Progetto Archippo - Seminari a domicilio
Benvenuto Visitatore. Fai Login o Registrati.   Regolamento Leggi il regolamento completo

Indice Indice   Help Help   Cerca Cerca   Utenti Utenti   Calendario Calendario   Login Login   Registrati Registrati

 
   I Forum di Evangelici.net
   Dottrina, storia ed esegesi biblica (partecipazione riservata a chi si identifica con i punti di fede di evangelici.net)
   Dottrina e riflessioni bibliche
(Moderatori: andreiu, ilcuorebatte, Asaf)
   I tre stati in cui il credente si può trovare
« Topic Precedente | Prossimo Topic »
Pagine: 1 2 3 4  · vai in fondo · Rispondi Rispondi   Abilita notifica Abilita notifica    Invia il Topic Invia il Topic    Stampa Stampa
   Autore  Topic: I tre stati in cui il credente si può trovare  (letto 3552 volte)
Domenico
Membro familiare
****




Certo, beni e bontà m'accompagneran no (Sal. 23:6)

   
WWW    E-Mail

Posts: 857
Re: I tre stati in cui il credente si può trovare
« Rispondi #30 Data del Post: 15.01.2010 alle ore 04:02:13 »
Rispondi con quote Rispondi con quote   Modifica Modifica

Lo stato di fervenza
 
Avendo trattato lo stato di tiepidezza, ora illustriamo quello della fervenza.
 
Quanto allo zelo, non siate pigri; siate ferventi nello spirito, servite il Signore (Romani 12: 11).
 
Nel testo citato, il testo greco adopera quest'espressione: tô pneumati zeontes. pneumati sta per “spirito” e zeontes per “caldo, ardente, fervente”.  
 
Dal punto di vista della lingua italiana, “fervente” significa: "«Assai caldo, bollente, scottante. Effervescente, eccitante, ribollente. Figur. Ardente, intenso, appassionato. Animato da forti passioni, da sentimenti gagliardi, da zelo, affetto, venerazione, dedizione (una persona, e anche il suo animo, la sua mente, i suoi atti, le sue parole, i suoi scritti, ecc.)»" [S. Battaglia, GDIL (Grande Dizionario della lingua italiana) Vol. V. pag. 872].
 
Avere idee chiare intorno al significato letterale del termine “fervente”, ci aiuterà molto a comprendere “lo stato di fervenza”. Questo stato, sta in alto, mentre quello della freddezza in basso e la tiepidezza in mezzo tra fervenza e freddezza. Se dovessi raffigurarmi un’immagine della fervenza, la paragonerei ad una “pendola che bolle”.
 
L’esortazione dell’apostolo ad essere fervente, è stata rivolta alla fratellanza romana. Anche se Paolo, quando scrisse la sua epistola, non conosceva quella fratellanza, perché ancora non l’aveva visitata, quindi a rigore non sapeva se difettava in quel lato della vita cristiana, si senti guidato dallo Spirito del Signore a rivolgere quella paterna esortazione. Naturalmente, lo Spirito Santo sapeva che quelle parole indirizzate alla chiesa di Roma, sarebbero stati per servite per l’intero corpo di Cristo di tutti i tempi, perciò ispirò Paolo a scriverle. E se oggi noi li usiamo e le ricordiamo, è essenzialmente, non solo perché li accettiamo come Parola di Dio, ma anche perché ci rendiamo conto che sono ancora attuali, nonostante i lunghissimi anni che ci separano dall’era apostolica.
 
Prima di proseguire nella discussione, mi sia consentito formulare la seguente domanda: Paolo che esortava alla fervenza, era egli stesso fervente? Questa domanda mira a mettere in evidenza che una qualsiasi esortazione che si rivolge agli altri, deve avere un chiaro riscontro nella vita di chi l'indirizza, se si vuole che faccia presa nella vita e nella condotta del destinatario. Se si legge con un po’ di attenzione l’epistolario di Paolo, non si dovrà fare tanta fatica di notare il fervore che quest’uomo avrà impresso nei suoi scritti, nello svolgimento del suo ministero in ciò che egli insegnava e in quello che predicava agli altri. Se chi esorta non dà l’esempio con la sua vita, la sua condotta, il suo operare e il suo parlare, tutto quello che di buono potrà dire agli altri, non dovrà sorprendersi se i risultati significativi saranno scarsi.  
 
La fervenza non è qualcosa che si può insegnare con le semplici parole; è essenzialmente una condizione di vita che va dimostrata sul piano pratico del vissuto. Non ha tanta importanza se io e tu, dovremmo proclamare la nostra fervenza; quello che veramente avrebbe valore, non sarà tanto quello che noi diciamo, quanto quello che altri noteranno e pronunceranno di noi. Inoltre, il fervore per l’opera del Signore, per il ministero, non è qualcosa d'invisibile che si annida semplicemente nei pensieri del nostro cervello; è qualcosa che si manifesta attraverso il nostro modo di parlare e di operare.
 
1) Riconoscere la fervenza attraverso il modo di parlare
 
Facciamo un esempio: se si ascolta attentamente una predica, per una persona che non è prevenuta nel suo giudizio e possiede una discreta dose di sensibilità, non sarà un’impresa impossibile comprendere se il predicatore pronuncia semplicemente un bel discorso o se le sue parole sono calde. Le parole, non sono solamente veicoli attraverso cui si esprimono sentimenti e concetti, in parte raffinati, sono anche mezzi di comunicazioni e rivelano stati e condizioni in cui vive l’oratore. La parola di Gesù, è molto illuminante a questo riguardo quando afferma: ...dall’abbondanza del cuore la bocca parla (Matteo 12:34).
 
Un caso di eccezionale importanza, ai fini di quanto affermiamo, l’abbiamo dalla notizia che Luca, negli Atti, ci ha tramandato di un uomo.  
 
Ora un ebreo di nome Apollo, oriundo di Alessandria, uomo eloquente e versato nelle Scritture, arrivò a Efeso.
Egli era stato istruito nella via del Signore; ed essendo fervente di spirito, annunziava e insegnava accuratamente le cose relative a Gesù, benché avesse conoscenza soltanto del battesimo di Giovanni.
Egli cominciò pure a parlare con franchezza nella sinagoga. Ma Priscilla e Aquila, dopo averlo udito, lo presero con loro e gli esposero con più esattezza la via di Dio
(Atti 18:24-26).
 
Di quest’uomo non si afferma solamente che era un ebreo, eloquente e versato nelle Scritture, si precisa anche che era “fervente di spirito”. Quando Priscilla ed Aquila l'hanno ascoltato, notarono subito il suo fervore in quello che egli diceva, solo che la conoscenza che egli aveva di Gesù, era limitata, perciò si interessarono ad esporgli con più esattezza la via di Dio. La fervenza di Apollo, non consisteva nella foca oratoria che egli riusciva ad imprimere nel suo discorso, era il calore che c’era dentro di sé che lo rivelava un uomo fervente di spirito. Quel calore che Apollo manifestava, di dove gli derivava: era forse dalla sua eloquenza e dalla conoscenza approfondita delle Scritture? Credo che si possa rispondere con un no, deciso e fermo! Era il fuoco dello Spirito di Dio che ardeva dentro di sé che lo rendeva effervescente davanti a quelli che lo ascoltavano.
 
Essere “fervente nello spirito”, non è qualcosa che l’uomo si procura a buon mercato con le sue capacità umane. Se questo fosse vero, tutti i predicatori farebbero a gara per manifestarla, con un severo impegno, sia per acquisire la conoscenza dell’arte oratoria e sia nel metterla in pratica. Però sappiano (senza tema di essere smentiti) che non è così. Lo stesso discorso dicasi per ogni credente. Perché la fervenza, cioè essere “assai caldi, bollenti, effervescenti”, non si manifesta in tutti i credenti? Questo stato di cose, in cui vive una buona percentuale di credenti, nessuno lo può negare: era presente nell’era apostolica e lo è anche ai nostri giorni.
 
A questo punto, qualcuno potrebbe obbiettare e mettere in risalto che, l’essere “ferventi”, dipende dall’ambiente in cui si vive e dalla cultura che si ha. Non sono assolutamente d’accordo con questa convinzione! Se un africano, per portare un esempio, conosciuto di solito come soggetto effervescente in materia religiosa, si dovesse trovare fuori del suo ambiente e della sua cultura, il suo fervore avrebbe l'obbligo di addomesticare per non dire scomparire. Pero in pratica, questo non succede. Perché? Perché il fervore non dipende dall’ambiente in cui si vive e dalla cultura che si ha, ma dalla posizione che si assume davanti all’opera dello Spirito di Dio.  
 
Concepire, pertanto, il fervore, uno stato di quiete silenziosa, che si nasconde nel pensiero del nostro cervello, significa non tenere conto e non accettare il significato letterale del termine fervente.
 
Siccome ci sono altre cose che vorrei considerare, al momento mi fermo, nella speranza che ci siano tanti interventi su quest'argomento.
 
Domenico
Loggato
eliseob.
Visitatore

E-Mail

Re: I tre stati in cui il credente si può trovare
« Rispondi #31 Data del Post: 15.01.2010 alle ore 11:02:26 »
Rispondi con quote Rispondi con quote   Modifica Modifica    Rimuovi messaggio Rimuovi messaggio

Pace Domenico.

Quote:
Concepire, pertanto, il fervore, uno stato di quiete silenziosa, che si nasconde nel pensiero del nostro cervello, significa non tenere conto e non accettare il significato letterale del termine fervente.  

Sarebbe utile ritornare al brano da te citato...
 
Ora un ebreo di nome Apollo, oriundo di Alessandria, uomo eloquente e versato nelle Scritture, arrivò a Efeso.  
Egli era stato istruito nella via del Signore; ed essendo fervente di spirito, annunziava e insegnava accuratamente le cose relative a Gesù, benché avesse conoscenza soltanto del battesimo di Giovanni.  
Egli cominciò pure a parlare con franchezza nella sinagoga. Ma Priscilla e Aquila, dopo averlo udito, lo presero con loro e gli esposero con più esattezza la via di Dio (Atti 18:24-26).  

 
La "fervenza" di spirito di Apollo, non viene "misurata" in termini di "quiete" o "volume".
Egli annunziava e insegnava accuratamente, parlando, le cose relative a Gesù, nonostante non avesse la conoscenza adeguata o "esatta".
 
É quella credo, "la pentola che bolle", non le grida, le "manifestazioni" dei propri "sentimenti"...
 
A tal proposito, mi viene in mente che in molti, affermano che "insegnare" le cose relative a Gesù, sia "compito" di chi ha "conoscenza", preferibilmente "esatta" delle "Sorridenteottrine", e ancor più preferibilmente una "conoscenza" sostenuta da altre "conoscenze", quali l'esegetica, l'ermeneutica, etc...
 
Apollo era "fervente di spirito", testimonia lo Spirito Santo nella Parola di Dio, ed egli "insegnava" persino nelle Sinagoghe, nonostante avesse conoscenza soltanto del "battesimo di Giovanni".
 
A volte lo studio, la "dottrina", sembra entrare in contraddizione.
Da una parte, ci "insegna" cos'è la "fervenza", e dall'altra, la "blocca" per motivi .....letteralmente "dottrinali", in quanto prima di "manifestare pubblicamente" questa fervenza di spirito, cioè annunziare e insegnare le cose relative a Gesù, ci si debba "preparare" in un determinato modo.
 
Resta dunque "lecita", la manifestazione della "fervenza" nella "lode e adorazione", ed ecco che subito si comincia a parlare di "quiete" e di "volume",.....e del Davide che danzava...
 
Ma Atti 18:24-26 , ci parla di un'altro tipo di "fervenza", come pure Geremia 20: 9
E s'io dico: 'Io non lo mentoverò più, non parlerò più nel suo nome', v'è nel mio cuore come un fuoco ardente, chiuso nelle mie ossa; e mi sforzo di contenerlo, ma non posso.
 
Anche qui, il tema è il "parlare del Suo Nome", accuratamente.
Loggato
Domenico
Membro familiare
****




Certo, beni e bontà m'accompagneran no (Sal. 23:6)

   
WWW    E-Mail

Posts: 857
Re: I tre stati in cui il credente si può trovare
« Rispondi #32 Data del Post: 15.01.2010 alle ore 17:43:27 »
Rispondi con quote Rispondi con quote   Modifica Modifica


Quote:

A volte lo studio, la "dottrina", sembra entrare in contraddizione.  
Da una parte, ci "insegna" cos'è la "fervenza", e dall'altra, la "blocca" per motivi .....letteralmente "dottrinali", in quanto prima di "manifestare pubblicamente" questa fervenza di spirito, cioè annunziare e insegnare le cose relative a Gesù, ci si debba "preparare" in un determinato modo.
 

La conoscenza accademica serve fino ad un certo punto. Apollo era un credente molto ferrato nelle Scritture, cioè la sua conoscenza delle Scritture non era superficiale, e da quello che egli sapeva intorno a Gesù, lo proclamava con franchezza e, soprattutto con calore, visto che egli era “fervente di spirito”. Una cosa è spiegare una verità in dettaglio e in profondità, e ben altro è presentarla con calore. La “fervenza” non è “annunciare e insegnare le cose relative a Gesù”; (visto che tanti lo fanno, secondo il proprio modo di intendere le cose) ma la maniera come presentarla. Il fervore non è il risultato di una preparazione accademica, cioè non dipende da essa, ma unicamente dall’opera dello Spirito Santo nella vita del credente. In altre parole quello che riscalda la vita di un credente, è lo Spirito del Signore, e, quando questi viene reso caldo, nel suo modo di parlare, fa vedere la sua fervenza.  
Loggato
eliseob.
Visitatore

E-Mail

Re: I tre stati in cui il credente si può trovare
« Rispondi #33 Data del Post: 16.01.2010 alle ore 09:03:41 »
Rispondi con quote Rispondi con quote   Modifica Modifica    Rimuovi messaggio Rimuovi messaggio

Pace.

Quote:
La “fervenza” non è “annunciare e insegnare le cose relative a Gesù”; (visto che tanti lo fanno, secondo il proprio modo di intendere le cose) ma la maniera come presentarla.

Caro Domenico, premesso che la "fervenza" non è certamente solo questa, però leggendo il verso in questione, almeno io, giungo alla logica conclusione che (come fra l'altro è scritto), "...ed essendo fervente di spirito, annunciava e insegnava le cose di Gesù accuratamente...".
Da qui, io non "deduco" un modo freddo o caldo, ma semplicemente che siccome era "fervente" nello spirito (il suo spirito), annunciava e insegnava le cose di Gesù, accuratamente (non "caldamente"Occhiolino.
Tutto il resto, sono "deduzioni", supposizioni.
 
È lo Spirito che giudica e che può giudicare se siamo "ferventi" o meno, e lo fa perchè guarda all'intimo del cuore.  
La "fervenza" in questione, non è la stessa "fervenza" che l'uomo può dimostrare con gli atteggiamenti o le parole, che di solito è comunque rivolta i propri ideali, ma è una "fervenza" che è rivolta al Cristo, quale Figlio di Dio, anche come nel caso di Apollo, non "conoscendolo bene".
Per lui però, era il Figlio di Dio, il Messia, e dunque, visto che amava e serviva Dio, secondo la sua conoscenza, annunciava quel Messia che aveva riconosciuto, con la stessa franchezza degli Apostoli. Non viene riportato/scritto nulla, sul "calore" delle sue "espressioni", ma soltano descritte la sua "accuratezza" e la sua "franchezza" nel parlare.

Quote:
(visto che tanti lo fanno, secondo il proprio modo di intendere le cose)

Infatti, è lo Spirito che giudica se uno è "fervente" o meno.
 
Laodicea si credeva ricca, vestita, etc..., e come è stato detto, almeno "materialmente", quella Chiesa era veramente "ricca", e dunque, anche gli altri uomini, potevano "testimoniare" di questo, in "verità".
Ma la Verità, è quella che Parla il Testimone Fedele e Verace, e questa Verità, era tutto il contrario di quello che sia la Chiesa, sia gli altri uomini potevano testimoniare.
 
Non ci illudiamo dunque, che la "fervenza" o la "freddezza", si possano misurare con "metodi" umani, quali la psicologia.
È lo Spirito che giudica, e che dà all'uomo spirituale, la facoltà di giudicare anch'esso, ma non certo per mezzo o con l'aiuto di espedienti "psicologici".
Questo, può farlo un qualsiasi uomo sano di mente e di principi.

Quote:
Il fervore non è il risultato di una preparazione accademica, cioè non dipende da essa, ma unicamente dall’opera dello Spirito Santo nella vita del credente.
.....
In altre parole quello che riscalda la vita di un credente, è lo Spirito del Signore...

Su questo non ne sarei tanto sicuro (a parte la questione della preparazione accademica).
La "fervenza", è conseguenza dell'amore che si ha. E l'amore, non viene "dato" dallo Spirito Santo, ma deve venire dal nostro cuore.
Una volta poi che il nostro cuore "s'infiamma" per Cristo, entra in gioco lo Spirito, che "infiamma" il nostro cuore.
Tant'è vero che se il nostro spirito si raffredda, nulla può lo Spirito Santo, perchè la scelta è nostra.
Esso può "ravvivare" la fiamma, ma non "accenderla".
 
Pace
Eliseo
Loggato
Domenico
Membro familiare
****




Certo, beni e bontà m'accompagneran no (Sal. 23:6)

   
WWW    E-Mail

Posts: 857
Re: I tre stati in cui il credente si può trovare
« Rispondi #34 Data del Post: 17.01.2010 alle ore 23:39:18 »
Rispondi con quote Rispondi con quote   Modifica Modifica

Ancora qualcosa su Apollo

Quando un credente è fervente, il suo fervore lo potrà manifestare in diversi modi (almeno questa è la mia convinzione, senza avere la pretesa di imporla a quanti la pensano diversamente). Tra le tante aree della vita cristiana che la fervenza si può palesare, riguarda anche il modo di parlare. Per chiarire questo mio convincimento, scelgo un personaggio biblico al tal proposito: ti tratta di Apollo. La mia scelta cade su di lui, non per speciale simpatia che nutro nei suoi confronti, a discapito di altri, ma semplicemente perché di lui è detto specificatamente che era “fervente di spirito” (Atti 18:25), cosa che per gli altri personaggi biblici (almeno stando a quanto si legge nel Nuovo Testanto, non viene precisato). Anche se di lui ho già parlato, vorrei aggiungere qualcos'altro per ulteriori precisazioni. Per valutare Apollo, questo personaggio particolare, è necessario elencare le sue caratteristiche, (almeno sulla base di quello che la Scrittura ci precisa).
 
Le caratteristiche di Apollo
 
— era un cristiano di origine ebraica;
— era un uomo eloquente nel suo parlare;
— era un uomo versato (o ferrato) nelle Scritture;
— era un uomo fervente di spirito;
— non aveva una completa conoscenza sulla “via di Dio” (e credo che quest'espressione si riferiva intorno a Gesù Cristo);
— possedeva una capacità nel dimostrare con le Scritture, che Gesù era il Cristo;
— Era umile;
— Aveva una particolare predilezione di annaffiare.
 
In conseguenza di queste sue caratteristiche, c’erano credenti che dichiaravano: io appartengo a Paolo, altri, ed io a Cefa (Pietro), io a Cristo, e infine altri che si vantavano di aderire ad Apollo (scusate l'inversione nel nominare le persone) (1Corinzi 1:12).
 
Nel caso della fervenza di Apollo, la prima cosa da tener presente è la parola “spirito” (gr. pneumati), la stessa usata in Romani 12:11, che è stata resa dai traduttori con la “s” minuscola, per indicare che non si trattava dello “Spirito di Dio”, ma di quello dell’uomo. Infatti, quando pneumati si riferisce allo Spirito di Dio o allo Spirito Santo, di solito la “s” è maiuscola. Quindi, si può affermare con una certa sicurezza che lo spirito di Apollo era fervente.  
 
La CEI, il verso in questione l’ha reso nel seguente modo: “Questi era stato ammaestrato nella via del Signore e pieno di fervore parlava e insegnava esattamente ciò che si riferiva a Gesù...”.  
 
Si può dire con altre parole che: Apollo “annunciava e insegnava accuratamente le cose concernente Gesù”, essendo fervente di spirito o pieno di fervore e non inversamente. Il fervore di Apollo si palesava attraverso quello che egli diceva intorno a Gesù.
 
Inoltre, quando Apollo arrivò ad Efeso, era conosciuto come un uomo “fervente di spirito”. Non era solamente Gesù che conosceva la fervenza di quest’uomo (e quello di Apollo era vero fervore) lo comprendeva anche Luca che gli rendeva testimonianza davanti agli altri.  
 
Concludo col dire: la correttezza esegetica non risiede nel riferire che Apollo era fervente perché “annunciava e insegnava accuratamente le cose concernenti a Gesù”, ma nel precisare che se egli parlava in quel modo, era essenzialmente perché era pieno di fervore, cioè “fervente di spirito”.  
 
Infine, chiudo con queste parole: Sia questo dunque il sentimento di quanti siamo maturi; se in qualche cosa voi pensate altrimenti, Dio vi rivelerà anche quella.
Soltanto, dal punto a cui siamo arrivati, continuiamo a camminare per la stessa via
(Filippesi 3:15-16).
 
Domenico
« Ultima modifica: 18.01.2010 alle ore 02:54:07 by Domenico » Loggato
eliseob.
Visitatore

E-Mail

Re: I tre stati in cui il credente si può trovare
« Rispondi #35 Data del Post: 18.01.2010 alle ore 12:20:54 »
Rispondi con quote Rispondi con quote   Modifica Modifica    Rimuovi messaggio Rimuovi messaggio

Pace.

Quote:
Si può dire con altre parole che: Apollo “annunciava e insegnava accuratamente le cose concernente Gesù”, essendo fervente di spirito o pieno di fervore e non inversamente. Il fervore di Apollo si palesava attraverso quello che egli diceva intorno a Gesù.

Caro Domenico, Apollo non aveva una conoscenza completa/esatta della "via di Dio", dunque quello che diceva intorno a Gesù, non era completo/esatto.
Da qui dunque, diventa palese che la "fervenza" non consisteva nel "come" (modo), o nel "contenuto" di ciò che diceva, ma semplicemente nel fatto che non non poteva tacere, ma sentiva il bisogno di parlare agli altri di Gesù, sempre, accuratamente e con franchezza, nonostante la sua "conoscenza inesatta".

Quote:
Inoltre, quando Apollo arrivò ad Efeso, era conosciuto come un uomo “fervente di spirito”. Non era solamente Gesù che conosceva la fervenza di quest’uomo (e quello di Apollo era vero fervore) lo comprendeva anche Luca che gli rendeva testimonianza davanti agli altri.  

Prima di tutto, visto che noi lo leggiamo nelle Scritture, direi che è lo Spirito che "rendeva testimonianza" della "fervenza di Apollo", e non "l'uomo" Luca.
A sostegno di questo, c'è il fatto evidente che Apollo "annunciava" un qualcosa di "incompleto/inesatto", tanto da aver avuto bisogno di "aver esposta con più esattezza la via di Dio".
Luca dunque, non poteva certo testimoniare di Apollo in base a quello che lui diceva, perchè non "esatto".
Inoltre, Luca dà questa "testimonianza" nelle Scritture, riportando un fatto, e non al tempo in cui Apollo "arrivò ad Efeso".
Quella testimonianza è dunque per noi, e non per gli "ascoltatori" di Efeso.

Quote:
Concludo col dire: la correttezza esegetica non risiede nel riferire che Apollo era fervente perché “annunciava e insegnava accuratamente le cose concernenti a Gesù”, ma nel precisare che se egli parlava in quel modo, era essenzialmente perché era pieno di fervore, cioè “fervente di spirito”.  

Devo dire che non so in cosa consista la "correttezza esegetica", ma ribadisco che secondo me, la "fervenza" di Apollo non consisteva nel parlare in un determinato modo, ma nel fatto che egli non poteva fare a meno di parlare di Gesù, e cioè dunque, proprio nel fatto che egli "annunciava ed insegnava" le cose intorno a Gesù, accuratamente, secondo la sua conoscenza.

Quote:
Tra le tante aree della vita cristiana che la fervenza si può palesare, riguarda anche il modo di parlare. Per chiarire questo mio convincimento, scelgo un personaggio biblico al tal proposito....

 Sorriso

Quote:
Infine, chiudo con queste parole: Sia questo dunque il sentimento di quanti siamo maturi; se in qualche cosa voi pensate altrimenti, Dio vi rivelerà anche quella. ....

 Sorriso
Credo che questo, te lo saresti potuto risparmiare.
Non mi pare esprima il "sentimento" idoneo, per un "dialogo", tanto più se è riferito ad un argomento come questo: Tra le tante aree della vita cristiana che la fervenza si può palesare, riguarda anche il modo di parlare. Per chiarire questo mio convincimento...
 
Infine...

Quote:
In conseguenza di queste sue caratteristiche, c’erano credenti che dichiaravano: io appartengo a Paolo, altri, ed io a Cefa (Pietro), io a Cristo, e infine altri che si vantavano di aderire ad Apollo (scusate l'inversione nel nominare le persone) (1Corinzi 1:12).  

Caro Domenico, questo riguarda l'Apollo dei tempi nei quali già era stato ammaestrato con esattezza intorno alla via di Dio.
 
Inoltre, questi "partiti", testimoniano solamente di ciò che avviene, quando sono gli uomini, a "comprendere", a giudicare e a "stabilire", chi è "cosa e come", e in base al loro "giudizio", sono poi per Paolo, Pietro o Apollo....
 
Pace
Eliseo
Loggato
Domenico
Membro familiare
****




Certo, beni e bontà m'accompagneran no (Sal. 23:6)

   
WWW    E-Mail

Posts: 857
Re: I tre stati in cui il credente si può trovare
« Rispondi #36 Data del Post: 18.01.2010 alle ore 13:42:39 »
Rispondi con quote Rispondi con quote   Modifica Modifica


Quote:

Devo dire che non so in cosa consista la "correttezza esegetica", ma ribadisco che secondo me, la "fervenza" di Apollo non consisteva nel parlare in un determinato modo, ma nel fatto che egli non poteva fare a meno di parlare di Gesù, e cioè dunque, proprio nel fatto che egli "annunciava ed insegnava" le cose intorno a Gesù, accuratamente, secondo la sua conoscenza.
 

Dal momento che risulta chiaro che la mia convinzione è diversa dalla tua, ne consegue che una delle due, non sta seguendo la correttezza eseguetica. Potrebbero spiegarlo i moderatori, se lo ritenessero opportuno. Comunque, caro Eliseo, sia ben chiaro: non sono per la polemica, ma per la correttezza esegetica.
 
Domenico  
Loggato
Domenico
Membro familiare
****




Certo, beni e bontà m'accompagneran no (Sal. 23:6)

   
WWW    E-Mail

Posts: 857
Re: I tre stati in cui il credente si può trovare
« Rispondi #37 Data del Post: 20.01.2010 alle ore 03:40:25 »
Rispondi con quote Rispondi con quote   Modifica Modifica

2) Il fervore del credente nella vita privata e in quella con la comunità
 
Fin qui, nessuno degli utenti ha risposto alla mia domanda, cioè: come si può raffigurare la fervenza? Per me, come già mi sono espresso, la raffiguro ad una “pendola che bolle”. La pendola bollirà solamente se starà sopra il fuoco; prima della sua ebollizione è silenziosa, cioè non fa nessun rumore, ma non appena raggiungerà quella gradazione di calore che gli permetterà di bollire, tutto cambierà, visto che i rumori causati dall’ebollizione, cominceranno a farsi sentire. Questa semplice illustrazione, che non è un’astrazione dell’immaginazione, visto che ogni volta che un cuoco o una massaia si avvicina ai fornelli per cucinare il cibo, lo potrà notare, spiega magistralmente che cosa è il fervore nella vita di un credente.
 
Se si accetta che lo Spirito Santo è paragonato al fuoco, in certe sue manifestazioni, si potrà meglio comprendere il paragone in questione. Il fuoco, infatti, non si limita ad una sola funzione, cioè distruggere il combustibile che, nel nostro caso potrebbe essere paragonato al legno, al fieno e alla paglia, (per usare l’espressione paolina) (1Corinzi 3:12); svolge anche altre funzioni, quali: riscaldare e purificare. Allora, si può affermare, senza tema di essere smentiti che, la fervenza nella vita di un credente, è opera esclusiva del fuoco dello Spirito Santo, che permetterà al credente di sentirsi riscaldato nella sua vita interiore. Questo stato di cose, naturalmente, sarà subordinato ad una precisa condizione, cioè, che il credente si manterrà a contatto con lo Spirito di Dio. Se questa condizione sarà mantenuta, immancabilmente la vita del credente sarà accalorata, fino a diventare bollente. In conseguenza di ciò, si verificherà un reale cambiamento nella sua esperienza cristiana.  
 
Il fervore di un credente, non è uno stato che si manifesta solamente in privato, cioè quando la persona si trova sola, nella relazione di comunione col suo Dio, si palesa anche nella vita comunitaria, vale a dire nella partecipazione a riunioni di preghiere e di studio biblico e nell’adorazione che si offre al Signore in un culto.  
 
Quando i credenti si radunano insieme, non lo fanno solamente per godere la comunione fraterna, secondo il detto della Scrittua Ecco quant’è buono e quant’è piacevole che i fratelli vivano insieme! (Salmo 133:1), lo fanno anche e soprattutto per offrire il canto e l’adorazione al loro Signore, in spirito e verità, secondo il volere di Dio (Giovanni 4:24).
 
Mi rendo conto che, parlare di comunità, di culto, in tema di fervenza, non è un soggetto di facile trattazione, per il semplice motivo che non c’è unanimità di vedute e di valutazioni sull’argomento. È un certo “toccare ferro”, quando si entra in una simile discussione, dove le convinzioni e le prese di posizioni sono talmente diverse, che a volte, si arriva addirittura ad emettere severi giudizi nei confronti di certe manifestazioni, definendole carnali, quando si è clementi e diaboliche quando si è severi.  
 
Ma perché trattare un simile soggetto, quando si conoscono le varie reazioni che si avranno, sia da una parte che dall’altra? Non sarebbe meglio sorvolarlo e pensare ad altro? Credo che sia una questione di onestà intellettuale valutare l’argomento della fervenza, sia dal punto di vista tradizionale, con riferimento a quello che i nostri padri ci hanno insegnato che dal punto di vista biblico, senza avere quei condizionamenti a priori. Trattando l’argomento dal punto di vista tradizionale, non sarà una sorpresa incontrare posizioni di arroccamenti così severi e determinati, con una bassa percentuale a riuscire a varcare certi confini di demarcazione. Mentre trattarlo con una mente illuminata, (si intende dalla luce della Parola di Dio) scevra da pregiudizi, sarà molto più facile valutare il soggetto, con obbiettività di valutazione e di giudizio. Cominciamo dal formalismo religioso.
 
Formalismo religioso
 
Il formalismo religioso è un pilastro portante di tutta la struttura tradizionale, per ciò che riguarda le varie funzioni religiose che si svolgono in un comune culto di adorazione al Signore. Ci sono certi ambienti religiosi in cui il culto di adorazione, ha delle precise norme da rispettare e non è ammesso o tollerabile che entrino nella liturgia elementi che non porti rispetto allo schema prestabilito; di conseguenza, non c’è spazio per un qualcosa che non è previsto nella norma. Per giustificare lo svolgimento di una simile liturgia, s’invoca spesso il detto paolino ogni cosa sia fatta con dignità e con ordine (1Corinzi 14:40). Che nello svolgimento del culto, ci sia ordine, è indiscutibile, per il semplice fatto che Dio stesso non è un Dio di confusione, ma di pace (1Corinzi 14:33).  
 
A questo punto, bisognerebbe però chiedere: che cosa si intende per ordine? Una definizione che escludesse una qualsiasi manifestazione dello Spirito di Dio, è ordine secondo l’uomo, ma non secondo Dio. Quando lo Spirito del Signore, che porta dinamismo e calore nella vita degli adoratori, è assente o non gli si concede lo spazio di manifestarsi, (di solito lo fa per mezzo dei vari doni che Egli distribuisce alla chiesa) quello non è ordine, è semplicemente puro formalismo religioso che non ha niente a che vedere con quello che Paolo intendeva affermare.  
 
Che dire poi del canto che si innalza al Signore? Certamente non ha il senso di un'esibizione artistica, in cui concorrono i diversi elementi di professionalità per dare spettacolo, ma un esprimere sentimenti di gratitudine e di riconoscenza per quello che si riceve dalla mano di Dio e dalla Sua grazia. Nel formalismo religioso, è inconcepibile, per esempio, che un cantico  possa ripetersi tante volte, senza essere bollato come pura formalità carnale, priva di valore spirituale. Il mutismo quasi assoluto che si osserva, durante le funzioni del culto, fanno parte del corredo formalistico in cui tutto si deve svolgere nel silenzio, in puro raccoglimento spirituale. Alzare il timbro della voce e intercalare, di tanto in tanto, un’espressione di giubilo con un Alleluia, è considerato elemento disturbante per la quieta della comunità. Sarebbe meglio, a rigore, andare in un cimitero anziché in un luogo di culto, per avere un maggiore silenzio. Pensare, infine, alla fervenza, in un tale ambiente di questo genere, è pura utopia anche se i termini, fervore e ferventi che si leggono nella Bibbia non vengono negati.
 
Seguiranno, non subito, altre considerazioni.
 
Domenico
Loggato
eliseob.
Visitatore

E-Mail

Re: I tre stati in cui il credente si può trovare
« Rispondi #38 Data del Post: 20.01.2010 alle ore 10:29:35 »
Rispondi con quote Rispondi con quote   Modifica Modifica    Rimuovi messaggio Rimuovi messaggio


Quote:
Allora, si può affermare, senza tema di essere smentiti che, la fervenza nella vita di un credente, è opera esclusiva del fuoco dello Spirito Santo, che permetterà al credente di sentirsi riscaldato nella sua vita interiore. Questo stato di cose, naturalmente, sarà subordinato ad una precisa condizione, cioè, che il credente si manterrà a contatto con lo Spirito di Dio. Se questa condizione sarà mantenuta, immancabilmente la vita del credente sarà accalorata, fino a diventare bollente. In conseguenza di ciò, si verificherà un reale cambiamento nella sua esperienza cristiana.  

Beh, caro Domenico, evidentemente io ho sempre capito il rimprovero a Laodicea in modo leggermente diverso.
 
Tu parli del fuoco, del calore che viene dallo Spirito Santo, mentre invece, io credo che la "fervenza" a cui si riferiva Gesù riguardo Laodicea, non riguarda quella fervenza che riscalda "l'interiore", il cuore dell'uomo, ma quella che "ne esce", e ne esce in direzione Gesù, la Sua persona, la Sua Opera, il Suo Regno.
 
Per questo dicevo, che non può essere lo Spirito, a "regolare" quel fuoco che si sviluppa nel cuore e nello spirito dell'uomo, e si indirizza al Cristo.
 
Questo, naturalmente porta la ricerca costante della "vicinanza" di Dio, il quale dà il Suo Spirito, che "fomenta", rinvigorisce, infiamma ulteriormente il cuore e lo spirito dell'uomo.
 
Inoltre, sempre parlando di "equivoci", quel rimprovero sulla condizione di Laodicea, pur essendo rivolto alla Chiesa, cioè ad una "comunità", esso si dirige esclusivamente al singolo. Infatti è il singolo, che sarà vomitato, se sarà trovato in uno stato di tiepidezza.
 
Ne consegue che sia la fervenza, la freddezza o la tiepidezza, non possono essere "valutate", "giudicate" o considerate nell'insieme, nell'assemblea, perchè queste, sono condizioni del singolo credente.
 
E se è vero, che umanamente parlando, alcune "condizioni" sono "contagiose", cioè che "trascinano gli altri", questo vale solamente per l'esteriore, per il "vestito", ma non certo per i sentimenti del cuore, di quella "vita nascosta".
 
Nell'assemblea dei Santi, è lo Spirito di Dio che regna, e che ha il controllo, e dunque è Lui, quello che "infiamma", indipendentemente dalla "condizione" del singolo, che appena uscito, finita la "funzione", può benissimo tornare nel suo torpore, perchè quel "fuoco", non era suo, ma appunto dello Spirito.
 
Ne consegue, a mio avviso, che parlare di "fervenza" in questi termini..., " Pensare, infine, alla fervenza, in un tale ambiente di questo genere, è pura utopia ...", sia un po' fuori strada.
 
Naturalmente, questo è il mio pensiero, senza nessuna polemica.
 
Sono d'accordo comunque con la definizione "pentola che bolle", il punto è: chi è che la fa bollire? Per chi, bolle? Perchè, bolle?
 
Una risposta, almeno all'ultima domanda, potrebbe essere:
Romani 5:8
ma Iddio mostra la grandezza del proprio amore per noi, in quanto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.
 
Se questo, non accende "la pentola", essa non bollirà mai.
Loggato
Domenico
Membro familiare
****




Certo, beni e bontà m'accompagneran no (Sal. 23:6)

   
WWW    E-Mail

Posts: 857
Re: I tre stati in cui il credente si può trovare
« Rispondi #39 Data del Post: 20.01.2010 alle ore 18:15:10 »
Rispondi con quote Rispondi con quote   Modifica Modifica


Quote:

Inoltre, sempre parlando di "equivoci", quel rimprovero sulla condizione di Laodicea, pur essendo rivolto alla Chiesa, cioè ad una "comunità", esso si dirige esclusivamente al singolo. Infatti è il singolo, che sarà vomitato, se sarà trovato in uno stato di tiepidezza.  
 Ne consegue che sia la fervenza, la freddezza o la tiepidezza, non possono essere "valutate", "giudicate" o considerate nell'insieme, nell'assemblea, perchè queste, sono condizioni del singolo credente.  
 

Senza dubbio è il singolo che dovrà rispondere davanti a Gesù, anche se il messaggio è rivolto a una comunità.
 

Quote:

Ne consegue, a mio avviso, che parlare di "fervenza" in questi termini..., " Pensare, infine, alla fervenza, in un tale ambiente di questo genere, è pura utopia ...", sia un po' fuori strada.
 

Sto parlando di una comunità che vive in uno stato di “formalismo religioso” che non ha nessuna voglia di uscire da quello schema prestabilito, in ciò che riguarda il canto e l’adorazione in un servizio di culto. Riporto nuovamente quello che ho scritto, per considerarlo nel suo giusto contesto.
 
“Che dire poi del canto che si innalza al Signore? Certamente non ha il senso di un'esibizione artistica, in cui concorrono i diversi elementi di professionalità per dare spettacolo, ma un esprimere sentimenti di gratitudine e di riconoscenza per quello che si riceve dalla mano di Dio e dalla Sua grazia. Nel formalismo religioso, è inconcepibile che un cantico si possa ripetere tante volte, senza essere echitettato come pura formalità carnale, priva di valore spirituale. Il mutismo quasi assoluto che si osserva, durante le funzioni del culto, fanno parte del corredo formalistico in cui tutto si deve svolgere nel silenzio, in puro raccoglimento spirituale. Alzare il timbro della voce e intercalare, di tanto in tanto, un’espressione di giubilo con un Alleluia, è considerato elemento disturbante per la quieta della comunità. Sarebbe meglio, a rigore, andare in un cimitero anziché in un luogo di culto, per avere un maggiore silenzio. Pensare, infine, alla fervenza, in un tale ambiente di questo genere, è semplicemente utopia anche se nella Bibbia si leggono i termini, fervore e ferventi”.
 
In una comunità del modo descritto, la fervenza è solamente una chimera; perciò affermo che “è pura utopia”, pensarla e cercarla visto che non esiste. Questo, naturalmente vale sia per la comunità come anche per il singolo membro, che vive nel formalismo religioso. Quindi, secondo me, non è “un po' fuori strada”.  
Loggato
eliseob.
Visitatore

E-Mail

Re: I tre stati in cui il credente si può trovare
« Rispondi #40 Data del Post: 20.01.2010 alle ore 23:14:30 »
Rispondi con quote Rispondi con quote   Modifica Modifica    Rimuovi messaggio Rimuovi messaggio

Caro Domenico, non era mia intenzione estrappolare quella frase dal contesto, solo che l'ho scelta in rappresentanza del discorso, come "conclusione". Ma avrei anche potuto quotare il titolo, cioè "Il formalismo religioso", almeno appunto riferito al contesto.
 
Ma forse, parlarne adesso, facilita un po' la comprensione del mio pensiero.
 
Anche il "formalismo religioso", non è una questione che si possa trattare nel collettivo.
Oggi, dando un'occhiata al panorama denominazionale, o delle Chiese in generale, possiamo vedere che il modo in cui si svolgono i Culti, toccano tutte le varianti, e questo dipende da moltissimi fattori.
Io, aspetterei un po', prima di "valutare" la fervenza o la tiepidezza dal "silenzio", da un "alleluia" qui e là, o da una "platea infuocata".
Dove c'è il silenzio, è sempre silenzio.
Dove c'è l'alleluia, c'è sempre l'alleluia.
Dove c'è "il fuoco", c'è sempre il fuoco.
 
Come si fa dunque, a dire: C'è fervenza o no?
Dove, nel singolo o nella comunità?
 
E il "formalismo"?
Come c'è nel silenzio, c'è nel fuoco. È semplicemente il "modo liturgico" di svolgere la funzione.
 
Quand'ero molto piccolo, nella Comunità di mio nonno, pochi membri, e per la maggiore "anziani", non c'era il "silenzio"..., tutti glorificavano Dio, ognuno per "conto proprio", ma per carità..., che a nessuno venisse in mente di battere le mani, o accennare ad un qualche movimento (danza), per non parlare se qualche sorella si sarebbe azzardata ad entrare senza Collant..., etc. etc. etc....
Se veniva qualche ospite da fuori, a volte rimaneva un po' "turbato", non per la "santità esteriore", perchè a quei tempi era quasi "normale", ma piuttosto da quei "troppi" alleluia (a tempo e a fuor di tempo), che spesso venivano considerati come disordine, ma non lo erano in quella comunità di circa 20 persone la domenica..., e che comunque, "alleluia", lo dicevano già per strada, prima che arrivassero in Comunità.
 
Questo solamente per dire quanto poco rilevante sia tutto questo, nel trattare "i tre stati in cui il credente si può trovare".
Perchè il credente, dopotutto, si "adegua" all'ambiente, alle "regole", e ai "costumi" della Comunità in cui si viene a trovare, se non altro, per non essere di scandalo al fratello più debole.
E lui che è forte, si può benissimo "controllare", manifestando uno dei frutti che è l'autocontrollo, e non "danzare" per esempio...
 
Così pure, il fratello "debole" che si viene a trovare in una Comunità dove "vige" la libertà dello Spirito, proprio per quella libertà, può rimanere fermo e in silenzio.
Perchè la "libertà", non è solo quella di "manifestare la fervenza", magari con gridi di gioia e danze, ma anche quella di stare zitti e fermi, senza per questo essere giudicati freddi o tiepidi.
Ma qui però, di solito casca l'asino, e la libertà è solo quella che dà "libero sfogo"...
 
Per evitare il giudizio della fratellanza allora, il fratello che è veramente debole, si adatterà all'ambiente circostante, fino a quando il tutto, diventerà "normale", cioè la "libertà dello Spirito".
 
Per altri, potrebbe essere soltanto un'altra forma di "formalismo religioso", che con la fervenza non ha nulla a che vedere.
 
E alla fine, sia nella comunità definita "cimitero", che nelle altre, è il singolo credente, che dovrà rispondere a Colui che solo, stabilisce chi è caldo, freddo o tiepido.
A parte la persona stessa, naturalmente, che può e deve saperlo, qual'è la sua propria condizione, a dispetto dell'ambiente circostante.
 
Comunque è vero, questo è un soggetto molto delicato, da trattare.
Loggato
alle
Admin
*****




"Se perseverate nella mia parola ..." Giov 8:31

   
WWW    E-Mail

Posts: 17739
Re: I tre stati in cui il credente si può trovare
« Rispondi #41 Data del Post: 20.01.2010 alle ore 23:49:34 »
Rispondi con quote Rispondi con quote   Modifica Modifica

Appartengo a una comunità dove si ama moltissimo Dio, dove si ama molto i propri fratelli e dove si ama molto l'ordine, cioé non ci sono esclamazioni o mormorii, ripetizioni dello stesso inno, ma egualmente esiste un'intensa partecipazione durante i culti, intensità che definirei palpabile perché non è una comunità numerosa.  
Malgrado l' "ordine" del tipo che ho brevemente descritto, io la ritengo una comunità fervente, e desidero con tutto il cuore che il Signore Iddio veda fervenza pure in me.
Perciò attendo con molto interesse il prosieguo di questa discussione.
Loggato

" Io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell'età presente ".
(Gesù, in Matteo 28:20)
eliseob.
Visitatore

E-Mail

Re: I tre stati in cui il credente si può trovare
« Rispondi #42 Data del Post: 21.01.2010 alle ore 00:10:20 »
Rispondi con quote Rispondi con quote   Modifica Modifica    Rimuovi messaggio Rimuovi messaggio


on 20.01.2010 alle ore 23:49:34, alle wrote:
.... cioé non ci sono esclamazioni o mormorii, ripetizioni dello stesso inno,

 Sorridente
 
A proposito degl'inni..., anche se può sembrare banale, la questione è più seria di quanto non sembri, purtroppo.
Perchè in tutto questo, cioè nella "lode e adorazione", ormai sono "intervenuti" i più o meno presunti "ministeri/ministri" della lode, che hanno introdotto un particolare modo di "lodare" durante il Culto.
 
In quanto non credo ci sia nulla di "male", nel ripetere un paio di volte "innamorato di Gesù", per esempio...
La stessa "ripetizione" però ha un'altro "sapore", se si protrae per tutto il tempo della lode, e non una volta ogni tanto, ma in ogni Culto, ogni volta un coro o brano diverso, scelto o a "discrezione" del ministro della lode, riempie o si trascina per tutta la durata della lode, se non addirittura del Culto....
 
Purtroppo, non è dal "nulla" che spuntano le cose, ma da cosa nasce cosa...
Loggato
Domenico
Membro familiare
****




Certo, beni e bontà m'accompagneran no (Sal. 23:6)

   
WWW    E-Mail

Posts: 857
Re: I tre stati in cui il credente si può trovare
« Rispondi #43 Data del Post: 21.01.2010 alle ore 04:07:49 »
Rispondi con quote Rispondi con quote   Modifica Modifica

Una domanda
 
Nella discussione che stiamo conducendo intorno “ai tre stati in cui il credente si può trovare”, cioè la fervenza, la freddezza e la tiepidezza, sono intervenuti pochi utenti, come se l’argomento fosse di scarso valore. Mi permetto di fare una domanda: (con preghiera di non interpretarla come una forzatura a intervenire) che ne pensate di questo paragrafo che ho scritto, principalmente quello che sottolineo?
 
Alle ha scritto: “Perciò attendo con molto interesse il prosieguo di questa discussione”.
Eliseo ha scritto: “Comunque è vero, questo è un soggetto molto delicato, da trattare”.
 
E voi tutti che leggete che ne pensate?
 
“Mi rendo conto che, parlare di comunità, di culto, in tema di fervenza, non è un soggetto di facile trattazione, per il semplice motivo che non c’è unanimità di vedute e di valutazioni sull’argomento. È un certo “toccare ferro”, quando si entra in una simile discussione, dove le convinzioni e le prese di posizioni sono talmente diverse, che a volte, si arriva addirittura ad emettere severi giudizi nei confronti di certe manifestazioni, definendole carnali, quando si è clementi e diaboliche quando si è severi.  
 
Ma perché trattare un simile soggetto, quando si conoscono le varie reazioni che si avranno, sia da una parte che dall’altra? Non sarebbe meglio sorvolarlo e pensare ad altro? Credo che sia una questione di onestà intellettuale valutare l’argomento della fervenza, sia dal punto di vista tradizionale, con riferimento a quello che i nostri padri ci hanno insegnato che dal punto di vista biblico, senza avere quei condizionamenti a priori. Trattando l’argomento dal punto di vista tradizionale, non sarà una sorpresa incontrare posizioni di arroccamenti così severi e determinati, con una bassa percentuale a riuscire a varcare certi confini di demarcazione. Mentre trattarlo con una mente illuminata, (si intende dalla luce della Parola di Dio) scevra da pregiudizi, sarà molto più facile valutare il soggetto, con obbiettività di valutazione e di giudizio. Cominciamo dal formalismo religioso”.
 
Loggato
backer
Membro familiare
****





   
WWW    E-Mail

Posts: 622
Re: I tre stati in cui il credente si può trovare
« Rispondi #44 Data del Post: 21.01.2010 alle ore 09:30:04 »
Rispondi con quote Rispondi con quote   Modifica Modifica


on 21.01.2010 alle ore 04:07:49, Domenico wrote:

Ma perché trattare un simile soggetto, quando si conoscono le varie reazioni che si avranno, sia da una parte che dall’altra? Non sarebbe meglio sorvolarlo e pensare ad altro? Credo che sia una questione di onestà intellettuale valutare l’argomento della fervenza, sia dal punto di vista tradizionale, con riferimento a quello che i nostri padri ci hanno insegnato che dal punto di vista biblico, senza avere quei condizionamenti a priori. Trattando l’argomento dal punto di vista tradizionale, non sarà una sorpresa incontrare posizioni di arroccamenti così severi e determinati, con una bassa percentuale a riuscire a varcare certi confini di demarcazione. Mentre trattarlo con una mente illuminata, (si intende dalla luce della Parola di Dio) scevra da pregiudizi, sarà molto più facile valutare il soggetto, con obbiettività di valutazione e di giudizio. Cominciamo dal formalismo religioso”.

Pace caro Domenico.
Io ti stimo come fratello e come anziano, perchè è evidente la tua preoccupazione per ciò che riguarda la dottrina e la verità di Dio.
Se non intervengo, come ti dissi, è semplicemente perchè non riesco a trattare tali argomenti in forma di studio e ti spiego ...
Certe questioni non sono mai esaurite da uno studio biblico dell'argomento, e non solo perchè "la teoria deve essere seguita dalla pratica".
Tu hai parlato di una differenza tra "tradizione e Bibbia" e gli hai dato una particolare connotazione assolutamente corretta.
Io cerco di andare un po' oltre, perchè, avendo avuto una formazione un po' fuori dal consueto, ho notato che spesso gli studi biblici "ricalcano schemi tradizionali" e rimangono strettamente legati alle interpretazioni della tradizione evangelica.
Perciò, volendo uscire da questi schemi, schemi che non permettono di affrontare molti particolari fondamentali, cerco di trattare gli argomenti con un approccio diverso, che non si basa su tradizioni di usi e nemmeno su "interpretazioni bibliche tradizionali".
Se non partecipo è essenzialmente per questo motivo, vedendo che non ci si vuole sganciare dagli "stereotipi" cristiani ed evangelici, per approfondire veramente cosa c'è nel cuore di ciascuno di noi.
Io vorrei trattare queste cose con i particolari di ogni giorno, con riferimento ai nostri pensieri, desideri, visioni, concezioni, fondamenti e sentimenti, i quali portano irrimediabilmente a "proteggere il didentro" approfondendo il "difuori".
Gli studi biblici, apprezzabilissimi e che ricalcano esattamente le affermazioni della bibbia, si fermano sempre troppo presto, e non vanno mai a distruuggere le concezioni ma vi edificano sopra.
Di sovrastruttura in sovrastruttura si rigira sempre sugli stessi concetti e l'uomo rimane sempre quello di prima, rinnovato nel vestito ma spesso "il medesimo, quello vecchio, nei pensieri e nelle concezioni di base".
Essendo questa la mia preoccupazione nell'affrontare gli argomenti, per non dare fastidio a nessuno con le mie pretese di santità, leggo e vi seguo.
Pace Domenico (con stima vera)
« Ultima modifica: 21.01.2010 alle ore 09:32:59 by backer » Loggato
Pagine: 1 2 3 4  · torna su · Rispondi Rispondi   Abilita notifica Abilita notifica    Invia il Topic Invia il Topic    Stampa Stampa

« Topic Precedente | Prossimo Topic »

Evangelici.net è un sito di Teknosurf.it srl ‐ P.IVA 01264890052 ‐ Privacy policy