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   Autore  Topic: Gesù, vero Dio e vero Uomo.  (letto 851 volte)
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Gesù, vero Dio e vero Uomo.
« Data del Post: 31.07.2011 alle ore 13:58:03 »
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Matteo 27:46 E intorno alle nove, Gesù gridò con gran voce, dicendo: Eli, Eli, lamma sabactani? cioè: Dio mio, Dio mio, perchè mi hai lasciato?
 
Marco 15:34 Ed all'ora di nona, Gesù gridò con gran voce, dicendo: Eloi, Eloi, lamma sabactani? il che, interpretato, vuol dire: Dio mio, Dio mio, perchè mi hai abbandonato?
 
Luca 23:44 E Gesù, dopo aver gridato con gran voce, disse: Padre, io rimetto lo spirito mio nelle tue mani. E detto questo, rendè lo spirito.
 
Giovanni 19:30 Quando adunque Gesù ebbe preso l'aceto, disse: Ogni cosa è compiuta. E chinato il capo, rendè lo spirito.
 
Il grido di Gesù innanzi riportato, seppure spiegato più chiaramente in Matteo e Marco, talvolta diviene terreno di incomprensione dottrinale circa l'unità di Dio.
 
Taluni, infatti, anche in buona fede, vedono sollevarsi dei dubbi circa la perfettà, inscindibile ed eterna unità che è in Dio, nelle persone del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo.
 
Avrei piacere di discutere e conversare a riguardo con chi è interessato al tema.
 
Pace, Vito.
 
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Proverbi 9:1-2 La somma Sapienza ha edificata la sua casa, Ella ha tagliate le sue colonne in numero di sette; Ella ha ammazzati i suoi animali, ha temperato il suo vino, ed anche ha apparecchiata la sua mensa.
Domenico
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Re: Gesù, vero Dio e vero Uomo.
« Rispondi #1 Data del Post: 01.08.2011 alle ore 15:35:12 »
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Quote:

Matteo 27:46 E intorno alle nove, Gesù gridò con gran voce, dicendo: Eli, Eli, lamma sabactani? cioè: Dio mio, Dio mio, perchè mi hai lasciato?  
   
Marco 15:34 Ed all'ora di nona, Gesù gridò con gran voce, dicendo: Eloi, Eloi, lamma sabactani? il che, interpretato, vuol dire: Dio mio, Dio mio, perchè mi hai abbandonato?  
   
Luca 23:44 E Gesù, dopo aver gridato con gran voce, disse: Padre, io rimetto lo spirito mio nelle tue mani. E detto questo, rendè lo spirito.  
   
Giovanni 19:30 Quando adunque Gesù ebbe preso l'aceto, disse: Ogni cosa è compiuta. E chinato il capo, rendè lo spirito.  
   
Il grido di Gesù innanzi riportato, seppure spiegato più chiaramente in Matteo e Marco, talvolta diviene terreno di incomprensione dottrinale circa l'unità di Dio.
Taluni, infatti, anche in buona fede, vedono sollevarsi dei dubbi circa la perfettà, inscindibile ed eterna unità che è in Dio, nelle persone del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo.  
   
 Avrei piacere di discutere e conversare a riguardo con chi è interessato al tema.  
   
 Pace, Vito.
 

Anzitutto, nel grido di Gesù alla croce, bisogna ricordare che c’era un chiaro riferimento profetico che doveva compiersi, cioè quello che viene affermato nel Salmo 22:1, anche se le parole del salmista si riferivano a Davide, autore del Salmo. Una tale affermazione viene confermata dal fatto, cioè che tutti gli studiosi della Bibbia, compreso gli Ebrei, riconoscono che il Salmo in questione è messianico, vale a dire, trova la sua applicazione più completa in Gesù Cristo. Infatti, quello che affermava Davide, ha trovato il completo adempimento alla croce, non solo riguardante nel grido di Gesù, che usò le stesse parole del salmista, ma anche per le altre espressioni che si trovano, quali:
 
«Egli si affida al SIGNORE; lo liberi dunque; lo salvi, poiché lo gradisce!» (Salmo 22:8); Matteo 27:43 Si è confidato in Dio: lo liberi ora, se lo gradisce, poiché ha detto: "Sono Figlio di Dio"»;
 
Poiché cani mi hanno circondato; una folla di malfattori m’ha attorniato; m’hanno forato le mani e i piedi (Salmo 22:16); Luca 24:39 Guardate le mie mani e i miei piedi, perché sono proprio io; toccatemi e guardate; perché un fantasma non ha carne e ossa come vedete che ho io»; Giovanni 20:25,27 «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi, e se non metto il mio dito nel segno dei chiodi, e se non metto la mia mano nel suo costato, io non crederò».
«Porgi qua il dito e vedi le mie mani; porgi la mano e mettila nel mio costato; e non essere incredulo, ma credente»
;
 
si partiscono fra loro le mie vesti e tirano a sorte la mia tunica (Salmo 22:18; Matteo 27:35 Poi, dopo averlo crocifisso, spartirono i suoi vestiti, tirando a sorte; Giovanni 19:24 Dissero dunque tra di loro: «Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocchi»; affinché si adempisse la Scrittura che dice: «Hanno spartito fra loro le mie vesti, e hanno tirato a sorte la mia tunica».
 
Per quanto riguarda l'abbandono del Padre, bisogna precisare almeno due cose: 1) Gesù alla croce, precisamente allora nona, le tre pomeridiane, che è esattamente l'orario della sua morte, un momento prima di spirare, venne fatto peccato. Ciò è affermato da (2Corinzi 5:21 Colui che non ha conosciuto peccato, egli (Dio) lo ha fatto diventare peccato per noi, affinché noi diventassimo giustizia di Dio in lui.
 
In conseguenza di ciò, Gesù doveva subire il castigo divino per tutti i peccati dell'umanità che Egli si era volontariamente caricato, portandoli sul suo corpo sulla croce (1Pietro 2:24). Tenuto conto che nel momento del grido, Gesù era stato fatto peccato, il Padre, che lo aveva reso tale, ha dovuto abbandonare il Figlio, non solo per il severo castigo della giustizia divina che si sarebbe abbattuto sopra Gesù, ma anche affinché si potesse compiere la riconciliazione tra l'uomo peccatore e Dio.
 
2) Geù sulla croce, non moriva come Dio, ma semplicemente come uomo quale realmente Egli era, anche se nello stesso tempo, Egli era anche vero Dio, cioè possedeva la deità. Non era, infatti, la sua deità che portava il carico del peccato dell'intera umanità, bensì la Sua umanità. Tenuto conto che Gesù, durante la sua vita terrena non disse mai una menzogna, perché parlava sempre in verità, l'abbandono del Padre che Egli constatò sulla croce, è stato pieno e non parziale, non fittizio, ma reale, altrimenti dovremmo affermare che fu tutta una messa in scena e non c'era niente di reale, cosa assurda da affermare, dal punto di vista cristiano.
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Paolo_aquila
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Re: Gesù, vero Dio e vero Uomo.
« Rispondi #2 Data del Post: 01.08.2011 alle ore 17:25:09 »
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on 31.07.2011 alle ore 13:58:03, nomeutente wrote:
Matteo 27:46 E intorno alle nove, Gesù gridò con gran voce, dicendo: Eli, Eli, lamma sabactani? cioè: Dio mio, Dio mio, perchè mi hai lasciato?
 
Marco 15:34 Ed all'ora di nona, Gesù gridò con gran voce, dicendo: Eloi, Eloi, lamma sabactani? il che, interpretato, vuol dire: Dio mio, Dio mio, perchè mi hai abbandonato?
 
Luca 23:44 E Gesù, dopo aver gridato con gran voce, disse: Padre, io rimetto lo spirito mio nelle tue mani. E detto questo, rendè lo spirito.
 
Giovanni 19:30 Quando adunque Gesù ebbe preso l'aceto, disse: Ogni cosa è compiuta. E chinato il capo, rendè lo spirito.
 
Il grido di Gesù innanzi riportato, seppure spiegato più chiaramente in Matteo e Marco, talvolta diviene terreno di incomprensione dottrinale circa l'unità di Dio.
 
Taluni, infatti, anche in buona fede, vedono sollevarsi dei dubbi circa la perfettà, inscindibile ed eterna unità che è in Dio, nelle persone del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo.
 
Avrei piacere di discutere e conversare a riguardo con chi è interessato al tema.
 
Pace, Vito.
 

Caro Vito, pace del Signore,
vorrei capire bene quale è il titolo del "tema" ?  
Paolo_aquila
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Paolo aquila
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Re: Gesù, vero Dio e vero Uomo.
« Rispondi #3 Data del Post: 01.08.2011 alle ore 17:32:34 »
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on 01.08.2011 alle ore 17:25:09, Paolo_aquila wrote:

Caro Vito, pace del Signore,
vorrei capire bene quale è il titolo del "tema" ?  
Paolo_aquila

 
Ho a cuore di discutere in merito all'indivisibilità che è in Dio, un "tema arduo" che talvolta sembra passare silenziosamente in secondo piano.
 
A far ciò ho creduto fosse utile riportare quell'episodio, spesso citato, riguardante il senso di abbandono che Gesù sperimentò, in quell'ora malvagia, sulla croce.
 
Nel post riportato dal fratello Domenico, a proposito, c'è già del buono.
 
Pace.
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Re: Gesù, vero Dio e vero Uomo.
« Rispondi #4 Data del Post: 01.08.2011 alle ore 21:33:09 »
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on 01.08.2011 alle ore 15:35:12, Domenico wrote:

Anzitutto, nel grido di Gesù alla croce, bisogna ricordare che c’era un chiaro riferimento profetico che doveva compiersi, cioè quello che viene affermato nel Salmo 22:1, anche se le parole del salmista si riferivano a Davide, autore del Salmo. Una tale affermazione viene confermata dal fatto, cioè che tutti gli studiosi della Bibbia, compreso gli Ebrei, riconoscono che il Salmo in questione è messianico, vale a dire, trova la sua applicazione più completa in Gesù Cristo. Infatti, quello che affermava Davide, ha trovato il completo adempimento alla croce, non solo riguardante nel grido di Gesù, che usò le stesse parole del salmista, ma anche per le altre espressioni che si trovano, quali:
 
«Egli si affida al SIGNORE; lo liberi dunque; lo salvi, poiché lo gradisce!» (Salmo 22:8); Matteo 27:43 Si è confidato in Dio: lo liberi ora, se lo gradisce, poiché ha detto: "Sono Figlio di Dio"»;
 
Poiché cani mi hanno circondato; una folla di malfattori m’ha attorniato; m’hanno forato le mani e i piedi (Salmo 22:16); Luca 24:39 Guardate le mie mani e i miei piedi, perché sono proprio io; toccatemi e guardate; perché un fantasma non ha carne e ossa come vedete che ho io»; Giovanni 20:25,27 «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi, e se non metto il mio dito nel segno dei chiodi, e se non metto la mia mano nel suo costato, io non crederò».
«Porgi qua il dito e vedi le mie mani; porgi la mano e mettila nel mio costato; e non essere incredulo, ma credente»
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Per quanto riguarda l'abbandono del Padre, bisogna precisare almeno due cose: 1) Gesù alla croce, precisamente allora nona, le tre pomeridiane, che è esattamente l'orario della sua morte, un momento prima di spirare, venne fatto peccato. Ciò è affermato da (2Corinzi 5:21 Colui che non ha conosciuto peccato, egli (Dio) lo ha fatto diventare peccato per noi, affinché noi diventassimo giustizia di Dio in lui.
 
In conseguenza di ciò, Gesù doveva subire il castigo divino per tutti i peccati dell'umanità che Egli si era volontariamente caricato, portandoli sul suo corpo sulla croce (1Pietro 2:24). Tenuto conto che nel momento del grido, Gesù era stato fatto peccato, il Padre, che lo aveva reso tale, ha dovuto abbandonare il Figlio, non solo per il severo castigo della giustizia divina che si sarebbe abbattuto sopra Gesù, ma anche affinché si potesse compiere la riconciliazione tra l'uomo peccatore e Dio.
 
2) Geù sulla croce, non moriva come Dio, ma semplicemente come uomo quale realmente Egli era, anche se nello stesso tempo, Egli era anche vero Dio, cioè possedeva la deità. Non era, infatti, la sua deità che portava il carico del peccato dell'intera umanità, bensì la Sua umanità. Tenuto conto che Gesù, durante la sua vita terrena non disse mai una menzogna, perché parlava sempre in verità, l'abbandono del Padre che Egli constatò sulla croce, è stato pieno e non parziale, non fittizio, ma reale, altrimenti dovremmo affermare che fu tutta una messa in scena e non c'era niente di reale, cosa assurda da affermare, dal punto di vista cristiano.

 
Buoni i riferimenti biblici, utili ad avvalorare il fatto che quel forte grido di disperazione si è realmente verificato.
 
Gesù stesso, anche nei quaranta giorni dopo la resurrezione, come con i discepoli sulla via di Emmaus, a rassicurare i Suoi spesso richiamava gli scritti profetici presenti nei Salmi ed in tutti libri del vecchio Testamento.
 
Buono anche quel chiarimento di cui al punto 2), attraverso il quale si evidenzia chiaramente come Gesù, uomo, dovette sperimentare nella profondità quell'allontanamento e quell'abbandono da Dio che, per azione dello Spirito Santo lo spinsero, come uomo in preda all'oppressione del peccato, a gridare a Colui che ci può salvare, al Padre.
 
Vorrei però aggiungere dell'altro.
 
E' vero, il peccato prima e la morte dopo, di cui Gesù si è fatto carico, hanno determinato una sorta di grigiore nei cieli, ma parlare di abbandono non significa necessariamente parlare di distacco.
 
Il fatto che Dio Padre abbia rivolto lo sguardo altrove mentre che si faceva scuro e si squarciava la cortina del Tempio, non significa che Dio abbia abbandonato definitivamente l'uomo Gesù o che fosse stato sordo a quel grido.
 
Sarebbe stata un pò come la fine di tutti gli uomini.
 
Tra Dio e l'uomo, cioè, è sempre rimasto un velo di luce di Grazia per il quale lo stesso mondo continua a sussistere senza finire per sempre nelle tenebre.
 
Gloria a Gesù!
« Ultima modifica: 01.08.2011 alle ore 21:37:09 by nomeutente » Loggato

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Re: Gesù, vero Dio e vero Uomo.
« Rispondi #5 Data del Post: 02.08.2011 alle ore 19:14:32 »
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Vorrei aggiungere al testo di 2Corinzi 5: 12, da me riportato, qualche altro chiarimento, perché ritengo sia la chiave per meglio comprendere la questione concernente la domanda di Gesù: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Anche se non c'è stata nessuna risposta, da parte del Padre, alla domanda angosciosa del Figlio, devo ripetere, ancora una volta, con maggiore forza che, quell'abbandono, non era parziale e fittizio, ma completo e reale, nel preciso momento in cui Gesù, sulla croce, era diventato peccato.  
 
Questo però non significa che il Padre ha negato a Gesù, di essere Suo Figlio, o che tra Padre e Figlio non ci fu nessuna relazione. Se noi credenti, sulla base dell'autorità delle Sacre Scritture, dovessimo dare la risposta alla domanda di Gesù, credo che la migliore risposta sarebbe: "perché il vile peccatore, potesse essere accolto nelle braccia paterne, il Padre ha dovuto abbandonato Suo Figlio, per un momento, ai fini di portare a compimento l'opera della riconciliazione".
 
Mi preme precisare che, essere peccato, è ben diverso dall'essere peccatore. Paolo, nel testo citato, non afferma che Gesù è diventato peccatore, bensì peccato. Diventare peccato, in quel tragico e memorabile momento, significa che Gesù ha subito un cambiamento nella sua natura.  
 
Da santo, giusto e innocente, quale Egli era, senza aver mai conosciuto il peccato, sia nella sua natura, come anche nelle sue svariate manifestazioni, diventa, per esplicita volontà Dio, Egli (Dio) ha fatto diventare peccato colui che non aveva conosciuto peccato....  
 
Noi umani, compreso il linguaggio che adoperiamo per esprimerci, non riusciremo mai a comprendere, cosa Gesù ha provato, nel suo corpo, nell'attimo che il Padre lo ha abbandonato.  
 
Gesù è stato messo in croce alle nove del mattino, e alle tre del pomeriggio, rendeva il suo spirito, cioè spirava. Ciò significa, che tutto il tempo che Egli rimase in vita sulla croce, fu appena di sei ore, cosa che per gli altri condannati al medesimo supplizio, trascorreva dalle 10 alle 12 ore, prima che sopraggiungesse la morte.  
 
Gesù non morì per la perdita totale del suo sangue, cioè dissanguato, bensì di crepacuore, non potendo sopportare a lungo nel suo corpo umano, il tremendo castigo divino che si era abbattuto su Lui, a motivo di essere diventato peccato. Però, con la sua morte, si è realizzata la riconciliazione tra l'uomo peccatore e Dio.  
 
Dio, attraverso i secoli, non ha mai giustificato il peccato e non gli è mai riservato un'accoglienza; è stato sempre severo e sempre lo sarà, perché Lui, lo considera: la causa che ha determinato la rottura della comunione tra Dio e l'uomo, vale a dire la separazione tra l'umano e il divino.
 
La giustizia di Dio, esigeva una severa punizione sul peccato, fonte di tutti i mali e di tutti i guai tra Dio e l'uomo. L'uomo Gesù, nel suo corpo, ha subito una potente percossa da parte di Dio (Isaia 53:4; e, lapostolo Paolo, da parte sua afferma che, Dio, non ha risparmiato Suo Figlio (Romani 8:32).
 
Infine, per mettere in risalto il valore della riconciliazione, operata da Gesù Cristo, mediante la sua morte, il racconto di una coppia, che mi accingo a raccontare, servirà per illuminarci ulteriormente.
 
Si racconta di una coppia che, dall'unione del loro matrimonio, nacque un figlio. Quando questo bambino era ancora piccolino, suo padre non si mantenne fedele con sua moglie, e, quest'ultima, non potendo sopportare il comportamento del marito, decise di mandarlo via dalla sua casa.  
 
Il bambino, crescendo negli anni e giocando con altri bambini, quest'ultimi parlavano spesso del papà. Lui, però, dato che non sapeva se aveva un padre, perché non l'aveva visto mai a casa sua, domandò a sua madre: "papà dov'é, perché non c'è a casa nostra?" La mamma risposte: "È andato a lavorare lontano dalla nostra casa". Il bimbo replicò: "E quando ritornerà?" La mamma rispose: "Non saprei esattamente quando", volendo nascondere al proprio figlio, la storia di suo padre.  
 
Intanto, il bambino, andando avanti negli anni, e, avendo un forte desiderio di conoscere suo padre, si ammalò. La malattia, ogni giorno che passava, si aggravava, e, la mamma disperata, non sapendo come aiutare il proprio figlio, decise di consultare i migliori specialisti del suo paese, nella speranza di trovare una soluzione del bambino. Uno di loro disse alla signora: "tuo figlio vive con un vuoto nel suo cuore; la esorto a vigilare su suo figlio, perché una gioia particolare per lui, potrebbe essere fatale per la sua vita".
 
Da questo responso, la mamma capì che la malattia di suo figlio, era stata causata dalla mancanza di vedere suo padre. Lei, sempre ferma nei confronti di suo marito, vedendo che il figlioletto si aggravava sempre di più, vicino alla morte, decise di mandare un avviso a suo marito, invitandolo a ritornare a casa. Ricevuta la notizia, il marito ritorna a casa.  
 
Quando arriva e bussa alla porta, la persona di servizio che si trova in casa, avverte la signora che c'è un uomo alla porta, e lei, comprendendo che era il marito, ordinò di farlo entrare e accompagnarlo nella camera del figlio.  
 
Il figlio, intanto, che era quasi moribondo, intuì che quell'uomo era suo padre, e notando che sua madre aveva un aspetto indifferente verso l'uomo che si trovava davanti a suoi occhi, con quelle poche forze fisiche che gli erano rimaste, invitò la mamma e l'uomo ad avvicinarsi al suo capezzale.  
 
Non appena i due si avvicinarono, prese la mano della mamma e quella dell'uomo, la unì e la strinse forte, e in quell'attimo spirò, alla presenza della sua mamma e di suo padre. Così si avverò quello che lo specialista aveva detto alla mamma: "una forte gioia che tuo figlio proverà, sarà fatale per la sua vita".  
 
La riconciliazione di mamma e di papà, venne suggellata con la morte del proprio figlio.
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Re: Gesù, vero Dio e vero Uomo.
« Rispondi #6 Data del Post: 03.08.2011 alle ore 07:08:33 »
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Pace Domenico, a quanto vedo non sei povero di argomenti e la cosa, da un certo punto di vista, mi allieta.
 
Riprendo qualche concetto che avevo già cennato.
 
Siamo d'accordo sul fatto che il Signore Gesù Cristo, nella sua divinità, è sempre rimasto legato al Padre ed allo Spirito Santo.
 
Niente cioè, nè la morte, nè l'inferno è riuscito a separare il Padre dal Figliuolo e dallo Spirito Santo.
 
Mi preme però, rievidenziare qualcosa in merito all'abbandono di Dio Padre che Gesù dovette sperimentare come Uomo.
 
Forse non mi sono ben spiegato, ma credo che Gesù, pur avendo senz'altro sperimentato su di sè questo completo abbandono da Dio come nessun altro uomo, ciò lo ha sentito soltanto per qualche istante malvagio.
 
E ripeto, non vorrei risultare eccessivamente scrupoloso nell'utilizzo dei termini, ma parlare di distacco è una cosa, parlare di abbandono un'altra.
 
Parlare di un abbandono definitivo è una cosa, parlare di un abbandono definitivo e temporaneo è un'altra.
 
Non dobbiamo dimenticare infatti che Gesù, Uomo nella pienezza dello Spirito Santo, sempre ha trovato forza di ricorrere al Padre per riaccendere quel lucignolo fumante che il peccato del mondo avrebbe voluto spegnere definitivamente e per sempre.
 
Lui ha vinto sul peccato, sulla morte e sull'inferno.
 
Egli stesso, con autorità, ha dato la Sua vita e non altri gliel'hanno tolta.
 
Egli stesso, dopo aver compiuto ogni cosa, rimise il Suo Spirito nelle mani del Padre.
 
Buonagiornata.
 
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Re: Gesù, vero Dio e vero Uomo.
« Rispondi #7 Data del Post: 03.08.2011 alle ore 14:44:34 »
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Pace Vito!
Ho precisato nel mio ultimo intervento che, l'abbandono di Gesù, sulla croce, da parte del Padre, non è stato fittizio, ma reale, cioè vero. Ho anche precisato che questo abbandono è stato nel momento in cui Gesù è diventato peccato. Questo suo diventare peccato, non è avvenuto all'inizio della crocifissione, ma un momento prima del suo grido. Fu, infatti, inquell'istante che Gesù gridò: "Sorridenteio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato", che Egli diventò peccato. L'abbandono del Padre, pur essendo stato di brevissima durata, fu sufficiente per Gesù, che non si era mai trovato in quella condizione, ad avvertirlo. Tutto ciò avveniva, non solo perché la giustizia divina fosse appieno appagata nella sua esigenza, ma anche perché si doveva compiere un'opera di riconciliazione tra Dio e l'uomo peccatore.
 
Non si può, pertanto negare che, l'abbandono del Padre, sia stato reale, cioè vero. Quelli che pensano che l'abbandono del Padre, non sia stato reale, non solo non tengono presente che Gesù sulla croce era un vero uomo, ma neanche hanno compreso la profondità del pensiero altamente teologico, che l'apostolo Paolo, ha espresso in 2Corinzi 5:21, nell'affermare che Gesù è diventato peccato.
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Re: Gesù, vero Dio e vero Uomo.
« Rispondi #8 Data del Post: 03.08.2011 alle ore 15:18:39 »
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Lungi da me il pensare o credere che quanto compiuto dal Cristo, in croce, non fosse vero.
 
Dio Padre ci ha dato ogni cosa nel Suo Figliuolo dimostrandoci nella realtà il Suo grande amore e donandoci la Vita del Suo Figliuolo, in Eterno.
 
V'è differenza però tra nero, tenebre fitte e grigiore, buio.
 
Sulla croce, il Cristo ha vinto il peccato ed ogni atrocità che giammai possa scaturire dallo stesso, giungendo fino a restare come appeso a quel soffio di Grazia e tenue velo di Luce, per il quale questo mondo sussiste ed è stato creato.
 
Ci ha resi liberi, nel Suo amore e nella Sua parola, rimuovendo col peccato, ogni separazione tra noi ed il Padre affinchè quella Luce del principio potesse diventare Luce di riconciliazione e risplendere in Eterno nei Suoi Figliuoli.
 
Dio ci doni Spirito di grazia e di supplicazione per ricercare e contemplare Colui che è il Vero, Colui che è stato trafitto.
 
Pace.
 
« Ultima modifica: 03.08.2011 alle ore 15:23:18 by nomeutente » Loggato

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