Kenya in lutto per la strage di studenti cristiani

By 4 Aprile 2015Dicembre 17th, 2020Chiesa Perseguitata

NAIROBI – All’indomani della strage compiuta dai fondamentalisti islamici somali di Al-Shabaab nel college dell’Università di Garissa, a 150 chilometri dal confine con la Somalia, rimane ancora incerto il numero delle vittime e dei dispersi. Mentre al college sono state sospese le lezioni per permettere alle agenzie di sicurezza di fare luce sull’assalto, personale medico e infermieri proseguono nella ricerca dei corpi.

Secondo le autorità sarebbero stati uccisi di 142 studenti, cui si aggiungono tre agenti di polizia e tre soldati massacrati dal commando armato. Ma altre fonti, come i missionari salesiani in Kenya, hanno stimato un bilancio più grave di quello ufficiale: «Si considerano circa duecento i morti, una settantina i feriti e si parla di trecento allievi di cui non si hanno più notizie», dichiarano i missionari, mentre l’agenzia della congregazione scrive che «tra la popolazione c’è grande paura. I terroristi di Al-Shabaab hanno minacciato di compiere nuove stragi».

Uno studente (omettiamo i nomi per ragioni di prudenza) ha dichiarato al quotidiano Daily Nation che non rientrerà mai più all’Università di Garissa: «Alcuni dei miei amici sono stati uccisi, non voglio mettere a rischio la mia vita».

Una studentessa che è riuscita a scappare ha dichiarato, invece, di aver visto «corpi senza teste» quando è stata tratta in salvo. Fatto confermato da uno dei quindici studenti musulmani liberati: «Abbiamo visto molti corpi e alcuni non avevano più le teste. Non riesco a capire come si possano fare cose come queste».

I miliziani che hanno attaccato il college avevano ampiamente pianificato l’operazione e sapevano bene dove colpire. L’ha segnalato all’agenzia Ap una studentessa ventunenne cristiana sopravvissuta al massacro: «Avevano fatto ricerche sulla nostra area, sapevano tutto. I miliziani si sono diretti subito verso un’aula usata dai cristiani per le preghiere del mattino» ha spiegato.
La studentessa ha raccontato di essersi cosparsa del sangue dei suoi compagni di classe e di avere fatto finta di essere morta per scampare all’eccidio. «I miliziani avevano detto agli studenti nascosti nelle loro stanze di uscire, assicurandoli che non sarebbero stati uccisi. Ci siamo chiesti se uscire o no, poi molti sono usciti e gli estremisti hanno cominciato a colpirli, così come quando avevano detto che non avrebbero ucciso le donne e, invece, sono state uccise anche loro».

Gli Al-Shabaab (“i giovani”) somali controllano vaste zone rurali imponendo una rigida interpretazione della Sharia e hanno dichiarato nel 2012 la loro alleanza con Al Qaeda, che li ha inseriti nella sua rete terroristica. Negli ultimi due anni hanno ucciso più di duecento persone in Kenya, dopo aver espresso l’intenzione di “punire” il Paese per l’invio di truppe in Somalia a fianco delle forze di pace dell’Unione africana che combattono contro il gruppo estremista.

Il presidente del Kenya Uhuru Kenyatta, che qualche tempo fa aveva definito il suo Paese sicuro, a seguito dell’attacco al campus universitario ha dichiarato che verrà accelerato il reclutamento di diecimila nuovi agenti di polizia. Si temono, infatti, nuovi attacchi ad ambienti cristiani e anche alle strutture turistiche del Paese. [gp]

(photo credit: Carl De Souza/AFP/Getty Images)

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