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   Autore  Topic: Profeti del Nuovo Testamento  (letto 3402 volte)
Domenico
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Profeti del Nuovo Testamento
« Data del Post: 27.05.2009 alle ore 16:18:03 »
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Vorrei proporre un esame largo e approfondito sui profeti del Nuovo Testamento. Per fare ciò è necessario avere davanti uno schema ben delineato, sul quale imperniare la discussione.
 
Ecco lo schema:
 
1) Menzionare tutti i profeti che il Nuovo Testamento chiama per nome e fornire un commento sulla loro attività profetica (in quest'elenco, ovviamente, dovranno essere esclusi quelli dell’Antico Testamento);
 
2) parlare di quei profeti i cui nomi non vengono rivelati nel Nuovo Testamento e della loro attività profetica;
 
3) quello che l’apostolo Paolo insegna sui profeti e del loro ministero, nelle sue epistole. È necessario avere idee chiare sia sul significato etimologico del termine e del suo ministero, e anche per sapere se la chiesa di Gesù Cristo, oggi, ne può ricavare beneficio.
 
4) La presenza dei falsi profeti, implica forse la negazione di quelli veri?
Vorrei consigliare a quanti avessero l'intenzione di intervenire nella discussione, di non avere fretta nel rispondere: riflettete seriamente prima e dopo scriverete, evitando di ripetere quello che altri hanno detto. Non cominciate dal numero 4), per piacere, ma dal numero  1), ed uno alla volta.  
 
Domenico
 
S.P.  
Per conoscere quello che ho scritto sull’argomento, potete scaricare dal
mio sito http://www.parolaevangelica.org/home.html il
PDF sull'argomento in oggetto: Profeti del Nuovo Testamento (è nella sezione
messaggi del sito): [url]
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Re: Profeti del Nuovo Testamento
« Rispondi #1 Data del Post: 10.07.2009 alle ore 16:55:44 »
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Quando ho aperto il topic, ho postato una discussione su Agabo, sulla base di testi del Nuovo Testamento che parlano di lui. In seguito, però, considerando che nel forum si discute, cioè la discussione è aperta a chi vuole intervenire, ho pensato di cancellare tutto il materiale postato, lasciando solamente lo schema del topic, che è bene ricordarlo:
 
1) Menzionare tutti i profeti che il Nuovo Testamento chiama per nome e fornire un commento sulla loro attività profetica (in quest'elenco, ovviamente, dovranno essere esclusi quelli dell’Antico Testamento);  
 
2) parlare di quei profeti i cui nomi non vengono rivelati nel Nuovo Testamento e della loro attività profetica;  
 
3) quello che l’apostolo Paolo insegna sui profeti e del loro ministero, nelle sue epistole. È necessario avere idee chiare sia sul significato etimologico del termine e del suo ministero, e anche per sapere se la chiesa di Gesù Cristo, oggi, ne può ricavare beneficio.  
 
4) La presenza dei falsi profeti, implica forse la negazione di quelli veri?  
Vorrei consigliare a quanti avessero l'intenzione di intervenire nella discussione, di non avere fretta nel rispondere: riflettete seriamente prima e dopo scriverete, evitando di ripetere quello che altri hanno detto. Non cominciate dal numero 4), per piacere, ma dal numero 1), ed uno per volta.
 
Secondo voi, i profeti del Nuovo Testamento che vengono nominati per nomi quanti sono? Come si può provare il loro ministero profetico?
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Re: Profeti del Nuovo Testamento
« Rispondi #2 Data del Post: 13.07.2009 alle ore 15:13:41 »
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A proposito di Agabo vorrei aggiungere: Da qualche parte si afferma che questo uomo non era un profeta cristiano. Condividete questa convinzione?
Se non si condivide, questa posizione, quali sono le argomentazioni che si possono addure, come prova che Agabo era un profeta cristiano?
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Re: Profeti del Nuovo Testamento
« Rispondi #3 Data del Post: 15.07.2009 alle ore 15:44:36 »
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Tenuto conto che, fino ad oggi, nessuno a risposto alle mie domande, fornisco io stesso le prove che Agabo era un profeta cristiano.
 
«I profeti cristiani hanno molti aspetti in comune con quelli dell’A.T., per cui giustamente portano lo stesso nome» [G. Friedrich, GLNT, Volume XI, colonna 618]
 
La formula che i profeti dell’A.T. usavano, prima di pronunciare l’oracolo divino era: Così dice il Signore. Questa formula, ovviamente, non si trova nel Nuovo Testamento, si leggono solamente le parole: questo dice lo Spirito Santo (Atti 21:11). Anche se questa frase è usata una sola volta nel N.T., tuttavia colui che la pronunciò fu un uomo riconosciuto come profeta: Agabo. Intorno a questo nome si discute se riconoscerlo come profeta cristiano o profeta dell’A.T. I testi che parlano di lui sono due, gli Atti 11:28 e 21:10. Dall’esame attento che condurremo dei contesti dei passaggi in questione, potremo stabilire se Agabo era considerato un profeta cristiano o meno.  
 
Di profeti chiamati per nome nel Nuovo Testamento, ce ne sono tre: Agabo, Giuda e Sila. In questo primo intervento, farò riferimento solo di Agabo.
 
Primo testo
 
In quei giorni, alcuni profeti scesero da Gerusalemme ad Antiochia.
E uno di loro, di nome Agabo, alzatosi, predisse mediante lo Spirito che ci sarebbe stata una grande carestia su tutta la terra; la si ebbe infatti durante l’impero di Claudio.
I discepoli decisero allora di inviare una sovvenzione, ciascuno secondo le proprie possibilità, ai fratelli che abitavano in Giudea.
E così fecero, inviandola agli anziani, per mezzo di Barnaba e di Saulo
(Atti 11:27-30).
 
Luca non rivela quanti fossero questi profeti che da Gerusalemme scesero ad Antiochia; egli  precisa solamente che provenivano da Gerusalemme. Luca, inoltre, non fornisce informazioni neanche circa il luogo della loro abitazione, né la loro appartenenza alla comunità cristiana, costituita in gran parte - se non totalmente - da Giudei convertiti al cristianesimo. Alcuni dei quali avrebbero voluto imporre l’osservanza della legge di Mosè ed in modo particolare la circoncisione (cifr. Atti 15:5).
 
Indipendentemente dal fatto che questi profeti abitassero a Gerusalemme o facessero parte della comunità, è assodato che essi fossero cristiani, anche se provenienti dal giudaesimo. Inoltre il fatto che tali profeti si recassero ad Antiochia, una nascente comunità cristiana, e non fossero andati in cerca di una comunità giudaica - che facilmente poteva trovarsi in quella città - è un significativo elemento che depone a favore della tesi secondo cui questi profeti erano cristiani.  
 
È utile aggiungere che se fossimo i soli a pensarla in questo modo, forse la nostra convinzione non avrebbe eccessivo peso, visto che non tutti sarebbero disposti a condividerla. Invece ci sono diversi studiosi e critici di un certo riguardo che la pensano come noi, convincendoci che la valutazione che abbiamo fatto non è campata in aria e non è priva di logica e coerenza esegetica. Per comprovare la nostra affermazione, citiamo qui di seguito alcuni critici e studiosi che si sono espressi sul testo di Atti 11:27-28.
 
«L’epressione introduttiva «in quei giorni» si riferisce, in corrispondenza al v. 26, all’anno di lavoro comune svolto da Barnaba e Saulo in Antiochia. In questo periodo giungono da Gerusalemme ad Antiochia dei «profeti» (v. 27). Si tratta di profeti cristiani itineranti» [Gerhard Schneider, Gli Atti degli Apostoli, Parte seconda, pag. 123].  
 
«La seconda breve notizia (vv. 27-30) di questa pericope (vedi comm. al v. 19), che racconta di una nuova visita da Gerusalemme, testimonia il permanere dei contatti tra la comunità primitiva di Gerusalemme e la giovane comunità di Antiochia convertita dal paganesimo, che aveva avuto inizio con la missione di Barnaba. Gli Atti parlano qui per la prima volta di profeti cristiani» [Gustav Stählin, Gli Atti degli Apostoli, pag. 292].
 
«Una caratteristica importante della chiesa primitiva era l’attività dei profeti, predicatori carismatici i quali potevano essere associati ad una chiesa locale oppure impegnati in un ministero itinerante (13.1, commento (18). Le loro funzioni erano varie e includevano sia l’esortazione sia la predizione del futuro; avrebbero anche potuto dare spiegazioni del Vecchio Testamento, senvendosi della loro intuizione spirituale per mostrare come le sue profezie si fossero adempite negli avvenimenti  connessi con il sorgere della chiesa» [I. Howard Marshall, Gli Atti degli Apostoli, pagg. 283-284].
 
«Questi profeti del Nuovo Testamento avevano un ufficio analogo, ma non uguale, a quelli dell’Antico Testamento. Possedevano essi il carisma della «profezia», e in virtù di tale carisma facevano nelle adunanze cristiane discorsi di edificazione e di esortazione e consolazione (I Corinti 14:3), come anche potevano svelare i segreti del cuore di altri (ivi, 25) e talvolta preannunziare eventi futuri» [A cura di Giuseppe Ricciotti, Gli Atti degli Apostoli e le lettere di S. Paolo, pag. 184].
 
«Nella chiesa primitiva si fa spesso menzione di profeti. Profeta, nel Nuovo come nell’Antico T., non è esclusivamente uno che predice l’avvenire; ma è colui che sotto l’azione dello Spirito Santo parla nelle  assemblee per l’edificazione altrui. È l’uomo, che Dio suscita ed ispira per confortare, riprendere, esortare ed a cui Dio tolora dà, come dette ad Agabo, d’intuire o preannunziare avvenimenti futuri» [Giovanni Luzzi, Fatti degli Apostoli, pag. 165].
 
«Alcuni credenti di Gerusalemme che avevano il dono di profezia scesero da Gerusalemme ad Antiochia...» [Stanley D. Toussaint, Investigate le Scritture, Nuovo Testamento, pag. 412].
 
«Il dono di profezia era una delle manifestazioni dello spirito Santo nella chiesa primitiva. Come i profeti dell’A.T. (Deut. 18:18), così anche i profeti del N.T. sono dei carismatici (1 Corinzi 12:1) che parlano nel nome di Dio, sotto l’ispirazione del suo Spirito. Nell’economia del nuovo patto c’è una più ampia presenza di questo carisma (Atti 2:17-18) e tutti i credenti ne possono beneficiare (Atti 19:6; 1 Corinzi 11:4-5; 14:26,29-33,37). Tuttavia alcuni individui ne sono particolarmente dotati da meritare il titolo abituale di profeta» [Otto Rauch, Nuovo Testamento annotato, Volume II, pag 142].
 
«Agapo. Profeta cristiano di Gerusalemme. Recatosi ad Antiochia, predisse una grande carestia che si verificò sotto l’imperatore Claudio» [René Pache, Nuovo Dizionario Bibblico, pag. 34].  
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Re: Profeti del Nuovo Testamento
« Rispondi #4 Data del Post: 15.07.2009 alle ore 18:58:43 »
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Ed ancora
 
Secondo testo
 
Terminata la navigazione, da Tiro arrivammo a Tolemaide; e, salutati i fratelli, restammo un giorno con loro.
Ripartiti il giorno dopo, giungemmo a Cesarea; ed entrati in casa di Filippo l’evangelista, che era uno dei sette, restammo da lui.
Egli aveva quattro figlie non sposate, le quali profetizzavano.
Eravamo là da molti giorni, quando scese dalla Giudea un profeta, di nome Agabo.
Egli venne da noi e, presa la cintura di Paolo, si legò i piedi e le mani e disse: «Questo dice lo Spirito Santo: "A Gerusalemme i Giudei legheranno così l’uomo a cui questa cintura appartiene, e lo consegneranno nelle mani dei pagani"».
Quando udimmo queste cose, tanto noi che quelli del luogo lo pregavamo di non salire a Gerusalemme.
Paolo allora rispose: «Che fate voi, piangendo e spezzandomi il cuore? Sappiate che io sono pronto non solo a essere legato, ma anche a morire a Gerusalemme per il nome del Signore Gesù».
E, poiché non si lasciava persuadere, ci rassegnammo dicendo: «Sia fatta la volontà del Signore»
(Atti 21:7-14).
 
Che Agabo fosse un profeta riconosciuto, nessuno lo mette in dubbio; il dubbio per qualcuno semmai riguarda se considerarlo un profeta cristiano o meno. Che in mezzo alla cristianità di quei tempi ci fossero profeti cristiani, è provato da diversi testi del Nuovo Testamento. Il titolo di profeta non veniva accordato a qualsiasi credente; veniva riconosciuto a quei credenti che possedevano caratteristiche ben precise. Esse non consistevano solamente nel parlare agli uomini un linguaggio di edificazione, di esortazione e di consolazione (1Corinzi 14:3), ma includevano anche predizioni di eventi futuri e svelamenti di segreti del cuore umano (1Corinzi 14:25). Quando un credente, sia di sesso maschile che femminile, manifestava pubblicamente di possedere queste caratteristiche — che erano parte di un carisma concesso dallo Spirito Santo — egli veniva riconosciuto dalla cristianità come profeta.
 
Nell’A.T. c’era una norma data da Dio, che stabiliva quali dovessero essere le caratteristiche di un profeta del Signore. La norma si articolava in due punti:  
 
1. Quello che diceva il profeta, parlando nel nome del Signore, doveva avverarsi. Ecco le parole del testo:  
Quando il profeta parlerà in nome del SIGNORE e la cosa non succede e non si avvera, quella sarà una parola che il SIGNORE non ha detta; il profeta l’ha detta per presunzione; tu non lo temere.
(Deuteronomio 18:22).  
 
2. Non ci dovevano essere sviamenti verso dei stranieri:  
Quando sorgerà in mezzo a te un profeta o un sognatore che ti annunzia un segno o un prodigio,
e il segno o il prodigio di cui ti avrà parlato si compie, ed egli ti dice: «Andiamo dietro a dèi stranieri, che tu non hai mai conosciuto, e serviamoli»,
tu non darai retta alle parole di quel profeta o di quel sognatore, perché il SIGNORE, il vostro Dio, vi mette alla prova per sapere se amate il SIGNORE, il vostro Dio, con tutto il vostro cuore e con tutta l’anima vostra
(Deuteronomio 13:1-3).
 
Tutte le verifiche venivano fatte sulla base di questa norma divina. Anche se il Nuovo Testamento non fa nessun cenno a questa norma divina, non si può immaginare che in mezzo alla cristianità non si effettuasse nessuna verifica per stabilire se un credente avesse ricevuto dallo Spirito Santo il carisma di profeta.  
 
Agabo era considerato un profeta prima che arrivasse a Cesarea: quando arrivò in quella località, fu accolto e ricevuto come tale. Si noti che anche qui, al pari di Antiochia, Agabo si trovava in mezzo ai cristiani, cui proclamò la sua profezia riguardante la vita di Paolo e ciò che gli sarebbe accaduto a Gerusalemme. Infine, nessuno della fratellanza di Cesarea, compresi Paolo e Luca (che erano presenti) contestò la profezia di Agabo, né manifestò il minimo dubbio sulla provenienza del messaggio dallo Spirito Santo. Il fatto stesso che la fratellanza fece di tutto per persuadere Paolo a non andare a Gerusalemme è una prova che la predizione di Agabo venne accettata. Inoltre Paolo non si lasciò persuadere da nessuno a desistere dal recarsi a Gerusalemme non solo perché lui stesso accettò il messaggio del profeta, ma anche perché precedentemente  in ogni città lo Spirito Santo gli aveva attestato che lo attendevano catene e tribolazioni (Atti 20:23). Tutti gli elementi che abbiamo preso in considerazione ci convincono che Agabo era un profeta cristiano, e come tale esercitava il ministero profetico in mezzo alla cristianità.
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Re: Profeti del Nuovo Testamento
« Rispondi #5 Data del Post: 15.07.2009 alle ore 22:42:38 »
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Giuda e Sila profeti
 
Giuda e Sila, anch’essi profeti, con molte parole, li esortarono e li fortificarono (Atti 15:32).
 
Di questi due profeti si parla solamente nel testo di Atti 15:32, e non in senso generico, come per quei profeti che da Gerusalemme andarono ad Antiochia, ma specificatamente chiamandoli con i loro nomi. Profeti cristiani chiamati per nome, con questo specifico titolo, non ce ne sono tanti nel Nuovo Testamento; si conoscono solamente Agabo, Giuda, detto Barsabba e Sila; mentre quelli senza nome sono tanti, anche se non è possibile fornire una cifra esatta, visto che non si dispongono dati definitivi.
 
Dei due profeti del nostro testo si sa che furono mandati ad Antiochia, dagli apostoli e dagli anziani con tutta la chiesa di Gerusalemme, in compagnia di Paolo e Barnaba, per consegnare la decisione del concilio di Gerusalemme alla chiesa di Antiochia. Si precisa che questi due fratelli, Giuda e Sila, erano uomini autorevoli tra i fratelli e che per questa missione particolare furono scelti (Atti 15:22,25). Questo significa che non erano gli unici nella comunità di Gerusalemme, sicuramente ve ne erano altri che potevano svolgere questo compito. Da qualche parte si afferma che,
 
«I due messaggeri di Gerusalemme rafforzarono l’impressione positiva lasciata dal decreto col messaggio orale di cui erano stati incaricati, cui erano particolarmente adatti in quanto profeti» [Gustav Stählin, Gli Atti degli Apostoli, pag. 369].  
 
Eppure si sa che Giuda e Sila svolsero lo stesso ministero che aveva svolto Barnaba la prima volta che aveva visitato la chiesa di Antiochia. Quand’egli giunse e vide la grazia di Dio, si rallegrò, e li esortò tutti ad attenersi al Signore con cuore risoluto (Atti 11:23). Di quest’ultimo però, non si riferisce che era profeta, mentre di Giuda e di Sila si afferma che lo erano. Che significa questo? Era solamente per la capacità di esortare e di fortificare, che questi due fratelli erano riconosciuti come profeti, o c’era qualcos’altro in loro che li distinguevano e li classificava in quella categoria? Noi crediamo che in loro, ci sia stato qualcosa di più.  
 
Se si afferma, quasi in una forma dogmatica che il profeta nel Nuovo Testamento è chi parla agli uomini un linguaggio di edificazione, di esortazione e di consolazione (1Corinzi 14:3), come mai che Barnaba, (per esempio nel caso specifico) che possedeva queste caratteristiche non viene definito profeta? Questo significa, senza tema di essere smentiti, che a questo credente mancava quella capacità, data dallo Spirito Santo, di svelare segreti del cuore o di predire eventi particolari, caratteristica che manifestavano tutti i profeti, sia quelli dell’A.T. che quelli del Nuovo Testamento. Avremo modo di approfondire quest’aspetto dell’argomento, quando esamineremo l’insegnamento dell’apostolo Paolo.
 
Con questo mio intervento, ho esaurito il primo punto dello schema iniziale. Ora aspetto i vostri commenti!
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Re: Profeti del Nuovo Testamento
« Rispondi #6 Data del Post: 20.07.2009 alle ore 13:20:02 »
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Pace Domenico,
negli Atti trovo un riferimento che testimonia dell'esistenza di almeno un altro profeta (se non 5), rispetto ad Agabo, Sila e Giuda.
 
Atti 13:1  
Nella chiesa che era ad Antiochia c'erano profeti e dottori: Barnaba, Simeone detto Niger, Lucio di Cirene, Manaem, amico d'infanzia di Erode il tetrarca, e Saulo.
 
Leggendo l'affermazione del versetto 1, almeno uno dei nomi suddetti era un profeta, e lo stesso si può dire del ministero di dottore.
Ciò non esclude il fatto che tutti e cinque fossero sia profeti che dottori.
 
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Re: Profeti del Nuovo Testamento
« Rispondi #7 Data del Post: 20.07.2009 alle ore 16:58:39 »
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Questo mio intervento, oltre a rispondere a Backer, vuole riferirsi al secondo punto dello schema iniziale.
 
I profeti della chiesa di Antiochia

Nella chiesa che era ad Antiochia c’erano profeti e dottori: Barnaba, Simeone detto Niger, Lucio di Cirene, Manaem, amico d’infanzia di Erode il tetrarca, e Saulo.
Mentre celebravano il culto del Signore e digiunavano, lo Spirito Santo disse: «Mettetemi da parte Barnaba e Saulo per l’opera alla quale li ho chiamati»
(Atti 13:1-2).
 
I nomi delle cinque persone che venivano presentati in questo testo, con ogni probabilità erano alla guida della comunità, come si sostiene quasi unanimemente. Non è chiaro però, se i profeti che c’erano nella chiesa di Antiochia, si trovavano nel numero dei tre, visto che dai cinque menzionati, due di loro, Barnaba e Saulo, devono essere esclusi, per il semplice motivo che non vengono mai chiamati come profeti. È più logico, secondo noi, cercarli al di fuori del gruppo dei dirigenti, anche se non si può escludere che qualcuno di loro si poteva trovare in quel gruppo. Tenuto presente che il libro degli Atti non ci rivela il numero dei profeti che c’erano nella chiesa di Antiochia, ogni ulteriore spiegazione che si potrebbe fornire, sarebbe solamente una semplice ipotesi.
 
«Luca comincia la nuova sezione con un’intonazione sui capi della comunità di Antiochia. Secondo l’elenco dei ministeri in 1 Corinzi 12:28 (ed Efesini 4:11), «profeti e dottori» rappresentano gli uffici carismatici più alti (cfr. comm. a 1:17; 11:27). È un problema distinguere nettamente fra loro il tipo e l’ambito dei compiti dei profeti e dei dottori; anche i dottori, che solo qui vengono nominati negli Atti, operano senza dubbio soprattutto in base al loro dono e al loro potere spirituale (vedi comm. a 1:1; 2:42; 11:26 ecc.) e il compito di ambedue dev’essere stato l’annuncio dell’evangelo e la direzione spirituale della comunità; tuttavia, si deve poter affermare che determinate istruzioni e soprattutto le predizioni per incarico divino venivano date innanzitutto dai profeti» [Gustav Stählin, Gli Atti degli Apostoli, pag. 308].
 
«Con ēsan de e una (doppia) indicazione di località (cfr. 2,5) è introdotta la lista dei «profeti e dottori» (v. 1a). Accanto a en Antiocheiav (indicazione della città), con cata tēn ousan ecclēsian si fa riferimento alla comunità cristiana locale. Evidentemente i profeti sono in genere identici ai dottori, il che significa: le persone menzionate al v. 1b sono contemporaneamente profeti e dottori» [Gerhard  Schneider, Gli Atti degli Apostoli, Parte seconda, pag. 147].
 
Non condivido quest’ultima affermazione dal punto di vista generale, (anche se non si può negare che un credente può avere più di un ministero) per il semplice fatto che se i due gruppi di profeti e dottori fossero identici e che la stessa persona, contemporaneamente, può essere profeta e dottore, la distinzione che Paolo fa in (1Corinzi 12:28 ed Efesini 4:11), non avrebbe senso. Se di identicità si può parlare (concessa ai fini della discussione), semmai è tra pastori e dottori e non tra profeti e dottori, anche se non c’è unanimità tra i commentatori a sostenerlo. Infine, una cosa è stabilire un principio di carattere generale basandosi su in’intepretazione, e ben’altro su testi chiaramente specificati.
 
In Atti 21:8-9 viene riferito chiaramente che le quattro figlie di Filippo non sposate profetizzavano, cioè esercitavano il ministero profetico ed erano riconosciute  come tali in mezzo alla cristianità di Cesarea e non solamente come semplici sorelle in Cristo. In che cosa consistesse il loro profetizzare però, non viene specificato.
 
Nel discorso sugli scribi e sui farisei, Gesù fa notare che essi non erano innocenti come si definivano. Infatti, da quello che si legge, si può osservare:
 
Perciò ecco, io vi mando dei profeti, dei saggi e degli scribi; di questi, alcuni ne ucciderete e metterete in croce; altri ne flagellerete nelle vostre sinagoghe e li perseguiterete di città in città,
affinché ricada su di voi tutto il sangue giusto sparso sulla terra, dal sangue del giusto Abele, fino al sangue di Zaccaria, figlio di Barachia, che voi uccideste fra il tempio e l’altare
(Matteo 23:34-35).
 
I profeti di cui parla questo passo, non erano certamente quelli dell’Antico Testamento, altrimenti Gesù avrebbe evitato di esprimersi con la formula: Vi mando.... Quest'espressione sta invece a significare che si trattava di Profeti cristiani, anche se di identità ignota. Il maltrattamento riservato a questi messaggeri divini, sarà inflitto proprio da questa categoria di religiosi, dagli scribi e dai farisei, che in precedenza avevano affermato che se fossero stati presenti, quando i loro padri avevano ucciso i Profeti, non sarebbero stati certo complici del loro crimine.
 
In conclusione, Gesù allargando la sfera della responsabilità di quest’azione nefanda e criminosa, coinvolge l’intera popolazione di Gerusalemme, e con essa vuole riferirsi ad Israele, quando scandisce:
 
«Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono mandati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come la chioccia raccoglie i suoi pulcini sotto le ali; e voi non avete voluto!
Ecco, la vostra casa sta per esservi lasciata deserta.
Infatti, vi dico che da ora in avanti non mi vedrete più, finché non direte: "Benedetto colui che viene nel nome del Signore!"» (Matteo 23:37-39; vedere anche
(Luca 13:34).
 
In definitiva, perché i padri uccisero i Profeti? Per non aver voluto accettare il loro messaggio. Perché i figli si comporteranno nella stessa maniera dei loro padri, uccidendo i Profeti cristiani, cioè compiendo le stesse loro azioni? Per il medesimo motivo: per non aver voluto accettare il Vangelo e con esso il messaggio del ravvedimento. Il giudizio che peserà su di loro sarà molto severo. Lo stesso accadrà a tutti quelli che respingeranno la salvezza che Dio offre in Cristo Gesù!
 
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Re: Profeti del Nuovo Testamento
« Rispondi #8 Data del Post: 22.07.2009 alle ore 15:29:18 »
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Vorrei aprire il discorso del nostro tema, riguardante l'insegnamento dell'apostolo Paolo, così da dare ampio spazio a quanti vorranno intervenire nella discussione (mi auguro che saranno in tanti a farlo).
 
L’INSEGNAMENTO DI PAOLO PER QUANTO RIGUARDA PROFETI E PROFEZIA
 
L’insegnamento che Paolo fornisce, riguardante profeti e profezia, è molto vasto e dettagliato da permettere di guardare l’argomento sotto diverse angolature, come nessun altro scrittore del Nuovo Testamento ha fatto.
 
Quello che Dio ha posto nella chiesa
 
E Dio ha posto nella chiesa in primo luogo degli apostoli, in secondo luogo dei profeti, in terzo luogo dei dottori, poi miracoli, poi doni di guarigioni, assistenze, doni di governo, diversità di lingue.
Sono forse tutti apostoli? Sono forse tutti profeti? Sono forse tutti dottori? Fanno tutti dei miracoli?
Tutti hanno forse i doni di guarigioni? Parlano tutti in altre lingue? Interpretano tutti?
Voi, però, desiderate ardentemente i doni maggiori! Ora vi mostrerò una via, che è la via per eccellenza
(1Corinzi 12:28-31).
 
Il concetto di chiesa del nostro passo, non è quello di una comunità locale, bensì quello dell’intera collettività dei credenti disseminati in tutta la terra. Anche se Paolo sta parlando alla comunità di Corinto e la sua epistola è indirizzata ad essi, il riferimento che egli fa della chiesa non ha niente a che vedere con una comunità locale. Sotto quest'aspetto, il porre di Dio nella chiesa apostoli, profeti e dottori ha un senso molto ampio e abbraccia tutte le comunità, grandi e piccole, sotto un solo capo: Gesù Cristo. Inoltre, se nella chiesa ci sono gli apostoli, i profeti e i dottori, non lo è per volontà di Paolo, ma per esplicita determinazione di Dio, che lo ha chiaramente voluto. Se si tiene in debito conto quest'elemento fondamentale, che rappresenta il cardine di tutta l’argomentazione che l’apostolo offrirà sull’argomento dei profeti e delle profezie, si potrà meglio valutare e comprendere l’insegnamento dell’apostolo, apprezzandolo nel suo insieme, senza estrapolarlo dal suo ampio contesto.
 
D’altra parte, la chiesa di Gesù Cristo (Matteo 16:18), o la chiesa di Dio, (Atti 20:28; 1Corinzi 1:2; 10:32; 11:22; 15:9; 2Corinzi 1:1; Galati 1:13; 1Timoteo 3:5), come viene definita dalle Scritture, non è un’organizzazione, ma un vivente organismo diretto e controllato dallo Spirito Santo. Se lo Spirito di Dio non ha il controllo e il posto che gli compete nella chiesa, quest’ultima, con ragione, non si potrà chiamare più chiesa di Dio: sarà semplicemente un’associazione di uomini e di donne, con intenti e direttive umane. Il Signore Gesù si è impegnato ad edificare la Sua chiesa (Matte 16:18) sempre per mezzo dello Spirito Santo, che guida i credenti in tutta la verità (Giovanni 16:13). Pertanto, i profeti e le profezie essendo ispirati dallo Spirito Santo nel loro svolgimento, hanno appunto come obiettivo e punto di riferimento l’edificazione della chiesa e non i non credenti (1Corinzi 14:4,22).
 
Paolo precisa che è stato Dio a porre nella chiesa i profeti e, per mezzo di loro, anche la profezia, non per limitarla alla sola era apostolica, ma, al contrario, per estenderla ad ogni epoca. Se all’opera di Dio si pone una certa limitazione nel tempo si intacca seriamente il concetto dell’universalità e si rischia di fraintenderla, e conseguentemente invece di favorire il lavoro dello Spirito di Dio, si finisce con l’ostacolarlo o peggio con il rifiutarlo nelle sue svariate manifestazioni. Quando accade questo strano fenomeno, (di cui la storia del cristianesimo attraverso i secoli è piena) accade lo sviamento, che consiste nell’allontanarsi dai sani insegnamenti della Parola di Dio per cedere a vedute e considerazioni umane.
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Re: Profeti del Nuovo Testamento
« Rispondi #9 Data del Post: 23.07.2009 alle ore 16:57:50 »
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Non vorrei continuare a postare, senza che ci fossero interventi sull'argomento, e poi magari leggere che il "forum non è una scuola biblica".
 
Se l'argomento del topic si ritiene importante, ai fini di comprendere l'insegnamento dell'apostolo Paolo, visto che è lui ne parla diffusamente e in maniera dettagliata, gli interventi serviranno a mettere in luce come intendiamo questi insegnamenti.
 
Se io espongo il mio modo di intendere le affermazioni dell'apostolo, quelli che leggeranno, potranno fare le loro valutazioni e giudicare se l'interpretazione che do al pensiero di Paolo è corretta, o no.
 
Lo stesso posso fare anch'io, leggendo quello che gli altri esporranno. Però, se mancheranno gli interventi, come si farà a sapere se quello che si pensa in materia, sia corretta o no? Queste mie parole non devono essere intese come una provocazione, bensì un invito ad aprirci, perché in fin dei conti, quello che sarà detto, servirà di edificazione reciproca.  
 
Infine, vorrei chiedere: ho messo a disposizione un PDF sull’argomento, quanti l’hanno scaricato e letto?
« Ultima modifica: 23.07.2009 alle ore 19:15:06 by Domenico » Loggato
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Re: Profeti del Nuovo Testamento
« Rispondi #10 Data del Post: 24.07.2009 alle ore 08:17:23 »
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Pace Domenico,
io, personalmente, non trovo nulla di strano in ciò che hai scritto e lo condivido.
Certamente si tratta di un discorso veramente vasto e con mille sfumature e dettagli; pertanto trovo difficile riuscire ad abbracciare il tutto per esprimere qualcosa di circoscritto.
Sicuramente la tua premessa è più indicata in questa fase: se il discorso comincia ad entrare nei particolari, probabilmente potrò esprimere qualcosa di più.
Per quanto riguarda il PDF, non l'ho ancora scaricato.
In generale trovo un po' difficile impostare gli interventi sulla dottrina, semplicemente perchè mi trovo più a mio agio in un rapporto diretto con coloro che postano.
Come vedi ci sto provando a seguirti: abbi pazianza e vedrai che qualcosa di costruttivo riusciamo a realizzarlo.
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Re: Profeti del Nuovo Testamento
« Rispondi #11 Data del Post: 24.07.2009 alle ore 13:13:53 »
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on 24.07.2009 alle ore 08:17:23, backer wrote:
Pace Domenico,
io, personalmente, non trovo nulla di strano in ciò che hai scritto e lo condivido.
Certamente si tratta di un discorso veramente vasto e con mille sfumature e dettagli; pertanto trovo difficile riuscire ad abbracciare il tutto per esprimere qualcosa di circoscritto.
Sicuramente la tua premessa è più indicata in questa fase: se il discorso comincia ad entrare nei particolari, probabilmente potrò esprimere qualcosa di più.
Per quanto riguarda il PDF, non l'ho ancora scaricato.
In generale trovo un po' difficile impostare gli interventi sulla dottrina, semplicemente perchè mi trovo più a mio agio in un rapporto diretto con coloro che postano.
Come vedi ci sto provando a seguirti: abbi pazianza e vedrai che qualcosa di costruttivo riusciamo a realizzarlo.
Pace

 
Pace Marco!
Le tue parole mi incoraggiano molto e ti ringrazio sentitamente. Spero che altri interventi possono essere di stimolo per il bene comune
 
Domenico
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Re: Profeti del Nuovo Testamento
« Rispondi #12 Data del Post: 28.07.2009 alle ore 00:22:32 »
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on 24.07.2009 alle ore 13:13:53, Domenico wrote:

 
Pace Marco!
Le tue parole mi incoraggiano molto e ti ringrazio sentitamente. Spero che altri interventi possono essere di stimolo per il bene comune
 
Domenico

Pace,
anch'io trovo molto interessanti i tuoi interventi, e il fatto che non si intervenga, non vuol dire che non ci sia interesse, almeno io parlo per me..., anzi, magari vorrà dire che non ho nulla da ridire, e che mi piacerebbe leggere il seguito.  Sorriso
 
Pace
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Re: Profeti del Nuovo Testamento
« Rispondi #13 Data del Post: 29.07.2009 alle ore 03:54:47 »
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I profeti al servizio della chiesa e per la sua edificazione
 
Lui che ha dato alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e dottori,
per il perfezionamento dei santi in vista dell’opera del ministero e dell’edificazione del corpo di Cristo,
fino a che tutti giungiamo all’unità della fede e della piena conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomini fatti, all’altezza della statura perfetta di Cristo;
affinché non siamo più come bambini sballottati e portati qua e là da ogni vento di dottrina per la frode degli uomini, per l’astuzia loro nelle arti seduttrici dell’errore;
ma, seguendo la verità nell’amore, cresciamo in ogni cosa verso colui che è il capo, cioè Cristo.
Da lui tutto il corpo ben collegato e ben connesso mediante l’aiuto fornito da tutte le giunture, trae il proprio sviluppo nella misura del vigore di ogni singola parte, per edificare sé stesso nell’amore
(Efesini 4:11-16). [Per conoscere l’ampia spiegazione che viene fornita su questo testo di Efesini 4:11-16, considerato dai commentatori un lungo periodo, consigliamo di leggere quello che hanno scritto questi due autori: Ernest Best,  Efesini, pagg. 447-475 e Heinrich Schlier, La lettera agli Efesini, pagg. 307-329].
 
Efesini 4:11-16, considerato dai critici un lungo periodo, è generalmente conosciuto da tutti gli studiosi della Bibbia come il testo che parla dei cinque ministeri che Cristo ha dato alla Sua chiesa, apostoli, profeti, evangelisti, pastori e dottori, specificandone anche lo scopo e la finalità, come vengono chiaramente indicati:  
 
1) il perfezionamento dei santi;  
2) l’edificazione del corpo di Cristo;  
3) l’unità della fede;  
4) la conoscenza del Figlio di Dio, in uno stato di uomini fatti all’altezza della statura perfetta di Cristo;
5) il non essere sballottati come bambini da ogni vento di dottrina;
6) il seguire la verità nell’amore;
7) il crescere in ogni cosa verso colui che è il capo, cioè Cristo;
8) il fare in modo che tutti traggano il proprio sviluppo, nella misura del vigore di ogni singola parte, per edificare se stesso nell’amore.
 
Lo schema così dettagliato che l’autore di Efesini fornisce, oltre che offrire vari spunti di riflessione, permette di comprendere come l’apostolo valutava l’attività ministeriale nel suo complesso e nel suo svolgimento, senza mettere particolarmente in luce il ministro che lo esercita. D’altra parte, l’apostolo accentra la sua esposizione in questo modo perché consapevole che nessun dono o ministero viene conferito per l’uso personale di chi lo riceve, ma solamente per il beneficio del corpo di Cristo, che è la Sua chiesa. Rientra quindi nella logica e nella coerenza teologica esaltare il donatore dei ministeri, cioè Gesù Cristo, anziché chi lo riceve, cioè l’uomo, tenendo sempre presente che chi riceve un particolare carisma spirituale deve essere considerato solamente uno strumento umano usato dal Signore e dallo Spirito Santo, per scopi e fini divini.
 
1) Il perfezionamento dei santi

I santi, di cui parla il testo, non sono credenti che vivono in uno stato di beatitudine, in cielo; essi si trovano sulla terra perché non hanno ancora raggiunto la maturità spirituale, perciò anch’essi commettono errori e presentano difetti. Essi infatti, usufruiranno del beneficio dell’attività ministeriale con il preciso scopo di perfezionarli.  
 
Il perfezionamento della vita del credente, oltre ad essere un lento processo che si estende per tutto l’arco della durata della permanenza sulla terra, viene portato a compimento dallo Spirito Santo per mezzo dei ministeri che Gesù Cristo ha dato alla Sua chiesa. L’opera del ministero si può paragonare al lavoro che viene svolto in un’officina. Tutti i materiali che entrano in un'officina, di solito si trovano allo stato grezzo, hanno bisogno di una particolare lavorazione per diventare oggetti preziosi oppure attrezzi da lavoro pronti per l’uso. Se il materiale grezzo è, per esempio, un metallo senza nessuna forma, dopo essere stato lavorato dall’artigiano esso potrà diventare un attrezzo da lavoro e servire per un determinato uso; se invece è argilla, dopo che sarà ultimata la lavorazione in tutte le sue fasi, uscirà un vaso che servirà per contenere qualcosa di prezioso o per adornare un ambiente.
 
Il perfezionamento, consistente nell’eliminazione dei vari difetti che i credenti hanno nella loro vita, viene portata a compimento dallo Spirito Santo per mezzo dell'attività ministeriale. Per esempio, quando si pensa all’esortazione derivata dall’attività ministeriale della profezia (1Corinzi 14:3), si può meglio comprendere il valore del perfezionamento che essa produce nella vita dei santi. Infatti, l’esortazione in sé non ha mai lo scopo di fare allontanare una persona dalle vie del Signore, scandalizzarla e fargli perdere il suo zelo, ma conduce il credente alla consapevolezza dei suoi difetti e dei suoi errori, con lo scopo di eliminarli per raggiungere il perfezionamento.
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Re: Profeti del Nuovo Testamento
« Rispondi #14 Data del Post: 29.07.2009 alle ore 03:57:50 »
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2) L’edificazione del corpo di Cristo

Una delle immagini che l’Apostolo adopera per parlare della chiesa del Signore, consiste nel  presentarla come il corpo di Cristo: Cristo viene indicato come il capo e la chiesa come il suo corpo. Nel concetto di corpo, bisogna tener presente che esso è costituito da componenti diverse non solo per forma, ma anche e soprattutto per funzione; Esse tuttavia insieme collaborano e contribuiscono per il bene dell’intero corpo. Questo significa - per usare l’argomentazione di Paolo - che nessun membro, né quello più importante come per esempio l’occhio, la mano, il piede, né quello più piccolo o meno appariscente, può considerarsi indipendente dagli altri membri, perché tutti hanno bisogno l’uno dall’altro (cfr.1Corinzi 12:12-27).
 
Il corpo di Cristo è composto da tutti i seguaci di Gesù, cioè da tutte quelle persone che lo hanno ricevuto nella loro vita come il loro personale Salvatore e Signore, che hanno creduto nel Suo nome ed hanno ricevuto la Sua parola. Infatti, in questo numero ci sono uomini e donne, bianchi e di colore, ebrei e gentili, colti e ignoranti, ricchi e poveri: ci sono persone di ogni condizione e strato sociale. Questa varietà nella sua totalità, però, non mette in discussione che i suoi membri non abbiano bisogno di essere edificati. Per evitare di incorrere un'imprecisione, l’elemento edificativo di cui parla chiaramente l’apostolo, non solo è al centro di tutta l’argomentazione che egli fa, ma è anche un elemento troppo importante per essere sottovalutato. Edificare, cioè costruire, mettere un mattone sopra l’altro, in pratica è l’opposto di demolire. L’opera del ministero, per mezzo delle varie strumentalità umane guidate dallo Spirito di Dio, ha proprio questa finalità; se ciò non avviene o non viene compiuto, è prova che quello che si fa, in grande o in piccolo, è solamente opera umana che persegue solo il proprio interesse e la propria utilità. Gesù ha promesso di edificare la Sua chiesa (Matteo 16:18): Egli compie questo lavoro essenzialmente per mezzo dello Spirito Santo e dell’attività ministeriale.
 
3) L’unità della fede
 
L’unità della fede è un altro obiettivo cui mira l’opera del ministero. I componenti del corpo di Cristo, cioè la chiesa nella sua totalità, hanno bisogno di essere perfezionati, edificati al fine che tutti raggiungano l’unità della fede. Oggigiorno, spesso si usa un detto che ha la sua importanza: L'unione fa la forza, per esprimere l’importanza di raggiungere certi traguardi e certe mete. Se quest'affermazione ha la sua importanza per quanto riguarda la vita sociale in tutti i suoi aspetti, lo è maggiormente per ciò che concerne la vita cristiana in tutti i suoi aspetti, sia per quanto riguarda le singole persone come anche per l’intera collettività.  
 
Per un gruppo di persone, lo stare insieme non significa necessariamente la cura dell’unità della fede. Due o più persone, in pratica, possono stare insieme e non essere nello stesso tempo uniti nella fede. La fede di cui si parla è senza dubbio quella in Cristo Gesù, con la quale non solo si è salvati, ma si possono anche sperimentare le promesse divine.
 
L’opera del ministero non separa i credenti per farli agire ognuno a modo proprio, spingendoli ad ignorarsi a vicenda; anzi, li indirizza verso quel traguardo che è appunto il raggiungimento dell’unità della fede. Tutto ciò che non ha quest'obiettivo, è semplicemente un’opera della carne.
 
4) La conoscenza del Figlio di Dio, in uno stato di uomini fatti e all’altezza della statura perfetta di Cristo
 
La conoscenza di Cristo quale Figlio di Dio, cui si fa riferimento, non è certamente quella infantile, che si ha all’inizio della conversione, ma quella di uomini maturi, che raggiunge la statura perfetta di Cristo. Questo significa che man mano che si è edificati e si crescerà nella vita cristiana, la conoscenza del Figlio di Dio non solo aumenterà, ma si svilupperà a tal punto da raggiungere quel livello di essere definito una statura perfetta. Questo naturalmente non avviene in un giorno, in una settimana, in un mese e neanche in un anno, ma con il passare del tempo, specie quando si è interessati per le cose di Dio e si è perseveranti nel seguire le direttivi divine. Lo sviluppo e la crescita, non riguarderanno solamente la vita privata del singolo seguace di Gesù Cristo, ma anche la fermezza della fede, in preparazione ai disparati venti di dottrina che soffieranno.
 
5) Il non essere sballottati come bambini da ogni vento di dottrina
 
Essere sballottati da ogni vento di dottrina in pratica significa che non si è fermi, radicati e fondati su quello che si crede. Questa condizione, naturalmente, è quella di un bambino che non ha un'adeguata conoscenza del Signore e della sana dottrina, per questo facilmente potrà essere deviato dalla verità. In definitiva, il crescere nella conoscenza del Figlio di Dio fino a raggiungere quello stato di uomini fatti, servirà anche per essere preservati da ogni possibile sbandamento e deviazione dal diritto sentiero, per non correre il rischio di seguire l’errore nelle sue svariate manifestazioni.
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