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   La schiavitù e la Lettera a Filemone.
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   Autore  Topic: La schiavitù e la Lettera a Filemone.  (letto 4231 volte)
Stefanotus
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Re: La schiavitù e la Lettera a Filemone.
« Rispondi #30 Data del Post: 06.08.2015 alle ore 09:33:10 »
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Senza scomodare tutte queste discussioni e riflessioni storiche sulla schiavitù in generale, quello che volevo dire io è che semplicemente la Bibbia non si interessa di dare insegnamenti su come uno stato deve decidere la propria frammentazione sociale.
 
Nella Bibbia questo genere di realtà è presente solo nel periodo del popolo di Israele, quando Dio pretendeva da loro un governo teocratico. Il Nuovo Testamento invece presenta una realtà "A-STATALE", ossia una predicazione del Vangelo agli uomini di qualsiasi razza, sesso o condizione sociale (non esiste in Cristo uomo, donna, schiavo, libero, giudeo o greco). Il Vangelo predicato produce degli effetti negli uomini che ovviamente si comporteranno guidati da principi amorevoli e spirituali.
 
In questo contesto quindi, non ha più importanza come "esteriormente" uno stato si componga. Non ha importanza se la maggioranza democratica accetta o permette lo schiavismo o la pena di morte. Il cristianesimo va oltre e si prefigge di predicare la liberazione dal peccato in Cristo. Da questo poi tutto può cambiare in meglio. Indipendentemente dal tipo di giurisdizione o dal contesto sociale, il Vangelo è potente da cambiare il cuore degli uomini. Più questi si convertiranno, più le cose miglioreranno.
 
Teologi molto più preparati di noi hanno già discusso queste cose in passato. Quindi la Bibbia non è così superficiale e banale da proporsi come contraria o favorevole all'una o l'altra pratica sociale in linea di principio. La Bibbia è invece così profonda da proporre un cambiamento radicale del cuore dell'uomo attraverso l'opera dello Spirito Santo.
 
Ecco un altro motivo perché è sbagliato fare affermazioni come "la Bibbia è contraria a questo o a quello" ed è favorevole a "questo o a quello". E' un po' come quei cristiani che sostengono che la Bibbia è a favore della "democrazia" o della repubblica. Niente di tutto questo. I sistemi umani cambiano, si modificano, si evolvono. Ieri c'era la dittatura, oggi la democrazia, domani chissà... I sistemi umani cambiano, ma la Parola di Dio e il Suo messaggio rimane in eterno. Indipendentemente dal sistema sociale. Ieri l'omosessualità era depravazione, oggi invece assistiamo ad una rivoluzione dei costumi sessuali che ci porterà domani ad avere opinioni e idee completamente diverse da quelle di oggi.
Il concetto di famiglia sta cambiando... far schierare la Bibbia a favore o contro qualcosa è decisamente immaturo e banale dal mio modo di vedere. Soprattutto quando per farlo si forzano dei versetti e si utilizzano privi del loro contesto, come si tenta di fare in questa discussione.
 
La Bibbia è a favore dell'amore di Dio nel cuore dell'uomo, questa è la verità. La Bibbia insegna che l'uomo può vivere meglio e ottenere la vita eterna se accetta Gesù Cristo nella propria vita, INDIPENDENTEMENTE dallo stato sociale in cui si trova. Schiavo, libero, ebreo, cattolico, musulmano, bianco, nero, in Italia, in America, in Iraq... Indipendentemente da ciò, la Bibbia propone un messaggio salvifico di liberazione. Non è uno strumento politico.
 
Quindi questo tentativo di far schierare la Bibbia a favore o contro la schiavitù non è soltanto un errore ermeneutico, ma anche una sottovalutazione del potere e degli scopi della Parola di Dio.
 
Spero che questo intervento ci/vi faccia riflettere.
Dio ci benedica.
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Re: La schiavitù e la Lettera a Filemone.
« Rispondi #31 Data del Post: 06.08.2015 alle ore 11:59:12 »
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on 06.08.2015 alle ore 09:33:10, Stefanotus wrote:
La Bibbia insegna che l'uomo può vivere meglio e ottenere la vita eterna se accetta Gesù Cristo nella propria vita, INDIPENDENTEMENTE dallo stato sociale in cui si trova.  

Penso che su questo punto tutti sono d'accordo.
Ma, oltre a questo principio, la Bibbia (specialmente nella lettera a Filemone) fa inequivocabilmente capire che l'abominevole pratica dello schiavismo è da abolire.
« Ultima modifica: 06.08.2015 alle ore 11:59:50 by New » Loggato
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Re: La schiavitù e la Lettera a Filemone.
« Rispondi #32 Data del Post: 06.08.2015 alle ore 14:45:14 »
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on 06.08.2015 alle ore 09:04:29, Caste wrote:

 
Beh, però credo che questo sia uno di quegli "abusi" che, anche se tecnicamente permessi dalla legge, non rientrano certo nel comportamento insegnato. Quindi mi pare un po' voler forzare l'argomentazione usando l'estremo.  
 
Mi pare che l'argomento sia piuttosto interessante, anche perché pone un'ulteriore questione: la considerazione uomo-oggetto. Anche a livello storico, buona parte delle discussioni sullo schiavismo e lo sterminio di popolazioni meno avanzate, soprattutto dal periodo coloniale in poi, vertevano non tanto sulla possibilità della schiavitù, quanto sul chiedersi se i "selvaggi" di turno avessero o no un'anima, o cose del genere. Nel qual caso schiavizzarli era considerato, effettivamente, sbagliato o perfino illegale.  
 
Notevole a riguardo è la discussione nel '500 sui diritti degli abitanti delle Americhe secondo la corona spagnola o, nel '700 i primi movimenti antischiavisti negli USA. Ad esempio, Whitefield, che possedeva degli schiavi, suscitò estremo scalpore perché pretendeva di predicare anche ai "negri" affermando che essi dovevano ascoltare la parola di Dio come chiunque altro. Diciamo che, anche nel corso della storia, possiamo vedere molti cristiani (da Paolo in avanti) combattere per un trattamento umano degli schiavi, senza necessariamente combattere la presenza legale della schiavitù (definitivamente negata nell'800, secolo in cui una grossa parte di poveri nelle società della rivoluzione industriale si trovò in situazioni uguali, se non peggiori, di quelle di alcuni schiavi). Quindi, personalmente, non saprei dire se la bibbia sia necessariamente contraria alla presenza legale di certi tipi di "servitù sociale" ma, senza dubbio, ripeto ciò che ho detto, ovvero che qualsiasi modo di pensare basato sulla bibbia sia implicitamente contrario all'oggettivizzazione dell'essere umano, sia esso in schiavitù o no.  
Un ultimo pensiero, vorrei far notare come questo principio di trasformazione delle persone in oggetti sia ad oggi più vivo che mai, soprattutto nella nostra società anti-schiavista, come penso chiunque abbia letto offerte di lavoro potrebbe rendersi conto. Nessuno cerca persone da far lavorare, bensì "risorse" da utilizzare, un po' come un computer o una sedia.  Sorridente ma questo forse è un pochino OT

 
Apprezzo il tuo intervento, anche se preferisco il Caste meno diplomatico. Cosa?! Faccio un paio di considerazioni.  
 
Dopo Gesù, ammiro Paolo più di ogni altra personalità mai esistita, ma l’apostolo – e tutti gli scrittori sacri in generale – non era un super eroe con super poteri: Paolo, pur essendo figlio di tre culture e uomo di grande sapere, non sapeva nulla dell’esistenza dell’Oceania o delle Americhe, così come non sapeva nulla di astrofisica e meccanica quantistica, era figlio del suo tempo e ragionava con le categorie spazio-temporali in cui si trovava.  Sapeva, però, che il messia in cui lui credeva aveva predicato degli insegnamenti che non ammettevano nessuna lotta di classe e politica.
 
All’ultimo posto delle società antiche c’erano gli schiavi. Non erano persone, ma beni di proprietà che si acquistavano e che si vendevano, poi c’erano altri che pur di sdebitarsi accettavano deliberatamente quella condizione. Quello che ho cercato di spiegare - senza entrare nel merito delle differenze tra lo schiavo di quel popolo rispetto a quello di un altro popolo -, col mio intervento,  è che – ripeto e ribadisco ad alta voce che per me, e sottolineo per me, - qualsiasi forma di schiavismo, antica e moderna, è deprecabile.  Pur avendo alcuni diritti (anche lo schiavo romano li aveva), lo schiavo non era uguale al suo padrone, era in una posizione di assoluta subordinazione, una posizione che non è minimamente accostabile a quella moderna di operaio-padrone.  
 
Una delle più stupefacenti rivoluzioni storiche è stata l’abolizione della schiavitù, come è sparita? Nel momento in cui gli insegnamenti dei un uomo, il Verbo incarnato – e Paolo lo ha ribadito con forza - hanno stabilito un qualcosa che prima di allora non esisteva in nessuna società: tutti gli uomini, ebrei e pagani, uomini e donne, schiavi e liberi sono – no parzialmente ! – totalmente uguali. Questa stupefacente rivoluzione non è  ereditata da nessuna cultura classica ma è prerogativa della nascente comunità che predicava la notizia trasmessa dall’uomo di Nazareth. Infatti,  alla base di questo sconvolgimento non c’è una ideologia politica o sociale ma un uomo e le sue idee: Gesù.
 
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Re: La schiavitù e la Lettera a Filemone.
« Rispondi #33 Data del Post: 06.08.2015 alle ore 15:47:27 »
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Scrivo solo per il piacere di condividere i miei commenti con chi ne è interessato, quindi spero anche Kosher.
 

on 06.08.2015 alle ore 14:45:14, kosher wrote:

Dopo Gesù, ammiro Paolo più di ogni altra personalità mai esistita, ma l’apostolo – e tutti gli scrittori sacri in generale – non era un super eroe con super poteri: Paolo, pur essendo figlio di tre culture e uomo di grande sapere, non sapeva nulla dell’esistenza dell’Oceania o delle Americhe, così come non sapeva nulla di astrofisica e meccanica quantistica, era figlio del suo tempo e ragionava con le categorie spazio-temporali in cui si trovava. Sapeva, però, che il messia in cui lui credeva aveva predicato degli insegnamenti che non ammettevano nessuna lotta di classe e politica.

Concordo pienamente.
Anche io ammiro molto Paolo dopo Gesù. Comprendo che il suo background culturale non gli permetteva di avere visioni così ampie della vita e di qualsiasi altra realtà. Quindi condivido anche il fatto che consideriamo comunque Paolo un uomo normale.
L'unica nota che io personalmente aggiungo è che io credo che la Bibbia sia l'infallibile e ispirata Parola di Dio, quindi perfetta e adatta ad ogni tempo ed ad ogni cultura. Di conseguenza credo che lo Spirito Santo si sia usato di Paolo che, seppur limitato, fu usato per scrivere verità divine senza errori.
Ecco perchè nonostante egli non sapesse nulla di astrofisica, meccanica quantistica e diverse tipologie di schiavitù, credo che quanto abbiamo nelle mani e chiamiamo Bibbia, le abbia contemplate perchè l'autore è Dio, Spirito Santo. Questo è il perchè insistevo sul fatto che "indipendentemente" dal contesto storico culturale, quel testo rimane attendibile e valido e non si piega alle mode storico-culturali e/o politiche umane.
 

Quote:
All’ultimo posto delle società antiche c’erano gli schiavi. Non erano persone, ma beni di proprietà che si acquistavano e che si vendevano, poi c’erano altri che pur di sdebitarsi accettavano deliberatamente quella condizione. Quello che ho cercato di spiegare - senza entrare nel merito delle differenze tra lo schiavo di quel popolo rispetto a quello di un altro popolo -, col mio intervento,  è che – ripeto e ribadisco ad alta voce che per me, e sottolineo per me, - qualsiasi forma di schiavismo, antica e moderna, è deprecabile.

Concordo pienamente anche io su tutto questo. Per me la schiavitù è MALE in qualsiasi forma.  
Quindi non è volontà di Dio.
 

Quote:
Pur avendo alcuni diritti (anche lo schiavo romano li aveva), lo schiavo non era uguale al suo padrone, era in una posizione di assoluta subordinazione, una posizione che non è minimamente accostabile a quella moderna di operaio-padrone.

Su questo ho alcuni dubbi.
Giuseppe, schiavo di Potifar come lo reputi?
Quello che voglio dire è che di certo ai tempi antichi vi erano "artigiani" e "imprenditori" (falegnami, fabbri, locandieri, etc) ma è anche vero che questi non avevano sempre "dipendenti" ma culturalmente usavano gli schiavi per i loro lavori umili. Quello che cercavo quindi di sottolineare è che, mettendosi nei panni di chi è nato in quel contesto, per loro era "normale" avere schiavi e non era deprecabile come per noi oggi.
Perfino nelle parabole di Gesù si fa menzione di "servi/schiavi". Pensiamo al figliol prodigo che dice: persino i servi di mio padre stanno meglio di me.
Quello che io cercavo di sottolineare è che slegando la nostra posizione moderna, le nostre conclusioni figlie della nostra cultura, quando leggiamo Paolo che istruisce tramite le sue lettere schiavi e padroni, non possiamo pensare che egli, guidato dallo Spirito Santo non avesse la nostra stessa sensibilità. Egli l'aveva se non di più. E mentre per pratiche come la fornicazione egli è categorico, perchè invece per la schiavitù non lo era?
Voglio dire... ai corinzi rimprovera e corregge pure le attività carismatiche... e poi altrove parla tranquillamente a schiavi e padroni come se nulla di grave vi fosse?
Allora da un punto di vista PURAMENTE letterario, non possiamo certo dire che la schiavitù fosse per Paolo un problema come la fornicazione. Mi spiego? E' questo che vedo viene frainteso.
Da un punto di vista letterale abbiamo testi come Galati 3:28 che dicono che in Cristo (quindi spiritualmente, nella Sua verità) non c'è maschio e non c'è femmina, non c'è ebreo e non c'è greco, non c'è padrone e non c'è schiavo. Ma seppur questo era compreso, rimaneva il fatto che tecnicamente maschi e femmine esistevano, greci ed ebrei esistevano, schiavi e padroni esistevano. E Paolo vi conviveva.
Quindi da un punto di vista "letterale" secondo me è un abuso interpretativo dire che la Bibbia VIETA o è contraria alla schiavitù. Possiamo dire che la Bibbia insegna ad allontanarsi da ogni forma di male (perchè è scritto). Possiamo dire che la schiavitù è una forma di male e che quindi chi ha compreso il messaggio del Vangelo non vorrà mai che la schiavitù venga proclamata. Così come per la pena di morte, così come per i ladri al governo, così come per gli evasori fiscali, etc etc etc.  
Quindi quanto io stavo cercando di dire è che la Bibbia non ha e non propone letteralmente degli schemi politico-culturali. Intendo per esempio dire che la Bibbia non propone degli standard culturali da impartire a chi vuole diventare cristiano.
La Bibbia non propone una modalità politica, un tipo di abbigliamento o una lingua o qualsiasi altra peculiarità culturale. La Bibbia va oltre tutto questo... punta al cuore di ogni uomo. Questo stavo cercando di sottolineare. Non credo sia difficile da condividere.
In fondo sono più i riferimenti alla schiavitù di quel tempo e alla convivenza con essa, che le possibili "cattive interpretazioni" del contrario.
 

Quote:
Una delle più stupefacenti rivoluzioni storiche è stata l’abolizione della schiavitù, come è sparita? Nel momento in cui gli insegnamenti dei un uomo, il Verbo incarnato – e Paolo lo ha ribadito con forza - hanno stabilito un qualcosa che prima di allora non esisteva in nessuna società: tutti gli uomini, ebrei e pagani, uomini e donne, schiavi e liberi sono – no parzialmente ! – totalmente uguali. Questa stupefacente rivoluzione non è  ereditata da nessuna cultura classica ma è prerogativa della nascente comunità che predicava la notizia trasmessa dall’uomo di Nazareth.

Concordo pienamente. Ma non credo che l'abolizione della schiavitù sia tecnicamente sparita grazie a Cristo. Non ci sarebbe stato un Martin Luter King voglio dire... gli schiavi ci sono ancora oggi in diverse parti del mondo infatti (e come ho accennato, basta guardare le nostre strade a certe ore del giorno e della notte). L'evoluzione culturale sull'abolizione della schiavitù non la si può relegare strettamente a Cristo, visto che come è stato citato il messaggio di Cristo è stato utilizzato malevolmente per "supportare" la schiavitù.
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Re: La schiavitù e la Lettera a Filemone.
« Rispondi #34 Data del Post: 07.08.2015 alle ore 12:05:12 »
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on 06.08.2015 alle ore 14:45:14, kosher wrote:

 
Apprezzo il tuo intervento, anche se preferisco il Caste meno diplomatico. Cosa?!  
 

Ahahahaha, ultimamente me lo dicono spesso... Linguaccia  
 

on 06.08.2015 alle ore 14:45:14, kosher wrote:

Dopo Gesù, ammiro Paolo più di ogni altra personalità mai esistita, ma l’apostolo – e tutti gli scrittori sacri in generale – non era un super eroe con super poteri: Paolo, pur essendo figlio di tre culture e uomo di grande sapere, non sapeva nulla dell’esistenza dell’Oceania o delle Americhe, così come non sapeva nulla di astrofisica e meccanica quantistica, era figlio del suo tempo e ragionava con le categorie spazio-temporali in cui si trovava.  Sapeva, però, che il messia in cui lui credeva aveva predicato degli insegnamenti che non ammettevano nessuna lotta di classe e politica.
 

 
Uh, concordo pienamente!
 

on 06.08.2015 alle ore 14:45:14, kosher wrote:

All’ultimo posto delle società antiche c’erano gli schiavi. Non erano persone, ma beni di proprietà che si acquistavano e che si vendevano, poi c’erano altri che pur di sdebitarsi accettavano deliberatamente quella condizione. Quello che ho cercato di spiegare - senza entrare nel merito delle differenze tra lo schiavo di quel popolo rispetto a quello di un altro popolo -, col mio intervento,  è che – ripeto e ribadisco ad alta voce che per me, e sottolineo per me, - qualsiasi forma di schiavismo, antica e moderna, è deprecabile.  Pur avendo alcuni diritti (anche lo schiavo romano li aveva), lo schiavo non era uguale al suo padrone, era in una posizione di assoluta subordinazione, una posizione che non è minimamente accostabile a quella moderna di operaio-padrone.  

 
Sulla seconda parte, in effetti non sono convintissimo: ad esempio la servitù della gleba, tecnicamente, non era schiavitù, mentre i mamelucchi, ad esempio, erano schiavi del califfo. I secondi però hanno formato una casta regnante per secoli, i servi della gleba sempre servi sono rimasti. Quindi, capisco il punto di vista che hai, e ne condivido le conclusioni, non credo però che sia del tutto rispondente a livello storico.
 
Forse, credo che si potrebbe riformulare la cosa: dato che nella bibbia viene proprio detto, in Cristo non c'è più né maschio né femmina, né giudeo né greco, né schiavo né padrone, si potrebbe dire che la bibbia non è tanto "contraria" a un determinato qualcosa, bensì, lo trascende. Allora, come trascende le differenze di classe (finendo per annullarne alcune, come nel caso della schiavitù) trascende le differenze di sesso, (in questo caso però lasciandone intatte le identità) e trascende le differenze culturali/nazionalistiche, che tanto male possono creare.  
 
Detto questo, mi auguro che tutti quanti siamo concordemente contrari allo schiavismo!  
 
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Re: La schiavitù e la Lettera a Filemone.
« Rispondi #35 Data del Post: 07.08.2015 alle ore 12:19:28 »
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on 07.08.2015 alle ore 12:05:12, Caste wrote:
Forse, credo che si potrebbe riformulare la cosa: dato che nella bibbia viene proprio detto, in Cristo non c'è più né maschio né femmina, né giudeo né greco, né schiavo né padrone, si potrebbe dire che la bibbia non è tanto "contraria" a un determinato qualcosa, bensì, lo trascende. Allora, come trascende le differenze di classe (finendo per annullarne alcune, come nel caso della schiavitù) trascende le differenze di sesso, (in questo caso però lasciandone intatte le identità) e trascende le differenze culturali/nazionalistiche, che tanto male possono creare.

Ciò che io ho capito della Bibbia è proprio questo. Per il Signore "l'uomo" in senso di umanità, è un essere con una dignità, un'importanza speciale, un essere importante, creato per dargli gloria.  
Quando fu scritto il testo di Galati 3:28 che citi, quelle differenziazioni esistevano e rimanevano esistenti, ma il messaggio del Vangelo in Cristo, va oltre quelle differenziazioni, parlando di scopi, obiettivi e aspettative molto più alte e importanti di queste banali questioni umane.
A Dio non interessa e non è mai interessato categorizzare il genere umano per razza, sesso o status sociale. A Dio è interessato avere una relazione con l'uomo e donargli amore, pace, salvezza.
Certo, l'uomo ha peccato e ha interrotto la relazione. Il peccato ha portato delle conseguenze che si sono esplicitate in modo diverso nei due sessi e nelle società che l'uomo ha creato... Ma Dio è sempre andato in profondità spiegando che Egli stesso era la soluzione a tutte queste negative conseguenze.
Tu hai usato un espressione secondo me perfetta quando dici:
Quote:

la bibbia non è tanto "contraria" a un determinato qualcosa, bensì, lo trascende.
ed è quello che sto cercando di spiegare, perché è quanto ho capito dopo tanti confronti a riguardo. Se noi avessimo l'amore di Dio in noi, pienamente... come umanità intendo. Non ci sarebbero sopprusi, non ci sarebbero abusi, non ci sarebbe forma di male. Saremmo tutti innamorati gli uni degli altri. Non ci sarebbero forme di sottomissione forzata come la schiavitù. Quindi la Bibbia ci insegna ad amare, a concentrarci in Cristo, a vivere come Egli ha vissuto. Questo è letteralmente il messaggio che emerge dal Nuovo Testamento. Di conseguenza è ovvio che essendo la schiavitù una forma di abuso verso la dignità umana non è bene e quindi non è volontà di Dio. Ma così stiamo parlando di una conseguenza dell'amore di Dio in noi. Mentre invece, stabilire che la Bibbia è direttamente contraria alla schiavitù o alla pedofilia (per citare qualcosa di diverso), usando questo o quel versetto è una forzatura letterale che invece di aiutare a comprendere la Bibbia ne limita la portata e crea solo confusione dottrinale, quindi è un male. C'è male nel forzare la Scrittura a dire ciò che non dice. Questo è importante secondo me.
 
Come può Paolo, che si dichiara schiavo di Cristo essere letteralmente contrario al concetto di schiavitù?
Come può Paolo, ispirato dallo Spirito Santo, permettere agli schiavi e ai loro padroni di frequentare gli stessi culti, e poi invece dire di allontanare i fornicatori o gli idolatri dalla chiesa di Dio?
Questo è ciò che cercavo di spiegare. Usare la lettera a Filemone per dire che Paolo è favorevole alla schiavitù umana è una forzatura. Ma anche usare quella lettera per dire che Paolo era contrario è una forzatura testuale. Il messaggio, coerente in tutta la Scrittura è che Paolo, lo Spirito Santo in generale, non si è preoccupato di schierarsi a favore o contro qualcosa di sociale o politico, ma è andato oltre.
 
L'errore è ermeneutico anche per un altro motivo.
Banalmente mettiamo il caso che un domani non esista più la schiavitù. In Italia per esempio, non c'è più. Vuol dire quindi che quei passi di scrittura che riguardano schiavi e padroni non ci riguardano più? Si tratta di versetti anacronistici che oggi hanno solo valore storico e non spirituale?
Significa che parti della Bibbia sono "obsolete" e legate solo al loro tempo?
Questi principi secondo me sono inaccettabili.
Al contrario credo proprio che il messaggio che ci viene dato da quei testi è che il cristianesimo, la salvezza in Cristo Gesù, supera e prevalica OGNI BARRIERA sociale umana.  
Il condannato e il suo carceriere, se conoscono Cristo, possono diventare fratelli nonostante le due posizioni di apparente contrasto.
Il datore di lavoro e il dipendente, possono avere una relazione profonda che va aldilà dei loro rapporti professionali.
Il ricco ed il povero quindi le diverse classi sociali umane, sono nulla di fronte alla grazia di Dio che rende lo schiavo pari al padrone in CRISTO.
Questo messaggio quindi rimane inalterato, in eterno.
 

Quote:
Detto questo, mi auguro che tutti quanti siamo concordemente contrari allo schiavismo!

Ovvio, anche se dicendo "Ciao", ci dichiariamo schiavi gli uni degli altri (se non erro ciao significa "schiavo tuo"Occhiolino. Sono contrario a certe forme di schiavitù umano, ma io mi ritengo schiavo di Cristo. E tu?
« Ultima modifica: 07.08.2015 alle ore 12:29:27 by Stefanotus » Loggato
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Re: La schiavitù e la Lettera a Filemone.
« Rispondi #36 Data del Post: 07.08.2015 alle ore 13:30:08 »
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on 06.08.2015 alle ore 15:47:27, Stefanotus wrote:
Scrivo solo per il piacere di condividere i miei commenti con chi ne è interessato, quindi spero anche Kosher.
 
Concordo pienamente. Ma non credo che l'abolizione della schiavitù sia tecnicamente sparita grazie a Cristo. Non ci sarebbe stato un Martin Luter King voglio dire... gli schiavi ci sono ancora oggi in diverse parti del mondo infatti (e come ho accennato, basta guardare le nostre strade a certe ore del giorno e della notte). L'evoluzione culturale sull'abolizione della schiavitù non la si può relegare strettamente a Cristo, visto che come è stato citato il messaggio di Cristo è stato utilizzato malevolmente per "supportare" la schiavitù.

 
L’uomo moderno ha impiegato 2mila anni per dare quella dignità alla donna, in particolare, e  all’essere umano, in generale, che Gesù prima e Paolo poi  avevano già dato.
 
I padri costituenti scrissero: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.»
E' sempre così? No! Ma la legge è buona, se gli uomini l'hanno tradita non è colpa della norma.
 
Gli insegnamenti del cristianesimo sono buoni,  i protestanti che hanno schiavizzato i neri e i cattolici che hanno battezzato con la forza gli indios e li hanno pure schiavizzati hanno tradito il cristianesimo, che 2mila anni fa - prima di qualsiasi democrazia - ha sancito l'uguaglianza degli uomini.
 
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Re: La schiavitù e la Lettera a Filemone.
« Rispondi #37 Data del Post: 07.08.2015 alle ore 14:11:56 »
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Concordo pienamente Kosher.
 
Aggiungo un dettaglio che ritengo utile a chi vuole approfondire tematiche simili. Come ho accennato, ho trattato questo argomento con pastori/teologi neri diverso tempo fa... sapete perché?
Perché parlavamo di ministero femminile. Parlando di ministero femminile, alcune studiose della Bibbia hanno affermato che la schiavitù come il sistema patriarcale non erano volontà di Dio, ma erano usi e costumi pagani che il popolo di Dio ha inglobato in sé stesso e quindi sono stati introdotti nella Scrittura.
 
Ora un simile principio, un simile punto di partenza, distrugge almeno in parte i principi basilari della fede cristiana o evangelica che dir si voglia. Ammettere cioè che la Bibbia come testo sacro sia spuria di interferenze pagane al di fuori della volontà di Dio, va contro il principio di infallibilità e ispirazione plenaria del testo sacro.
Quindi insieme ad altri studiosi abbiamo analizzato la nascita del patriarcato e la nascita dello schiavismo all'interno del testo biblico. Questi studi ci hanno portato a delle conclusioni molto interessanti che non sto qui a scrivere per non tediarvi più del dovuto.
Ma la cosa più importante che abbiamo rilevato insieme è che tutti i fraintendimenti nascono sempre per lo stesso motivo: utilizzare paradigmi mentali del 21° secolo per interpretare i testi antichi ci influenza negativamente e ci fa stravolgere (consciamente o inconsciamente) il messaggio divino. Alcune volte, alcune cose che noi VOGLIAMO siano proclamate dalla Bibbia o che VOGLIAMO siano vietate, ce le cerchiamo forzatamente, distorcendo il messaggio biblico al fine di avvicinarlo a ciò che per noi è giusto.
 
Un esempio chiaro sono i credenti inglesi che stanno sempre di più le realtà omosessuali nella chiesa. Costoro sono riusciti a trovare spiegazioni ai numerosi testi biblici che ritengono queste pratiche come abominevoli. Io sono dell'idea che se ci si trova di fronte ad un testo biblico che può spiazzarci o una posizione che riteniamo "inconciliabile" con quanto abbiamo compreso di Dio e del Suo messaggio, dovremmo sforzarci o chiedere a Dio l'illuminazione per farci capire il perché  Egli abbia voluto farci sapere quella cosa. Vedi per esempio proprio la questione del ministero femminile. Perché Dio che non fa differenziazioni chiama "uomini" e non donne alla cura pastorale?
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