Gran Bretagna, il boom delle microchiese

By 3 Luglio 2014Rassegna Stampa

LONDRA – Nuove chiese, chiamate “Fresh expression”, stanno per trasformare in profondità il paesaggio religioso britannico. Presenti da dieci anni, queste microchiese si sono moltiplicate vigorosamente. A tal punto che una recente ricerca valuta il loro numero in duemila.
Médias-Pro racconta il fenomeno in un reportage dal quartiere londinese di Walthamstow.

LONDRA – Te, caffè o cioccolata calda? È gratis. Il cake costa 50 pence (circa 75 centesimi di euro) ma è fatto in casa! Una tenda bianca sormontata da un logo stampigliato “San Luca nella Via Grande” ospita un pugno di volontari con il grembiule verde.
Le voci mattutine sono vivaci mentre la gente arriva lentamente sulla piazza del mercato. Sapete che c’è una chiesa dietro di voi? La viandante alla quale sono rivolte queste parole rimane sorpresa. Come? Questa tenda? Stavo cercando un edificio! La è cosa confermata dalla dichiarazione di un volontario occupato a riempire un termos. La chiesa è soprattutto un gruppo di persone. Questa iniziativa è nata sette anni fa al momento di rinunciare a una delle chiese locali diventata troppo cara da mantenere. «Abbiamo preso coscienza che la chiesa è soprattutto un gruppo di persone», spiega. «Ci siamo spostati per raggiungere la gente».
I nuovi membri di questa microchiesa sono dei senzatetto, dei tossicomani e altri malmessi dalla vita. Essenzialmente uomini.
Un trentenne dalla pelle cotta dal sole, con una grossa cicatrice sul naso e un tatuaggio sul collo, risponde senza esitazioni: «Vengo perché offrono del cibo. Ma il loro trucco biblico non mi disturba, siamo diventati un gruppo di amici».
Pochi membri di questa microchiesa hanno una faccia da chierichetto. Un giovane nero con la barbetta accuratamente tagliata male insiste per raccontare come è uscito dall’alcol. Da sei mesi frequenta alcuni culti della chiesa e spera di venirne fuori, se solo avesse un po’ di soldi.
In un bar dei dintorni, la giovane squadra si ritira per vivere il suo culto. Niente inni e neppure sermone. Come salterio un foglio stampato contiene il testo biblico del giorno e alcune domande. Si parlerà di ricchezza e povertà a partire da una parabola dell’Evangelo. A ogni tavolo, un volontario fa circolare la Parola e prodiga le sue spiegazioni. A volte si prega, se l’occasione vi si presta.

Rapporti di buon vicinato. Gli altri negozianti fanno elogi sperticati sul gruppo: «Si occupano come si deve dei senzatetto e non fanno proselitismo. «A volte, quando sistemo la mia bancarella la mattina, alcuni hanno un po’ troppa fretta a venirmi vicino ma non hanno mai insistito perché mi converta», dice la verduriera di fronte. Il responsabile del mercato conferma: «Nessuno si è mai lamentato con me».
Da tre anni, Frances Shoesmith prende cura delle sue pecore avendo come unico segno distintivo un discreto colletto alla romana nascosto sotto il suo impermeabile. Accompagnata da suo marito, questa pastora della Chiesa d’Inghilterra è diventata una figura di riferimento. Forma i volontari, cura i legami con la chiesa e dirige i servizi religiosi. Dopo l’animazione al bar, si appresta a celebrare un culto in memoria di una tossicomane deceduta la settimana precedente.

Nelle “Fresh Expressions partecipano persone finora senza legami con una chiesa: si ritiene che oggi siano una ventina i diversi tipi di queste chiese. Alcune sono orientate sui bambini, altre si rivolgono ai “trader” della City, altre ancora valorizzano il canto come espressione della fede, dice George Lings, specialista di questi gruppi. Una recente ricerca condotta su un quarto delle diocesi britanniche rivela che il quaranta per cento dei partecipanti non ha mai frequentato fedelmente una chiesa prima.

Queste “fresh expression” non sono tutte gestite da un’autorità ecclesiastica. Con una brillante dimostrazione di pragmatismo, il sociologo precisa: «Questi gruppi hanno un dna comune che permette di associarli alla Chiesa d’Inghilterra. Non abbiamo bisogno di controllo più stretto. I gruppi più marginali si allontanano da sé e i casi sono estremamente rari».

Apparizioni e scomparse. La Chiesa di Sua Maestà si frega le mani davanti a questa evoluzione. Bev Botting, una sociologa a capo del dipartimento delle statistiche, precisa: «Circa un quarto di questi gruppi registra una progressione numerica, a volte importante. Un altro quarto declina o scompare ma a volte è per reinvestirsi meglio sotto un’altra forma». La plasticità di queste “fresh expression” le libera da pesantezze istituzionali ma fragilizza la loro visibilità.
Anche se certe tensioni esistono con le chiese, la perennità di questa evoluzione sembra ormai acquisita:
Justin Welby, primate della Chiesa anglicana, parla di economia mista e, nonostante qualche pubblicazione critica, l’immensa maggioranza dei membri di chiesa si rallegra di questa evoluzione.

di: Jean-Christophe Emery, Médias-Pro
(traduzione dal francese di Jean-Jacques Peyronel)
da: Riforma n. 26
data: 1/7/2014

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