Si accendono le luci di Hanukkà

By 15 Dicembre 2014Israele

MILANO – La sera del 25 di kislev (novembre-dicembre) e il 2-3 di tevet (dicembre-gennaio) ha luogo, come ogni anno, la festa di Hanukkà, detta anche Festa della dedicazione o delle luci. Quest’anno, seguendo il calendario ebraico, si celebra per otto giorni dal tramonto di martedì 16 dicembre.

LA STORIA – Intorno al 164 a.C. il re di Siria e Mesopotamia Antioco IV, detto Epifane stava esercitando il proprio domino sopra Israele, assediando Gerusalemme e puntando all’ellenizzazione culturale di tutta la Giudea. A tal fine impedì il giudaismo e le sue pratiche nel tentativo di allontanare gli ebrei dalla propria fede e dal proprio Dio. Il culmine della sua tirannia sfociò nella profanazione del Tempio di Gerusalemme, che venne saccheggiato, riempito di idoli e profanato con sacrifici di animali impuri secondo la kasherut ebraica. Antioco decretò il divieto a ogni ebreo di servire Hashem (Dio), studiare la Torah, osservare lo shabbat e le altre mitzvot (norme rituali), e l’obbligo di adorare i suoi idoli, mangiare cibi impuri e conformarsi ai greci, pena la morte.
Per impedire un successivo ritorno del popolo alle pratiche di fede decise di contaminare gli oli sacri necessari per l’accensione della menorah, il famoso candelabro a sette bracci posto nel Luogo santo. La preparazione di quest’olio richiede diversi giorni, secondo le minuziose istruzioni date a Mosè. I greci avrebbero potuto direttamente distruggere le ampolle. Perché allora contaminarle? I maestri rabbini sono convinti che lo scopo dei greci non fosse quello di impedire la riaccensione dei lumi della menorah, bensì quello di fare utilizzare un olio impuro per il servizio al Tempio dell’Eterno. «Alcuni ebrei – raccontano le fonti – ebbero paura di disobbedire, non volevano morire, altri cercarono addirittura di ingraziarsi il re per ottenere regali e favori. Ma c’erano tanti ebrei per i quali le ricchezze e il potere non avevano importanza se il loro prezzo era abbandonare la Torà e il loro modo di vivere che tramandavano dal tempo di Moshè».
Nonostante nella regione fossero rimasti pochi ebrei in seguito a fughe e condanne a morte, nel villaggio di Modiin viveva un piccolo gruppo tra cui vi era il Sommo Sacerdote Mattityahu (Mattatia) con i suoi cinque figli. Un giorno, i soldati di re Antioco IV posero un idolo nella piazza del villaggio, imponendo al popolo di prostrarsi e offrire sacrifici votivi. Preso dal proprio zelo per Dio, Mattityahu attaccò i soldati, mettendoli in fuga, e diede inizio a una rivolta che in seguito prese il nome di rivolta dei Maccabei, dal nome di una delle famiglie sacerdotali degli Asmodei. I Maccabei, cui apparteneva Mattityahu, organizzarono la rivolta finalizzata alla liberazione dalla dominazione dell’anti-messia (o anti-unto) Antioco IV, chiamato dagi ebrei “epimane” (il pazzo). «Mattatia e i suoi cinque figli – narrano le cronache – guidarono gli ebrei alla riconquista che terminerà con la loro vittoria nel 165 a.C. sotto il comando di Giuda Maccabeo, uno dei cinque figli di Mattatia». Anche se in minoranza, essi vinsero il grande esercito del re perché Dio era con loro.

IL MIRACOLO – In quell’occasione venne ritrovato miracolosamente dell’olio sacro in un’ampolla ancora sigillata che, però, sarebbe bastato per un solo giorno. Per produrre quest’olio, secondo le Scritture, erano necessari circa otto giorni. Ciononostante venne deciso di accendere ugualmente le lampade che avevano smesso di illuminarsi per Dio da troppo tempo. Qui si palesò il miracolo divino: l’olio che sarebbe bastato solo per un giorno durò per altri sette giorni, ovvero il tempo necessario per la preparazione di altro olio sacro. Questo, insieme alla liberazione del popolo dal nemico, fu il miracolo di Hanukkah, che viene perciò chiamata Festa delle luci o delle lampade. Così il Tempio che era stato dissacrato fu riconsacrato a Dio, dedicato nuovamente (Festa della Dedicazione), il Luogo santissimo (Bet hamikdash) fu ripulito e santificato e il Tempio inaugurato nuovamente per il servizio del Dio d’Israele.

LA CELEBRAZIONE – La sera del 25 kislev, al crepuscolo o poco dopo il tramonto, il popolo ebraico sparso nel mondo accende la prima lampada della hanukkia, il candelabro a otto bracci (più la lampada servitrice, con la funzione di accendere le altre, detta shamash). L’accensione si ripete per i successivi sette giorni, alla presenza di tutta la famiglia, accompagnata da benedizioni, preghiere e canti.
Da questa commemorazione gli ebrei traggono degli importanti insegnamenti: bisogna accrescere sempre la propria conoscenza della Torah, la quale è la vera luce; Dio provvederà sempre che la propria luce non si spenga finché ci sarà ancora dell’olio puro; il mantenere viva la luce della Torah è una responsabilità personale che richiede determinazione, accompagnata dall’aiuto di Dio per il superamento delle difficoltà.

I FESTEGGIAMENTI – Durante questa festività vengono consumati latticini, connessi all’episodio di Oloferne, generale assiro che assediò Israele per un periodo di 34 giorni, e venne stordito da Giuditta con del latte ispirando la rivolta dei Maccabei. I dolci tipici di Hanukkà sono le sufganiot, delle specie di krapfen fritte nell’olio, a commemorare il miracolo dell’olio. L’olio e le fritture in genere, infatti, sono degli elementi dominanti durante questa festa. Molti ebrei usano dare dei soldi ai propri figli per abituarli a esercitare la beneficenza. Inoltre i bambini giocano con una particolare trottola, chiamata sevivon o dreidel, che porta incisa una lettere ebraica su ognuno dei suoi quattro lati. Queste trottole venivano usate durante la dominazione greca, in un periodo in cui tutto ciò che sapeva di ebraico doveva essere abolito: in questo modo, tramite un semplice giocattolo, i genitori potevano insegnare la propria lingua madre ai figli. Le lettere presenti in ognuna dei quattro lati delle trottole erano nun, ghimel, hei, pe/shin, dalla frase Nes gadol hayah po/sham (“un grande miracolo è avvenuto qui/lì”).

IN PIAZZA – Come di consueto oltre che nelle case degli ebrei osservanti, l’accensione della prima candela dell’hanukkia viene celebrata, la sera di martedì 16, nelle piazze delle principali città italiane, tra cui Milano (piazza San Carlo, ore 17.30 – nella foto un momento della cerimonia) e Roma (piazza Barberini, ore 18; piazza Bologna, ore 20).

(a cura di Ambra Marchese)

Per approfondire:
– AA. VV., “La Storia di Chanukà” in Il Moshiach Times-www.festeebraiche.it http://www.it.chabad.org/library/article_cdo/aid/1681657/jewish/La-Storia-di-Chanuk.htm, consultato il 16/03/2014).
– AA. VV., “Il Calendario Ebraico” in Speciale Terrasanta, http://www.laterrasanta.it/dalla_bibbia_2/il_calendario_ebraico.php, consultato il 08/03/2014
– A. Marchese, Conoscere le feste ebraiche, Tricase (LE), Youcanprint, 2014, p. 77

(nella foto tratta dal sito della Rete civica di Milano, il candelabro in Piazza San Babila nel 2002)

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