Sei mesi di angoscia per le ragazze di Chibok

By 15 Ottobre 2014Chiesa Perseguitata

VERONA – Mancano da casa, dai loro affetti ormai da sei mesi le ragazze rapite a Chibok in Nigeria dai militanti del movimento terroristico islamico Boko Haram. A loro, ai passi compiuti senza esiti per ritrovarle, alle altre donne rapite dai terroristi è dedicata l’ultima newsletter diramata da Porte Aperte, l’organizzazione internazionale evangelica a sostegno della chiesa perseguitata.

Nella notte del 14 aprile di quest’anno era stata attaccata la scuola secondaria statale di Chibok, un’enclave cristiana evangelica nel nord-est della Nigeria, dove molte famiglie sono parte della Chiesa dei Fratelli. Più di 250 giovani erano state rapite. Alcune riuscirono a fuggire, alcune morirono, di 230 di loro non si sa più nulla. Dopo il rapimento, i Boko Haram diffusero un video che scosse l’opinione pubblica internazionale: giovani e giovanissime donne raggruppate, a capo chino, alcune alzavano sguardi spauriti, attorno a loro uomini armati dai visi beffardi.

Quel rapimento di tante giovani donne non era il primo. «Ci sono molte ragazze rapite oltre a quelle della scuola Chibok» segnala Porte Aperte.«Inizialmente i Boko Haram rapivano ragazze perché i combattenti non potevano tornare a casa dalle loro mogli. Le ragazze che son riuscite a fuggire raccontano come sono state violentate ogni giorno, settimana dopo settimana». Alcune non sono sopravvissute alla prova, altre sono traumatizzate, hanno bisogno di cure mediche e di assistenza psicologica e spirituale.

Delle 230 ragazze di Chibok “sparite” Porte Aperte riferisce che sono stati segnalati avvistamenti e che il governo continua a rinnovare le promesse di liberare le ragazze presto, ma appare ormai chiaro che non è per nulla cosa semplice. Da un lato un tentativo di salvataggio potrebbe essere troppo rischioso, dall’altro i negoziati si sono dimostrati complessi perché «il gruppo Boko Haram – spiega Porte Aperte – non è compatto e trattare con un loro negoziatore non necessariamente porta a qualcosa di concreto».

È doveroso riconoscere che da anni ormai Porte Aperte parla dei rapimenti di giovani donne in Nigeria come parte di una precisa strategia d’islamizzazione forzata. Le storie erano quasi troppo crudeli da comprendere, quasi incredibili. Purtroppo erano e sono vere. [gp]

Per approfondimenti: Porte Aperte

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