«I cuccioli contano più dei bambini?», Malan sfida Cirinnà

By 30 Gennaio 2016Dall'Italia

ROMA – «I cuccioli meritano più tutela dei bambini?»: è la domanda che il senatore Lucio Malan ha lanciato in chiusura del suo intervento nell’ambito della discussione relativa al disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili, partita a Palazzo Madama giovedì 28 gennaio. Malan (FI) si affida al paradosso per evidenziare l’incoerenza della normativa proposta dal Partito democratico, in particolare in relazione alla delicata questione della stepchild adoption, e della collegata pratica dell’utero in affitto, citando a supporto della sua tesi il Regolamento comunale sulla tutela degli animali della città di Roma, approvato nel 2005 dal consiglio a maggioranza di centrosinistra (sindaco Walter Veltroni).

«L’articolo 8 – ha illustrato Malan – è intitolato: “Maltrattamento degli animali” e al comma 6 dice: “È vietato separare i cuccioli di cani e gatti dalla madre prima dei 60 giorni di vita, se non per gravi motivazioni certificate da un medico veterinario”. Perché? Perché è ritenuta una barbarie separare un gattino o un cagnolino da sua madre. Invece, con l’utero in affitto, il bambino viene separato subito dalla madre».

Un’incoerenza, ha spiegato il senatore, resa ancora più surreale quando si scopre chi ha approvato la normativa comunale: «Chi ha firmato questo Regolamento? La delegata del Sindaco alle politiche sui diritti degli animali, Monica Cirinnà». Così convinta dei suoi contenuti da presentare nella prefazione il regolamento stesso come “un documento di fondamentale importanza nel cammino di civiltà” per la tutela della “dignità di esseri viventi”, capace di rendere Roma “capitale mondiale di civiltà e di integrazione”.

«L’articolo 29 della Costituzione – ha ribadito Malan – dice che la Repubblica tutela la famiglia quale formazione naturale fondata sul matrimonio. La “riconosce” – recita la Costituzione – perché la famiglia è ampiamente preesistente alla Costituzione e alle leggi, non solo di questo Stato ma a qualunque legge. La famiglia è un fondamento sì sociale e culturale – ed è anche una formazione sociale – ma, prima ancora, è naturale e biologica: è la natura che ha stabilito come avviene la procreazione, ovvero tra un uomo e una donna, né più né meno. Ecco perché la Costituzione la riconosce: la famiglia c’è già».

La discussione del disegno di legge riprenderà martedì 2 febbraio.

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