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   Segno, dono, frutto, carisma: Differenze?
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   Autore  Topic: Segno, dono, frutto, carisma: Differenze?  (letto 14660 volte)
Domenico
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Re: Segno, dono, frutto, carisma: Differenze?
« Rispondi #15 Data del Post: 27.06.2014 alle ore 05:25:20 »
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Chiarimento per approfondire l’argomento

 
Secondo me, le divergenze che ci sono tra noi, (che poi sono ferme convinzioni) qui nel forum, vertono sul parlare in lingue (che noi Pentecostali chiamiamo segno esterno di essere battezzato nello Spirito Santo) e il parlare in lingue come dono dello Spirito. Naturalmente, questa distinzione non viene accettata, essenzialmente, si ribatte, per il semplice motivo che non viene specificato nel testo biblico. Anche se i testi biblici che riferiscono del parlare in lingue, sono stati citati diverse volte, ritorniamo ad essi, nella speranza che possa aiutarci a dissipare il dissenso che c’è tra noi.
 
Naturalmente, è quasi d’obbligo, partire dalla promessa di Gesù contenuta in Atti 1:4-5 che Luca ci ha tramandato, perché è quella che esplicitamente parla del battesimo “nello” o “con” dello Spirito Santo. Ai fini di approfondire l’argomento in questione, non dobbiamo considerare una ripetizione di cose che già sono state dette.
 
Il testo in questione recita: Trovandosi con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l’attuazione della promessa del Padre, « la quale », egli disse, « avete udita da me.
 
Perché Giovanni battezzò sì con acqua, ma voi sarete battezzati in Spirito Santo (o “con” lo Spirito Santo) (N.D.) fra non molti giorni »
(Atti 1:4-5).
 
Si sà, con estrema certezza che, questo passo, così com'è stato strutturato, cioè come Luca l’ha tramandato, (senza mettere in dubbio la sua correttezza nel riferirci le parole di Gesù) è unico nel suo genere, visto che non si trova in nessun testo del N.T.. Questo però non significa che sol perché c’è un solo testo in tutto il N.T. che si esprime in questo modo, (cioè che Gesù parlò in questo modo, perché prima di Lui, ci fu Giovanni Battista che parlò specificatamente) che possa essere messo in discussione per ciò che riguarda la sua validità, mirante l’aspetto dottrinale dell’argomento, anche perché si tratta di una promessa fatta di Gesù e non di una semplice notizia riferita da Luca. L’obbiezione che si solleva a questo punto, non riguarda tanto la validità della promessa di Gesù, quanto il sapere se questa promessa era limitata ai soli apostoli, (visto che Gesù parlò con loro) o se si estendeva a tutti i Suoi seguaci, senza nessuna limitazione di tempo e di luogo.
 
Davanti ad una simile obiezione, entra in gioco la cosiddetta deduzione. Sì, sà, infatti, che, in materia di deduzioni, ci sono quelle che vengono definite “logiche” e quelle “fantasiose”. Le logiche, hanno coerenza con il modo di ragionare e con l’obiettività, mentre quelle fantasiose, mancano, sia di coerenza come anche di obiettività. Detto questo, personalmente credo che la promessa di Gesù, non era limitata ai soli apostoli, ma riguardava tutti i seguaci di Gesù; quindi, non valida e circoscritta al solo tempo apostolico, ma estesa a tutta la chiesa del Signore. Forse, però, non tutti condividono la mia convinzione, ma io la espongo, non per imporla, ma semplicemente per far conoscere la mia posizione, ed anche perché credo di avere il sostegno delle Scritture per affermarlo.
 
Già Gesù, prima della sua morte e resurrezione, aveva parlato ai suoi discepoli che a loro, Lui e il Padre, avrebbero mandato il Consolatore, lo Spirito Santo, che il mondo non avrebbe ricevuto perché non lo conosce (Giovanni 14:16-17; 15:26), ma non aveva fatto nessun accenno al battesimo nello Spirito Santo. Sì, sà, infatti, che la specificazione in questione, la fece dopo la resurrezione, prima della Sua ascensione al cielo. Perché la fece allora e non prima, non viene specificato. Però, tenendo presente che Gesù sapeva che c’era una precisa promessa fatta da Dio, per mezzo del profeta Gioele che parlava chiaramente che l’Eterno avrebbe “sparso il Suo Spirito sopra ogni carne” e che questa promessa si doveva adempiere e, tenuto conto che Gesù conosceva il futuro dell’adempimento della promessa divina (anche se Gioele non aveva specificato dove e quando Dio avrebbe “sparso il Suo Spirito”), ordinò ai suoi discepoli di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l’attuazione della promessa del Padre perché da lì a pochi giorni, sarebbero stati battezzati nello Spirito Santo. Infatti, sì sà, esattamente che l’attesa dei discepoli, fu di appena dieci giorni. La distanza temporale che separava Pasquale dalla Pentecoste, era, infatti, di cinquanta giorni. Gesù rimase sulla terra, dopo la sua resurrezione, quaranta giorni; quindi, dopo che trascorsero trenta giorni dalla sua resurrezione, parlò chiaramente del battesimo nello Spirito Santo.
 
Perché nel giorno di Pentecoste, furono 120, anziché dodici, ad attendere la venuta dello Spirito Santo? Si potrebbe pensare con ragione che, gli apostoli, comunicassero ad altri, quel che Gesù aveva riferito a loro. Erano solamente 120 i credenti di allora, tra uomini e donne? Non possiamo stabilirlo, anche perché il testo biblico non glielo permette di farlo. Non è importante, ai fini del nostro approfondimento, se potremmo stabilirlo; quel che ha valore, invece, è quel che accadde nel giorno della discesa dello Spirito Santo sopra i 120 che si trovavano raccolti nella camera alta.
 
Bisogna tenere anche presente che l’evento pentecostale, così come Luca lo ha descritto, non è stato specificato, né dal profeta Gioele e neanche da Gesù. Quindi, i 120 non erano affatto preparati, o prevenuti, circa quella particolare manifestazione divina. Però, quando lo Spirito Santo arrivò su di loro e li fece parlare in lingue, che loro non comprendevano, ma quelli che l’udirono potevano affermare che stavano ascoltando “delle grandi cose di Dio nelle loro lingue »” (v. 11). Poiché a Gerusalemme, per la festa di Pentecoste, erano accorsi gente proveniente di diverse parti della terra, il linguaggio che i 120 parlarono, era ben compreso da gente che si esprimeva in quella lingua. Questo ci fa comprendere che i 120, non parlarono tutti la medesima lingua, ma ognuno di loro si esprimeva come lo Spirito dava loro di esprimersi (v. 4).
 
Un altro elemento da tenere presente, è il fatto che Gesù, durante tutto il tempo della sua vita terrena, cioè prima della sua morte, non solo non parlò mai del battesimo nello Spirito Santo, ma neanche fece un minimo accenno ai doni dello Spirito. Sì direbbe, perché mai non lo facesse? Perché Lui sapeva che a questo, ci avrebbe pensato lo Spirito Santo a donarli, visto che le Scritture assegnano specificatamente a Lui questo compito. Più tardi sarà Paolo a fornirci l’elenco dei doni dello Spirito, visto che a lui, tra tutti gli scrittori del N.T., gli è stato rivelato.
 
Eppure Gesù parlò molto dello Spirito Santo e, illustrò le diverse attività che avrebbe svolto nella vita dei suoi discepoli. Precisò che nel giorno che i suoi discepoli sarebbero comparsi davanti ai tribunali a motivo del suo nome, non si sarebbero dovuti preoccupare in anticipo di quel che avrebbero dovuto rispondere, perché in quell’ora, non siete voi che parlate, ma lo Spirito Santo (Marco 13:11); lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento stesso quello che dovrete dire » (Luca 12:12).
 
segue...
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Domenico
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Re: Segno, dono, frutto, carisma: Differenze?
« Rispondi #16 Data del Post: 27.06.2014 alle ore 05:36:41 »
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Parlò anche che le persone avrebbero parlato contro lo Spirito Santo (Matteo 12:32);
 
il Consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome, vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che vi ho detto (Giovanni 14:26);
 
Ma quando sarà venuto il Consolatore che io vi manderò da parte del Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli testimonierà di me (Giovanni 15:26);
 
Quando sarà venuto, convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio (Giovanni 16:8);
 
quando però sarà venuto lui, lo Spirito della verità, egli vi guiderà in tutta la verità, perché non parlerà di suo, ma dirà tutto quello che avrà udito, e vi annuncerà le cose a venire (Giovanni 16:13).
 
In conclusione, nel giorno di Pentecoste, i 120, furono battezzati nello Spirito Santo, furono ripieni dello Spirito Santo e parlarono in lingue. Questo è quel che afferma il testo biblico e, nessuno, credo, potrà contestarlo.
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Re: Segno, dono, frutto, carisma: Differenze?
« Rispondi #17 Data del Post: 27.06.2014 alle ore 09:20:14 »
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Quote:

Secondo me, le divergenze che ci sono tra noi, (che poi sono ferme convinzioni) qui nel forum, vertono sul parlare in lingue (che noi Pentecostali chiamiamo segno esterno di essere battezzato nello Spirito Santo) e il parlare in lingue come dono dello Spirito. Naturalmente, questa distinzione non viene accettata, essenzialmente, si ribatte, per il semplice motivo che non viene specificato nel testo biblico. Anche se i testi biblici che riferiscono del parlare in lingue, sono stati citati diverse volte, ritorniamo ad essi, nella speranza che possa aiutarci a dissipare il dissenso che c’è tra noi.  

Domenico, la mia non è una critica, però è uno spunto di riflessione per tutti. La tua disamina è secondo me l'ennesima raccolta di versi e "analisi" dei fatti di atti e quindi delle considerazioni dottrinali pentecostali che questo forum ha già raccolto in decine di post. Linguaccia Linguaccia
Dovremmo insieme cercare di fare un passo avanti.
 
Ad esempio leggo che tu sostieni (direttamente o non direttamente) che le lingue sono O un segno O un dono.
Sarebbe il caso secondo me definire questa differenza.
Abbiamo modo di capire se al battesimo si riceve il DONO delle lingue che è ANCHE un segno dell'avvenuto battesimo, oppure se si tratta di due cose diverse?
 
Perché sembra che tu dica, se ho capito bene, che il segno delle lingue e il dono delle lingue sono due cose diverse. Ma a me invece, sembra che siano la stessa cosa, chiamata in due modi diversi a seconda del contesto. Se si parla di carismi mi pare che la Bibbia dia il nome "dono delle lingue", ma se si parla di pienezza di Spirito questo dono viene chiamato segno.
Ma non sono certo al 100% che sia letteralmente così. Si tratta di un dettaglio forse banale, ma a questo punto dobbiamo secondo me partire da queste "banalità" e trovare un punto comune, si spera INSINDACABILE.
 
Quali sono le implicazioni?
Che se il dono e il segno sono la stessa cosa... come dico io... allora dovremo esaminare bene il concetto espresso nella Bibbia, in corinzi in cui viene detto che "alcuni parlano in lingue... altri invece... hanno altri doni. Quindi questo darebbe alibi al fatto che questo "segno" non è per tutti.
Al contrario, se si affermasse con certezza come dici tu, ossia che il segno delle lingue è per il battesimo nello Spirito Santo mentre il dono... è un carisma diverso...
Allora questo verso diventa ininfluente per disquisire sugli effetti del battesimo nello Spirito Santo.
 
Io (mi ripeto) sono più per la prima versione, quindi niente segno=niente DONI di qualsiasi tipo.
 
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Re: Segno, dono, frutto, carisma: Differenze?
« Rispondi #18 Data del Post: 27.06.2014 alle ore 09:26:12 »
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Visto che siete entrambi pentecostali, direi che prima di andare avanti sarebbe utile avere un punto di vista unico tra voi, e poi proseguire con l'esame delle scritture, altrimenti si crea un po' di confusione.
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Re: Segno, dono, frutto, carisma: Differenze?
« Rispondi #19 Data del Post: 27.06.2014 alle ore 10:03:37 »
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Marcello purtroppo il fatto che siamo entrambi pentecostali oggi come oggi significa poco. Perché stanno cambiando tante cose.
 
Ti lascio immaginare ad esempio che il pentecostale classico per eccellenza è un "teologo biblico", che utilizza un metodo interpretativo storico-grammaticale. Oggi invece molti pentecostali utilizzano metodi storico-critici. Non hai idea di quante differenze PRATICHE questo comporti.
 
Inoltre non è nemmeno detto che tutti abbiano la stessa "cultura" in merito. Tra pentecostali effettivamente, che le lingue fossero un dono o un segno, non aveva importanza, perché si applicavano come gli apostoli a predicare insistentemente la ricerca alla pienezza di Spirito che non veniva riconosciuta se non con questa manifestazione esteriore. Quindi a chi importava realmente "se fosse un segno o un dono"?
 
E' il confronto con altri evangelici che ci permette di rivalutare certe prese di posizione.
 
Poi ti faccio due domande.
Prima: non sei pentecostale anche tu?
Seconda: le mie domande sul segno e sul dono, indipendentemente dalla denominazione, non possono essere rivolte a tutti sul forum?
Se così non fosse, andrei in privato con Domenico.
 
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Re: Segno, dono, frutto, carisma: Differenze?
« Rispondi #20 Data del Post: 27.06.2014 alle ore 10:10:15 »
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No, no! Fatele qua perché sono un discorso che serve! Sorriso
Direi che è già importante chiarirsi su questo punto, tanto più che il titolo del topic è proprio "segno dono, frutto carisma: differenze". Quindi mi pare opportuno iniziare dall'argomento delle lingue e definire se si parla di due cose diverse o di una utilizzata in due contesti differenti.
 
« Ultima modifica: 27.06.2014 alle ore 10:12:31 by Caste » Loggato

"Il problema delle citazioni su internet è che non si sa mai se siano vere o no" Abraham Lincoln
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Re: Segno, dono, frutto, carisma: Differenze?
« Rispondi #21 Data del Post: 27.06.2014 alle ore 10:21:07 »
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Quote:
Prima: non sei pentecostale anche tu?  

 
Si, ma molto, molto demotivato.
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Re: Segno, dono, frutto, carisma: Differenze?
« Rispondi #22 Data del Post: 27.06.2014 alle ore 11:11:34 »
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on 27.06.2014 alle ore 10:21:07, Marmar wrote:

Si, ma molto, molto demotivato.

Caro Marcello, te lo dico con tutto il cuore... che mi perdonino tutti gli OT. Ma sappi che se parliamo di sconforto, desolazione, tristezza nel guardarsi intorno e non vedere una linea demarcata in modo netto, una via da seguire compatti e uniti.... siamo in molti a soffrire così.
 
Io non so perché tu ti senta demotivato. Ma ci sono giorni, ci sono momenti ... che ti posso garantire... lo sono anche io. Intorno a me, non solo alcuni amici e fratelli... ma anche familiari... a volte mi dicono che si sono "STANCATI".
Preferiscono cioè impegnarsi nel lavoro, nella vita secolare, piuttosto che dover "combattere" in chiesa "per fare qualcosa" che dovrebbe essere per il Signore... e invece spesso è fatto per la ricerca di soddisfazione personale.
Eh si... perché ci vuole coraggio per dirlo... ma quello che vedo che vivono molti cristiani nelle chiese è un'insoddisfazione tremenda. Una voglia di mollare tutto.
Se vieni chiamato o ti offri per collaborare in qualcosa... dopo poco rimani deluso. Vai a sbattere con le gerarchie... con interessi di gente che si è creata l'orticello in chiesa... vai a sbattere con gli equilibri: Tizio deve fare il "capo", quindi guai a contraddire etc etc. Caio lo segue e fa in modo che tutti lo seguano. Sempronio sta a guardare... perché non lo vogliono. Oppure al contrario vai a sbattere con tutto quello che non si può fare secondo loro e che invece tu ritieni utile all'opera di Dio...
 
Ti rendi conto che ... invece di una forte ricerca su temi spirituali, oggi c'è una forte ricerca dell'aiuto sociale, si vuole una chiesa terapeutica. E tu? Che non cercavi questo nella chiesa? Cosa c'entri in tutto ciò?
Hai studiato poco la Bibbia e ti aspetti che intorno a te ci siano altri come te e invece... Tutt'altro.  
Ultimamente poi... non ne parliamo. Parlare di Bibbia? Di dottrina? Di limiti? La dottrina divide e allontana!
Meglio concentrarsi su dove installare i proiettori, che genere di musica fare e organizzare i gruppi per i concerti. Dobbiamo avere i designer per le slide e i video e proiettare i film ... oggi è più che chiaro che questa è la forte questa spinta in questa direzione.  
 
Dobbiamo attrarre il mondo che perisce è vero... ma erano questi i modi?
 
Quindi... la strada da seguire dovrebbe essere una. Ma la realtà ci mostra che ponendo la priorità su alcune cose, si deve per forza tralasciarne altre. Tra queste quindi la dottrina. Inoltre la dottrina cristiana, scava in profondità nel cuore e rivela come tante cose sono inutili, perché attirano superficialmente e creano quindi cristiani di facciata.
Un fratello all'univerisità insegnava: non dovete CRISTIANIZZARE i pagani, dovete fargli conoscere Cristo e quindi suoi seguaci. Vogliamo cristiani non cristianizzati.
Ma purtroppo è questa la strada che stiamo seguendo.
Un insegnamento VINCOLANTE, ossia che o lo segui o non puoi reputarti cristiano... oggi è più che fastidioso. Perché oggi nelle persone c'è un forte senso di "insoddisfazione". Ci si sente insoddisfatti e si cerca in chiesa qualcosa per cui dire: AH! Dio mio sono stato bravo per te oggi! Guarda che cose grandiose che abbiamo fatto!
Internet e gli americani con i loro mega eventi ci influenzano: WOW che roba meravigliosa! Anche noi dobbiamo farla così...
Si guarda all'esteriore, non alla concretezza.
In realtà quindi per produrre "quell'esteriore" non ci si accorge che l'interiore è trascurato.... e questa trascuratezza emerge no c'è niente da fare.
 
La dottrina è il primo problema... il fondamentale da cui parte la malattia. Perchè nell'insegnare la dottrina ad un neofito, lui che è colto e ha fatto dei suoi studi e della sua vita la sua forza... Ha una sua mentalità che è composta per larga parte di relativismo!
Un esempio banale?
Facebook.
Un mio "amico" mi dice: fate attenzione a questi cibi che hanno dentro questo elemento cancerogeno!
Un altro "amico" dopo un paio d'ore mette il post: "Mangiate questi cibi, perché contengono vitamine così e colà".
Ma è un esempio banalissimo... per farti intendere come noi stessi, tutti noi oggi siamo convinti che con tutti questi strumenti informatici abbiamo l'informazione sotto mano, ma invece non siamo realmente informati. Non sappiamo a chi credere... e quindi... non abbiamo opinioni concrete... solo idee su cosa "potrebbe essere vero".
 
In chiesa il pastore parla e chi ascolta pensa: "si va beh, ma io penso questo e quello e non è come dice lui!"...
Non si vuole più una guida, si vuole la guida "democratica" dove chi deve essere guidato, vuole diventare consigliere e decidere tutti insieme come guidare.  
 
Io non so perché tu sei demotivato. Ma non posso fare a meno di notare, che dovunque mi giro vedo demotivazione ultimamente. E siccome sono un rompiscatole di natura, vado a fondo e chiedo a tutti "PERCHE' SEI COSì DEMOTIVATO?".
Gira e rigira, scava e scava e scava dove arrivi?
Molto spesso (non so se è il tuo caso, certamente) ma molto spesso sai cosa trovo? La mancanza di punti di riferimento. La gente, i fratelli non si identificano più con "la chiesa". Sono stanchi... non si capisce più niente. E' più stressante cercare di capire la verità, che fregarsene e godersi una passeggiata al parco.
 
E sai che ti dico?
Che qualcuno ci aveva preparato a questo. Qualcuno ci aveva detto che... la carità dei più si sarebbe spenta. E perché secondo te? Perché?  
Questo è un modo. Siamo sfiancati dall'interno... veniamo scoraggiati dall'interno. Se il nemico fosse identificabile fuori, ci uniremmo tutti contro di lui. Ma se il nemico è in casa, proprio come dice Gesù, ci autodistruggiamo. Crolliamo perché ci mettiamo gli uni contro gli altri.
 
Per me, la soluzione è sempre una. TORNARE alla Bibbia e con FORZA proclamarne l'attendibilità, la veridicità e l'attuabilità. Ridare una direzione PRECISA. Donare a tutti un punto di riferimento CHIARO, FERMO, INSIDACABILE.
Solo la Parola di Dio, come in Nehemia, può far sorgere in noi quel "nazionalismo" cristiano, quell'identità che stiamo perdendo.
 
I miei colleghi? Molti di loro sono dei musoni lamentosi. Va tutto male e non gli va bene mai niente. Ma quando ha iniziato a giocare l'italia, dovevi vederli. Tutti sorrisi, si guardavano diversamente. Parlavano dei mondiali precedenti, dei goal fatti, subiti. Parlavano degli allenatori, dei giocatori, delle azioni che erano state fatte e che ricordavano dall'adolescenza. L'italia aveva donato a tutti loro un identità comune. La speranza di gridare tutti insieme FORZA AZZURRI, aveva trasformato quei musoni demotivati in un popolo di tifosi. E di quelli che non si interessano di calcio normalmente, li vedevi al seguito, a chiedere a interessarsi, a dare opinioni e chiedere spiegazioni.  
E io pensavo: tu pensa. Se la Bibbia potesse renderci così uniti. E quando si parla di un raduno, di un incontro con la chiesa... dopo poi i credenti ricordano le esperienze fatte insieme, le benedizioni ricevute, le prediche ascoltate, il pastore che le ha fatte o il fratello che ha testimoniato la sua storia, oppure confrontarci sulle storie della Bibbia, Giosuè, Rut, Mosè, Abramo... ha detto questo, fatto quello. Ho imparato questo... ho ascoltato quello. La Bibbia dovrebbe donarci quell'identità comune e dovrebbe portare i neofiti a vedere la luce nei nostri occhi e interessarsi di più, chiedere, imparare...
« Ultima modifica: 27.06.2014 alle ore 11:16:58 by Stefanotus » Loggato
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Re: Segno, dono, frutto, carisma: Differenze?
« Rispondi #23 Data del Post: 27.06.2014 alle ore 12:30:51 »
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Attenzione; io non sono demotivato riguardo a Cristo, alla Bibbia o alla chiesa che, invece, di sento sempre più vicini ed importanti, ma lo sono riguardo al punto di vista puramente pentecostale.
 
Mi spiego meglio. Credo che la chiesa debba essere guidata dai ministeri così come la Bibbia insegna. Credo che nella chiesa vi siano i doni dello S.S. che servono come "attrezzi" per il lavoro che c'è da svolgere.
 
Tuttavia mi sono reso conto, per esperienze personali, che queste cose già esistevano prima che il movimento pentecostale venisse alla luce. Nelle vere chiese i ministeri già operavano, anche se ciò non era messo così in evidenza tanto che forse al fatto in sé venisse data troppa importanza.  
 
I doni sono da sempre esistiti, anche se non in evidenza come dopo il boom pentecostale.
 
Con tutto ciò ora vedo che la comunità in cui vivo è veramente più equilibrata; sarà perché ormai siamo al 50% con persone che sono arrivate dalle più remote parti de mondo ed hanno portato con sé il loro modo di credere, che integrato con il nostro ha prodotto (secondo me) un miracolo. Non abbiamo rinunciato a nulla, ma abbiamo relegato tutto a quella misura che lo Spirito (che non abita solo nei pentecostali) ha saputo insegnare.
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Re: Segno, dono, frutto, carisma: Differenze?
« Rispondi #24 Data del Post: 27.06.2014 alle ore 12:39:32 »
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Non capisco quindi cosa voglia dire:

Quote:
...ma lo sono riguardo al punto di vista puramente pentecostale...

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Re: Segno, dono, frutto, carisma: Differenze?
« Rispondi #25 Data del Post: 27.06.2014 alle ore 14:30:09 »
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on 27.06.2014 alle ore 12:30:51, Marmar wrote:

Mi spiego meglio. Credo che la chiesa debba essere guidata dai ministeri così come la Bibbia insegna. Credo che nella chiesa vi siano i doni dello S.S. che servono come "attrezzi" per il lavoro che c'è da svolgere.
 
Tuttavia mi sono reso conto, per esperienze personali, che queste cose già esistevano prima che il movimento pentecostale venisse alla luce. Nelle vere chiese i ministeri già operavano, anche se ciò non era messo così in evidenza tanto che forse al fatto in sé venisse data troppa importanza.  

 
Scusa, però qui mi sembra che anche sul discorso dei ministeri e dei doni dovremmo fare un po' di differenziazione: a me pare chiaro che i ministeri, anche se ostacolati, non hanno mai smesso di operare nella chiesa, come che Dio non abbia mai smesso di operare, secondo le necessità, nel corso della storia. Questo spero che sia una cosa che vale per tutti noi evangelici, pentecostali e non.  
 

on 27.06.2014 alle ore 12:30:51, Marmar wrote:

I doni sono da sempre esistiti, anche se non in evidenza come dopo il boom pentecostale.

 
Qui ci sono alcuni che potrebbero avere da ridire, d'altro canto, non mi pare che nel movimento pentecostale si asserisca che i doni sono "spariti" per poi tornare da metà dell'800 in avanti. Almeno spero!
 

on 27.06.2014 alle ore 12:30:51, Marmar wrote:

Non abbiamo rinunciato a nulla, ma abbiamo relegato tutto a quella misura che lo Spirito (che non abita solo nei pentecostali) ha saputo insegnare.

 
Anche qui mi pare ovvio che nessun pentecostale pensi che lo Spirito abita solo nei pentecostali... almeno spero! Certo è che il tuo parlare di equilibrio (un concetto a mio parere importantissimo) unito ai tuoi racconti nell'altro topic fa anche pensare a molte di quelle che sono le derive carismatiche esagerate degli ultimi decenni. Detto questo, mi sa che siamo di nuovo off-topic, quindi potremmo tornare alla domanda principale che era quella relativa al chiarirci sul come considerare dono e segno delle lingue
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Re: Segno, dono, frutto, carisma: Differenze?
« Rispondi #26 Data del Post: 27.06.2014 alle ore 14:55:15 »
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on 27.06.2014 alle ore 14:30:09, Caste wrote:

 
Scusa, però qui mi sembra che anche sul discorso dei ministeri e dei doni dovremmo fare un po' di differenziazione: a me pare chiaro che i ministeri, anche se ostacolati, non hanno mai smesso di operare nella chiesa, come che Dio non abbia mai smesso di operare, secondo le necessità, nel corso della storia. Questo spero che sia una cosa che vale per tutti noi evangelici, pentecostali e non.  

Che Dio non abbia smesso di operare, abbia dato ministeri etc... si nessuno lo nega. Ma che le manifestazioni carismatiche siano pian piano sparite per riapparire nel 1900, si... è quanto la storia ci dimostra e quanto i pentecostali fanno della loro forza.
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Re: Segno, dono, frutto, carisma: Differenze?
« Rispondi #27 Data del Post: 27.06.2014 alle ore 15:06:55 »
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OK.
 
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Re: Segno, dono, frutto, carisma: Differenze?
« Rispondi #28 Data del Post: 27.06.2014 alle ore 15:24:19 »
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OK MA  
Non capisco quindi cosa voglia dire:  
 

on 27.06.2014 alle ore 12:39:32, Marmar wrote:

...ma lo sono riguardo al punto di vista puramente pentecostale...  

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Re: Segno, dono, frutto, carisma: Differenze?
« Rispondi #29 Data del Post: 27.06.2014 alle ore 15:26:28 »
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Quello che più o meno dice anche Caste, ovvero che ritengo che il modo in cui è stato gestito il pentecostalismo, a mio avviso, ha avuto degli eccessi.
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Aiutiamoci gli uni gli altri a liberarsi da quello che ritarda il nostro cammino.
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