Kent Brantly, dall’Ebola alla speranza

By 7 Agosto 2014Esteri

ATLANTA – Kent Brantly, 33 anni, sposato, due figliole piccole, medico di famiglia in Texas, sceglie un lavoro missionario e va in Liberia per Samaritan’s Purse, organizzazione missionaria evangelica votata al sostegno umanitario e fondata da Franklin Graham, figlio del predicatore Billy Graham. Operando in missione Kent Brantly contrae l’Ebola. Anche un’altra missionaria impegnata nei soccorsi umanitari prestati dall’organizzazione evangelica, Nancy Writebol, contrae il virus. Quando già si dispera di poterli salvare, si ha notizia di un siero – non ancora sperimentato sull’uomo – che potrebbe forse salvarli. Ma le dosi disponibili sono insufficienti per due persone. Kent Brantly rinuncia a favore dell’altra missionaria. Poi arriva una dose del siero anche per lui, si rimette quel tanto da poter essere trasportato con un jet attrezzato per il caso in Georgia dove ora gli sono praticate le cure necessarie presso l’Emory University Hospital di Atlanta.

Domenica scorsa alla moglie, Ambra Brantly, è parso in ripresa. Lo ha trovato di buon umore e grato per le preghiere che da tante parti del mondo si sono elevate per lui. «Lodiamo Dio perché le condizioni di Kent stanno migliorando» ha detto, confermando che il medico prima di lasciare l’organizzazione evangelica in Liberia aveva già potuto ricevere una dose del siero e aggiungendo che ora il marito chiedeva di continuare a pregare per pieno recupero della missionaria Nancy Writebol. Al reparto d’isolamento dell’ospedale di Atlanta, i visitatori possono vedere i pazienti attraverso una finestra di vetro e parlare con loro tramite interfono.

Sempre domenica scorsa Franklin Graham ha dichiarato: «Ringraziamo Dio che siano vivi e che ora abbiano accesso alle migliori cure del mondo. Siamo estremamente grati per l’aiuto che abbiamo ricevuto dal Dipartimento di Stato, il CDC (Centers for Disease Control and Prevention), l’Istituto Superiore di Sanità, OMS e, naturalmente, dall’Emory Hospital». Poi Franklin Graham ha accennato a un fatto che riflette la gratitudine e l’amore suscitati dall’opera del medico missionario: «In Liberia Brantly ha ricevuto anche un’unità di sangue da un ragazzo di quattordici anni che era sopravvissuto all’Ebola grazie alle sue cure. Il ragazzo e la sua famiglia desideravano a loro volta aiutare il medico».

Il virus terrorizza. In Africa occidentale ha causato la morte di oltre 700 persone. Non esistono cure o vaccini già disponibili atti a debellare l’Ebola. Ha un tasso di mortalità del sessanta per cento. Bruce Ribner, specialista di malattie infettive presso il reparto d’isolamento dell’Emory Hospital, all’arrivo di Kent Brantly ha dovuto assicurare ai media che sono state adottate tutte le precauzioni (definendole addirittura esagerate) per garantire che non si propaghino infezioni negli Stati Uniti. E si tratta di un ospedale che ha un reparto d’isolamento fisicamente separato dalle altre zone dei pazienti, dotato di attrezzature uniche, molto avanzate, uno dei quattro esistenti nel Paese. I medici dell’Emory, come di prammatica, si sono dichiarati “cautamente ottimisti” sul recupero dei due missionari americani. [gp]

(Nella foto da facebook: il medico e la famiglia)

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