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Dottrina, storia ed esegesi biblica (partecipazione riservata a chi si identifica con i punti di fede di evangelici.net) >> Dottrina e riflessioni bibliche >> Paolo, Israele e il corpo di Cristo
(Messaggio iniziato da: kosher il 14.04.2018 alle ore 14:24:26)

Titolo: Paolo, Israele e il corpo di Cristo
Post di kosher il 14.04.2018 alle ore 14:24:26
Un corpo, molte membra.


In Romani 9-11, Paolo insiste sul fatto che Dio sia rimasto fedele alla sua alleanza con Israele e alle promesse fatte ad esso. Questo forte senso di continuità viene sottolineato dall’uso di ekklēsia per indicare indica i raduni dei credenti in Gesù Messia. I raduni cristiani come qahal Yhwh. E' però degno di nota il fatto che quando Paolo terminò di parlare di Israele e del suo futuro, in Rm 12, si orientò verso un’ immagine o metafora diversa per indicare l’assemblea dei cristiani: il corpo di Cristo.

L’immagine della città o dello Stato come un corpo (la usiamo ancora parlando del «corpo politico») era già familiare nella filosofia politica. La famosa favola di Menenio Agrippa, raccontata da Livio e da Epitteto¹, è l’esempio più conosciuto. L’argomento sostenuto da Menenio Agrippa era che i plebei e i patrizi non potessero smettere di cooperare gli uni con gli altri. Sarebbe come se gli arti del corpo rifiutassero di collaborare con gli organi interni, con risultati disastrosi per il corpo stesso. [..] Paolo sembra aver adattato questa metafora familiare della comunità e pare aver tratto da essa le medesime implicazioni in ordine al reciproco riconoscimento e alla collaborazione. L’assemblea cristiana è un corpo, come il corpo politico. Funziona come un’unità solo attraverso membra diverse che agiscono in armoniosa interdipendenza. E’ però diverso dal corpo politico, in quanto il suo tratto distintivo e identificante è dato dall’essere il corpo di Cristo. […]

Paolo infatti sposta l’immagine corporativa della comunità cristiana da quella dello Stato-nazione (l’Israele storico) a quella dell’assemblea dei cittadini. Sposta cioè l’immagine da una comunità identificata da marcatori delimitanti di tipo etnico e tradizionale a una i cui membri sono tratti da diverse nazionalità e da differenti strati sociali, e la cui prosperità dipende dalla mutua collaborazione e dal lavoro svolto armoniosamente insieme. L’identità dell’assemblea cristiana come «corpo» non è però data dalla collocazione geografica o da un patto politico, dalla razza, dalla condizione sociale o dal genere. E’ data dal comune patto di alleanza a Cristo, visibilmente espresso non ultimo nel battesimo nel suo nome e nella condivisione sacramentale del suo corpo. […]

E’ il comune impegno verso Cristo, l’essere  «in Cristo» a determinare il carattere comunitario dei cristiani come corpo di Cristo.

Per Paolo, il termine «Giudeo» doveva essere ridefinito non in base alla circoncisione, ma all’essere lodato da Dio (Rm 2,28-29); e il termine «Israele» doveva essere ridefinito non in termini etnici o nazionali, ma in riferimento a coloro che sono «chiamati da Dio» (Rm 9,6-12).

[1] Livio, Storia 2,32; Epitteto 2,10, 4-5.

James dg Dunn, Dal Vangelo ai Vangeli