Ebrei, è tempo di Sukkot

By 6 Ottobre 2014Israele

Si apre al tramonto di mercoledì 8 ottobre la settimana di Sukkot, la Festa delle capanne di tradizione biblica con cui il popolo ebraico ricorda i quarant’anni trascorsi nel deserto. La festa è anche momento di riflessione sulla precarietà della vita umana e la benevolenza di Dio verso il suo popolo.

Sukkot è la festa biblica delle Capanne (o Tabernacoli); il termine significa letteralmente “capanne” (plurale di sukkah, capanna). Quest’anno la festa cade tra l’8 e il 9 ottobre, terminando il 15 dello stesso mese; Sukkot è una delle tre feste di pellegrinaggio, assieme alla pasqua e alla pentecoste (Esodo 23:14-17) e la sua celebrazione è, secondo la Bibbia, una legge perpetua.

La celebrazione di Sukkot inizia tra il 14 ed il 15 del mese di tishrì (settembre-ottobre) e termina tra il 22 e il 23, per una durata totale di sette giorni. Il primo e l’ultimo (ottavo giorno) sono delle sante convocazioni, ovvero giorni dedicati al riposo e alla conseguente astensione dal lavoro (proprio come lo shabbat). Nel periodo biblico, per tutto il periodo di festa, venivano offerti dei sacrifici animali arsi sul fuoco, degli olocausti all’Eterno. Sukkot è chiamata anche Festa della raccolta (in ebraico hag haassif – Esodo 23:16, 34:22) poiché si tratta della festa agricola d’autunno, celebrata subito dopo la raccolta di grano, uva, olive e frutta.

Nei giorni della festa il popolo ebraico vive in capanne per ricordare i quarant’anni nel deserto; la sukkah è una dimora temporanea e il fatto che gli ebrei, soprattutto gli uomini, adempiono ancora oggi il precetto di andare a vivere in queste capanne è di carattere commemorativo, oltre che simbolico della fragilità e precarietà della vita. Ai tempi della Bibbia, in occasione di questa commemorazione le tribù d’Israele si radunavano a Gerusalemme per ribadire il giuramento solenne che decretava la loro alleanza con Dio.

Ma Sukkot, oltre che un tempo commemorativo, è anche un periodo di gioia poiché si ricorda la provvisione divina durante i quarant’anni nel deserto. L’intera famiglia abita la propria sukkah, se le condizioni meteorologiche lo permettono, per un periodo di 7 giorni. La mitzvah (comandamento) seguita durante la festa è di mangiare del pane nella capanna durante le sere del primo e del secondo giorno, recitando la benedizione Lishev basukkà (sedersi nella capanna). Una particolarità di questa festa è l’utilizzo di un mazzo formato da un ramo di palma (lulav), due rami di salice (‘aravà), tre rami di mirto (hadas) e un cedro (etrog). Al tempo della preghiera, si prendono il lulav con la mano destra e l’etrog con la sinistra, agitandoli in direzione dei quattro punti cardinali, in alto e in basso, dopo aver recitato una specifica benedizione.

I piatti serviti principalmente per Sukkot sono a base di frutta e verdura; ai giorni nostri, alcuni ebrei usano recarsi nei ristoranti o fast food per consumare dei pasti fuori casa. Inoltre, chi è impossibilitato a costruire la propria capanna, può alloggiare in un albergo. Il comandamento principale, infatti, implica la commemorazione del vivere senza una dimora fissa e benedire Dio per tutto ciò che fece in passato per il suo popolo, come anche per quello che ha fatto e continua a fare ancora oggi.

(a cura di Ambra Marchese)

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