Pakistan, in preghiera per Bibi e Masih

By 1 Aprile 2014Rassegna Stampa

LAHORE – In Pakistan i cristiani di Lahore sono riuniti il 28 marzo in una giornata di digiuno e preghiera per Asia Bibi e per Sawan Masih. Entrambi cristiani, entrambi condannati a morte ingiustamente per accuse di blasfemia palesemente infondate. Asia Bibi attende il processo di appello, mentre Sawan Masih è stato condannato a morte giovedì 27 marzo. […] «Anche se siamo i cittadini più vulnerabili del Pakistan, preghiamo per la giustizia e i diritti umani di tutte le minoranze, come assicurato dal fondatore del Pakistan, Muhammad Ali Jinnah», ha detto ai presenti padre Inayat Bernard, fra gli organizzatori dell’incontro. Durante la giornata, a preghiere, invocazioni e inni, si sono alternati brani della Bibbia e testimonianze dirette, come quella del parroco della “Joseph Colony”, il quartiere cristiano attaccato un anno fa da estremisti islamici. Un catechista presente, Pervez Paulus, ha rimarcato che i fedeli del quartiere tuttora attendono giustizia e risarcimenti, e sono «tristi, impotenti e amareggiati». I cristiani hanno espresso fiducia nella nell’Alta Corte di Lahore e chiedono porre fine ai casi di abuso della controversa legge sulla blasfemia.

Mobeen Shahid, docente di religione islamica alla Pontificia Università Lateranense e fondatore dell'”Associazione pakistani cristiani in Italia”, intervistato da Marco Guerra per la Radio Vaticana, ha detto: «Se parliamo di abuso della legge della blasfemia, teniamo presente che fino a due anni fa la maggioranza delle vittime era di fede islamica. L’altro gruppo più colpevolizzato era quello degli ahmadi e il terzo gruppo quello dei cristiani. Teniamo presente, però, che i cristiani e gli induisti non sono neanche il 3 per cento dei 180 milioni di cittadini del Pakistan. In questa maniera, si sta solamente effettuando un genocidio delle minoranze religiose in Pakistan. L’ultimo esempio di Sawan è solamente un aspetto di questa militanza islamica nel Paese, che è cresciuta in questi ultimi quattro decenni». Alla domanda «A che punto è il percorso di revisione della legge, se ce ne è ancora uno?» ha risposto:
«Il punto della revisione è fermo alla morte di Shahbaz Bhatti, lì dove si era arrivati. Ora, però, la questione non è solamente giuridica sullo stile e sulla prospettiva occidentale, che ha le sue strutture all’interno della giurisdizione internazionale, riconosciuta anche dall’Onu. Qui la prospettiva cambia, in quanto la giurisdizione è islamica. Ricordiamo che solo nel mese di dicembre la Corte federale shariatica di Islamabad aveva chiesto alla Camera dei deputati di riconoscere solamente la pena di morte come unica pena possibile per blasfemia, sia contro il profeta che contro il Corano». […]

da: Avvenire.it
data: 28/3/2014

Leave a Reply