla di un evento, nuovo,  
non deducibile , e sorprendente,  che gli si è imposto dall'esterno,
obbligandolo a ribaltare la propria comprensione di Gesù e della  
predicazione della comunità cristiana primitiva.
 
     Nemmeno Paolo, in ogni caso, ci precisa la natura delle apparizioni. Di cosa si è trattato esattamente ?  
Possiamo anzitutto dire che cosa le apparizioni  NON sono state.
« Ultima modifica: 12.10.2014 alle ore 11:29:59 by Sandro_48 » Loggato

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Re:  Ce le studiamo tutte ? e poi decidiamo q
« Rispondi #139 Data del Post: 12.10.2014 alle ore 11:33:02 »
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IL  TERZO   GIORNO
Possiamo anzitutto dire che cosa le apparizioni  NON sono state.
 
1) Sicuramente non si è trattato di visioni  "degli occhi", empiricamente constatabili da chiunque : è importante dire che se all'epoca fossero esistite macchine fotografiche, la pellicola non avrebbe potuto  
registrare l'immagine del Risorto.
 
2)Le apparizioni  non rappresentano il compimento delle aspettative dei discepoli: la testimonianza  è assolutamente unanime nell'indicarne il carattere sorprendente. Anche la tradizione, citata da Paolo e ripresa dal Credo, secondo cui la risurrezione è "secondo le Scritture" (1 Cor 15,4 ; cfr. Lc.24,27) non rappresenta un'allusione chiara : è il famoso Paradosso Lucano: "Luca fa dire a Gesù che di lui si parla in tutte le scritture, quando in realtà se ne parla solo nei Salmi e nei Profeti [Mosè è un Profeta Anteriore  ] , vedi il Salmo 16,10.
 
3) i racconti della Risurrezione non vogliono neppure esprimere la fiducia che Dio avrebbe risuscitato Gesù nell'ultimo giorno: certo la fede nella risurrezione finale era condivisa dalla maggior parte degli  
Ebrei del tempo (cfr. Giov. 11,24), ma quello che i racconti pasquali affermano è che Gesù è stato manifestato da Dio come vivente in un momento preciso della storia.
« Ultima modifica: 12.10.2014 alle ore 12:16:47 by Sandro_48 » Loggato

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Re:  Ce le studiamo tutte ? e poi decidiamo q
« Rispondi #140 Data del Post: 12.10.2014 alle ore 12:32:22 »
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IL  TERZO GIORNO
b) in che senso esse possono costituire l'origine della loro fede  
 
1) In positivo occorre dire   che le apparizioni sono state  
esperienze direttamente legate alla genesi della fede
 
2) Esperienze : eventi che si sono imposti dall'esterno,  
che sono stati riconosciuti,  ma non determinati dai testimoni.
 
3) direttamente legate alla genesi della fede, perchè hanno dischiuso  una nuova interpretazione  della storia di Gesù, condivisa dai discepoli, manifestandola in termini assolutamente inattesi,  come rivelazione di Dio, e inaugurando un messaggio del tutto nuovo, non solo con il messaggio di Gesù, ma con la stessa persona di Gesù. Ciò non significa che le apparizioni  derivino o dipendano dalla passata comunione di vita dei discepoli con Gesù,
tuttavia dispiegano il loro significato sconvolgente, a partire da essa,
modificandone radicalmente la comprensione , e ciò è vero anche per  
Paolo. Anch'egli, a modo suo, aveva un'esperienza  di Gesù, che,  
l'apparizione del Risorto ha cambiato, e con quale intensità !
 
4) La natura delle apparizioni non è quella di eventi empiricamente
constatabili, ma quella di esperienze che modificano in profondità
l'identità stessa delle persone che ne risultano coinvolte. IL testimone del  Risorto  non è mai,  non può essere uno spettatore  neutrale,
che registra i fatti in modo asettico,  dato che i fatti stessi  
lo sequestrano e lo trasformano.
« Ultima modifica: 12.10.2014 alle ore 17:31:38 by Sandro_48 » Loggato

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« Rispondi #141 Data del Post: 12.10.2014 alle ore 17:51:44 »
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IL  TERZO  GIORNO
 
Dunque,  le apparizioni come esperienze della manifestazione del Risorto che si sono imposte dall'esterno, vanno considerate un fatto storico ?
 
1) La Risurrezione è un intervento assoluto e definitivo (escatologico)
[escatologia=parte della teologia che ha per oggetto l'indagine sugli studi finali dell'uomo e dell'universo terreno] di Dio in Gesù che si colloca  
al di là della storia. (IL Risorto appartiene ormai al mondo di Dio ).
 
2)Le apparizioni, intese come manifestazioni del Risorto a esseri umani  
in carne e ossa, sono avvenute nella storia, in un punto preciso del tempo e dello spazio. IL loro contenuto di realtà non è documentabile  
con i criteri della scienza storica, tuttavia in base agli stessi criteri  
non può essere nemmeno negato.
 
3) E' documentabile. invece, che i testimoni, hanno vissuto le apparizioni, in quanto, manifestazioni del Crocifisso come vivente, chiamato da Dio a nuova vita, e ciò ha gettato una luce inattesa sulla storia di Gesù conferendole  
un significato inedito e assolutamente straordinario. i discepoli hanno creduto in Gesù in forza dell'evento pasquale di cui hanno preso coscienza mediante le apparizioni:
A Pasqua nasce la cristologia, cioè il tentativo ,di quanti credono in Gesù, di comprendere il significato assoluto di quest'uomo in ordine  
all'identità di Dio stesso.
« Ultima modifica: 12.10.2014 alle ore 18:53:17 by Sandro_48 » Loggato

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Re:  Ce le studiamo tutte ? e poi decidiamo q
« Rispondi #142 Data del Post: 12.10.2014 alle ore 18:10:24 »
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IL  TERZO  GIORNO
c) se, e come,  tali esperienze abbiano a che vedere con l'eventuale nostra fede nel Risorto.
 
Due parole di mio : a me che sia storico che Gesù Risorto sia apparso a più di 500 persone ,in un luogo e in un tempo preciso, ecc. è più che sufficiente per credere.  
Tuttavia Bultmann sostiene che la nostra fede o meglio che noi non dobbiamo credere ai testimoni, bensì il nostro credere non è ai testimoni, ma deve essere credere a Cristo Risorto.
 
Tuttavia Bultmann verrà a darci una mano: vediamo come.
Rudolf Bultmann (1884-1976) è una bella figura di credente luterano.
Egli sottolinea che la risurrezione di Gesù non è un fatto storico che in quanto tale legittima la fede: credere nella risurrezione significa, secondo Bultmann, credere nella croce come evento salvifico ([? ! ])
e che il Risorto ci incontra oggi  nella parola della predicazione ecclesiale e non altrove (ad esempio negli esiti della ricerca storica);  
"il fatto decisivo  accade allorchè dal superamento dello scandalo della croce si innalza nell'essere umano la fede nella croce come evento salvifico" [NB questo lo dice Bultmann - io invece , se riuscirò, più avanti cercherò di capire ovvero di dimostrare se veramente è così - se  
Dio me ne darà la possibilità-(ma non adesso, ma molto più avanti).
Vediamo ora di concludere Bultmann. Per Bultmann la "Pasqua è un' azione di Dio, non precisamente nei confronti di Gesù, ma nei confronti dei discepoli" ai quali si dischiude la comprensione di Gesù. IL messaggio neotestamentario, invece, comprende entrambi gli aspetti: l'operato di Dio in Gesù   sconvolge l'atteggiamento dei discepoli e genera la fede. IL mio professore universitario valdese sostiene che Bultmann ha però ragione nell'affermare che le apparizioni
 non possono essere considerate un fatto empiricamente verificabile e  
che la nostra fede è in Cristo, e non nei discepoli che dicono che il Risorto è loro apparso. (Qui Bultmann esce di scena).
 
Mi si permetta una considerazione personale : qual è la differenza fra i discepoli e noi oggi ? E' che essi avevano visto nella loro vita, prima delle apparizioni, Gesù in carne e ossa, la qual cosa a noi oggi è negata.
Vediamo adesso cosa dice il mio professore valdese di Teologia  Sistematica.
« Ultima modifica: 13.10.2014 alle ore 08:20:35 by Sandro_48 » Loggato

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Re:  Ce le studiamo tutte ? e poi decidiamo q
« Rispondi #143 Data del Post: 13.10.2014 alle ore 08:26:22 »
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IL  TERZO   GIORNO
c) se, e come,  tali esperienze abbiano a che vedere con l'eventuale nostra fede nel Risorto.
 
Vediamo adesso cosa dice il mio professore valdese di Teologia  Sistematica.
 
IL fatto che le apparizioni non siano interpretabili come una pura e semplice visione soggettiva dei discepoli non è ancora un possibile fondamento per la fede  di chi non è stato testimone diretto del Risorto.
La fede ha come oggetto Cristo risorto ( e non la veridicità della testimonianza dei discepoli).  Ogni lettore e ogni lettrice del Nuovo Testamento sono chiamati a rivivere  l'esperienza  del confronto  
con il Gesù annunciato dalla testimonianza apostolica. La vicenda di  
Gesù ci raggiunge come promessa, possibilità di leggere la nostra vita.
Che tale possibilità si trasformi in realtà non rientra in ciò che l'essere umano può compiere,  ma costituisce l'opera dello Spirito santo, cioè di Dio stesso in quanto si rivolge direttamente al cuore  degli esseri umani e li illumina. Come afferma il quarto Vangelo lo Spirito "non parla di suo" (Giov. 16,13), ma annuncia Gesù, e non lo fa senza la testimonianza biblica ma insieme a essa: trasforma la parola esterna della Scrittura in un'interpellazione che ci raggiunge direttamente e personalmente mediante la predicazione della chiesa. In tale contesto l'annuncio pasquale del Risorto e delle apparizioni svolge una funzione precisa:  impedisce di comprendere la fede come interpretazione soggettiva, arbitraria, volontaristica della vicenda di Gesù; e, nella potenza dello Spirito santo, a ogni generazione è promesso, di vivere un rapporto diretto con Cristo risorto, anche in assenza di apparizioni.
(continua)
Tale dinamica di fede  è illustrata in modo paradigmatico dall'episodio dei discepoli di Emmaus (Lc. 24,1-25). Completamente prostrati dalla tragica fine di Gesù, mentre rientrano al loro villaggio, incontrano il Risorto, ma non lo riconoscono: NEMMENO L'APPARIZIONE , DA SOLA, PUò FONDARE LA FEDE.  Essi hanno anche avuto  notizia del fatto che alcune donne  "essendo andate la mattina al sepolcro e non avendo trovato il corpo di lui, son venute dicendo di avere avuto una visione di angeli, i quali dicono ch'egli vive" (Luca 24, 22-23 ). Nemmeno questo, tuttavia , permette ai due di identificare il loro compagno di viaggio. Quest'ultimo comincia  a " spiegare loro in tutte le Scritture le cose che lo concernevano"(Luca 24,27), senza che venga detto nulla degli effetti di tale esegesi. Più tardi i due discepoli invitano il viandante a cenare con loro :  " Quando si fu messo a tavola con loro, prese il pane, lo benedisse, e pezzatolo,lo diede loro. E I LORO OCCHI FURONO  APERTI  E LO RICONOBBERO, ma egli sparì dinnanzi a loro"
(Luca 24, 30-31). Solo a questo punto i due si domandano : " Non ardeva il cuor nostro in noi , mentre egli ci parlava per la via , mentre ci spiegava le Scritture ? " (Luca 24,32). E quando , in seguito, odono l'annuncio : " IL Signore è veramente risorto ed è apparso a Simone "
(Luca 24, 34), vi trovano la conferma della loro esperienza. PERCHè  
SI DIA LA FEDE è NECESSARIO CHE  "SI APRANO GLI  OCCHI",  
diversamente anche le apparizioni restano mute  
e la testimonianza scritturale non è in grado di manifestare la verità  
del Cristo.  Solo quando Dio permette di  "VEDERE", l'insieme della  
Scrittura acquista un senso compiuto, e l'annuncio della risurrezione dispiega la propria potenza. Ma  QUANDO  i discepoli di Emmaus  riconoscono il Risorto ?  Nello spezzare del pane.  Con ciò  
l'evangelista Luca intende avvertire le generazioni che non hanno sperimentato  le apparizioni del fatto che anche ad esse è dato di incontrare Gesù risuscitato nella cena celebrata dalla comunità

 
e, qualora tale incontro apra loro gli occhi, di ricononoscere nell'Antico Testamento le profezie sul Nazareno, e nel messaggio dei testimoni delle apparizioni,   la conferma dell'esperienza da essi vissuta nella fede.
 
(continua)
 
L'Evangelista  fa dire a Gesù " Beati quelli che non hanno veduto  e hanno creduto (Giovanni 20,29).
 
(continua)
 
"per opera dello Spirito santo" che io Sandro non so bene chi è.
 
IL N.T.  ha cura di sottolineare che le apparizioni, con tutta la loro importanza, non costituiscono un'esperienza definitiva, nel senso che il  Cristo risorto non è una realtà  "disponibile"   al di fuori della fede,
(elemento che Bultmann, a modo suo, intende sottolineare con forza), e dev'essere incentrato nella fede ogni giorno di nuovo.
Nei racconti evangelici, il Risorto non è immediatamente riconosciuto:
Lc. 24,16.37;  Giov. 20,14;  21,4 ) e che l'apparizione incontra il dubbio (Mt. 28,17). Un'esegesi attenta mostra che il motivo del dubbio  
compare solo in un secondo tempo nella tradizione neotestamentaria:
non riguarda cioè la testimonianza di 1° Corinzi 15,5 ss., ma  
è introdotto quando gli evangelisti raccontano le apparizioni alle  
generazioni successive, che non annoverano al loro interno testimoni oculari.
Ogni giorno il Risorto ci incontra nella parola dell'annuncio, nel sacramento, nel prossimo che attraversa il nostro cammino, e ogni giorno dev'essere riconosciuto, sulla scorta della parola dei testimoni,
illuminata per noi dallo Spirito santo [il mio grande sconosciuto], che vince il dubbio. In una simile prospettiva, l'esperienza dei discepoli sulla riva del lago di Tiberiade, narrata in Giovanni 21, 1-14
costituisce veramente il paradigma dell'esperienza cristiana: il Risorto ci viene incontro sempre come il Grande Sconosciuto che crediamo di avere già incontrato ma che dobbiamo ancora e sempre ri-conoscere, nell'ascolto attivo della Parola, assieme a quanti condividono con noi, l'avventura della fede.
« Ultima modifica: 13.10.2014 alle ore 23:29:44 by Sandro_48 » Loggato

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Re:  Ce le studiamo tutte ? e poi decidiamo q
« Rispondi #144 Data del Post: 14.10.2014 alle ore 10:50:50 »
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Crediamo  nello Spirito santo, che è Signore e datore di vita;
 
Il testo scorrevole e limpido è quello del Consiglio Ecumenico delle Chiese  Fede e Costituzione- EDB 1991, esaurito e reperibile solo nelle Biblioteche Teologiche.(con Autorizzazione ottenuta a essere fotocopiato)
 
193.     La chiesa confessa e adora lo Spirito santo,  "il Signore, colui che dà la vita". Ed è soltanto per la potenza dello Spirito santo che la fede cristiana e la sua confessione sono possibili. Poichè Dio,  che noi confessiamo nel Credo, è rivelato come uno e trino, la fede nello Spirito santo non deve mai essere isolata dalla fede nel Padre e nel Figlio.  Nella chiesa non si sperimenta, non si confessa e non si adora mai lo Spirito santo separato dal Padre e dal Figlio. Come Signore e Datore di vita, lo Spirito santo rende possibile la nostra comunione col Padre e col Figlio ed è, quindi, fondamentale per la fede, la vita e la speranza cristiane.
194.     La fede nello Spirito santo è fondamentale anche per la nostra comprensione della chiesa, la nostra confessione nell'unico battesimo per la remissione dei peccati, e la nostra attesa della risurrezione dei morti e della vita del mondo che verrà.
195.     Ci sono molte sfide alla confessione dello Spirito santo oggi. Tra queste le più pressanti sono: il conflitto tra oriente e occidente sulla questione del filioque; la relazione dello Spirito divino rispetto allo spirito, alla consapevolezza e alla coscienza umani;  il rapporto tra lo Spirito santo nella profezia dell' Antica Alleanza e il Dono della profezia nella chiesa ;   i criteri per il discernimento dell'attività dello Spirito all'interno della chiesa; e la questione dell'attività dello Spirito al di fuori della chiesa.
« Ultima modifica: 27.07.2016 alle ore 08:15:54 by Sandro_48 » Loggato

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Re:  Ce le studiamo tutte ? e poi decidiamo q
« Rispondi #145 Data del Post: 14.10.2014 alle ore 11:47:01 »
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TUTTO QUELLO CHE FACCIO E CHE SCRIVO
 
è  AUTORIZZATO,   PERCHè
 
HO OTTENUTO L' AUTORIZZAZIONE
 
Sandro_48 = Sandro Prada

 
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Re:  Ce le studiamo tutte ? e poi decidiamo q
« Rispondi #146 Data del Post: 14.10.2014 alle ore 12:01:41 »
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1°   IL  CREDO   e   la sua  testimonianza   biblica.
 
a)  IL testo del CREDO  
 
             196.  Crediamo nello Spirito santo,
                      che  è Signore e datore di vita,
                      che procede dal Padre.
                      Con il Padre e il Figlio
                      è adorato e glorificato,
                      ha parlato per mezzo dei profeti.
 
              197.  Quando nel Credo  di  Nicea-Costantinopoli i padri della chiesa (continua)
« Ultima modifica: 14.10.2014 alle ore 12:21:33 by Sandro_48 » Loggato

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Re:  Ce le studiamo tutte ? e poi decidiamo q
« Rispondi #147 Data del Post: 14.10.2014 alle ore 18:15:33 »
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N.B. LO SPIRITO SANTO ,  
DESCRITTO DA PARTE DEL CONSIGLIO ECUMENICO DELLE CHIESE,  
è TEOLOGICAMENTE CORRETTO, E SERVE PER TRACCIARE I LIMITI , OLTRE I QUALI NON USCIRE, SALVO COMMETTERE ERESIA.
    TUTTAVIA QUESTA DESCRIZIONE CHE SEGUIRA' , IO LA TROVO  
NOTEVOLMENTE ASTRATTA.
SERVE DA "BIGINO". DA BASE CIOè DA CUI PARTIRE approfondendolo
POI UNA VOLTA INQUADRATO IN MODO TEOLOGICAMENTE CORRETTO LO SPIRITO SANTO, ESSO DOVRà ESSERE CALATO NELLA REALTà  
TERRENA , MEDIANTE LO STUDIO , EFFETTUATO SU TESTI VALDESI.
I VALDESI FANNO PARTE DEL CONSIGLIO ECUMENICO DELLE CHIESE, INSIEME AGLI ORTODOSSI , E AI CATTOLICI, E A MOLTE CHIESE PROTESTANTI , TRA CUI METODISTI E BATTISTI  UCEBI.
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Re:  Ce le studiamo tutte ? e poi decidiamo q
« Rispondi #148 Data del Post: 14.10.2014 alle ore 18:31:17 »
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197.  Quando nel Credo  di  Nicea-Costantinopoli i padri della chiesa  
confessavano la loro fede nello Spirito santo, stavano ricevendo  e  testimoniando la fede trasmessa sin dall'epoca apostolica. Nella loro confessione erano influenzati anche dalle questioni sollevate da diversi gruppi cristiani in relazione allo Spirito santo, e anche dal rifiuto da parte di alcuni  della divinità della terza persona della Trinità. Erano inoltre preoccupati di chiarire la fede comune della chiesa che era già confessata implicitamente o in una varietà di espressioni, specialmente nella vita liturgica. IL battesimo era amministrato nel nome del Padre, del Figlio, e dello  
Spirito santo; e sotto varie forme dossologiche [=brani liturgici glorificatori ] lo Spirito santo era glorificato insieme al Padre e al Figlio.
    Commento del Consiglio Ecumenico delle chiese:
IL Credo non chiama lo Spirito santo  "Sorridenteio" come fa per il Figlio come fa quando si riferisce a lui chiamandolo "Sorridenteio vero da Dio vero". il Credo non usa, come fa più tardi la teologia, il termine homo ousios  
per descrivere  l'identità dello Spirito santo in relazione a Dio Padre,  
come fa per definire l'identità della divinità del Figlio in relazione al Padre.  Nell'usare il titolo di  "Signore" per lo Spirito santo, tuttavia,  
il Credo afferma che la divinità dello Spirito è esattamente quella del Padre e del Figlio, difesa mediante il termine homoousios [= della stessa sostanza, consustanziale ].  Pertanto la chiesa stabilisce la sua dottrina della Santa Trinità delle tre persone divine  hypostaseis - Padre, Figlio, Spirito santo - nella perfetta unità dell'unico e dello stesso essere divino (ousia).
« Ultima modifica: 15.10.2014 alle ore 05:42:10 by Sandro_48 » Loggato

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Re:  Ce le studiamo tutte ? e poi decidiamo q
« Rispondi #149 Data del Post: 14.10.2014 alle ore 20:20:41 »
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 b)  Testimonianza biblica  
 
     198.  La prima generazione cristiana ha affermato lo Spirito santo come colui per mezzo del quale Cristo è stato concepito ed è nato dalla Vergine Maria (Lc. 1,35), e che ha confermato Gesù nel suo battesimo
come Messia (Mt. 5,16; par.  Mc. 1,10;  At. 10,38);  lo Spirito che era presente  in Cristo operava attraverso tutto il suo ministero (Mt. 12,28; Lc. 4,14;  Gv. 1, 32 s.);
e lo ha risuscitato dai morti (1° Cor. 15,45).  (pausa)
     I primi cristiani hanno riconosciuto che questo era lo stesso Spirito che nella creazione aleggiava sulle acque (Gen. 1,2),
che parlava per mezzo dei profeti,
che consacrava i re di Israele,
e ispirava le preghiere dei fedeli.
Essi hanno sperimentato, compreso e proclamato l'evento della Pentecoste come l'effusione dello stesso Spirito,  
che già aveva parlato per mezzo dei profeti,
come dono della fine dei tempi (At. 2, 1-21).
IL N.T. dimostra chiaramente che lo Spirito effuso nella Pentecoste è la fonte della vita della chiesa, il quale
nella predicazione della buona novella risveglia la fede, e
unisce i nuovi membri al corpo di Cristo mediante il battesimo.
Lo Spirito santo suscita la fede (1° Cor. 12,3 ) e
fornisce i Doni necessari per la vita del credente e dellla comunità:
(1° Cor. 12,4-13;  14,1).
Lo Spirito santo ispira la preghiera ( Rm. 8, 15-16),
la libertà dei figli di Dio (Rm. 8, 12-16 ).
Dallo Spirito santo verrà la risurrezione finale (Rm. 8,11).
Lo Spirito santo è l' "altro Paraclito[= Consolatore]" (Gv. 14,16 ).
Alla fine dei tempi è lo Spirito che chiama tutta la creazione al  
compimento della gloria di Dio (Ap. 22,17).
     199.  Assumendo in questo modo la testimonianza dell' Antico Testamento sullo Spirito di Dio, la chiesa apostolica ha compreso, alla luce della sua fede, che lo Spirito, attivo nella storia,  
non era un potere impersonale.
Avendo percepito che il Logos di Dio, fattosi carne in Gesù Cristo,  
è una persona, i cristiani sono stati in grado di confessare in modo simile che anche lo Spirito di Dio è una persona divina.
Conseguentemente, hanno riconosciuto che lo Spirito santo,
insieme al Padre e al Figlio, è una persona divina attiva nella salvezza:
(Sal. 33,6;  Ez.  37, 1-4;  Rm. 1,3-5;  8,14-17).   (pausa)
« Ultima modifica: 15.10.2014 alle ore 08:31:21 by Sandro_48 » Loggato

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