Giuseppe Laras e "i giorni del mondo"

By 15 Aprile 2015Cultura

BOLOGNA – Una delle voci più autorevoli della cultura religiosa ebraica, rabbino e studioso apprezzato a livello continentale, accompagna il lettore attraverso la storia del pensiero ebraico: basterebbe questa breve premessa per far comprendere la portata di «Ricordati dei giorni del mondo». Storia del pensiero ebraico dalle origini all’età moderna di Giuseppe Laras. L’autore probabilmente è noto ai più: a lungo rabbino capo di Milano, è oggi presidente del Tribunale rabbinico del Centro-Nord Italia; al di là degli incarichi istituzionali è un personaggio di cultura, conosciuto tra l’altro per i suoi studi del pensiero ebraico in generale e, nello specifico, del periodo medievale.

Con «Ricordati dei giorni del mondo» (titolo tratto da un’esortazione contenuta al capitolo 32 del Deuteronomio), nelle intenzioni il primo capitolo di un’opera più ampia, Laras affronta “l’inesausto pensare” di Israele proponendosi di cogliere il pensiero ebraico attraverso i momenti salienti, le fasi storiche, i personaggi più significativi.

Laras riesce a dare una prospettiva di profondità alla materia, raccontando e interpretando il pensiero filosofico o teologico non solo nel suo sviluppo, ma anche nelle sue relazioni con l’esterno, con quei “contributi, interferenze e contatti” che, nel corso del tempo, hanno arricchito una riflessione, spirituale e pratica, già di suo feconda e instancabile nella sua continua ricerca di nuove possibili interpretazioni, tra feconde aperture e riflussi imposti dalle reazioni antisemite (che, nel corso dei secoli, ciclamente accomunarono le diverse istituzioni cristiane).

Fondamentali i primi capitoli, dove l’autore getta le basi per comprendere una struttura di pensiero meno nota di quanto si pensi: a partire dalla considerazione che «il pensiero religioso di Israele intende trasmettere una visione globale del reale… nulla escludendo dal proprio campo d’osservazione», un pensiero che «non si presenta come un’ipotesi soggetta a conferma o revisione, ma come una rivelazione il cui contenuto è la rappresentazione dell’ordine reale e la cui finalità è quella di diffondere nel mondo, per garantirne il trionfo, tale ordine»; a sua volta il “retto agire” non è “la ragione o il sapere”, ma la volontà umana di uniformarsi alla volontà trascendente di Dio. Un Dio che è trascendente e immanente, lontano e e allo stesso tempo vicino, distinto dalla creazione ma nel contempo capace di entrare (“scendere”, per usare il termine del rabbino) nella storia. Tutto è opera di Dio creatore, quindi tutto è “fondamentalmente buono”: “da qui – rileva Laras – l’ottimismo radicale” del pensiero ebraico.

Dalle influenze del pensiero ellenistico ai “fermenti” altomedievali, dall’umanesimo al rinascimento il pensiero ebraico ha saputo oscillare tra il talmùd, lo studio quasi compulsivo dei testi biblici, e la mistica dello Zohar (il “Libro dello splendore”), i precisi dettami giuridici della halakah e le raffinate intuizioni della qabbalah, mentre la storia faceva il suo corso, spesso cruento, con integrazioni ed esplusioni, conversioni forzate e drammi identitari capaci di modellare il pensiero adattandolo alle contraddizioni della realtà contingente.

Sfogliando le pagine del volume, di fronte agli sviluppi di una riflessione sempre vivace nel corso dei secoli, ci si rende conto di un dettaglio non secondario: più che di pensiero, sarebbe opportuno parlare di pensieri. Renderebbe maggiore giustizia a una ricchezza di contributi e a una varietà di prospettive che, prendendo le mosse da una matrice comune riconosciuta e riconoscibile, nel tempo e nello spazio hanno portato a mille, affascinanti sviluppi di cui riusciamo a cogliere solo una minima parte ma a cui il pensiero odierno è, in qualche misura, debitore.

Il libro:
Giuseppe Laras
«Ricordati dei giorni del mondo»
EDB, 2014
266 pp – 16,50 euro

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