WWL 2015, un anno di drammi tra Corea e Africa

By 7 Gennaio 2015Chiesa Perseguitata

VERONA – L’anno del califfato islamico ha lasciato una traccia profonda nella World Watch List 2015, l’elenco annuale stilato dalla ong Open Doors International e dedicata ai cinquanta Paesi del mondo dove la persecuzione nei confronti dei cristiani è più marcata.

L’estremismo islamico, segnala il comunicato di Porte Aperte Italia che presenta la nuova lista, resta la fonte principale della persecuzione nel mondo, ma ha assunto “nuove e inattese forme” con l’ascesa dell’integralismo in Siria e Iraq e di Boko Haram in Nigeria.

Insieme alla paranoia dittatoriale – la Corea del Nord si conferma al primo posto per il tredicesimo anno consecutivo – e alla criminalità organizzata, l’integralismo ha portato nel 2014 a centinaia di episodi di intolleranza e di violenza, una contabilità del dramma che Porte Aperte aggiorna costantemente in base a verifiche che permettono di ridimensionare voci incontrollate, ma confermano ingiustizie e tragedie: nel periodo preso in considerazione, conferma l’organizzazione, «4.344 cristiani sono stati uccisi per ragioni strettamente collegate alla loro fede, mentre almeno 1.062 chiese sono state attaccate per la stessa ragione», azioni concentrate in Nigeria, Iraq, Siria, Repubblica Centrafricana, Sudan, Pakistan, Egitto, Birmania, Messico e Kenya.

Proprio l’Africa, come preannunciato a fine dicembre, vede una recrudescenza nel trattamento dei cristiani: entrano nella top 10 altri tre Stati del continente, Sudan, Eritrea e Nigeria, che si aggiungono alla Somalia (stabile al secondo posto) scavalcando le Maldive, l’Arabia Saudita (che slitta al 12.mo posto) e lo Yemen. Preoccupante balzo in avanti per il Kenya, che passa dalla 43.ma posizione del 2014 alla 19.ma, e del Gibuti (dalla 46.ma alla 24.ma), dei Territori palestinesi ( 8 posizioni), della Tanzania ( 16) e soprattutto dell’India ( 7) e della Cina, che passa dal 39.mo al 27.mo posto.

Il netto peggioramento delle condizioni dei cristiani registrata in alcuni Paesi comporta inevitabilmente un alleggerimento in classifica per altri Stati, ma il miglioramento spesso è solo apparente: anche una migliore posizione in classifica può infatti corrispondere a un peggioramento, per quanto lieve, nel trattamento dei cristiani, come nel caso della Birmania, del Brunei, dell’Algeria, della Malesia e del Kazakistan.

Note realmente positive invece vengono segnalate per Yemen, Etiopia, Tunisia, Oman, Colombia, Sri Lanka, Mauritania, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, che migliorano sia la posizione in classifica, sia l’effettiva condizione dei cristiani residenti, e per Marocco, Bahrein e Niger, che escono dalle prime cinquanta posizioni lasciando il posto a Messico, Turchia e Azerbaigian.

«Una buona notizia relativa – minimizza tuttavia il nuovo direttore di Porte Aperte, Cristian Nani, contattato da evangelici.net per un commento -: i Paesi presenti nella lista sono i cinquanta peggiori, ma non gli unici. Ce ne sono infatti diversi, in particolare altri venti, che stiamo monitorando con attenzione perché, di fatto, praticano forme di discriminazione o vessazioni nei confronti dei cristiani, anche se a livelli inferiori rispetto alle realtà citate nella WWL».

Tra questi, oltre ai già citati Marocco, Niger e Bahrein, figurano Federazione russa, Nepal, Camerun, Kirghizistan, Ciad, Venezuela, Uganda, Cuba, Repubblica di Guinea, Senegal, Filippine, Bielorussia, Bolivia, Repubblica democratica del Congo, Gambia, Costa d’Avorio, Togo.

«Anche in questa seconda lista si nota una predominanza dell’Africa – commenta Nani – seguita dall’Asia, dall’America e, dato da non trascurare, da due Paesi europei, di cui uno, la Russia, in posizione particolarmente preoccupante».

La WWL 2015 è disponibile sul sito di Porte Aperte Italia

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