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   Autore  Topic: Profeti del Nuovo Testamento  (letto 3397 volte)
Domenico
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Re: Profeti del Nuovo Testamento
« Rispondi #15 Data del Post: 29.07.2009 alle ore 04:01:05 »
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6) Il seguire la verità nell’amore

Seguire la verità significa essenzialmente seguire Cristo Gesù, dal momento che Egli è la verità personificata. Giustamente Paolo, utilizzando la forma singolare e definitiva la verità, vuole mettere in risalto che di verità ce né una sola: Gesù è la via, la verità e la vita (Giovanni 14:6). Con il detto proverbiale che tutte le strade conducono a Roma, si vuole convincere l’uomo che, in ultima analisi, ogni forma di religione ha lo stesso obiettivo di condurre a Dio. Questo però non è vero per quanto riguarda la verità, per il semplice fatto che la Scrittura afferma che è Gesù Cristo, l’unico mediatore tra Dio e l’uomo (1Timoteo 2:5); Egli perciò è il solo che può condurre l’uomo a Dio.  
 
Perché l’Apostolo parla di seguire la verità nell’amore? Perché, in effetti, l’amore è il vincolo della perfezione, secondo la sua stessa affermazione: Al di sopra di tutte queste cose rivestitevi dell’amore che è il vincolo della perfezione (Colossesi 3:14) e perché la fede deve operare mediante l’amore (Galati 5:6).
 
7) Il crescere in ogni cosa verso colui che è il capo, cioè Cristo
 
La crescita del credente nella vita cristiana deve essere verso Chi è definito il capo, cioè Cristo. Questo significa che Cristo rimane il centro della nostra attenzione, il punto di riferimento di ogni nostra attività. L’opera del ministero persegue appunto questa finalità.
 
8) Il fare in modo che tutti traggano il proprio sviluppo, nella misura del vigore di ogni singola parte, per edificare se stesso nell’amore  
 
Non c’è conclusione più significativa che constatare che lo sviluppo, di cui parla il passaggio, non è riservato ad alcuni, come per esempio a chi compie un ministero, ma è esteso a “tutti” senza nessuna distinzione, in modo che ogni singola parte ne tragga il beneficio per edificare se stesso nell’amore.
« Ultima modifica: 29.07.2009 alle ore 04:09:13 by Domenico » Loggato
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Re: Profeti del Nuovo Testamento
« Rispondi #16 Data del Post: 29.07.2009 alle ore 08:50:51 »
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Pace Domenico,
stiamo entrando, piano piano, sempre più nei dettagli della vita vissuta come cristiani.
Devo dire che è molto equilibrato e delicato il tuo modo di condurre questi studi, e soprattutto noto una sobrietà non comune.
Sappi che sono completamente d'accordo con te in ciò che hai scritto, soprattutto per il modo (molto discreto) in cui hai evidenziato con fermezza lo scopo: l'edificazione di ogni anima nel Corpo di Cristo come servizio, servizio che rende gloria solo a Dio.
In ogni caso, credo che il passo successivo sia quello di inquadrare il ministero di profeta all'interno del preciso percorso che hai tracciato con sapienza.
La cosa mi incuriosisce per due aspetti differenti, ma che si riferiscono all'approccio che normalmente si ha con tale ministero.
Da una parte mi incuriosisce il modo nel quale hai previsto di affrontare un ministero che, di norma, ha poco spazio nello studio dell'edificazione del Corpo di Cristo, dove invece hanno ampio spazio i pastori ed i dottori.
Dall'altro mi incuriosisce il fatto che, altrettanto facilmente, chi affronta lo studio del ministero di profeta, ha già una visione un po' distorta, avendo le concezioni tipiche che fanno del profeta, non un ministro che, a fianco dei pastori e dottori servono nell'edificazione di un insieme, ma un "battitore libero", un ministro che esce dai canoni per dire e fare tutto ciò che gli passa per la testa.
Insomma libero di fare quello che gli pare e piace, che non conosce ubbidienza, non conosce responsabilità, che non conosce sottomissione, se non a quello che egli giudica "conduzione di Dio", senza che nessuno possa edificare lui, che pur fa parte del corpo, e senza che nessuno possa dirigerlo per formarlo, per correggerlo e per renderlo perfetto.
Diciamo che questo è anche il problema di molti pastori, dottori, apostoli ed evangelisti, ma questo è un'altro problema.
 
In ogni caso, attendo il seguito con molto interesse, ovviamente per partecipare all'edificazione e sostenerti in ciò che stai conducendo con ammirabile sobrietà.
Pace a te
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Re: Profeti del Nuovo Testamento
« Rispondi #17 Data del Post: 31.07.2009 alle ore 03:11:27 »
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Quote:

In ogni caso, attendo il seguito con molto interesse, ovviamente per partecipare all'edificazione e sostenerti in ciò che stai conducendo con ammirabile sobrietà.
 

 
Marco, ecco qui di seguito la continuazione.
 
SPECIFICAZIONI INTORNO AD UN PROFETA E ALLE PROFEZIE
 
Nel capitolo 14 della prima epistola ai Corinzi, Paolo fornisce ampie specificazioni per quanto riguarda i profeti e le profezie e lo svolgimento del loro ministero. Tenendo come base fondamentale i chiarimenti e le specificazioni che l’apostolo fornisce, seguendolo in tutta la sua argomentazione, si possono avere idee chiare e comprendere il suo insegnamento.  
 
In (1Corinzi 12:28), Paolo stabilisce che è stato Dio a costituire nella chiesa, apostoli, profeti e dottori. Alle sette domande che egli fa seguire, quando chiede: Sono forse tutti apostoli? Sono forse tutti profeti? Sono forse tutti dottori? Fanno tutti i miracoli? Tutti hanno forse i doni di guarigioni? Parlano tutti in altre lingue? Interpretano tutti?, la risposta sarà con un perentorio no! Il motivo di questa risposta sta nel fatto che, pur ammettendo, in linea eccezionale che, un credente può essere un apostolo (nel senso largo di questo termine), un profeta, un dottore, fare miracoli, avere doni di guarigioni, parlare in altre lingue e interpretarle, resta però il fatto che non si può negare la differenza che esiste tra apostolo, profeta, dottore, ecc. per considerarli come se fossero puri sinonimi. Tenuto presente che non tutti sono apostoli, profeti, dottori; non tutti fanno i miracoli, hanno i doni di guarigioni; non tutti parlano le lingue e li interpretano, nel senso di ricevere questi carismi, occupiamoci dei profeti e delle profezie, visto che il tema del nostro lavoro si accentra su quest'argomento.
 
Quello che si afferma in 1Corinzi 14:1-4
 
Desiderate ardentemente l’amore, non tralasciando però di ricercare i doni spirituali, principalmente il dono di profezia.
Perché chi parla in altra lingua non parla agli uomini, ma a Dio; poiché nessuno lo capisce, ma in spirito dice cose misteriose.
Chi profetizza, invece, parla agli uomini un linguaggio di edificazione, di esortazione e di consolazione.
Chi parla in altra lingua edifica se stesso; ma chi profetizza edifica la chiesa.

 
In primo luogo il chiarimento che Paolo fa, riguarda il dono del parlare in lingue e quello della profezia. Questi due doni distribuiti dallo Spirito Santo, in particolare com'egli vuole (1Corinzi 12:1-11), nel loro svolgimento hanno due modi diversi di parlare: il primo, cioè il parlare in lingue, non parla agli uomini, ma a Dio; poiché nessuno lo capisce, ma in spirito dice cose misteriose; il secondo, quello della profezia, invece è rivolto agli uomini in un linguaggio di edificazione, di esortazione e di consolazione. La diversità che c’è in questi due doni spirituali, è evidente; non riguarda solamente il fatto che uno è chiamato dono del parlare in lingue e l’altro dono della profezia, ma riguarda essenzialmente la finalità. In secondo luogo, si mette in evidenza che il dono del parlare in lingue ha lo scopo di edificare la persona che parla, mentre il profetizzare mira all’edificazione della chiesa (cioè della collettività) (v. 4).  
 
Facendo questo tipo di chiarificazione, l’Apostolo vuole far comprendere alla fratellanza che la superiorità di chi profetizza, rispetto a chi parla in altre lingue, non consiste nel semplice fatto che il dono di profetizzare si trova nelle prime posizioni dell’elenco dei doni spirituali e il parlare in lingue in coda alla lista, bensì nella finalità cui mirano. Se la profezia ha a che fare con i credenti, vale a dire la chiesa e non il singolo fedele (v. 20), il suo parlare non può essere misterioso e incompressibile, come quello del parlare in lingue che nessuno comprende, ma comprensibile a tutti in modo che la collettività ne tragga beneficio, cioè venga edificata.
 
Se l’argomentazione di Paolo si inquadra in questo contesto, (che poi è quello che l’Apostolo afferma nei primi quattro versetti di 1Corinzi 14), non è difficile comprendere il significato delle tre parole impiegate: Edificazione, esortazione e consolazione. Ai tre termini in questione, generalmente si dà il senso, quasi dogmatico, che profetizzare significhi semplicemente esporre un messaggio di edificazione, di esortazione e di consolazione, quasi che fosse un sinonimo di una comune predicazione.  
 
Interpretando in questo modo l’insegnamento di Paolo, si dimentica però che la predicazione in un certo qual modo è il risultato di una preparazione accurata, mentre la profezia, che è un parlare estemporaneo ispirato, non richiede nessuna forma di preparazione preventiva. In conseguenza di ciò, nel profetizzare non ci sono solamente gli elementi dell’edificazione, dell'esortazione e della consolazione, ma anche l’elemento della predizione, che non ha niente a che vedere con l’intelligenza umana. Questo però non significa che tutti i messaggi profetici contengono predizioni in mancanza delle quali non c’è profezia; solo non si può escludere che la predizione faccia parte integrante della profezia.  
 
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« Ultima modifica: 31.07.2009 alle ore 03:41:35 by Domenico » Loggato
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Re: Profeti del Nuovo Testamento
« Rispondi #18 Data del Post: 31.07.2009 alle ore 03:16:08 »
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Che cosa intendiamo per predizione? Quando si parla di predizioni, come quelle che fece Agabo con riferimento alla carestia che si ebbe durante l’impero di Claudio (Atti 11:28) e il trattamento crudele che Paolo subì a Gerusalemme (Atti 21:11), non significa che esse, intacchino o si trovino in contrasto con quello che la Bibbia traccia nelle sue pagine, per quanto riguarda la sorte dell’umanità incredula, per esempio. Si sa, infatti, che su quest'argomento, sia la profezia biblica dell’A.T. come anche quella del N.T. è completa, vale a dire non ha bisogno che si aggiungano altri elementi, come se i profeti dell’A.T., Gesù, Paolo e l’Apocalisse, avessero dimenticato qualcosa.  
 
Mentre se si tratta di un caso personale, cioè di una rivelazione profetica che mette in chiaro qualcosa che si nasconde nell’intimo di una persona, il discorso è tutto diverso. D’altra parte, quest'elemento si trova nell’argomentazione che Paolo fa in 1Corinzi 14. Ecco le sue parole:
 
Quando dunque tutta la chiesa si riunisce, se tutti parlano in altre lingue ed entrano degli estranei o dei non credenti, non diranno che siete pazzi?
Ma se tutti profetizzano ed entra qualche non credente o qualche estraneo, egli è convinto da tutti, è scrutato da tutti,
i segreti del suo cuore sono svelati; e così, gettandosi giù con la faccia a terra, adorerà Dio, proclamando che Dio è veramente fra voi
(1Corinzi 14:23-25).
 
Si noti che il non credente o un estraneo che entra in un luogo di culto, non sarebbe colpito né verrebbe convinto dalle parole di edificazione, di esortazione e di consolazione che i vari credenti proclamano nel loro profetizzare, ma dal sentirsi scrutato da tutti (cioè da quelli che profetizzano) perché i segreti del suo cuore sono svelati. È l’elemento dello svelamento del segreto del cuore che convincerà il non credente o l’estraneo che Dio si trova in mezzo a quell’assemblea; egli, di conseguenza, sarà spinto a gettarsi con la faccia per terra e ad adorare Dio.
 
Condividiamo in pieno quello che ha scritto J.P. Baker:
 
«Tutti possono essere d’accordo sul fatto che non c’è da attendere alcuna rivelazione nuova che riguardi Dio in Cristo, la via della salvezza, i principi della vita cristiana, ecc. Però non pare esserci alcuna buona ragione per la quale Dio vivente, che parla ed agisce (in contrasto agli idoli morti), non possa usare il dono di profezia per dare una guida locale specifica a una chiesa, a una nazione o individualmente o per ammonire o per incoraggiare mediante la predizione come pure tramite promesse, in pieno accordo con la Scrittura, alla luce della quale devono essere vagliate tutte queste comunicazioni» [J.P. Baker, Dizionaria Biblico GBU, pag, 1281].
 
Il profetizzare nelle riunioni di culto
 
Che dunque, fratelli? Quando vi riunite, avendo ciascuno di voi un salmo, o un insegnamento, o una rivelazione, o un parlare in altra lingua, o un’interpretazione, si faccia ogni cosa per l’edificazione.
Se c’è chi parla in altra lingua, siano due o tre al massimo a farlo, e l’uno dopo l’altro, e qualcuno interpreti.
Se non vi è chi interpreti, tacciano nell’assemblea e parlino a sé stessi e a Dio.
Anche i profeti parlino in due o tre e gli altri giudichino;
se una rivelazione è data ad uno di quelli che stanno seduti, il precedente taccia.
Infatti, tutti potete profetare ad uno ad uno perché tutti imparino e tutti siano incoraggiati.
Gli spiriti dei profeti sono sottoposti ai profeti
(1Corinzi 14:26-32)
 
Come sono diverse le riunioni di culto che si tengono ai nostri giorni rispetto a quelle che si tenevano ai tempi di Paolo! La varietà di elementi descritti in questa parte dell’epistola mostra la ricchezza spirituale che c’era in una comunità, quando questa si radunava in assemblea pubblica per offrire il culto al Signore. Che le varie attività che si svolgevano nelle riunioni pubbliche dovessero contribuire per l’edificazione, viene ribadito con forza per ogni partecipante.
 
Tralasciando ogni disquisizione inerente le lingue, non attinenti al nostro scopo, soffermiamoci sull’attività profetica che si svolgeva nelle riunioni pubbliche, dove non partecipavano solamente i credenti, ma a volte anche non credenti e stranieri. In vista di ciò, l’Apostolo fornisce precisi suggerimenti su come comportarsi in modo da favorire sia lo svolgimento del culto nel suo insieme sia le diverse manifestazioni ministeriali, particolarmente quelle profetiche. Questa norma — se così si può definire — aveva una precisa finalità: che tutto contribuisse all’edificazione dei partecipanti. Tenuto conto che durante il culto si svolgevano diverse attività, era più che logico che il tutto fosse regolato da un certo ordine, per evitare possibili confusioni, in modo che i credenti ne potessero trarre il maggiore beneficio e i non credenti e gli stranieri non rimanessero scandalizzati e delusi da quello che avrebbero potuto sentire e vedere.  
 
segue continuazione...
« Ultima modifica: 31.07.2009 alle ore 03:42:52 by Domenico » Loggato
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Re: Profeti del Nuovo Testamento
« Rispondi #19 Data del Post: 31.07.2009 alle ore 03:19:27 »
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Il ministero profetico, cioè il parlare dei profeti, doveva essere ordinato, infatti erano ammessi a parlare in due o tre, naturalmente uno alla volta. Questo modo di procedere nelle assemblee pubbliche era senza dubbio assunto da chi presiedeva la riunione, anche se ciò non è contemplato nel nostro passo, ma è da sottintenderlo ai fini di una corretta interpretazione dell’insegnamento di Paolo. Inoltre l’indicazione di due o tre profeti che parlano, non deve lasciar intendere trattarsi di due o tre predicazioni — nel senso più esteso che ha questo termine, quindi riconducendo il profetizzare alla predicazione — ma dei messaggi ispirati secondo le rivelazioni che i profeti ricevevano.
 
Siamo perfettamente d’accordo con quanto afferma J.P. Baker:
 
«Spesso è stato dato per scontato, oppure si è affermato, che in alcun periodo post-apostolico, e dunque anche oggi, possano esserci nella chiesa profezia o profeti nel senso neotestamentario della parola, e molti di coloro che usano il termine “profezia” per descrivere qualsiasi ministero ne hanno spesso diluito il significato rendendolo equivalente a predicazione. Ma sebbene la proclamazione del vangelo, o un ministero d’insegnamento possano a volte avvicinarsi alla profezia, non sono tuttavia la stessa cosa» [J.P. Baker, Dizionaria Biblico GBU, pag, 1281].
 
L’elemento della rivelazione, com'è chiaramente messo in evidenza dal testo (1Corinti 14:30), deve essere messo in risalto per meglio valorizzare il ministero profetico e comprenderlo nella sua giusta dimensione. Abbiamo detto sopra che il profeta, oltre ad esprimersi con un linguaggio di edificazione, esortazione e consolazione, compreso da tutti, si esprimeva con un parlare estemporaneo ispirato, che non richiedeva nessuna preparazione accademica. In altre parole, il profeta non dipendeva dallo studio e dalle ricerche sui manuali di teologia o sui commentari, come sarebbe avvenuto per i predicatori dei nostri giorni, ma dipendeva esclusivamente dalla rivelazione divina dello Spirito del Signore. In definitiva, il profeta parlava solo se aveva ricevuto una rivelazione divina. Nel suo discorso poteva rivolgere una parola di esortazione, non per sgomentare l’ascoltatore, bensì per correggerlo in qualche deviazione in cui era incorso, al fine di riportarlo nel giusto sentiero. Questo, naturalmente, contribuiva all’edificazione e alla consolazione non solo dell’interessato, ma anche di quanti ascoltavano quel messaggio.  
 
Visto che nelle parole del profeta non c’erano solamente l’edificazione, l’esortazione e la consolazione  — come ripetutamente si afferma — era possibile che si aggiungesse anche la predizione di qualche evento particolare, sia a carattere personale sia comunitario. Naturalmente, il profeta riceveva dallo Spirito di Dio una particolare rivelazione divina che si traduceva in una predizione: questo rientrava a pieno titolo nel ministero profetico.
 
I profeti seduti in assemblee
 
Anche i profeti parlino in due o tre e gli altri giudichino;
se una rivelazione è data ad uno di quelli che stanno seduti, il precedente taccia.
Infatti, tutti potete profetare ad uno ad uno perché tutti imparino e tutti siano incoraggiati.
 
Gli spiriti dei profeti sono sottoposti ai profeti,
perché Dio non è un Dio di confusione, ma di pace
(1Corinzi 14:29-33).
 
Non è possibile sapere quanti fossero esattamente i profeti nella chiesa di Corinto,  ma sicuramente erano più di tre. Secondo l’istruzione che Paolo aveva dato ai Corinzi riguardo il comportamento da tenersi nelle riunioni pubbliche, i profeti ammessi a profetizzare durante il culto erano da due a tre, tutti gli altri rimanevano seduti. La precisazione che fa il testo riguardo il giudicare i profeti che parlano, gli altri giudicano, si riferisce in particolare ai profeti seduti, visto che questi hanno la facoltà di distinguere se una profezia proviene da Dio o meno, senza però escludere gli altri.
 
Questo si afferma in conformità a due testi del Nuovo Testamento, uno dello stesso Paolo e un altro dell’apostolo Giovanni. Ecco i due passi:
 
Carissimi, non crediate ad ogni spirito, ma provate gli spiriti per sapere se sono da Dio; perché molti falsi profeti sono sorti nel mondo.
Da questo conoscete lo Spirito di Dio: ogni spirito, il quale riconosce pubblicamente che Gesù Cristo è venuto nella carne, è da Dio;
e ogni spirito che non riconosce pubblicamente Gesù, non è da Dio, ma è lo spirito dell’anticristo. Voi avete sentito che deve venire; e ora è già nel mondo
(1Giovanni 4:1-3).
 
Non disprezzate le profezie;
ma esaminate ogni cosa e tenete ciò che è buono
(1Tessalonicesi 5:20-21).
 
Appare chiaro che questi due passi sono rivolti ai credenti in genere, perché ognuno di loro deve esercitare questo tipo di esercizio non disprezzando le profezie ed esaminando ogni cosa tenendo ciò che è buono. Ma ritorniamo al testo dei Corinzi: Paolo precisa che mentre un profeta parli, si può verificare che ad un altro profeta seduto venga data una rivelazione; in quel caso il primo deve tacere, per permettere a chi ha ricevuto la rivelazione di parlare (questo è sottinteso).  
 
Da questi chiarimenti che Paolo fornisce, si comprende chiaramente che il profeta nell’esercizio del suo ministero è strettamente collegato alla rivelazione divina, che lo porta a comprendere ed a svelare cose segrete, con l’unico scopo di edificare (e non di produrre sfaceli), esortare e consolare. Siccome l’esercizio del ministero profetico deve svolgersi nell’ordine, non creare confusione, Paolo precisa che il profeta ha la facoltà di controllarsi, secondo la norma: Gli spiriti dei profeti sono sottoposti ai profeti [Per un maggiore approfondimento, si possono consultare gli articoli di C. M. Robeck, Dizionario di Paolo e delle sue lettere, pagg. 1238-1251; G. Friedrich, GLNT, Volume XI, colonne 621-652].
« Ultima modifica: 31.07.2009 alle ore 03:43:47 by Domenico » Loggato
eliseob.
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Re: Profeti del Nuovo Testamento
« Rispondi #20 Data del Post: 31.07.2009 alle ore 09:29:53 »
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Pace,
grazie, caro Domenico

Quote:
Siccome l’esercizio del ministero profetico deve svolgersi nell’ordine, non creare confusione, Paolo precisa che il profeta ha la facoltà di controllarsi, secondo la norma: Gli spiriti dei profeti sono sottoposti ai profeti

Questo credo, sia ciò con il quale la "Chiesa" odierna dovrebbe specchiarsi.
Ci sarà senz'altro un ordine "pubblico", "materiale", dove ognuno svolge la sua parte, in modo ordinato, ma non essendoci rivelazione, non può esserci l'ordine dello Spirito.
Come ben dici, la Profezia non è, o non è solo la Predicazione, ma il messaggio diretto di Dio per mezzo della Profezia.
Ma questo messaggio, la Chiesa deve volerlo! Infatti è scritto di ricercare anche il Dono di Profezia, ....ma tutti preferiscono soltanto parlare in lingue...
 
E ci si affida alla Predicazione, che non è Profezia, come elemento essenziale nell'assemblea, mentre invece a quanto pare, sia il messaggio diretto da parte del Profeta, ciò che debba avere la priorità. E nemmeno in modo assoluto, in quanto chiunque, nell'Assemblea (ricca dei Doni, e dunque anche di Profeti), può ricevere Rivelazione, e prendere la parola, e chi parlava in precedenza, anche se "davanti", sarà sottomesso a quest'ultimo.
 
Questo, "l'ordine" dello Spirito!
Per l'uomo, come al solito, "follia", anarchia, confusione!
 
Da qui, la Chiesa di oggi.
 
E dunque, si sceglie deliberatamente, in qualche modo, a quale tipo di ordine si voglia essere sottomessi, e questa scelta viene fatta, a mio avviso, in egual modo, sia dai "conduttori" che dall'Assemblea, con uguali responsabilità, dunque.
 
Il mio pensiero, naturalmente.
 
Pace
Eliseo
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Re: Profeti del Nuovo Testamento
« Rispondi #21 Data del Post: 07.08.2009 alle ore 19:56:10 »
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4) La presenza dei falsi profeti, implica forse la negazione di quelli veri?

 
Con quest'ultimo intervento, voglio portare a termine la mia argomentazione.
 
La presenza dei falsi profeti, non implica la negazione di quelli veri. Se non si può negare l’esistenza dei falsi, con maggiore ragione e per forza di coerenza, non si possono contestare neanche quelli veri. Infatti, se non ci fossero i veri profeti, i falsi, come si farebbero a conoscerli? Il problema dei falsi profeti è vecchissimo, non è qualcosa che ha a che fare con l’era moderna; se ne è parlato molto tempo prima della venuta di Gesù. I vari testi dell’Antico Testamente, cui si parla chiaramente di questo strano fenomeno, è una prova lampante.
 
Nell’era moderna, quando si parla del tema dei profeti, di solito, si discute molto dei falsi profeti, più di quelli veri, visto che negli scritti del Nuovo Testamento ci sono tanti passi che ne fanno specifico riferimento. Gesù è stato il primo a parlarne chiaramente. In seguito ne parlarono Pietro e Giovanni, nelle loro epistole. La testimonianza neotestamentaria è unanime nell’esortare e mettere in guardia la fratellanza dalla presenza dei falsi profeti, per non seguirli nei loro errori. Ecco un elenco di testi che ne parlano chiaramente:
 
Guardatevi dai falsi profeti, i quali vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci (Matteo 7:15).
 
E sorgeranno molti falsi profeti, e ne sedurranno molti.
Perché sorgeranno falsi cristi e falsi profeti, e faranno grandi segni e miracoli tanto da sedurre, se fosse possibile anche gli eletti
(Matteo 24:11,24).
 
Sorgeranno, infatti, falsi cristi e falsi profeti e faranno segni e prodigi da sedurre, se fosse possibile, anche gli eletti (Marco 13:22).
 
Guai a voi, quando tutti gli uomini diranno bene di voi, perché allo stesso modo facevano i padri loro verso i falsi profeti (Luca 6:26).
 
Or vi furono anche dei falsi profeti fra il popolo, come pure vi saranno fra voi dei falsi dottori che introdurranno di nascosto eresie di perdizione e, rinnegando il Padrone che li ha comprati, si attireranno addosso una fulminea distruzione (2 Pietro 2:1).
 
Carissimi, non credete ad ogni spirito, ma provate gli spiriti per sapere se sono da Dio, perché molti falsi profeti sono usciti fuori nel mondo (1 Giovanni 4:1).
 
Questi passi mettono in risalto alcune caratteristiche che hanno i falsi profeti. Vale, quindi, la pena metterli in evidenza, per meglio comprendere l’argomento in questione.
 
1) I falsi profeti si presentano in veste di pecore. La pecora è un animale umile; non si ribella quando viene battuta dal pastore e non si sa difendere quando viene assalita da animali feroci. Il manto della pecora serve per nascondere quello che c’è di dentro. Se il falso profeta si presentasse come persona superba, presuntuosa, arrogante; che affermasse di essere un falso, nessuno sarebbe disposto a riceverlo e a dargli ascolto. Il lupo, a differenza della pecora, è un animale astuto, pieno di furbizia, divoratore spietato che ammazza e distrugge le pecore. Di solito, nella sua azione distruttrice, si muove di notte, cioè nell’oscurità, per non farsi vedere. Ora, giustamente, Gesù afferma che, il falso profeta, ha la veste di una pecora, ma dentro è un lupo rapace, volendo significare che il fine principale è quello di disperdere e distruggere le pecore.
 
2) I falsi profeti, (epressione plurale che denota una certa quantità) che sorgeranno (espressione che si riferisce al futuro, e abbraccia anche l’era moderna, cioè i nostri giorni), riusciranno a sedurre molti. Quindi, l’opera di “seduzione”, è il fine principale della loro attività: portare le persone lontane dalla verità della Parola di Dio e di conseguenza distoglierli dal controllo e dall’illuminazione dello Spirito Santo, l’unico che sa guidare in tutta la verità (Giovanni 16:13).
 
3) Non solo, i falsi profeti che sorgeranno saranno molti, ma faranno anche grandi segni e miracoli. Questo significa che si manifesterà un potere miracoloso, sempre allo scopo di sedurre, se fosse possibile anche gli eletti. Gesù, davanti a queste particolari manifestazioni di segni e di miracoli, con la Sua chiara ed autorevole parola, esorta fermamente a guardarsi, cioè a non essere creduloni, per non cadere nella trappola della seduzione.
 
4) A sua volta, l’apostolo Pietro afferma che i falsi profeti, introdurranno di nascosto eresie di perdizione..., allo scopo di sradicare dalla coscienza, la piena convinzione di certe verità fondamentali del cristianesimo, quali per esempio, l’incarnazione di Gesù Cristo e la Sua Deità. Davanti ad un panorama di questo genere, c’è veramente di stare molto attenti!  
 
segue la continuazione:
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Re: Profeti del Nuovo Testamento
« Rispondi #22 Data del Post: 07.08.2009 alle ore 19:57:19 »
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Se mi sono soffermato un pochino sui falsi profeti, l’ho fatto solamente per mettere in guardia la fratellanza, dal reale pericolo che esiste dall'essere trascinato verso l’errore. Questo però, non dovrà indurre il credente a negare l’esistenza dei veri profeti del Signore, anche ai nostri giorni . La chiesa di Gesù Cristo, nei tempi apostolici, ne ha tratto gran beneficio dal ministero profetico. Perché nella chiesa dei nostri giorni, non ci dovrebbe essere la continuazione di questo beneficio, e limitarlo soltanto ad un lontano passato? Non c’è niente nella Scrittura che lasci intendere che il ministero profetico, sia solamente per la chiesa dell’era apostolica. Se si accetta che il ministero del profeta, non ha niente a che vedere con quello del pastore, nel senso che il secondo non ha soppiantato il primo, perché appunto sono due distinti ministeri, mi domando: perché accentrare tutto sul ministero pastorale, e disconoscere quello profetico?  
 
Siccome è stato Dio che ha posto nella chiesa in primo luogo degli apostoli, in secondo luogo dei profeti, in terzo luogo dei dottori..., (1Corinzi 12:28), tutto naturalmente per contribuire all’edificazione del popolo del Signore. Questo però non vuol affermare che, nell’esercizio del ministero, il profeta debba essere considerato la guida della chiesa, cioè svolgere le varie attività su sua indicazione. Secondo l’insegnamento di Paolo, il profeta cristiano, non ha questo compito; tutto quello che egli dirà, dietro diretta rivelazione divina, sia che si tratti di edificazione, di esortazione e di consolazione (1Corinzi 14:3) o rivelare segreti del cuore (v. 25), non ha il significato di essere considerato una suprema guida, ma solamente un elemento che viene usato dallo Spirito Santo, per contribuire all’edificazione comune.
 
Anche se la chiesa dei nostri giorni ha bisogno del ministero profetico, questo però non significa che le Scritture devono essere messe da parte per ascoltare il profeta. Le Sacre Scritture Dio le ha date come guida Suprema, perché in esse è rivelato tutto il consiglio divino. Tutte le profezie, cioè il parlare del profeta, per essere accettate come vere, cioè proveniente da Dio, devono avere il sostegno della Parola di Dio, cioè nessun detto del profeta, deve trovarsi in contrasto o in opposizione con le Scritture. Agendo in questa maniera, la chiesa di Gesù Cristo, edificata da Lui stesso (Matteo 16:18), guidata dallo Spirito Santo e istruita in tutta la verità che sono le Sacre Scritture, godrà abbondanza di benedizione e avrà l’approvazione divina.
 
Domenico
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Re: Profeti del Nuovo Testamento
« Rispondi #23 Data del Post: 03.12.2014 alle ore 22:50:54 »
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Riprendo dopo un po' di tempo, l'argomento che ho trattato su "Profeti del Nuovo Testamento" per aggiungere altri due punti che, serviranno come conclusione dell'argomento in questione.
 
IL DONO DELLA PROFEZIA DATO A UOMINI E DONNE

 
Il dono della profezia non era un’esclusiva dell’uomo, ma veniva dato anche alla donna; la prova sta nel fatto che l’Antico ed il Nuovo Testamento parlano di profeti e di profetesse. Basta un solo passaggio scritturale per confermare quest'affermazione; ci riferiamo alla profezia del profeta Gioele, che è riportata anche nel Nuovo Testamento, che recita:
 
Avverrà negli ultimi giorni, dice Dio, che io spanderò il mio Spirito sopra ogni persona; i vostri figli e le vostre figlie profetizzeranno, i vostri giovani avranno delle visioni, e i vostri vecchi faranno dei sogni.
Anche sui miei servi e sulle mie serve, in quei giorni, spanderò il mio Spirito, e profetizzeranno.
Farò prodigi su nel cielo, e segni giù sulla terra, sangue e fuoco, e vapore di fumo.Il sole sarà mutato in tenebre, la luna in sangue, prima che venga il grande e glorioso giorno del Signore.
E avverrà che chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato
(Atti 2:17-21).
 
Profetesse menzionate nell’Antico Testamento
 
Anche se la Bibbia (Antico e Nuovo Testamento) non riporta molti nomi di donne profetesse, quelle poche menzionate sono più che sufficienti per affermare che il ministero profetico non fosse riservato esclusivamente al sesso maschile, ma includeva anche quello femminile. I nomi delle profetesse riportate nell’A.T. sono: Maria, sorella di Aaronne e di Mosè (Esodo 15:20); Debora (Giudici 4:4); Culda (2 Re 22:14); 2 Cronache 34:22; Noadia (Neemia 6:14). Per quanto riguarda la profetessa senza nome menzionata in (Isaia 8:3), con cui Isaia si unì ed ebbe un figlio, si pensa che ella fosse sua moglie. Un critico si esprime con le seguenti parole:
 
«La profetessa, moglie d'Isaia, è senza nome. Era chiamata profetessa o perché era sposata con un profeta o perché aveva la capacità, data da Dio, di profetizzare. Quest’ultima ipotesi sembra più probabile». [John A. Martin, Investigatele Scritture, Antico Testamento, pag. 1104
 
Profetesse menzionate nel Nuovo Testamento
 
Le profetesse menzionate nel Nuovo Testamento sono: Anna (Luca 2:36) e le figlie di Filippo (Atti 21:9), anche se queste ultime non vengono denominate con il titolo di profetesse, ma il fatto che si dica di loro che profetizzavano, le fa rientrare a pieno titolo in questa categoria e noi li consideriamo come tali. Di Anna e del suo ministero profetico, invece, si sa pochissimo per il semplice fatto che Luca, che la menziona, dedica poche parole a questa donna.
 
Vi era anche Anna, profetessa, figlia di Fanuel, della tribù di Aser. Era molto avanti negli anni: dopo essere vissuta con il marito per sette anni dal tempo in cui era ragazza, era rimasta vedova e aveva raggiunto gli ottantaquattro anni.
Non si allontanava mai dal tempio e serviva Dio notte e giorno con digiuni e preghiere.
Sopraggiunta in quella stessa ora, anche lei lodava Dio e parlava del bambino a tutti quelli che aspettavano la redenzione di Gerusalemme
(Luca 2:36-38).
 
Siccome non si conosce in che cosa consistesse il suo ministero profetico, l’unico elemento a cui ci si può riferire è costituito dalle parole che ella diceva quando lodava Dio e parlava del bambino Gesù a tutti quelli che aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Senza dubbio, con tali parole l’evangelista ha compreso che questa donna stesse affermando quello che effettivamente era Gesù: portatore di redenzione. Che la sua nascita-venuta in terra non sarebbe stata solamente per Gerusalemme, ma estesa all’intera umanità, si saprà da quello che si leggerà nel Nuovo Testamento.
 
Il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito ma per servire e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti (Matteo 20:28).
E dicevano alla donna: «Non è più a motivo di quello che tu ci hai detto, che crediamo; perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il Salvatore del mondo (Giovanni 4:42).
E noi abbiamo veduto e testimoniamo che il Padre ha mandato il Figlio per essere il Salvatore del mondo (1Giovanni 4:14).
 
Delle figlie di Filippo l’evangelista si conosce poco; si sa che abitavano a Cesare, erano quattro, non erano sposate e profetizzavano (Atti 21:8-9). Non è possibile conoscere in che cosa consistesse il loro ministero profetico, per il semplice fatto che Luca, il solo che ne parla, non ha lasciato nessun’altra notizia.
 
Nonostante non si abbiano altre notizie circa queste donne profetesse, il solo testo di Gioele, riportato nel Nuovo Testamento, non solo conferma l’evento pentecostale, ma sarebbe anche più che sufficiente per affermare che il ministero profetico non era un’esclusiva degli uomini, ma era esteso anche alle donne.
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Re: Profeti del Nuovo Testamento
« Rispondi #24 Data del Post: 04.12.2014 alle ore 16:01:38 »
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PROFEZIA E PROFETIZZARE

 
La profezia, nell’insegnamento dell’apostolo Paolo, è presentata come un dono. I seguenti passaggi sono chiari e non lasciano nessuna incertezza.
 
Avendo pertanto doni differenti secondo la grazia che c'è stata concessa, se abbiamo dono di profezia, profetizziamo conformemente alla fede[.i] (Romani 12:6).
 
[i]Se avessi il dono di profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza e avessi tutta la fede in modo da spostare i monti, ma non avessi amore, non sarei nulla
(1Corinzi 13:2).
 
Desiderate ardentemente l’amore, non tralasciando però di ricercare i doni spirituali, principalmente il dono di profezia (1Corinzi 14:1).
 
Il concetto di dono, prima d’ogni altra cosa, esclude il merito personale; in secondo luogo esalta principalmente la libera scelta della volontà del donatore, lo Spirito Santo. Esso distribuisce i nove doni elencati in (1Corinzi 12:1-11) tra cui è presente la profezia: questa è una verità assodata, che non può essere smentita da nessuno (almeno tra quelli che credono ed accettano la veridicità della Parola di Dio).  
 
Detto questo, non sarà facile spiegare il criterio che lo Spirito Santo adotta nello scegliere e nel distribuire i doni a ciascuno in particolare, soprattutto perché il testo sacro tace al riguardo in maniera totale e poi perché non c’è concesso saperlo. Qui, ovviamente, non si tratta di pensare a certe caratteristiche umane - quali per esempio l’intelligenza e la cultura - cui di solito noi uomini siamo abituati a riferirci nella scelta per il conferimento di incarichi particolari, come se questi elementi costituissero la base su cui far dipendere la scelta dello Spirito Santo.  
 
Con questo non vogliamo affatto negare o mettere in ombra la cultura e l’intelligenza, perché sappiamo che in certi settori della vita esse possono essere molto utili. Quando però parliamo della profezia, che non ha niente a che vedere con l’umano (nel senso che non richiede né dipende dalla capacità dell’uomo, ma esclusivamente dallo Spirito di Dio) il discorso è tutto diverso. Tenuto conto che tutto ciò che si potrebbe affermare in merito alla scelta che lo Spirito Santo fa nel distribuire i suoi doni si ridurrebbe ad una semplice ipotesi, conviene piuttosto soffermarsi a riflettere su quello che il testo sacro riferisce al riguardo, per cercare di comprendere meglio.
 
Il testo di Romani 12:6
 
Nel testo di (Romani 12:6-8) Paolo elenca diversi doni spirituali, come fa anche nel testo (1Corinzi 12:1-11) con la differenza che alcuni doni menzionati in (Romani 12:6-8) non si trovano elencati in 1Corinzi 12. Siccome il nostro scopo è di parlare del dono della profezia, tralasciamo gli altri doni per concentrarci su di essa.
 
Il dono della profezia è diverso, nel valore e nell’importanza, dagli altri doni: i critici sono unanimi nel ritenere ciò, messo in evidenza anche dalla frase avendo pertanto carismi differenti...  
 
«Il ricevimento di un dono di alto profilo non comporta con questo alcun diritto di considerarsi, o di essere considerati dagli altri, come personalmente superiori al proprio confratello o consorella in fede, i quali ne abbiano ricevuto soltanto uno di livello inferiore. Mentre i doni differiscono tra loro in dignità, per la misura di fede, le persone riceventi sono di pari dignità, essendo tutte oggetto dello stesso giudizio e della stessa misericordia. Nella misura in cui il credente è un vero credente, non dimenticherà mai che il suo dono è il dono libero di Dio e, mai, in nessun caso qualcosa per cui egli abbia ben meritato». [C. E. B.  Cranfield, La lettera di Paolo ai Romani, (Capitoli 9-12), pagg. 106-107]
 
Non ci stancheremo mai di ripetere che tutti i doni dello Spirito Santo non vengono dati per il beneficio di chi li riceve, ma essenzialmente per servire alla edificazione della collettività, cioè della chiesa.
 
«Paolo prende la profezia come primo esempio di un dono. L’alto onore che ha assegnato a questo, fra i tanti doni spirituali, è indicata da 1Corinzi 14:1-39. Per quanto ciascun credente possa, di volta in volta, essere ispirato a profetizzare, c’erano alcune persone che lo erano così di frequente che venivano considerate come se fossero profeti, costituendo così un gruppo separato. Il loro numero includeva alcune donne (Atti21:9). Il profeta si distingueva dall’insegnante (dottore) dall’immediatezza della sua ispirazione: ciò che diceva era il risultato di una rivelazione specifica. Poteva essere una predizione sul futuro della comunità o di una singola persona, oppure l’annuncio di qualcosa che Dio richiedeva di fare. Era una caratteristica della profezia che essa fosse in riferimento diretto ad una situazione concreta specifica.  
Per quanto fosse indipendente da rivelazioni particolari, la mente del profeta — diversamente da colui che parlava in lingue — era impegnata pienamente e il suo messaggio era rivolto alla comprensione della chiesa. Mediante questo, la chiesa veniva istruita, edificata, confortata o ripresa. Ma Paolo ha riconosciuto la necessità che la proclamazione profetica fosse ricevuta con discernimento. Per questo ha dato le istruzioni contenute in 1Corinzi 14:29, per cui, mentre il profeta profetizza, il resto della comunità deve «giudicare».  
 
In 1Corinzi 12:10 il dono del «discernimento degli spiriti» viene significativamente elencato immediatamente dopo il dono della profezia. C’era, infatti, la possibilità della falsa profezia; c’era anche la possibilità che la vera profezia fosse adulterata da addizioni derivate da fonti diverse dall’ispirazione dello Spirito Santo. Da qui la necessità di esortare gli stessi profeti a profetizzare secondo gli standard della fede». Ibidem, pag. 107]
 
Il testo di 1Corinzi 12:8-10
 
Infatti, a uno è data, mediante lo Spirito, parola di sapienza; a un altro parola di conoscenza, secondo il medesimo Spirito;
a un altro, fede, mediante il medesimo Spirito; a un altro, doni di guarigioni, per mezzo del medesimo Spirito;
a un altro, potere di operare miracoli; a un altro, profezia; a un altro, il discernimento degli spiriti; a un altro, diversità di lingue e a un altro, l’interpretazione delle lingue”.
In questo testo vengono elencati nove doni dello Spirito, tuttavia non sono tutti: per completare l’elenco bisogna aggiungere quello che viene riferito in
(Romani 12:6-8).  
 
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Re: Profeti del Nuovo Testamento
« Rispondi #25 Data del Post: 04.12.2014 alle ore 16:02:46 »
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Nel passaggio di (1Corinzi 12:8-10) ci sono due frasi che Paolo adopera, ad uno è data... e, ad un altro..., alle quali viene attribuita molta importanza: in particolare alla seconda che viene ripetuta per ben sette volte. Da qualche parte si afferma che ogni credente possiede i nove doni menzionati nel nostro passaggio. Se questo fosse vero, le due frasi che l’apostolo usa, specie la seconda, non avrebbero senso. Nessuno nega che un credente possa avere più di un dono, ma ciò non autorizza ad affermare che ogni credente possiede i nove doni dello Spirito. Infine, se questo fosse vero, anche la frase finale “distribuendo i doni a ciascuno in particolare come vuole”, non avrebbe senso di logicità. Mentre se si ritiene, come noi crediamo, che le parole di Paolo intendano che non tutti i credenti posseggono i doni dello Spirito, specificati nei due testi riportati, i termini impiegati dall’apostolo in proposito appaiano decisamente chiari.  
 
Il testo di 1Corinzi 14:1
 
La ricerca dei doni spirituali, principalmente il dono della profezia, non condiziona la volontà dello Spirito Santo; semplicemente essa fa comprendere al credente quanto sia importante mostrare interesse e premura per le cose di Dio. Quando Dio lanciò un appello:  
 
Poi udii la voce del Signore che diceva: «Chi manderò? E chi andrà per noi?» Allora io risposi: «Eccomi, manda me!» (Isaia 6:8),  
 
e Dio ordinò «Vai, e di’ a questo popolo… (v. 9). Il passo dimostra come il credente che si mette a completa disposizione del Signore ed è disposto ad accettare i piani della Sua volontà per la sua vita, sarà molto più facilmente scelto nell’opera del ministero.  
 
Non è corretto però considerare profetico il testo di Numeri 11:29, in cui Mosè espresse un vivo desiderio che tutto il popolo fosse profeta, in virtù dell’affermazione in base alla quale «potenzialmente ogni cristiano è profeta». [J.P. Baker, Dizionario Biblico GBU, pag. 1279]
 
Infatti, se si considera attentamente il contesto di Numeri 11:29 nella sua forma linguistica, così come ci è stato tramandato, si scopre che Mosè intendeva riferirsi ad un ragazzo, (senza precisare il nome) che parlò a Mosè di Eldad e Medad. Questi due uomini, infatti, erano stati scelti per fare parte di settanta anziani che avrebbero dovuto portare il carico del popolo insieme a Mosè, ma che non erano andati alla riunione che Mosè aveva indetto nella tenda di convegno.
 
Quando lo Spirito del Signore scese sui prescelti che si trovavano con Mosè nella tenda del convegno, scese anche su Eldad e Midad, nonostante fossero rimasti nell’accampamento. Il ragazzo che li ascoltò nelle loro profezie, contrariato manifestò l’intenzione di interromperli. Giosuè, sentendo quello che riferiva quel giovane, disse a Mosè:  
 
Mosè, signor mio, non glielo permettere. A queste parole Mosè rispose: «Sei geloso per me? Oh, fossero pure tutti profeti nel popolo del SIGNORE, e volesse il SIGNORE mettere su di loro il mio spirito!» (Numeri 11:28-29).  
 
L’espressione che viene usata “Oh, fossero pure tutti profeti nel popolo...”, non ha il senso di un vaticinio, bensì di una semplice esortazione. Certo è che se il desiderio di Mosè si fosse adempiuto, ci sarebbero stati meno problemi per lui e nessuno avrebbe più contestato la sua autorità.
 
[/b]La durata del tempo della profezia[/b]
 
L’amore non verrà mai meno. Le profezie verranno abolite; le lingue cesseranno; e la conoscenza verrà abolita;
poiché noi conosciamo in parte, e in parte profetizziamo;
ma quando la perfezione sarà venuta, quello che è solo in parte, sarà abolito
(1Corinzi 13:8-10).
 
Tutti i doni dello Spirito e i ministeri, senza eccezione, non dureranno per sempre. La loro durata è limitata al tempo della permanenza della chiesa sulla terra. È infatti assodato che i doni spirituali sono distribuiti per l’edificazione della chiesa, quindi una volta che questa sarà portata in cielo, i carismi non avranno più senso. Così bisogna interpretare le parole di Paolo del nostro testo. L’abolizione delle profezie a cui si riferisce il nostro testo si verificherà appunto quando la chiesa non sarà più sulla terra, quindi non al completamento della stesura del Nuovo Testamento, come è stato affermato da qualcuno. Se ciò non fosse vero dovremmo pensare che nel cielo, cioè nell’eternità, i doni e i ministeri debbano essere regolarmente esercitati, cosa che nessun serio studioso della Bibbia sarebbe disposto ad accettare.
 
Le profezie fatte per Timoteo
 
Ti affido quest'incarico, Timoteo, figlio mio, in armonia con le profezie che sono state in precedenza fatte a tuo riguardo, perché tu combatta in virtù di esse la buona battaglia,
conservando la fede e una buona coscienza; alla quale alcuni hanno rinunziato, e così, hanno fatto naufragio quanto alla fede
(1Timoteo 1:18-19).
 
Lasciando da parte ogni disquisizione inerente la paternità della lettera, visto che non tutti gli studiosi l’attribuiscono a Paolo, quello che si può affermare è che lo scrittore conosceva (direttamente o indirettamente?) le profezie su Timoteo. Il plurale indica che su Timoteo esiste più di una profezia. Non c’è dato di sapere però se la fonte di queste profezie e singola, ma è più verosimile pensare che si tratti di credenti riconosciuti con il carisma di profeta.
 
Il termine profezie in questo passo ha il senso di predizioni, in perfetta armonia con il contesto e in piena coerenza esegetica. Conseguentemente tutta la frase si potrebbe rendere nel seguente modo: In armonia con le predizioni che sono state in precedenza diffuse su di te. Un diverso significato, oltre a non trovare adeguato riscontro nel contesto, non è neanche sostenibile dal punto di vista logico. Le predizioni riguardanti Timoteo, concernevano appunto l’incarico ministeriale che egli avrebbe assunto nella comunità prima ancora di ricevere l’investitura. L’altro testo, riguardante sempre Timoteo è:
Non trascurare il dono che è in te e che ti fu dato mediante la parola profetica insieme all’imposizione delle mani dal collegio degli anziani (1Timoteo 4:14).
 
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Re: Profeti del Nuovo Testamento
« Rispondi #26 Data del Post: 04.12.2014 alle ore 16:03:51 »
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La Nuova Diodati, traduce: Non trascurare il dono che è in te, che ti è stato dato per profezia, con l’imposizione delle mani da parte del collegio degli anziani.
Mentre la CEI, lo rende: Non trascurare il dono spirituale che è in te e che ti è stato conferito per indicazioni di profeti, con l’imposizione delle mani da parte del collegio dei presbiteri.
 
Crediamo che la CEI abbia colto meglio il significato del termine profezia, menzionando “l’indicazione dei profeti”. D’altra parte, concepire la profezia senza il profeta che le pronuncia, porrebbe in contrasto con l’affermazione di Pietro, il quale precisò:
 
Abbiamo inoltre la parola profetica più salda: farete bene a prestarle attenzione, come ad una lampada splendente in luogo oscuro, fino a quando spunti il giorno e la stella mattutina sorga nei vostri cuori.
Sappiate prima di tutto questo: che nessuna profezia della Scrittura proviene da un’interpretazione personale;
infatti, nessuna profezia venne mai dalla volontà dell’uomo, ma degli uomini hanno parlato da parte di Dio, perché sospinti dallo Spirito Santo
(2Pietro 1:19-21).
 
Senza dubbio per parola profetica, l’apostolo Pietro intendeva quella che i profeti dell’Antico Testamento avevano proclamato nelle loro varie predizioni e quegli uomini che hanno parlato da parte di Dio, perché sospinti dallo Spirito Santo, erano proprio loro.
 
Il libro dell’Apocalisse
 
Infine il libro dell’Apocalisse, nel suo insieme è definito profezia.  
 
Beato chi legge e beati quelli che ascoltano le parole di questa profezia e fanno tesoro delle cose che vi sono scritte, perché il tempo è vicino! (Apocalisse 1:3);
«Ecco, sto per venire. Beato chi custodisce le parole della profezia di questo libro». Poi mi disse: «Non sigillare le parole della profezia di questo libro, perché il tempo è vicino.  
Io lo dichiaro a chiunque ode le parole della profezia di questo libro: se qualcuno vi aggiunge qualcosa, Dio aggiungerà ai suoi mali i flagelli descritti in questo libro;
se qualcuno toglie qualcosa dalle parole del libro di questa profezia, Dio gli toglierà la sua parte dell’albero della vita e della santa città che sono descritte in questo libro]/i\ (Apocalisse 22:7,10,18-19).  
 
La domanda più semplice è: perché l’Apocalisse di Giovanni è definita profezia? Perché contiene una serie di predizioni riguardanti i vari castighi che si abbatteranno sull’umanità; parla dell’anticristo e di tutto quello che farà quando entrerà nel pieno dei suoi poteri; del severo giudizio sulla grande Babilonia; della risurrezione dei morti e del giudizio universale; del destino di Satana, del falso profeta e dell’anticristo; del regno millenario di Cristo sulla terra e dello stato di beatitudine di quelli che entreranno nella nuova Gerusalemme e rimarranno per l’eternità con Gesù Cristo.
 
Le profezie dei due testimoni dell’Apocalisse  
 
[i]Io concederò ai miei due testimoni di profetizzare, ed essi profetizzeranno vestiti di sacco per milleduecentosessanta giorni.
Questi sono i due olivi e i due candelabri che stanno davanti al Signore della terra.
Se qualcuno vorrà far loro del male, un fuoco uscirà dalla loro bocca e divorerà i loro nemici; e se qualcuno vorrà offenderli bisogna che sia ucciso in questa maniera.
Essi hanno il potere di chiudere il cielo affinché non cada pioggia, durante i giorni della loro profezia. Hanno pure il potere di mutare l’acqua in sangue e di percuotere la terra con qualsiasi flagello, quante volte vorranno.
E quando avranno terminato la loro testimonianza, la bestia che sale dall’abisso farà guerra contro di loro, li vincerà e li ucciderà.
I loro cadaveri giaceranno sulla piazza della grande città, che simbolicamente si chiama Sodoma ed Egitto, dove anche il loro Signore è stato crocifisso.
Gli uomini dei vari popoli e tribù e lingue e nazioni vedranno i loro cadaveri per tre giorni e mezzo e non lasceranno che siano posti in sepolcri.
Gli abitanti della terra si rallegreranno di loro e faranno festa e si manderanno regali gli uni agli altri, perché questi due profeti erano il tormento degli abitanti della terra.
Ma dopo tre giorni e mezzo uno spirito di vita procedente da Dio entrò in loro; essi si alzarono in piedi e grande spavento cadde su quelli che li videro.
Ed essi udirono una voce potente che dal cielo diceva loro: «Salite quassù». Essi salirono al cielo in una nube e i loro nemici li videro
(Apocalisse 11:3-12).
 
La durata dell’attività profetica dei due testimoni dell’Apocalisse sarà di milleduecentosessanta giorni, cioè tre anni e mezzo, equivalente al periodo della grande tribolazione. Come si chiameranno questi due testimoni, non possiamo dirlo con esattezza. L’interpretazione di questo passaggio scritturale attraverso i secoli non è stata unanime e verte essenzialmente su tre nomi: Enoc, Elia e Mosè. Quelli che pensano che saranno Enoc ed Elia, si basano su un testo dell’epistola agli ebrei, che afferma: Com'è stabilito che gli uomini muoiano una volta sola, dopo di che viene il giudizio (Ebrei 9:27). Tenendo presente che nella storia dell’umanità gli unici che non hanno visto la morte sono Enoc ed Elia, nell’ipotesi in cui effettivamente fossero loro i testimoni dell’apocalisse sarebbero al pari di tutti gli uomini, poiché saranno messi a morte. Tuttavia l'argomento della morte non è rilevante per il semplice motivo che ci sarà una grande schiera di credenti che saranno trovati vivi al ritorno di Cristo, i quali saranno rapiti, di conseguenza non passeranno attraverso la morte.
Se si considera il modo con cui i due testimoni si manifesteranno durante il tempo delle loro profezie sulla terra, chiaramente definiti profeti (Apocalisse 11:10) con  
 
il potere di chiudere il cielo affinché non cada pioggia, durante i giorni della loro profezia. Hanno pure il potere di mutare l’acqua in sangue e di percuotere la terra con qualsiasi flagello, quante volte vorranno,  
 
si può pensare ad Elia e Mosè, ai quali poteri simili erano già stati attribuiti. Se poi si aggiunge che questi due uomini comparvero sul monte della trasfigurazione e parlarono con Gesù, è molto probabile che saranno loro i due testimoni dell’Apocalisse. In conclusione, dei tre menzionati, Enoc, Elia e Mosè, uno di loro sarà senza dubbio Elia.
 
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Re: Profeti del Nuovo Testamento
« Rispondi #27 Data del Post: 04.12.2014 alle ore 16:05:43 »
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In che consisterà il loro profetizzare
 
Anche se il testo non specifica in cosa consisterà il profetizzare di questi due testimoni, non sarà difficile comprendere ciò che diranno agli uomini durante la loro missione. Il senso esortativo delle loro profezie, cioè il loro invito al ravvedimento e all’accettazione del vangelo di Gesù Cristo, si potrà intuire sia dal loro abbigliamento (vestiti di sacco, simbolo di penitenza), sia da quanto accadrà sulla terra dopo la loro dipartita.
 
In ogni epoca della storia dell’umanità, ossia dei singoli individui così come delle nazioni e dei popoli pagani, Dio, prima dei suoi giudizi e dei suoi castighi, ha sempre avvertito gli uomini tramite i suoi servitori profeti. Siccome il tempo della grande tribolazione sarà un periodo costellato da avvenimenti tragici per l’umanità e, specialmente per Israele, da grande angoscia, gli avvertimenti dei due testimoni durante i giorni della loro missione avranno lo scopo di condurre le persone al pentimento e alla conversione per ricevere la salvezza di Dio in Cristo Gesù.
 
Purtroppo, nonostante la tenace persistenza dei due messaggeri a richiamare gli uomini al ravvedimento, questi, invece di umiliarsi per riconoscere il loro peccato, faranno festa quando la bestia che sale dall’abisso farà guerra ai due testimoni e li metterà a morte. Per accentuare la loro crudeltà e l’indurimento dei loro cuori, nessuno tra coloro che vedranno i cadaveri dei due messaggeri esposti in piazza manifesterà minimamente l’intenzione di farli seppellire.
 
Passati i tre giorni e mezzo di grandi festeggiamenti per la morte dei due predicatori, lo spirito della vita procedente da Dio entrerà nei due cadaveri e li riporterà alla vita. Sarà un evento che procurerà grande spavento in chi vedrà risorgere i due testimoni. L’epilogo più inaspettato e spaventoso nello stesso tempo, dopo che i due risorti saliranno in cielo in una nube di fronte ai loro nemici, sarà un terremoto di vaste proporzioni che farà morire settemila persone.
 
Infine, si può profetizzare senza essere un profeta. Per una simile affermazione, non c’è bisogno di ricorrere all’A.T. per provarlo; basta tener presente quel che afferma il N.T.
 
Caifa, era un sommo sacerdote e, nonostante ciò, profetizzò intorno alla morte di Gesù e al beneficio che avrebbe ricevuto la nazione Ebraica ed anche per riunire in uno i figli di Dio dispersi. Ecco, cosa ci ha tramandato Giovanni nel suo evangelo.
 
Uno di loro, Caiafa, che era sommo sacerdote quell’anno, disse loro: « Voi non capite nulla,
e non riflettete come torni a vostro vantaggio che un uomo solo muoia per il popolo e non perisca tutta la nazione ».
Or egli non disse questo di suo; ma, siccome era sommo sacerdote in quell’anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione;
e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire in uno i figli di Dio dispersi
(Giovanni 11:49-52).
 
Zaccaria, era un pio sacerdote israelita e, quando riacquistò la parola, dopo di essere stato muto per tutto il tempo della gravidanza di sua moglie Elisabetta, a motivo per non aver creduto alla parola di Gabriele, ecco cosa afferma Luca nel suo evangelo:
 
Zaccaria, suo padre, fu pieno di Spirito Santo e profetizzò, dicendo:
« Benedetto sia il Signore, il Dio d’Israele, perché ha visitato e riscattato il suo popolo,
e ci ha suscitato un potente Salvatore nella casa di Davide suo servo,
come aveva promesso da tempo per bocca dei suoi profeti;
uno che ci salverà dai nostri nemici e dalle mani di tutti quelli che ci odiano.
Egli usa così misericordia verso i nostri padri e si ricorda del suo santo patto,
del giuramento che fece ad Abraamo nostro padre,
di concederci che, liberati dalla mano dei nostri nemici, lo serviamo senza paura,
in santità e giustizia, alla sua presenza, tutti i giorni della nostra vita.
E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo, perché andrai davanti al Signore per preparare le sue vie,
per dare al suo popolo conoscenza della salvezza mediante il perdono dei loro peccati,
grazie ai sentimenti di misericordia del nostro Dio; per i quali l’Aurora dall’alto ci visiterà
per risplendere su quelli che giacciono in tenebre e in ombra di morte, per guidare i nostri passi verso la via della pace »
(Luca 1:67-79).
 
Paolo, pur dichiarandosi un apostolo di Gesù Cristo (2 Corinzi 1:1; Galati 1:1; Efesini 1:1; Colossesi 1:1; 1 Timoteo 1:1; 2 Timoteo 1:1 e dottore dei gentili (1 Timoteo 2:7; 2 Timoteo 1:11) e mai di essere un profeta, sia proclamandosi da lui stesso come anche riconosciuto dagli altri, fece diverse predizioni riguardanti eventi futuri.
 
Agli anziani di Efeso, predisse che, dopo la sua partenza, si sarebbero introdotti in mezzo a loro dei lupi rapaci che non avrebbero risparmiato il gregge (Atti 20:29). Predisse quel che sarebbe accaduto al ritorno di Cristo: la risurrezione dei morti in Cristo e il rapimento dei viventi (1 Corinzi 15:23; 1 Tessalonicesi 5:15-17); l’apostasia e l’apparizione dell’anticristo (2 Tessalonice 2:3-10) e la depravazione degli uomini degli ultimi tempi (2 Timoteo 2:1-5). Tutte queste notizie sono chiaramente attestate dal Nuovo Testamento.
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