Usa, reazioni compatte alla decisione della Corte suprema

By 30 Giugno 2015Esteri

WASHINGTON – Forti le reazioni, in particolare in casa evangelica, alla decisione della Corte suprema. La decisione di legalizzare il matrimonio tra persone dello stesso sesso non può lasciare indifferenti gli evangelici americani, ma nemmeno le autorità politiche.

Il procuratore generale del Texas John Paxton il 29 giugno ha dichiarato che «i pastori del Texas hanno il diritto di rifiutare di officiare un matrimonio gay perché il nuovo diritto costituzionale introdotto dalla Corte Suprema non può diminuire, sfidare o annullare il Primo emendamento sulla libertà religiosa» e quindi il governo non può costringere i pastori a officiare matrimoni di coppie dello stesso sesso contro la volontà e il parere dei pastori. La dichiarazione di Paxton fa seguito a un’altra simile espressa solo un paio di giorni prima dal governatore del Texas, Greg Abbott, secondo cui «a nessun texano è chiesto dalla decisione della Corte suprema di agire in modo contrario alle proprie convinzioni religiose sul matrimonio».

Intanto più di cento pastori ben noti negli Stati Uniti, tra i quali David Platt e Samuel Rodriguez, hanno sottoscritto un manifesto per denunciare «che la ridefinizione del matrimonio entra in diretto conflitto con i principi biblici» e per mettere in guardia gli evangelici dal pericolo che le loro organizzazioni siano sottoposte a pressioni per far sacrificare le convinzioni bibliche in merito a matrimonio e sessualità sull’altare della cultura dominante e della legge.

«Noi non possiamo dar seguito a richieste che violino la nostra coscienza e il contenuto dell’Evangelo» dichiara anche George Wood, responsabile delle Assemblee di Dio USA, che per incoraggiare i pastori delle comunità pentecostali scrive: «I ministri delle Assemblee di Dio sarebbero, quindi, costretti a celebrare unioni tra persone dello stesso sesso? La politica riflette la cultura e la cultura riflette la religione. Se vi capitasse di essere trascinati nella piega politica adottata dalla cultura americana, voi, piuttosto, predicate l’Evangelo». La dichiarazione di Wood contiene un invito a tutti i cristiani «a cercare il bene comune e a vegliare».

Al Moher, presidente del Southern Baptist Theological Seminary, pubblica un lungo articolo nel quale ricorda che «la Corte suprema, benché “suprema” di nome, di fatto dovrà affrontare altri due giudizi: quello della Storia, che non mancherà di mettere in imbarazzo i grandi giudici americani ormai proiettati su una traiettoria pericolosa, e quello divino. Moher spiega che la decisione dei giudici è una minaccia alla libertà religiosa perché pone di fronte a un rischio legale qualsiasi realtà religiosa che manifesti sostegno al matrimonio tra uomo e donna. Per Moher «i cristiani non possono rimanere in silenzio ma devono unirsi per dar vita a una rivoluzione morale».

Il teologo e noto autore John Piper, membro trainante della comunione di chiese evangeliche The Gospel Coalition, pubblica un articolo sul suo sito web nel quale parla di “una nuova calamità”. «Ciò che è nuovo – secondo Piper – non è solo la celebrazione e l’approvazione del peccato di omosessualità. La novità è nella sua normalizzazione, nella sua accettazione e nella sua istituzionalizzazione. Questa è la nuova calamità». Piper pone anche una domanda retorica per chiedersi e chiedere se non sia il caso di cedere alla tentazione del contrattacco politico, anche se conclude che la missione della chiesa è un’altra: «I cristiani sanno bene che cosa sta succedendo, non solo perché lo costatano nella Bibbia, ma perché hanno sperimentato la tristezza che il peccato genera nelle loro vite. Noi raccogliamo quel che abbiamo seminato, i nostri matrimoni, i nostri figli, le nostre chiese e le nostre istituzioni sono sempre intralciate dal peccato. Tuttavia esiste una differenza: noi spazziamo via il nostro peccato, noi non lo istituzionalizziamo, noi ci rivolgiamo a Gesù per chiedere il suo perdono e il suo aiuto. Noi piangiamo davanti a “chi ci ha liberato dalla collera a venire”». [gp]

(nella foto di Micah Chiang da WikiCommons, John Piper)

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