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   La schiavitù e la Lettera a Filemone.
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   Autore  Topic: La schiavitù e la Lettera a Filemone.  (letto 4223 volte)
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Re: La schiavitù e la Lettera a Filemone.
« Rispondi #15 Data del Post: 04.08.2015 alle ore 16:22:50 »
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on 04.08.2015 alle ore 16:05:25, Stefanotus wrote:
perché lo rimanda indietro da Filemone?  

Perché era scappato ed è ovvio che per la legge di allora era un ricercato.  
Per questo motivo Paolo lo rimanda da Filemone in modo che possa riavere la sua libertà (Filemone 16: non più come schiavo) ed ovviamente anche per essere quindi in regola con la legge di allora e quindi non più ricercato.
 
E L'Apostolo è fiducioso nell'obbedienza di Filemone:
 
Ti scrivo fiducioso nella tua ubbidienza, sapendo che farai anche più di quel che ti chiedo. - Filemone 21

« Ultima modifica: 04.08.2015 alle ore 16:23:43 by New » Loggato
Stefanotus
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Re: La schiavitù e la Lettera a Filemone.
« Rispondi #16 Data del Post: 04.08.2015 alle ore 16:54:18 »
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New hai mai letto Colossesi 3:22-4:1?
Ed Efesini 6:5-9?
Te li riporto per comodità:
"Servi (schiavi, nota mia), ubbidite in ogni cosa ai vostri padroni secondo la carne; non servendoli soltanto quando vi vedono, come per piacere agli uomini, ma con semplicità di cuore, temendo il Signore. Qualunque cosa facciate, fatela di buon animo, come per il Signore e non per gli uomini, sapendo che dal Signore riceverete per ricompensa l'eredità. Servite Cristo, il Signore!  Infatti chi agisce ingiustamente riceverà la retribuzione del torto che avrà fatto, senza che vi siano favoritismi. Padroni, date ai vostri servi (schiavi, nota mia) ciò che è giusto ed equo, sapendo che anche voi avete un padrone nel cielo. - Colossesi 3:22-4:1
 
Servi (schiavi, nota mia), ubbidite ai vostri padroni secondo la carne con timore e tremore, nella semplicità del vostro cuore, come a Cristo, non servendo per essere visti, come per piacere agli uomini, ma come servi di Cristo. Fate la volontà di Dio di buon animo,  servendo con benevolenza, come se serviste il Signore e non gli uomini;  sapendo che ognuno, quando abbia fatto qualche bene, ne riceverà la ricompensa dal Signore, servo o libero che sia.
Voi, padroni, agite allo stesso modo verso di loro (gli schiavi, nota mia) astenendovi dalle minacce, sapendo che il Signore vostro e loro è nel cielo e che presso di lui non c'è favoritismo. - Efesini 6:5-9
 
Come sai le lettere di Paolo venivano lette nelle comunità che fondava e quindi possiamo presumere che tra i cristiani di efeso vi erano SCHIAVI E PADRONI che erano fratelli in Cristo indipendentemente da questa condizione sociale.Il problema è che tu guardi alla schiavitù con gli occhi del 21° secolo. Ossa come un cosa negativa, mentre per Paolo non era altro che un lavoro o condizione che la società di allora permetteva e che era stata anche regolamentata da Dio nella Legge.
 
Ti riporto alcune fonti trovate in rete riguardo a Filemone.
La Bibbia non ci dice come è andata a finire questa storia: non sappiamo quale accoglienza è stata riservata ad Onesimo dal suo padrone Filemone.
 
Per la legge romana, uno schiavo fuggitivo doveva aspettarsi la flagellazione, la crocifissione o il combattimento nell’arena.
 
Paolo non ignora i reati dello schiavo, né dimentica il debito che aveva contratto col suo padrone, tanto che si offrì di pagarlo lui stesso (v. 19).  
 
In Filemone, Paolo non condanna la schiavitù ma presenta Onesimo come fratello cristiano piuttosto che come schiavo. Quando un padrone può rivolgersi ad uno schiavo come a suo fratello, lo schiavo ha automaticamente raggiunto una posizione nella quale il titolo legale di schiavo ha perso significato. La chiesa primitiva non attaccava la schiavitù in maniera diretta ma dava le basi per instaurare una nuova relazione tra il proprietario e lo schiavo. Paolo cercò di legare Filemone e Onesimo attraverso un amore cristiano per farli maturare entrambi. L’istituzione della schiavitù poteva morire solo dopo essere stati esposti alla luce della parola.  
 
Paolo poteva tenere Onesimo con sé (v.13) secondo il potere della sua autorità apostolica, in quanto Onesimo era diventato cristiano, ma con ciò rimaneva a Filemone la proprietà dello schiavo davanti alla legge romana.  
...
Paolo non sviluppa questa prospettiva che includeva alla fine l’acquisto dello schiavo, e anche un confronto con Filemone.  
Paolo poteva anche sancire l’allontanamento di Onesimo da Filemone favorendo in via definitiva la fuga, ma questo comportava creare un esempio per una lotta contro la schiavitù che non era pensabile allora, perché avrebbe portato alla fame e alla morte, alle rappresaglie, moltissimi schiavi, visto che un sistema sociale nuovo a immediato termine era solo possibile desiderarlo.  
...
Paolo fa riferimento al diritto naturale quando afferma di inviare Onesimo perché venga accolto sia come uomo, sia come fratello (v.16).  
Rimandando Onesimo a Filemone Paolo non trascurò i danni materiali subiti eventualmente da quest'ultimo, nel senso che l’assenza dello schiavo poteva avere determinato dei deficit economici e anche un’eventuale sottrazione di denaro - Onesimo poteva avere avuto in gestione del denaro dal suo padrone: la cosa era possibile -, e avrebbe pagato lui, e di ciò ne dava garanzia il biglietto scritto di propria mano. Paolo dunque si preoccupò in tutto della dignità dello schiavo Onesimo, affinché fosse trattato, benché secondo il diritto romano schiavo, come un liberto in Cristo. Paolo non solo si preoccupò di Onesimo, ma anche di Filemone, affinché con suo atto di accoglienza potesse crescere nella carità. Con questo esito la schiavitù veniva, in concreto, a cessare in ragione di Cristo, pur rimanendo giuridicamente. Paolo agì in questo senso. Rimaneva il vincolo della dimora presso Filemone e il servizio alla sua casa, ma questo era anche garanzia di sostentamento per Onesimo.  
 
(Fonte,Fonte, Non amo molto questo sito ma ti invito a fare lettura di questo articolo fonte .
« Ultima modifica: 04.08.2015 alle ore 16:57:51 by Stefanotus » Loggato
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Re: La schiavitù e la Lettera a Filemone.
« Rispondi #17 Data del Post: 04.08.2015 alle ore 17:11:10 »
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on 04.08.2015 alle ore 16:54:18, Stefanotus wrote:
New hai mai letto Colossesi 3:22-4:1?
Ed Efesini 6:5-9?

Ma in quei passi non c'è una giustificazione della schiavitù, ci sono però dei suggerimenti per coloro che si trovavano in quelle condizioni.
La Bibbia non è un testo di politica rivoluzionaria:
 
il nostro combattimento infatti non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti. - Efesini 6:12
 
Però la Bibbia ci dà i principi della morale cristiana, principi d'amore, perdono, fratellanza, condivisione e nella lettera a Filemone troviamo un invito per abolire
la schiavitù.

 

on 04.08.2015 alle ore 16:54:18, Stefanotus wrote:

Per la legge romana, uno schiavo fuggitivo doveva aspettarsi la flagellazione, la crocifissione o il combattimento nell’arena.

 
Ecco perché è stato un bene rimandare Onesimo da Filemone.
« Ultima modifica: 04.08.2015 alle ore 17:13:52 by New » Loggato
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Re: La schiavitù e la Lettera a Filemone.
« Rispondi #18 Data del Post: 04.08.2015 alle ore 19:18:19 »
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Beh, vorrei spezzare una lancia in favore del discorso di New che, nonostante come sempre un esegesi più complicata dei contorsionisti bulgari, ha fatto notare una cosa importante: l'insegnamento biblico, i principi cristiani, sono implicitamente contrari alla schiavitù (per come la intendiamo noi) e sicuramente hanno contribuito molto alla riduzione di tale pratica nella nostra civiltà.  
 
Per il resto concordo con l'analisi di Stefano:  la lettera a Filemone parla di una situazione di quel tempo e ci mostra come Paolo diceva di comportarsi in tale situazione, in accordo con gli stessi insegnamenti che fornisce Pietro e, prima di loro, Gesù stesso: rispettare le leggi del paese in cui si vive.  
 
Sugli altri esempi che venivano portati, come il discorso del velo e del pastorato femminile, direi che non è possibile effettuare un paragone, perché sono situazioni differenti: mentre questi sono insegnamenti di Paolo relativi al comportamento delle chiese e possono essere (o non essere) presi come vincolanti all'interno della propria comunità, il discorso che Paolo fa nella lettera di Filemone non ha lo stesso ruolo per il semplice fatto che una situazione del genere, al giorno d'oggi, non esiste: la schiavitù (per come la intendiamo noi) è considerata fuorilegge, quindi non ci sarebbe mai una situazione del genere. Quindi, semplicemente, un'interpretazione letterale della lettera di Filemone non viene fatta al giorno d'oggi, perché non esiste nessuna interpretazione letterale della lettera di Filemone.
Sarebbe un pochino come chiedere perché consideriamo fondamentale per la nostra vita cristiana il fatto che Gesù abbia detto a qualcuno "ama il tuo prossimo come te stesso" e molto meno importante per la nostra vita che Paolo abbia detto a Timoteo di portargli il mantello.
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Re: La schiavitù e la Lettera a Filemone.
« Rispondi #19 Data del Post: 04.08.2015 alle ore 19:38:32 »
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Pace del Signore
 
Sento la necessità di ringraziare pubblicamente il Signore Gesù Cristo per come si serve dei Suoi uomini anche in un contesto virtuale come questo. La disamina di Stefanotus nel formulare le risposte al quesito, se vogliamo "molto provocatorio", del Grande_Puffo è, per quanto mi riguarda, precisa ed esauriente.  Amici
 
Pace del Signore
« Ultima modifica: 04.08.2015 alle ore 19:40:53 by Johannan » Loggato

Iddio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figliuolo, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna
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Re: La schiavitù e la Lettera a Filemone.
« Rispondi #20 Data del Post: 05.08.2015 alle ore 10:03:23 »
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on 04.08.2015 alle ore 17:11:10, New wrote:

[color=Blue]Ma in quei passi non c'è una giustificazione della schiavitù, ci sono però dei suggerimenti per coloro che si trovavano in quelle condizioni.

New, ti prego di prestare attenzione a quanto ti sto scrivendo adesso.
Innanzitutto rispondo al fatto che questi passi non giustificano la schiavitù.
 
Chi ha detto in questa discussione che la Bibbia "giustifica" la schiavitù? Io non l'ho mai detto.
Quanto meno ti ho spiegato che la schiavitù di cui parla la Bibbia non è quella di cui parli tu.
Questo è il primo aspetto in cui, perdonami se insisto, continui a sbagliare. Utilizzi il termine schiavitù con l'accezione del 21° secolo, invece dovresti metterti nei panni storici di chi l'ha scritto quel testo.
 
Il secondo aspetto sbagliato di questa tua frase è che io ho citato quei versi non per dire che la schiavitù è giustificata da Paolo. Io ho citato questi versi per spiegarti che Paolo "conviveva" con questa realtà, perchè era la sua realtà storico-politica. Paolo scrive alla chiesa e dà disposizioni a padroni e schiavi. Non scrive ai padroni dicendo: liberate i vostri schiavi come invece tu sostieni (sbagliando) che abbia fatto con Filemone. Paolo "accetta" la realtà sociale in cui vive ma, in maniera molto saggia e spirituale, insegna alla chiesa di vivere Cristo nelle loro relazioni INDIPENDENTEMENTE dalla società in cui vivono.
 
Il terzo aspetto sbagliato è che se Paolo fosse stato contrario alla schiavitù come tu sostieni parlando di Filemone, qui in questi versi sarebbe un ipocrita, un falso. Perchè è chiaro ed evidente che i passi sono in contrasto. E se crediamo che lo Spirito di Dio ha ispirato i testi biblici, non possiamo accettare simili contraddizioni.
 
Per l'espressione "La Bibbia non è un testo di politica rivoluzionaria" che hai scritto, guarda mi trovi pienamente d'accordo su questo. Ed è proprio per questo che non ha senso che Paolo avesse invitato Filemone a liberare Onesimo. Come non ha senso dire che lo schiavo fosse ricercato e rischiasse la morte a prescindere, come se chiunque lo vedesse per strada potesse avere la libertà di ucciderlo. Lo schiavo è ricercato dal proprio padrone. Quindi era il padrone che si attivava per le ricerche e le punizioni. Tornando ad Onesimo, se fosse vero che Paolo voleva che fosse liberato, non lo avrebbe rimandato indietro. Non si sarebbe esposto per pagare al posto suoi suoi possibili torti. Paolo lo rimanda indietro da schiavo e richiede a Filemone di riprenderlo con sè come se fosse egli stesso. Al verso 17 Paolo dice: "accoglilo come me stesso". Non dice "liberalo".
 
Quindi mi dispiace dirti che ti stai sbagliando nella tua disamina. In quanto per mia esperienza so, che perfino teologi evangelici NERI americani accolgono questa interpretazione e non la tua, che non tiene conto delle contraddizioni che incontra in tutto il Nuovo Testamento.
 
Teologicamente inoltre, tutta la teologia Paolina tiene conto dello stato di servitù e di padronanza. Più volte infatti Paolo si dichiara SCHIAVO di Cristo. Quindi... capisci che se fosse davvero contrario a questa condizione, non avrebbe usato questa terminologia. A Tito Paolo dirà:
 
"Esorta i servi a essere sottomessi ai loro padroni, a compiacerli in ogni cosa, a non contraddirli..." - Tito 2:9  
 
Non mi pare proprio che Paolo fosse contrario a questo stato sociale.
Prendo però spunto dall'intervento di Caste che ha scritto: "l'insegnamento biblico, i principi cristiani, sono implicitamente contrari alla schiavitù (per come la intendiamo noi) e sicuramente hanno contribuito molto alla riduzione di tale pratica nella nostra civiltà."  
Ed io concordo pienamente con questo discorso.
Dio aveva sicuramente in abominio lo scempio della schiavitù nera fatta dagli americani.
Erano in abominio le convinzioni schiaviste che manipolavano l'interpretazione della Scrittura per muoverla in loro favore (vedi il film "12 anni schiavo" oppure "Jango" di Quentin Tarantino).
Ma quella schiavitù, quel genere di schiavitù, come quella egiziana o altre... non sono le schiavitù di cui si parla nella Bibbia e in particolar modo nell'Antico Testamento. La schiavitù dell'Antico Testamento era infatti un modo per sdebitarsi tra fratelli ebrei. Un ebreo che contraeva un grosso debito verso un altro ebreo, poteve sdebitarsi diventando suo schiavo. Ma questa schiavitù era regolamentata: aveva una durata, manteneva la dignità del fratello ebreo e si traduceva in una sorta di servizio casalingo, proprio come le nostre colf di oggi.
A QUEL GENERE DI SCHIAVITU', che tradurrei meglio in "SERVITU'", la Bibbia fa riferimento e non è contraria.
 
Ogni altra manipolazione umana porta alla confusione di cui parli tu. Ma non c'è bisogno di forzare l'interpretazione biblica per difendere la Bibbia stessa. Voglio dire che non c'è bisogno di forzare l'interpretazione di Filemone, facendogli dire ciò che non dice, al fine di dire che la Bibbia è contraria alla schiavitù. La Bibbia è contraria ad ogni sorta di male. Quindi ovviamente è contraria alla depravazione della schiavitù umana. Come per esempio la prostituzione. Ma vi era una schiavitù che era permessa e a quella Paolo allude in ogni sua lettera in cui ne fa menzione.
 
Chiudo qui con questo argomento e ringrazio chi ha scritto in mio sostegno.
« Ultima modifica: 05.08.2015 alle ore 10:06:42 by Stefanotus » Loggato
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Re: La schiavitù e la Lettera a Filemone.
« Rispondi #21 Data del Post: 05.08.2015 alle ore 15:13:56 »
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on 05.08.2015 alle ore 10:03:23, Stefanotus wrote:
Ma non c'è bisogno di forzare l'interpretazione biblica per difendere la Bibbia stessa. Voglio dire che non c'è bisogno di forzare l'interpretazione di Filemone, facendogli dire ciò che non dice, al fine di dire che la Bibbia è contraria alla schiavitù.

Io non ho forzato niente perché c'è già CHI la difende infinitamente meglio di me la Bibbia.
Torno invece a dire che la Bibbia, con in particolare la lettera a Filemone, è contraria alla schiavitù già come allora concepita.
L'apostolo Paolo rispettava comunque la legge e per questo, cioè per fare le cose nella legalità rimandò Onesimo a Colosse invitando Filemone a concedergli la libertà.
La schiavitù, sia come la vediamo adesso, sia come era allora è stata abbattuta dal Signore Gesù che ci ha fatti liberi:
 
Voi siete stati riscattati a caro prezzo; non diventate schiavi degli uomini. - 1Corinzi 7:23
 
per i fornicatori, per i sodomiti, per i mercanti di schiavi, per i bugiardi, per gli spergiuri e per ogni altra cosa contraria alla sana dottrina, - 1Timoteo 1:10
« Ultima modifica: 05.08.2015 alle ore 15:15:00 by New » Loggato
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Re: La schiavitù e la Lettera a Filemone.
« Rispondi #22 Data del Post: 05.08.2015 alle ore 15:46:54 »
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on 04.08.2015 alle ore 13:34:16, New wrote:
[color=Blue]La colf non è una schiava, la colf se vuole accetta il lavoro altrimenti se ne va.

 
Sono d’accordissimo con te, un ebreo poteva comprare o tenere uno schiavo perché – Dio ha sempre le Sue buone motivazioni, talvolta inspiegabili per noi umani – la Scrittura glielo consentiva, un cristiano che oltre alla Scritture ebraiche ha il NT non può assolutamente comprare o tenere uno schiavo. Equiparare la schiavitù con le attuali colf (che per il diritto vigente sono persone) con gli schiavi (che per la legge dell’epoca erano beni, oggetti) mi  pare un accostamento a dir poco agghiacciante. Il cristianesimo è incompatibile con la schiavitù, non ci sono se e ma.  
 

Quote:
Il principio della schiavitù non è ammesso dalla Bibbia perché è contro la legge dell'amore.

 
No, non sono totalmente d’accordo: di una vera e propria rivoluzione sociale che equiparasse tra loro tutti gli individui e annullasse le differenze di classe non c’è traccia nel mondo precristiano. Il principio di uguaglianza tra gli uomini nasce con Gesù e col cristianesimo. Abolire la schiavitù sin da subito sarebbe stato impossibile per diversi motivi.
 
«Il mondo storico in cui si è potuto formare il pregiudizio che chiunque abbia un volto umano possieda come tale la dignità e il destino di essere uomo, non è originariamente il mondo, oggi in riflusso, della semplice umanità, avente le sue origini nell'uomo universale e anche terribile del Rinascimento, ma il mondo del Cristianesimo, in cui l’uomo ha ritrovato attraverso l’Uomo-Dio, Cristo, la sua posizione di fronte a sé e al prossimo» K. Lowith.  
 
« Ultima modifica: 05.08.2015 alle ore 15:49:55 by kosher » Loggato

Dominus noster Iesus Christus, Deus unigenitus, primogenitus totius creationis.
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Re: La schiavitù e la Lettera a Filemone.
« Rispondi #23 Data del Post: 05.08.2015 alle ore 16:07:20 »
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on 05.08.2015 alle ore 15:13:56, New wrote:

[color=Blue]Io non ho forzato niente perché c'è già CHI la difende infinitamente meglio di me la Bibbia.
Torno invece a dire che la Bibbia, con in particolare la lettera a Filemone, è contraria alla schiavitù già come allora concepita.
L'apostolo Paolo rispettava comunque la legge e per questo, cioè per fare le cose nella legalità rimandò Onesimo a Colosse invitando Filemone a concedergli la libertà.
La schiavitù, sia come la vediamo adesso, sia come era allora è stata abbattuta dal Signore Gesù che ci ha fatti liberi:
 
Voi siete stati riscattati a caro prezzo; non diventate schiavi degli uomini. - 1Corinzi 7:23

Su quanto dici sopra, non commento perché credo di aver risposto abbastanza.
Riguardo la citazione di 1 Corinzi ti dico che la tua citazione è sbagliata e non tiene conto del contesto. In quel capitolo della lettera ai Corinzi Paolo sta spiegando che nessun uomo, con le sue becere idee e tradizionalismi, deve porsi al posto di Gesù Cristo e dei suoi comandamenti.
Proprio al verso 21 infatti Paolo dice: "sei stato chiamato (a salvezza) essendo schiavo? Non curartene!. Ovviamente se puoi divenire libero approfittane!". Ma non è condizione necessaria e questo evidenzia ancora che Paolo non era contrario al sistema.  
Il verso 23 tu lo citi senza contare il contesto... Paolo sta dicendo in pratica non fatevi sottomettere da quelli che vi vogliono fare circoncidere o che vi vogliono fare seguire pratiche e tradizioni contrarie alla volontà di Dio.
 
Per quel che riguarda invece l'altra citazione di Timoteo, ti ho già detto che vengono condannati i mercanti di schiavi, coloro cioè che SFRUTTAVANO gli uomini a loro vantaggio schiavizzandoli. Questo principio era contrario anche alla legge di Dio (vedi Esodo 21:16; Deuteronomio 24:7).
Mentre invece la stessa legge di Dio ACCETTAVA la schiavitù volontaria, per sdebitarsi di debiti economici o di altra natura. (vedi esodo 21)
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Re: La schiavitù e la Lettera a Filemone.
« Rispondi #24 Data del Post: 05.08.2015 alle ore 16:16:29 »
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on 05.08.2015 alle ore 15:46:54, kosher wrote:

Sono d’accordissimo con te, un ebreo poteva comprare o tenere uno schiavo perché – Dio ha sempre le Sue buone motivazioni, talvolta inspiegabili per noi umani – la Scrittura glielo consentiva, un cristiano che oltre alla Scritture ebraiche ha il NT non può assolutamente comprare o tenere uno schiavo. Equiparare la schiavitù con le attuali colf (che per il diritto vigente sono persone) con gli schiavi (che per la legge dell’epoca erano beni, oggetti) mi  pare un accostamento a dir poco agghiacciante. Il cristianesimo è incompatibile con la schiavitù, non ci sono se e ma.

Mi dispiace che tu la pensi così, perché di solito sei una persona profonda.
In Esodo 21 così come in altri passaggi dell'Antico Testamento, Dio decise di regolamentare la schiavitù, come servizio volontario di 6 anni. Si trattava di schiavitù di sdebitamento TRA EBREI, quindi lungi da Dio che lo schiavo venisse trattato come oggetto, come stai affermando tu.
Ho infatti più volte espresso il principio che la schiavitù presente nel popolo di Dio non è la schiavitù romana, egiziana, babilonese o altro.
 
La schiavitù è il simbolismo usato da Dio per insegnare il vincolo che il peccato crea all'uomo, lo schiavizza, ossia vincola la sua volontà a quella di un altro. Il simbolismo viene poi allargato nel Nuovo Testamento laddove l'uomo prima schiavo del peccato, viene liberato per divenire SCHIAVO di Cristo.  
 
Non ho paragonato la schiavitù al servizio di una colf come condizione sociale. Ma ho paragonato la schiavitù ebraica come "attività" a quella di una colf.
Se non si accetta la schiavitù come "permessa da Dio" ai fini di un simbolismo spirituale, non si può spiegare perché in tutto l'Antico Testamento Dio l'abbia permessa e addirittura regolamentata. Infatti a quel tempo Dio vietava ciò che gli era in abominio e che era peccato. Come per esempio la fornicazione.
Invece la schiavitù la permise e la regolo (durava sei anni) e addirittura uno schiavo poteva decidere di rimanere "schiavo per la vita" nella casa del padrone. Dimmi tu se uno schiavo romano avrebbe mai espresso simile desiderio!
Solo uno schiavo ebreo avrebbe potuto farlo, perché essere uno schiavo ebreo equivaleva a vivere una vita un po' come Mary Poppins.
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Re: La schiavitù e la Lettera a Filemone.
« Rispondi #25 Data del Post: 05.08.2015 alle ore 16:24:13 »
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Per approfondimenti, vi riporto questo interessante testo preso da qui:
 
Il servo ebreo
Un eved ivrì può essere un Ebreo che ha compiuto un furto e non ha di che restituire, e che viene perciò venduto dal Tribunale ad una famiglia benestante affinché intraprenda un percorso di riabilitazione e possa saldare i suoi debiti; oppure, in un altro caso, si tratta di un Ebreo che vive in una condizione di gravissima povertà e non è in grado di autogestirsi economicamente. In entrambe le situazioni parliamo di casi controllati e amministrati dalla Legge, non di schiavi divenuti tali per costrizione; la Torah infatti proibisce espressamente di rapire un essere umano e di venderlo (vedi Esodo 21:16).
 
La schiavitù ammessa dalla Torah per Israele, al contrario di quella praticata dagli altri popoli, non è una condizione permanente, ma ha un limite di tempo ben definito: “Se acquisti un eved ivrì, egli ti servirà per sei anni, ma al settimo se ne andrà libero, senza pagare nulla” (Esodo 21:2).
 Esistono però anche dei casi in cui il servo si rifiuta di andare in libertà:
“Ma se il servo fa questa dichiarazione: «Io amo il mio padrone, mia moglie e i miei figli, non voglio andarmene libero», allora il suo padrone lo farà comparire davanti ai giudici, lo farà accostare alla porta e allo stipite; poi il suo padrone gli forerà l’orecchio con un punteruolo ed egli lo servirà per sempre” (Esodo 21:5-6).
...
...
La Bibbia accorda agli schiavi molti importanti diritti, certamente inimmaginabili nelle altre culture. Se il padrone picchia il suo schiavo causandogli danni permanenti, quest’ultimo diviene automaticamente libero (Esodo 21:26-27). Se lo schiavo viene ucciso dal padrone o da chiunque altro, il colpevole deve essere processato per omicidio (Esodo 21:20). Secondo il codice di Hammurabi e altre antiche raccolte di leggi, il padrone può invece compiere qualsiasi abuso nei confronti dei suoi schiavi senza temere alcuna punizione.
 Basandosi sul divieto biblico di trattare i servi ebrei con asprezza (vedi Levitico 25:42-43), i Maestri affermano che l’eved ivrì deve mangiare lo stesso cibo del suo padrone, godere delle stesse comodità e risiedere nello stesso tipo di abitazione. Inoltre non è permesso fargli compiere lavori umilianti, poiché il servo può svolgere solo la professione che esercitava quando era libero. Alla luce di tutti questi obblighi, il Talmud dichiara: “Chi acquista uno schiavo acquista un padrone” (Kiddushin 20a).
 
Altre fonti per chi volesse approfondire lo studio:
Got Questions
LaParola.net
« Ultima modifica: 05.08.2015 alle ore 16:39:53 by Stefanotus » Loggato
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Re: La schiavitù e la Lettera a Filemone.
« Rispondi #26 Data del Post: 05.08.2015 alle ore 17:09:07 »
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Quote:
Solo uno schiavo ebreo avrebbe potuto farlo, perché essere uno schiavo ebreo equivaleva a vivere una vita un po' come Mary Poppins.

 
Addirittura Confuso
Mi dispiace, non ho mai visto Mary Poppins. Ho fatto una breve ricerca su internet e non trovato nessun riferimento al fatto che essa come bambinaia potesse essere bastonata.
 

on 05.08.2015 alle ore 16:24:13, Stefanotus wrote:
Per approfondimenti, vi riporto questo interessante testo preso da qui:
 
La Bibbia accorda agli schiavi molti importanti diritti, certamente inimmaginabili nelle altre culture. Se il padrone picchia il suo schiavo causandogli danni permanenti, quest’ultimo diviene automaticamente libero (Esodo 21:26-27). Se lo schiavo viene ucciso dal padrone o da chiunque altro, il colpevole deve essere processato per omicidio (Esodo 21:20). Secondo il codice di Hammurabi e altre antiche raccolte di leggi, il padrone può invece compiere qualsiasi abuso nei confronti dei suoi schiavi senza temere alcuna punizione.
 Basandosi sul divieto biblico di trattare i servi ebrei con asprezza (vedi Levitico 25:42-43), i Maestri affermano che l’eved ivrì deve mangiare lo stesso cibo del suo padrone, godere delle stesse comodità e risiedere nello stesso tipo di abitazione. Inoltre non è permesso fargli compiere lavori umilianti, poiché il servo può svolgere solo la professione che esercitava quando era libero. Alla luce di tutti questi obblighi, il Talmud dichiara: “Chi acquista uno schiavo acquista un padrone” (Kiddushin 20a).

 
Si è vero, ma uno schiavo resta nella sua condizione di schiavo che è incompatibile con i principi cristiani; se Grande Puffo bastonasse la sua colf a morte e questa vivesse per uno o due gg, in base all’AT sarebbe innocente perché è danaro suo; bastonare la colf fino a quasi farla morire e predicare la morale cristiana mi sembrano due cose assolutamente inconciliabili.  
 
Stefano, ti pare che un Dio di amore potesse accettare la schiavitù? Per me no. E allora perché nell’AT la schiavitù è permessa? Perché un Dio, che è un Dio di amore, non crea l’uomo per poi muoverlo con i fili come fa un burattinaio, non è un Dio tappabuchi come vorrebbe  la God of the gaps theology  o addirittura un Dio apotropaico. Nel caso della schiavitù Dio non l’abolisce sin da subito, ma interviene e la regolamenta; questo ed altro, però, in attesa della venuta del Figlio, l’Inizio e il Fine di tutto. Senza avere il NT come punto di riferimento, certe risposte a determinati interrogativi sono impossibili.
 
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Re: La schiavitù e la Lettera a Filemone.
« Rispondi #27 Data del Post: 05.08.2015 alle ore 17:35:25 »
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on 05.08.2015 alle ore 17:09:07, kosher wrote:

Addirittura Confuso
Mi dispiace, non ho mai visto Mary Poppins. Ho fatto una breve ricerca su internet e non trovato nessun riferimento al fatto che essa come bambinaia potesse essere bastonata.

ahahhah  Piegato dal ridere3
Mi hai fatto sbellicare.  
 
Ma che c'entra comunque?  
Io ho esplicitamente fatto riferimento alla "tipologia" di attività dello schiavo ebreo. E non ho detto che sono pro-schiavismo, né che il cristianesimo lo comandi. Sto cercando invece di spiegare qualcosa di più profondo e cioè che quella era una condizione sociale "allora" normale e che il cristianesimo presentato dalla Bibbia va OLTRE queste e altre possibili realtà sociali.
 

Quote:
Si è vero, ma uno schiavo resta nella sua condizione di schiavo che è incompatibile con i principi cristiani; se Grande Puffo bastonasse la sua colf a morte e questa vivesse per uno o due gg, in base all’AT sarebbe innocente perché è danaro suo; bastonare la colf fino a quasi farla morire e predicare la morale cristiana mi sembrano due cose assolutamente inconciliabili.

questo lo dici perchè non credo che tu abbia letto con attenzione quanto ho scritto, perdonami ma mi pare proprio così.
 
Innanzitutto sbagli a replicarmi che la schiavitù "è incompatibile con il cristianesimo" perché ho postato ovviamente versi in cui il cristianesimo VA OLTRE queste condizioni sociali, invitando padroni e schiavi che per loro cultura accettavano entrambi questa possibilità, a mettere davanti a tutto prima la loro condizione di fratelli in Cristo. (questo è Nuovo Testamento non mio pensiero).
 
Secondo sbagli anche perché ho ben spiegato che la schiavitù romana non è la schiavitù ebraica e il nostro paradigma sulla schiavitù "è sbagliato" rispetto a quello biblico. Allo stesso modo ti ho spiegato che la schiavitù ebraica era tutt'altro che la schiavitù romana.
 
Infine sbagli ancora nei miei confronti perché se tu o chiunque altro pensasse di essere nel diritto di picchiare una colf sulla base della Bibbia, starebbe sbagliando grandemente. Primo perché starebbe applicando "una condizione sociale" oggi non più esistente, anzi illegale direi. Secondo perché la Bibbia non ha mai accettato forme di schiavitù come quella romana, egiziana o altro dove era permesso trattare gli schiavi come oggetti.
 
Seppur in Esodo la legge che legislava la schiavitù "permettesse" percosse da padrone a schiavo, c'è anche da tener presente che noi non siamo sotto la legge, quindi non dobbiamo considerare attuabili quei versi in linea di principio.  Allora la società era diversa e molto più corrotta, e quindi Dio "sopportava" e regolamentava certi sopprusi.
Ma vedo che qui non c'è nuovamente voglia di capire...
Infatti la tua spiegazione successiva è piena di falle.
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Re: La schiavitù e la Lettera a Filemone.
« Rispondi #28 Data del Post: 05.08.2015 alle ore 17:56:01 »
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on 05.08.2015 alle ore 17:09:07, kosher wrote:
Stefano, ti pare che un Dio di amore potesse accettare la schiavitù? Per me no. E allora perché nell’AT la schiavitù è permessa? Perché un Dio, che è un Dio di amore, non crea l’uomo per poi muoverlo con i fili come fa un burattinaio, non è un Dio tappabuchi come vorrebbe  la God of the gaps theology  o addirittura un Dio apotropaico. Nel caso della schiavitù Dio non l’abolisce sin da subito, ma interviene e la regolamenta; questo ed altro, però, in attesa della venuta del Figlio, l’Inizio e il Fine di tutto. Senza avere il NT come punto di riferimento, certe risposte a determinati interrogativi sono impossibili.

Concordo!
Il Signore Gesù ci ha liberati dalla morte e dalla schiavitù.
Dio è amore e ci vuole liberi come una cerva messa in libertà:
 
Neftali è una cerva messa in libertà; egli dice delle belle parole. - Genesi 49:21
 
Il concetto della cerva liberata c'era già nell'A.T., in Genesi! E chissà come ha saltato di gioia quella cerva quando è stata liberata!
Dobbiamo amare tutti gli uomini come noi stessi e questo comandamento c'era già nell'A.T.!
 
Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il prossimo tuo come te stesso. Io sono il SIGNORE. - Levitico 19:18
 
Ma torniamo adesso alla meravigliosa lettera a Filemone e leggiamo questo magnifico versetto:
 
Se ti ha fatto qualche torto o ti deve qualcosa, addebitalo a me. - Filemone 18
 
C'è scritto: addebitalo a me, cosa vuol dire? Vuol dire che se anche una persona era in debito e per questo era diventata schiava, noi dobbiamo condonare tutto, tutti i debiti e dargli libertà e ci ripagherà Il Signore; Cristo ha pagato il prezzo della nostra redenzione, cioè della nostra salvezza che  comprende la nostra liberazione, liberazione spirituale e anche fisica, sì anche fisica, perché la redenzione è totale e il Signore ci dice: addebitalo a me.
 
 
« Ultima modifica: 05.08.2015 alle ore 18:45:31 by New » Loggato
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Re: La schiavitù e la Lettera a Filemone.
« Rispondi #29 Data del Post: 06.08.2015 alle ore 09:04:29 »
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on 05.08.2015 alle ore 17:09:07, kosher wrote:

 
Si è vero, ma uno schiavo resta nella sua condizione di schiavo che è incompatibile con i principi cristiani; se Grande Puffo bastonasse la sua colf a morte e questa vivesse per uno o due gg, in base all’AT sarebbe innocente perché è danaro suo; bastonare la colf fino a quasi farla morire e predicare la morale cristiana mi sembrano due cose assolutamente inconciliabili.  
 

 
Beh, però credo che questo sia uno di quegli "abusi" che, anche se tecnicamente permessi dalla legge, non rientrano certo nel comportamento insegnato. Quindi mi pare un po' voler forzare l'argomentazione usando l'estremo.  
 

on 05.08.2015 alle ore 17:09:07, kosher wrote:

Stefano, ti pare che un Dio di amore potesse accettare la schiavitù? Per me no. E allora perché nell’AT la schiavitù è permessa? Perché un Dio, che è un Dio di amore, non crea l’uomo per poi muoverlo con i fili come fa un burattinaio, non è un Dio tappabuchi come vorrebbe  la God of the gaps theology  o addirittura un Dio apotropaico. Nel caso della schiavitù Dio non l’abolisce sin da subito, ma interviene e la regolamenta; questo ed altro, però, in attesa della venuta del Figlio, l’Inizio e il Fine di tutto. Senza avere il NT come punto di riferimento, certe risposte a determinati interrogativi sono impossibili.
 

 
Mi pare che l'argomento sia piuttosto interessante, anche perché pone un'ulteriore questione: la considerazione uomo-oggetto. Anche a livello storico, buona parte delle discussioni sullo schiavismo e lo sterminio di popolazioni meno avanzate, soprattutto dal periodo coloniale in poi, vertevano non tanto sulla possibilità della schiavitù, quanto sul chiedersi se i "selvaggi" di turno avessero o no un'anima, o cose del genere. Nel qual caso schiavizzarli era considerato, effettivamente, sbagliato o perfino illegale.  
 
Notevole a riguardo è la discussione nel '500 sui diritti degli abitanti delle Americhe secondo la corona spagnola o, nel '700 i primi movimenti antischiavisti negli USA. Ad esempio, Whitefield, che possedeva degli schiavi, suscitò estremo scalpore perché pretendeva di predicare anche ai "negri" affermando che essi dovevano ascoltare la parola di Dio come chiunque altro. Diciamo che, anche nel corso della storia, possiamo vedere molti cristiani (da Paolo in avanti) combattere per un trattamento umano degli schiavi, senza necessariamente combattere la presenza legale della schiavitù (definitivamente negata nell'800, secolo in cui una grossa parte di poveri nelle società della rivoluzione industriale si trovò in situazioni uguali, se non peggiori, di quelle di alcuni schiavi). Quindi, personalmente, non saprei dire se la bibbia sia necessariamente contraria alla presenza legale di certi tipi di "servitù sociale" ma, senza dubbio, ripeto ciò che ho detto, ovvero che qualsiasi modo di pensare basato sulla bibbia sia implicitamente contrario all'oggettivizzazione dell'essere umano, sia esso in schiavitù o no.  
Un ultimo pensiero, vorrei far notare come questo principio di trasformazione delle persone in oggetti sia ad oggi più vivo che mai, soprattutto nella nostra società anti-schiavista, come penso chiunque abbia letto offerte di lavoro potrebbe rendersi conto. Nessuno cerca persone da far lavorare, bensì "risorse" da utilizzare, un po' come un computer o una sedia.  Sorridente ma questo forse è un pochino OT
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