IL CAIRO – La strage di ventuno cristiani copti in Libia per mano degli jihadisti continua a provocare orrore in tutto il mondo: dopo i sette giorni di lutto proclamati dall’Egitto, Paese di origine delle vittime, anche l’Europa prende posizione contro «l’efferato omicidio di ventuno cittadini egiziani in Libia da parte di terroristi Isis».
Il massacro, ripreso in un video che continua la macabra serie prodotta negli ultimi mesi dagli estremisti islamici dell’Isis, ha coinvolto uomini egiziani rapiti nei mesi precedenti e trova il suo elemento focale nella fede cristiana delle vittime. Una fede mantenuta alta fino alla fine con coraggio e dignità: secondo quanto dichiarato all’agenzia Fides da Aziz Mina, vescovo copto di Giuzeh, gli ostaggi sono morti “pronunciando il nome di Gesù”, rivelazione che ha commosso il mondo cristiano.
«Nell’orrore delle immagini – ha confermato infatti il prelato – si può intravedere che alcuni dei martiri ripetevano “Signore Gesù Cristo” al momento della barbara esecuzione».
Di fronte all’efferatezza degli integralisti «la prima riflessione – commenta Andrea Riccardi sul Corriere della Sera – deve essere sui cristiani d’Oriente, uccisi perché “infedeli” e avamposto dell’Occidente. Anche in Iraq, i cristiani hanno sofferto, ma non così. I cristiani egiziani, per la loro vivacità, sono “odiati” dai terroristi, come si arguisce dalle allusioni nel filmato. E utilizzati per intimidire l’Occidente (che si è dimenticato di loro)».
I cristiani copti costituiscono il 10% della popolazione egiziana e, secondo il Dipartimento di Stato americano, sono circa 50 mila i copti che vivono in Libia, per la maggior parte di origine egiziana, giunti nel Paese in cerca di lavoro; la loro condizione, in seguito al caos in cui è piombata la Libia e all’ascesa dell’islam radicale nella regione, li rende facili bersagli per le bande che imperversano sul territorio, esponendoli a pericoli sempre più seri.
