Arriva Shavuot, la festa di pentecoste

By 21 Maggio 2015Israele

MILANO – È singolare la concomitanza tra avvenimenti importanti del cristianesimo e le feste solenni descritte nella Bibbia. Sukkot (festa dei Tabernacoli) e Pesach (Pasqua) richiamano avvenimenti chiave del culto cristiano, connessi alle vicende del Messia Gesù; lo stesso avviene con Shavuot (Pentecoste), festa ebraica legata al dono divino dello Spirito.
Quest’anno dal tramonto del 23 maggio fino al tramonto del 25 gli ebrei celebrano la festa di Pentecoste, in commemorazione del dono della Torah sul monte Sinai. Nello stesso giorno, secoli dopo, lo Spirito discese sui discepoli, riuniti per pregare e, come conseguenza, la Buona Novella fu annunciata a tutti coloro che erano lì intorno.
Due fattori si incrociano: la possibilità di proclamare il messaggio a molti, grazie al pellegrinaggio verso Gerusalemme prescritto dalla Scrittura e la connessione tra il dono della Torah ai tempi di Mosè e la promulgazione del Vangelo di Gesù, la Parola fatta carne. Un intreccio che permette di vedere con occhi diversi la festa biblica di Pentecoste.

L’ORIGINE. Shavuot è una delle tre feste di pellegrinaggio prescritte in Esodo 23:14-17; il termine ebraico significa “(festa delle) settimane” in quanto la festività è prescritta 50 giorni (sette settimane) dopo Pesach; non ha una data stabile, ma varia in base alla celebrazione pasquale. Dal III secolo, in base al sistema di calcolo ideato da Hillel II, Shavuot cade sempre tra il 6 e il 7 del mese di sivan (maggio-giugno) e dura due giorni. La festa ebraica di Pentecoste è detta anche “festività delle primizie” (Hag Abicurìm) o “festa della mietitura” (Hag Hakazìr) ed è prescritta in Levitico 23, dove viene descritta dettagliatamente la celebrazione di Shavuot in tutte le sue fasi.
Oltre alla connessione alla mietitura, al raccolto agricolo, Pentecoste è legata al dono dei Dieci Comandamenti sul Monte Sinai/Horeb. La fine della settima settimana che porta a Shavuot, come espresso dalla Torah orale, cade sempre nella data del dono della Torah, entro un margine di uno o due giorni.

LA CELEBRAZIONE. La Comunità ebraica di Roma descrive così la pratica relativa alla festività solenne di Pentecoste: «Shavuot ricorda la promulgazione dei Dieci Comandamenti e la presentazione delle primizie al santuario. Si usa trascorrere la prima notte di Shavuot studiando per tutta la notte. Esistono dei libri appositi in cui sono indicati i brani della Bibbia, del Talmud e dello Zohar da leggere. Si legge dal libro di Rut. […] In alcune Comunità si usa fare pasti a base di cibi di soli latticini, forse perché, non avendo ricevuto ancora la Torah, gli ebrei non sapevano come macellare in modo kasher (adatto) gli animali. Altri pasti sono comunque a base di carne, come è consuetudine nei giorni festivi».
La prima notte di Shavuot, fino all’alba, vengono letti i Salmi (Tehillim) e il Cantico dei Cantici (Shir Hashirim). Inoltre, è usanza portare in Sinagoga (Bet Hakneset) dei fiori per ricordare l’intenso profumo che, tradizionalmente, si narra essersi diffuso intorno al Monte Sinai durante i quaranta giorni in cui Mosè ricevette la Torah e le Tavole della Legge da parte di Dio. Per Shavuot vengono consumati pane e molti latticini, in accordo all’insegnamento secondo il quale la Torah ha “il sapore di latte e miele”. Tra i cibi consumati vi sono i latkes (frittelle) al formaggio, la crostata alla crema di latte e alla ricotta, la torta al formaggio, il malabi (budino di latte di origine turca), le blintzes, crêpes ripiene di ricotta, di tradizione ashkenazita, e il labna (formaggio acido, fatto di yogurt).
Gli ebrei italiani cucinano inoltre un dolce chiamato “Monte Sinai”, una pasta di marzapane preparata con delle uova filate e dei cedri canditi, con un aroma intenso di fiori d’arancio.

(a cura di Ambra Marchese)

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