L’odio per i cristiani uccide anche sui barconi della speranza

By 17 Aprile 2015Dicembre 17th, 2020Chiesa Perseguitata

PALERMO – Nessuna compassione nemmeno in mezzo alla disgrazia comune: dodici migranti di fede cristiana sarebbero stati scaraventati in mare da un barcone ancora vivi da altri migranti musulmani.

Mercoledì notte sono state sottoposte a fermo di polizia giudiziaria dalla Squadra mobile di Palermo quindici persone con l’accusa di aver gettato in mare durante la traversata del Canale di Sicilia dodici altri imbarcati di fede cristiana. I fermati sono di nazionalità ivoriana, malese e senegalese e sono accusati di omicidio plurimo, aggravato dall’odio religioso: sono tutti musulmani e tra loro c’è anche un minorenne.

La relazione informativa rilasciata sul sito web della Polizia di Stato, Questura di Palermo, riporta:
«Attraverso le audizioni rese da una decina di naufraghi, tutti di nazionalità nigeriana e ghanese, il personale della Mobile palermitana ha appreso particolari agghiaccianti sul viaggio di fortuna intrapreso a partire dalle coste libiche.

I naufraghi, parecchi dei quali in lacrime, hanno infatti raccontato di essere superstiti, ma non di un annegamento provocato dalle avverse condizioni meteo o dall’inefficienza del natante, ma generato dall’odio umano.

I sopravvissuti hanno raccontato di essersi imbarcati il 14 aprile su un gommone, partito dalle coste libiche e stipato di 105 passeggeri, in prevalenza senegalesi e ivoriani.

In corso di traversata, i nigeriani e i ghanesi, in minoranza, sarebbero stati minacciati di morte, in particolare di essere abbandonati in acqua, da una quindicina di passeggeri, di nazionalità ivoriana, senegalese, maliana e della Guinea Bissau.

Il motivo del risentimento sarebbe stato rintracciato nella professione, da parte delle vittime, del credo cristiano al contrario di quello musulmano professato dagli aggressori.

Le minacce si sarebbero concretizzate di lì a poco e avrebbero visto soccombere tra i flutti del mar Mediterraneo dodici individui, tutti di nazionalità nigeriana e ghanese.

I superstiti si sarebbero salvati soltanto perché oppostisi strenuamente al tentativo di annegamento, in alcuni casi formando anche una vera e propria catena umana.

Indagini sono ancora in corso per eventuali altri soggetti responsabili». [gp]

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