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   I bambini defunti vanno in paradiso?
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   Autore  Topic: I bambini defunti vanno in paradiso?  (letto 7698 volte)
salvo
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Re: I bambini defunti vanno in paradiso?
« Rispondi #45 Data del Post: 16.01.2015 alle ore 11:44:57 »
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Francesco,
ti ringrazio per quello che hai scritto.
Al di la di tutto ciò che possiamo ipotizzare, e non sta a noi decidere della vita di nessuno, non dobbiamo dimenticare che la nostra natura, quand'anche non avesse peccato, ed è il caso dei bambini che muoiono in tenerissima età, rimane sempre una natura di peccato.
Come tale non può comparire davanti a Dio prima di aver deciso da che parte stare, così come hanno fatto anche gli angeli.
Iddio provvederà come ha fatto con gli angeli, e noi, quando Lui li giudicava, non eravamo presenti, né lo abbiamo consigliato, né abbiamo piatito per qualcuno di loro, e, a me risulta che Iddio è stato giusto nei loro confronti.
C'è forse qualcuno che ha qualcosa da obiettare in merito?
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Re: I bambini defunti vanno in paradiso?
« Rispondi #46 Data del Post: 16.01.2015 alle ore 11:58:05 »
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Dopo questo ennesimo strafalcione di interpretazione, credo fermamente che sei irrecuperabile, caro new.
Ma che vuol dire che Iddio ha un occhio di riguardo verso i bambini? Vuol forse dire che farà per loro un'eccezione? Perchè, per te e per me, non ha Iddio un occhio di riguardo? O forse pensi che la tua salvezza sia una cosa dovuta per via di non so quale tuo principio, e che quindi, in fondo, visto che hai creduto lo meriti?
Ma ti rendi conto che continui a far passare  che Iddio è ingiusto, che ci sono creature condannate alla morte e altre elette alla vita non si sa bene perchè?
Che importanza fa, purché tocchi agli altri.
 Arrabbiato
« Ultima modifica: 16.01.2015 alle ore 12:00:19 by salvo » Loggato

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Re: I bambini defunti vanno in paradiso?
« Rispondi #47 Data del Post: 16.01.2015 alle ore 17:10:59 »
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Il Signore ha detto:
 
«In verità vi dico: se non cambiate e non diventate come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. - Matteo 18:3
Ma Gesù disse: «Lasciate i bambini, non impedite che vengano da me, perché il regno dei cieli è per chi assomiglia a loro». - Matteo 19:14
 
Qual è la caratteristica dei bambini? I bambini, oltre che innocenti perché non sanno cos'è il male, non sanno cos'è il peccato, accettano l'amore e quindi accettano l'Amore di DIO, accettano di essere protetti, accettano di dipendere e il Signore ama i bambini:
 
Gesù Ama i bimbi come me
 
https://www.youtube.com/watch?v=Jg-I_q2zLxA

 
« Ultima modifica: 16.01.2015 alle ore 17:20:46 by New » Loggato
salvo
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Re: I bambini defunti vanno in paradiso?
« Rispondi #48 Data del Post: 16.01.2015 alle ore 17:50:46 »
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Va beh,
caro new, credo di aver capito che è tempo perso discutere con chi nemmeno ti calcola.
Se non rispondere alle domande è educazione, che cosa sarà mai il tuo cristianesimo?
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Re: I bambini defunti vanno in paradiso?
« Rispondi #49 Data del Post: 16.01.2015 alle ore 19:13:12 »
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Cari tutti,
il peccato è violazione della legge:
 
Chiunque commette il peccato trasgredisce la legge: il peccato è la violazione della legge. - 1Giovanni 3:4
 
Chi pecca sceglie quindi di trasgredire alla legge per privilegiare e gratificare se stesso, è vero che il peccato di Adamo spinge all'egoismo, ma il bambino che muore in età non cosciente non ha fatto nessuna scelta e dopo la morte non può più peccare perché non ha mai saputo cosa sia il peccato.  
I bambini deceduti in età non coscente non hanno ancora peccato, sarebbero prima o poi incappati nel peccato, ma da vivi non hanno peccato.  
I bambini deceduti in età non cosciente vanno quindi in paradiso perché non conoscono il peccato e sono aperti all'amore di Dio.
 
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Re: I bambini defunti vanno in paradiso?
« Rispondi #50 Data del Post: 17.01.2015 alle ore 10:04:27 »
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Se il bambino in età non cosciente non pecca perché i genitori lo sgridano?
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Re: I bambini defunti vanno in paradiso?
« Rispondi #51 Data del Post: 17.01.2015 alle ore 14:48:22 »
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on 17.01.2015 alle ore 10:04:27, elovzu wrote:
Se il bambino in età non cosciente non pecca perché i genitori lo sgridano?

Per educarlo, per esempio un bimbo in età non cosciente è ovvio che non pecca perché non sa nemmeno cosa sia il peccato, ma magari mette le dita nel naso e allora i genitori lo sgridano a fin di bene.
 
Il bimbo in età non cosciente non può far peccato perché:
 
Che cosa diremo dunque? La legge è peccato? No di certo! Anzi, io non avrei conosciuto il peccato se non per mezzo della legge; poiché non avrei conosciuto la concupiscenza, se la legge non avesse detto: «Non concupire». Ma il peccato, còlta l'occasione, per mezzo del comandamento, produsse in me ogni concupiscenza; perché senza la legge il peccato è morto. Un tempo io vivevo senza legge; ma, venuto il comandamento, il peccato prese vita e io morii; e il comandamento che avrebbe dovuto darmi vita, risultò che mi condannava a morte. Perché il peccato, còlta l'occasione per mezzo del comandamento, mi trasse in inganno e, per mezzo di esso, mi uccise. - Romani 7:7-11
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Re: I bambini defunti vanno in paradiso?
« Rispondi #52 Data del Post: 18.01.2015 alle ore 23:42:01 »
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Nota preliminare
 
Anche se sull’argomento in questione, sono intervenuto all’inizio, cioè nella prima pagina (e vale la pena rileggerlo), vorrei ritornarci di nuovo, non tanto per ripetere quanto già detto, quanto per fare qualche necessario chiarimento, ai fini di avere le idee chiare, visto che nell’argomento in questione, c’è di mezzo la salvezza. Inoltre, vorrei subito precisare che, in questo mio intervento, mi riferirò particolarmente ai pargoli, perché di loro si può avere una chiara cognizione dello stato della loro innocenza, anche se il quesito iniziale dicesse:  
 
«E' opinione comune tra gli evangelici pensare che i bambini defunti vadano in paradiso, perché non hanno la capacità di decidere per il bene o per il male. Ma su che basi bibliche nasce questa dottrina? Come si concilia col famoso brano di Giovanni "chi non è nato d'acqua e di Spirito non può vedere il Regno di Dio?»
 
Come imperniare il discorso sulla salvezza
 
Trattandosi della “salvezza”, (nel senso neotestamentario) si devono precisare alcune cose basilari, cioè necessarie e non facoltative, ai fini, non solo per comprenderla, ma anche e soprattutto per riceverla. Dio, infatti, per mezzo della Sua Parola, ci ha fatto pervenire precise direttive circa la salvezza e ciò che l’uomo dovrà compiere, non per guadagnarsela, ma per riceverla e sperimentarla nella sua vita.  
 
Diciamo subito che la salvezza, è un dono che Dio offre gratuitamente all’uomo (Efesini 2:8-9), senza basarsi sul merito personale; quindi l’essere umano non dovrà comprarla, ma solamente “riceverla”, cioè “accettarla”, dalla mano del benevolo donatore. Inoltre, se Dio offre la salvezza gratuitamente all’uomo, vale a dire all’intera umanità, senza fare nessuna differenza tra l’uno e l’altro, è perché: 1) la salvezza ha un prezzo elevatissimo che nessuno può pagare; 2) perché il suo prezzo, l’ha pagato Gesù Cristo, non con oro e con argento, ma con il Suo prezioso sangue, mediante la Sua morte sulla croce del Calvario (1 Pietro 1:18-19). In virtù di quest’atto volontario che Gesù Cristo ha compiuto per acquistarla, Dio la può donare a tutti gratuitamente.    
 
Ma prima che ci addentriamo per comprendere le cose concernenti la Salvezza, è necessario avere idee chiare intorno alla condizione in cui si trovava l’umanità, prima che Gesù pagasse il prezzo del suo riscatto.
 
La condizione dell’umanità, prima che Gesù avesse pagato il prezzo della salvezza
 
Il libro della Genesi ci rivela che il primo essere umano che ha peccato, trasgredendo un preciso comando divino, è stato Adamo con sua moglie Eva. In questo modo, i nostri progenitori, non solo hanno causato la morte, sia fisica che spirituale di loro stessi, sono stati espulsi dal giardino d’Eden, dove Dio li aveva messi; sono stati separati da Dio, ma in conseguenza di ciò, hanno lasciato, anche una brutta eredità alla loro discendenza, cioè all’intera umanità, riguardante la loro natura peccaminosa. Infatti, dal momento in cui Adamo ed Eva hanno trasgredito il comando di Dio, la loro natura ha subito un cambiamento, cioè è diventata “natura peccaminosa”. Di conseguenza, tutti i figli che sarebbero nati in avvenire, avrebbero portato questo segno, insito nella loro vita, cioè l’eredità di una natura peccaminosa.
 
Più tardi Paolo, nell’epistola ai Romani, affermerà che, come per mezzo di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo, e per mezzo del peccato la morte, e così la morte è passata su tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato… (Romani 5:12). Anche se l’apostolo afferma che tutti hanno peccato, questo però non significa che tutta l’umanità ha commesso la stessa trasgressione di Adamo e di Eva, ma che i nostri progenitori hanno trasmesso la loro natura peccaminosa ai posteri, cioè la predisposizione al peccato. Perché diciamo “predisposizione al peccato”? Perché, il peccato, visto che è un “atto personale” che si compie, come dirà l’apostolo Giovanni, quando definisce il peccato: la violazione della legge (1 Giovanni 3:4), ne consegue che con la nascita, l’uomo ha in sé la tendenza al peccato, cioè a compiere l’atto personale che lo rende colpevole davanti a Dio. Quest’atto personale, naturalmente, non lo compie al momento della nascita, quando esce dal grembo della propria mamma, cioè quando si trova nello stato d’innocenza, ma quando arriva ad una certa età.
 
Nella stessa maniera deve essere intesa l’affermazione di Davide, ecco, io sono stato generato nell’iniquità, mia madre mi ha concepito nel peccato (Salmo 51:5), cioè Davide riconosceva che, sua madre, nel generarlo, gli ha trasmesso la natura peccaminosa; però, l’atto specifico del suo peccato cui egli si riferiva, era senza dubbio quando si unì sessualmente con Bat Sceba e fece uccidere suo marito (2 Samuele 11). Questo peccato, naturalmente, non fu commesso alla sua nascita, o quando si trovava all’età della sua innocenza, ma quando aveva un certo numero di anni.
 
La sua età di uomo maturo, non serve per stabilire quando l’uomo si macchia di un crimine è responsabile della sua azione, serve invece per indicare che, l’atto peccaminoso non si compie quando si è nello stato d'innocenza. D’altra parte, io non credo (e non saprei quanti ci crederanno) che l’uomo possa commettere un atto peccaminoso, inteso come azione personale, quando si trova nel grembo di sua madre, com'erano convinti i Giudei, ma che lo potrà compiere, quando arriverà ad una certa età, visto che ha una natura predisposta al peccato.  
 
L’opera che compì Gesù
 
Di Gesù viene affermato che è l’agnello di Dio che toglie il peccato del mondo (Giovanni 1:29). Si noti che il Battista non affermasse che Gesù, quale agnello di Dio, avrebbe tolto il peccato di una nazione, cioè Israele, (ch’è la cosa più naturale pensare) ma del mondo = umanità. Con quell'espressione, cosa intendeva sostenere il Battista (anche se egli, probabilmente in quel momento che pronunciava quelle parole, non si rendesse conto del significato profetico che aveva la sua affermazione)? Certamente un’opera particolare che Gesù, quale agnello di Dio, avrebbe compiuto, in favore del mondo = umanità. È certo, però, che, il Battista, in quel tempo, non conosceva quel che Paolo avrebbe scritto con riferimento all’opera che Gesù avrebbe compiuto, quando affermerà: poiché Dio ha riconciliato il mondo con sé in Cristo, non imputando agli uomini i loro falli, ed ha posto in noi la parola della riconciliazione (2 Corinzi 5:19).
 
Riconciliare il momdo con sé in Cristo, fu un’opera che Dio compì, senza che l’umanità l’avesse richiesto, visto che lo stato in cui si trovava il mondo con Dio, era quello d'inimicizia (Romani 5:10). Questo avvenne alla croce, nel momento in cui Cristo offriva la Sua vita come prezzo di riscatto. La cosa più stupenda di Paolo, nel passo di 2 Corinzi 5:19, non è solamente l’iniziativa di Dio nel riconciliare il mondo a sé, ma anche di non avere imputato agli uomini i loro falli. Allora, qual era il peccato del mondo che Gesù, quale agnello di Dio, avrebbe tolto? Il testo non precisa i peccati del mondo, ma il peccato del mondo. Non ci vuole tanta intelligenza per riconoscere che il peccato del mondo, era quello che commisero i nostri progenitori Adamo ed Eva, anche perché l’apostolo Parolo, in Romani 5, fa esplicito riferimento ad esso.
 
Come si riceve la salvezza
 
Il passo di Efesini 2:8-9, oltre ad affermare che la salvezza è un dono di Dio e che si è salvati per grazia, precisa anche mediante la fede, significa che senza la fede non si è salvati.  Fede, infatti, è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di realtà che non si vedono (Ebrei 11:1).
 
segue...
 
« Ultima modifica: 18.01.2015 alle ore 23:45:04 by Domenico » Loggato
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Re: I bambini defunti vanno in paradiso?
« Rispondi #53 Data del Post: 18.01.2015 alle ore 23:43:59 »
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Ritornando a Romani 5, abbiamo un altra affermazione, Infatti, se per la trasgressione di uno solo la morte ha regnato a causa di quell’uno, tanto più quelli che ricevono l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia, regneranno nella vita per mezzo di quell’uno che è Gesù Cristo (Romani 5:17). Ricevere l’abbondanza della grazia e il dono della giustizia, che significa un atto di donazione da parte di Dio verso l’uomo, ai fini legali perché l’atto di donazione abbia validità giuridica, è richiesto un atto di accettazione da parte del ricevente, in mancanza del quale la donazione in questione, non avrebbe nessun valore, visto che il destinatario non l’ha accettato. L’atto di accettazione, inoltre, implica e rivela, l’esercizio della volontà del ricevente.  
 
« Credi nel Signor Gesù, e sarai salvato tu e la tua famiglia » (Atti 16:31) fu la risposta che Paolo diede alla domanda del carceriere che chiedeva: « Signori, che debbo fare per essere salvato? » (Atti 16:30).
 
perché, se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore e avrai creduto con il cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato;
infatti con il cuore si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa confessione per essere salvati.
Difatti la Scrittura dice: « Chiunque crede in lui, non sarà deluso ».
Poiché non c’è distinzione tra Giudeo e Greco, essendo egli lo stesso Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano.
Infatti chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato
(Romani 10:9-13).
 
Inoltre, per quanto riguarda l’invocare il nome del Signore, lo stesso Paolo dirà:  
Ora, come invocheranno colui nel quale non hanno creduto? E come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? E come potranno sentirne parlare, se non c’è chi lo annunzi?
E come annunzieranno se non sono mandati? Com’è scritto: « Quanto sono belli i piedi di quelli che annunziano buone notizie! »
(10:14-15).
 
Questi ed altri passi che si leggono nel Nuovo Testamento, indicano chiaramente, atti personali di chi possono esercitare la sua volontà, ai fini di ricevere la salvezza.
 
Conversione e ravvedimento
 
Se poi passiamo ai concetti di “conversione” e di “ravvedimento”, che il Nuovo Testamento, con maggiore accentuazione, rivolge al peccatore, ai fini di indurlo ad accettare il Signor, Gesù Cristo, come suo personale Salvatore, non si può fare a meno di riconoscere atti precisi e determinanti che il peccatore dovrà compiere. Infatti, che cos’è una conversione? Un atto che una persona compie, nel girare su se stesso, cioè nel riconoscere di avere calcato un sentiero sbagliato, per incanalarsi su quello giusto. Ecco, come viene presentato da Paolo, quest’atto che hanno compiuto i Tessalonicesi:  
perché essi stessi raccontano quale sia stata la nostra venuta fra voi, e come vi siete convertiti dagl’idoli a Dio per servire il Dio vivente e vero (1 Tessalonicesi 1:9).
 
Che significa ravvedimento? Il dolore o il rimorso che si prova nel riconoscere il proprio errore, la propria mancanza, o come si direbbe più precisamente il proprio peccato, con propositi di emendarsi, cioè di non ripetere gli stessi errori commessi. La conversione e il ravvedimento, richiama la coscienza del peccatore, sia a condurla sulla buona strada e sia ha fargli riconoscere il “proprio” peccato.
 
Infine, la nuova nascita, o come la nomina la Scrittura, d’acqua e di Spirito, (Giovanni 3:3,5), è opera che compie lo Spirito Santo, nella vita di chi si converte e si ravvede, e non è un lavoro che fa il peccatore.
 
Conclusione
 
Riepilogando quanto abbiamo esposto, notiamo:
1. La salvezza è un dono di Dio che Egli offre gratuitamente al peccatore;
2. La salvezza l’ha acquistata Gesù Cristo, con il sacrificio di se stesso, morendo sulla croce del calvario;
3. Con la morte di Gesù sulla croce, Dio riconciliava a se stesso il mondo, non imputando agli uomini i loro falli;
4. Gesù, quale agnello di Dio, ha tolto il peccato del mondo;
5. Il peccatore, per usufruire la salvezza che Dio gli offre in dono in Cristo, deve rispondere con un atto di accettazione.
6. La fece, il credere e invocare il nome del Signore, sono atti che avrebbero espresso la volontà del peccatore, necessari per la salvezza;
7. La conversione e il ravvedimento, sono propositi determinativi che il peccatore compie, ai fini di servire il vivente Signore;
8. La nuova nascita, è opera dello Spirito Santo che Lui compie in chi ha fede, crede in Cristo Gesù, invoca il suo nome, si converte e si ravvede.
 
Tutto questo lo potrà compiere “solamente” chi potrà esercitare la sua volontà, in età in cui gli consente di farlo e non nello stato d’innocenza, in cui si trova il pargolo. Mandare, pertanto, il pargolo all’infermo, quando muore all’età dell’innocenza, significa non dare nessun peso a quel che afferma la Parola del Signore che, noi abbiamo esposto, in questo nostro intervento.
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Re: I bambini defunti vanno in paradiso?
« Rispondi #54 Data del Post: 19.01.2015 alle ore 08:05:28 »
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on 18.01.2015 alle ore 23:43:59, Domenico wrote:

Tutto questo lo potrà compiere “solamente” chi potrà esercitare la sua volontà, in età in cui gli consente di farlo e non nello stato d’innocenza, in cui si trova il pargolo. Mandare, pertanto, il pargolo all’infermo, quando muore all’età dell’innocenza, significa non dare nessun peso a quel che afferma la Parola del Signore che, noi abbiamo esposto, in questo nostro intervento.

Chi avrebbe secondo te detto una cosa del genere?
 
Se un essere umano non può esercitare la sua volontà perchè morto fanciullo, dove lo collocheresti tu, nel limbo? In paradiso?
Non fai prima a dire esplicitamente che va direttamente in paradiso, senza girarci attorno? Poi però dovresti  spiegare perchè, in base a quale criterio va in paradiso? Non credi?
« Ultima modifica: 19.01.2015 alle ore 08:06:28 by salvo » Loggato

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Re: I bambini defunti vanno in paradiso?
« Rispondi #55 Data del Post: 19.01.2015 alle ore 08:13:22 »
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on 12.04.2013 alle ore 18:09:08, Virus wrote:
Forse uno spunto interessante potrebbe essere che nel vecchio patto, Dio non faceva distinzione quando ordinava lo sterminio dei popoli nemici di Israele... ordinando l'uccisione anche dei bambini... un Dio crudele forse?
 
Un altro spunto è che Gesù non ha mai peccato... ma è nato ed è stato bambino... se un bambino non nascesse puro e senza peccato, ciò significherebbe che Gesù non può essere senza peccato, in quanto il solo essere nato... lo avrebbe reso peccatore... quindi...

Rileggo solo ora questa assurdità secondo la quale se un bambino non nascesse puro e senza peccato, allora nemmeno Gesù è nato senza peccato.
Ma da dove sbuchi, Virus?
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Re: I bambini defunti vanno in paradiso?
« Rispondi #56 Data del Post: 19.01.2015 alle ore 08:24:46 »
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In quanto poi al peccato originale, è anche originale il ragionamento di Domenico, in relazione alla condizione dei bambini che, non avendo potuto peccare, per effetto del fatto che Gesù ha tolto il peccato del mondo, sono per questo immacolati e tali da poter comparire davanti a Dio.
Si che, resterebbe il fatto che il loro peccato è stato tolto senza che essi abbiano chiesto nulla, o avviano espresso il volere di restare davanti a Dio.
 
Sono veramente stranito da questi ragionamenti e mi rendo sempre più conto che la logica fa a pugni con la santità di Dio e dunque anche la sua giustizia.
Ribadisco: non erano innocenti gli angeli? Non erano innocenti Adamo e Eva?
Non hanno degli innocenti dovuto prendere una libera decisione? Perché loro hanno dovuto prendere una decisione e altri invece si trova la strada spalancata perchè, e a questo punto bisogna dirlo forte, hanno avuto la fortuna di morire fanciulli?
 
Ora, a scanso di equivoci, vorrei ribadire che non sono certo io a aver detto che vanno all'inferno, perchè sarebbe l'ennesima idiozia poggiata sullo stesso principio di cui sopra. Io ho detto ciò che mi pare sia il sentiero più percorribile, cioè che Iddio giudica gli spiriti degli uomini e noi i loro peccati.
 
C'è qualcuno fra voi che conosce come si giudicano gli spiriti? Io no, ma so che  Iddio è Giusto in ogni cosa.
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Re: I bambini defunti vanno in paradiso?
« Rispondi #57 Data del Post: 19.01.2015 alle ore 14:37:36 »
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on 19.01.2015 alle ore 08:05:28, salvo wrote:

Chi avrebbe secondo te detto una cosa del genere?
 
Se un essere umano non può esercitare la sua volontà perchè morto fanciullo, dove lo collocheresti tu, nel limbo? In paradiso?
Non fai prima a dire esplicitamente che va direttamente in paradiso, senza girarci attorno? Poi però dovresti  spiegare perchè, in base a quale criterio va in paradiso? Non credi?

 
L'ho già detto nel mio primo intervento
« Ultima modifica: 19.01.2015 alle ore 14:54:43 by Domenico » Loggato
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Re: I bambini defunti vanno in paradiso?
« Rispondi #58 Data del Post: 19.01.2015 alle ore 14:54:05 »
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on 19.01.2015 alle ore 08:24:46, salvo wrote:
In quanto poi al peccato originale, è anche originale il ragionamento di Domenico, in relazione alla condizione dei bambini che, non avendo potuto peccare, per effetto del fatto che Gesù ha tolto il peccato del mondo, sono per questo immacolati e tali da poter comparire davanti a Dio.
Si che, resterebbe il fatto che il loro peccato è stato tolto senza che essi abbiano chiesto nulla, o avviano espresso il volere di restare davanti a Dio.
 
Sono veramente stranito da questi ragionamenti e mi rendo sempre più conto che la logica fa a pugni con la santità di Dio e dunque anche la sua giustizia.
Ribadisco: non erano innocenti gli angeli? Non erano innocenti Adamo e Eva?
Non hanno degli innocenti dovuto prendere una libera decisione? Perché loro hanno dovuto prendere una decisione e altri invece si trova la strada spalancata perchè, e a questo punto bisogna dirlo forte, hanno avuto la fortuna di morire fanciulli?
 
Ora, a scanso di equivoci, vorrei ribadire che non sono certo io a aver detto che vanno all'inferno, perchè sarebbe l'ennesima idiozia poggiata sullo stesso principio di cui sopra. Io ho detto ciò che mi pare sia il sentiero più percorribile, cioè che Iddio giudica gli spiriti degli uomini e noi i loro peccati.
 
C'è qualcuno fra voi che conosce come si giudicano gli spiriti? Io no, ma so che  Iddio è Giusto in ogni cosa.

 
Sia gli angeli come anche Adamo ed Eva, erano in condizioni di esercitare la loro volontà, cosa non non può fare il pargolo.
 
Se non si accetta che il peccato è un "atto" che si compie, sarà difficile accettare l'insegnamento biblico.  
 
Se Gesù, con il Suo sacrificio sulla croce del Calvario, ha tolto il peccato dei nostri progenitori, significa che non c'è più.
 
Non è sufficiente l'affermazione dogmatica di Paolo:
 
Ora tutte le cose sono da Dio, che ci ha riconciliati a sé per mezzo di Gesù Cristo e ha dato a noi il ministero della riconciliazione,
poiché Dio ha riconciliato il mondo con sé in Cristo, non imputando agli uomini i loro falli, ed ha posto in noi la parola della riconciliazione
(2 Corinzi 5:18-19)?
 
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Re: I bambini defunti vanno in paradiso?
« Rispondi #59 Data del Post: 19.01.2015 alle ore 17:07:20 »
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on 18.01.2015 alle ore 23:43:59, Domenico wrote:
Ritornando a Romani 5, abbiamo un altra affermazione, Infatti, se per la trasgressione di uno solo la morte ha regnato a causa di quell’uno, tanto più quelli che ricevono l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia, regneranno nella vita per mezzo di quell’uno che è Gesù Cristo (Romani 5:17). Ricevere l’abbondanza della grazia e il dono della giustizia, che significa un atto di donazione da parte di Dio verso l’uomo, ai fini legali perché l’atto di donazione abbia validità giuridica, è richiesto un atto di accettazione da parte del ricevente, in mancanza del quale la donazione in questione, non avrebbe nessun valore, visto che il destinatario non l’ha accettato. L’atto di accettazione, inoltre, implica e rivela, l’esercizio della volontà del ricevente.  
 
« Credi nel Signor Gesù, e sarai salvato tu e la tua famiglia » (Atti 16:31) fu la risposta che Paolo diede alla domanda del carceriere che chiedeva: « Signori, che debbo fare per essere salvato? » (Atti 16:30).
 
perché, se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore e avrai creduto con il cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato;
infatti con il cuore si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa confessione per essere salvati.
Difatti la Scrittura dice: « Chiunque crede in lui, non sarà deluso ».
Poiché non c’è distinzione tra Giudeo e Greco, essendo egli lo stesso Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano.
Infatti chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato
(Romani 10:9-13).
 
Inoltre, per quanto riguarda l’invocare il nome del Signore, lo stesso Paolo dirà:  
Ora, come invocheranno colui nel quale non hanno creduto? E come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? E come potranno sentirne parlare, se non c’è chi lo annunzi?
E come annunzieranno se non sono mandati? Com’è scritto: « Quanto sono belli i piedi di quelli che annunziano buone notizie! »
(10:14-15).
 
Questi ed altri passi che si leggono nel Nuovo Testamento, indicano chiaramente, atti personali di chi possono esercitare la sua volontà, ai fini di ricevere la salvezza.
 
Conversione e ravvedimento
 
Se poi passiamo ai concetti di “conversione” e di “ravvedimento”, che il Nuovo Testamento, con maggiore accentuazione, rivolge al peccatore, ai fini di indurlo ad accettare il Signor, Gesù Cristo, come suo personale Salvatore, non si può fare a meno di riconoscere atti precisi e determinanti che il peccatore dovrà compiere. Infatti, che cos’è una conversione? Un atto che una persona compie, nel girare su se stesso, cioè nel riconoscere di avere calcato un sentiero sbagliato, per incanalarsi su quello giusto. Ecco, come viene presentato da Paolo, quest’atto che hanno compiuto i Tessalonicesi:  
perché essi stessi raccontano quale sia stata la nostra venuta fra voi, e come vi siete convertiti dagl’idoli a Dio per servire il Dio vivente e vero (1 Tessalonicesi 1:9).
 
Che significa ravvedimento? Il dolore o il rimorso che si prova nel riconoscere il proprio errore, la propria mancanza, o come si direbbe più precisamente il proprio peccato, con propositi di emendarsi, cioè di non ripetere gli stessi errori commessi. La conversione e il ravvedimento, richiama la coscienza del peccatore, sia a condurla sulla buona strada e sia ha fargli riconoscere il “proprio” peccato.
 
Infine, la nuova nascita, o come la nomina la Scrittura, d’acqua e di Spirito, (Giovanni 3:3,5), è opera che compie lo Spirito Santo, nella vita di chi si converte e si ravvede, e non è un lavoro che fa il peccatore.
 
Conclusione
 
Riepilogando quanto abbiamo esposto, notiamo:
1. La salvezza è un dono di Dio che Egli offre gratuitamente al peccatore;
2. La salvezza l’ha acquistata Gesù Cristo, con il sacrificio di se stesso, morendo sulla croce del calvario;
3. Con la morte di Gesù sulla croce, Dio riconciliava a se stesso il mondo, non imputando agli uomini i loro falli;
4. Gesù, quale agnello di Dio, ha tolto il peccato del mondo;
5. Il peccatore, per usufruire la salvezza che Dio gli offre in dono in Cristo, deve rispondere con un atto di accettazione.
6. La fece, il credere e invocare il nome del Signore, sono atti che avrebbero espresso la volontà del peccatore, necessari per la salvezza;
7. La conversione e il ravvedimento, sono propositi determinativi che il peccatore compie, ai fini di servire il vivente Signore;
8. La nuova nascita, è opera dello Spirito Santo che Lui compie in chi ha fede, crede in Cristo Gesù, invoca il suo nome, si converte e si ravvede.
 
Tutto questo lo potrà compiere “solamente” chi potrà esercitare la sua volontà, in età in cui gli consente di farlo e non nello stato d’innocenza, in cui si trova il pargolo. Mandare, pertanto, il pargolo all’infermo, quando muore all’età dell’innocenza, significa non dare nessun peso a quel che afferma la Parola del Signore che, noi abbiamo esposto, in questo nostro intervento.

 
Il termine perfezione non si dovrebbe usare per tutto ciò che è umano, ma il tuo intervento, secondo me, è inconfutabile
 
 Buono!
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Dominus noster Iesus Christus, Deus unigenitus, primogenitus totius creationis.
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