Riforma della scuola, polemiche sul "comma gender"

By 26 Giugno 2015Dall'Italia

ROMA – Polemiche a margine dell’approvazione al Senato del disegno di legge sulla riforma della scuola. Tra i molteplici punti contestati al Governo, che ha posto la fiducia sul testo blindandone di fatto i contenuti e spianando l’approvazione, l’allarme del centrodestra sul comma 16 del maxiemendamento, dove viene stabilito che «Il piano triennale dell’offerta formativa assicura l’attuazione dei princìpi di pari opportunità promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l’educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, al fine di informare e di sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori».

Una formulazione che, ha segnalato in aula il senatore Lucio Malan (Forza Italia), contiene «espressioni ambigue di cui occorre capire il senso»; viste nell’ottica della “Strategia nazionale LGBT 2013/15 del Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio”, rileva Malan, «c’è da rabbrividire» in quanto «la Strategia prevede esplicitamente, proprio in nome della “rimozione di ogni forma di discriminazione”, “l’integrazione e aggiornamento sulle tematiche LGBT” nei programmi scolastici, la “valorizzazione” dell’expertise delle associazioni LGBT, l’accreditamento delle associazioni LGBT presso il MIUR [Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, ndr] in qualità di enti di formazione e altro ancora».

«Anche solo socchiudere la porta di fronte a tutto ciò – conclude Malan – è pericolosissimo e irresponsabile. La “Buona Scuola” comprende anche questo».

Le possibili ricadute del “comma gender”, come è stata soprannominata la disposizione, nel corso della mattinata di ieri erano state oggetto di una trattativa da parte dei senatori di Area popolare: la formazione, che raggruppa Nuovo centrodestra di Alfano e Unione di centro di Casini, prima del voto in aula aveva ottenuto un incontro con il Ministro dell’Istruzione Stefania Giannini chiedendo esplicite garanzie sull’interpretazione del testo e, ha spiegato il coordinatore nazionale Ncd Quagliariello, ha ottenuto assicurazioni sul fatto che «riferimenti alla teoria del “gender” non potranno essere oggetto di attività scolastiche extracurriculari. Soprattutto, sempre in merito alle attività extracurriculari di ogni tipo, è stata ribadita la tassatività del principio del consenso informato da parte delle famiglie».

La disponibilità del ministro ha dato il via libera al voto favorevole da parte dei senatori di Area Popolare, con l’eccezione di Carlo Giovanardi, deluso dall’assenza di una dichiarazione pubblica del ministro: «aspettavo la dichiarazione del Governo che confermasse le intese di questa mattina con Ncd – ha spiegato all’agenzia Askanews – ma ho letto soltanto quelle del senatore Sergio Lo Giudice (PD), già presidente dell’Arcigay, che commenta positivamente il testo sul quale il Governo ha posto la fiducia sulla parte che riguarda la questione del “genere”. Voterò di nuovo la fiducia quando il Governo darà seguito alle assicurazioni verbali, non ancora rese pubbliche, dei ministri Stefania Giannini e Maria Elena Boschi».

Una netta critica al sì del Senato giunge anche da ProVita, l’associazione che ha promosso la manifestazione di sabato 20 giugno in Piazza San Giovanni a Roma: «A poco serve – ribadisce in una dura nota il presidente Toni Brandi – la promessa del Ministro dell’Istruzione, data a quanto pare a un gruppo di parlamentari, di potenziare e generalizzare il consenso informato dei genitori. Coloro che promuovono i progetti ispirati al gender infatti sono esperti nell’aggirare il consenso informato e nel nascondere le loro pericolose teorie dietro una serie di intenzioni apparentemente buone, ed è assurdo che la scuola possa comunque proporre, ricercando o meno il consenso, teorie gravemente contrarie al bene dei nostri figli. I politici che approvano disegni di legge del genere devono sapere che non si possono prendere in giro il milione di persone di piazza San Giovanni».

Il testo approvato dal Senato è atteso ora da un nuovo passaggio alla Camera.

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