Corea del Nord, dove muoiono a migliaia nei lager

By 2 Luglio 2012Chiesa Perseguitata

VERONA – Yodok, Bukchang, Kaechon e Chongori, nomi di lager nordoreani. Totalmente dimenticate dalla comunità internazionale, migliaia di persone sono morte in questi campi di lavoro forzato nordcoreani, simili in tutto e per tutto a quelli nazisti. «Spogliate di ogni umanità – denuncia Porte Aperte, l’organizzazione cristiana evangelica a sostegno della Chiesa perseguitata -, tutt’oggi centinaia di migliaia di persone sopravvivono in questi lager – tra esse vi sono dai cinquanta ai settantamila cristiani, colpevoli unicamente di riporre la propria fede in Gesù».

Di questi campi ce ne sono di vario tipo. Il più grande ricalca le più infami e inumane sperimentazioni di Hitler, Stalin o Mao. I cosiddetti prigionieri politici – tra cui anche i cristiani – vivono di stenti, sfiancati dai devastanti lavori forzati, morendo in condizioni indicibili sotto il sole estivo o il gelo invernale. I più “fortunati” sono stipati nelle zone per rivoluzionari e rilasciati anni dopo quando sono considerati “rieducati”. I meno fortunati sono spediti a vita nelle cosiddette zone di controllo totale. Molti cristiani ci finiscono e le storie che trapelano dai pochissimi fuggitivi sopravvissuti sono agghiaccianti.

Per un nuovo arrivato, lo spettacolo degli altri prigionieri è sufficiente a spegnere ogni speranza di sopravvivere. Fantasmi pelle e ossa si muovo tra i viali dei campi grottescamente curvi, coperti di stracci e visibili ematomi e cicatrici. L’orrore aumenta quando ci si rende conto che a molti mancano parti del corpo o presentano volti sfigurati dalle botte. La tortura è pratica comune in questi campi. Non essendoci di certo norme di sicurezza, molti subiscono gravi infortuni nel lavoro (dovuti anche all’estrema debolezza da malnutrizione), rimanendo invalidi o addirittura uccisi. Il lavoro è svolto in gruppi e chiunque infranga una regola è punito selvaggiamente: normalmente le guardie costringono il resto del gruppo a punire il compagno.

Nei campi di lavoro forzato ci sono baracche per single e per famiglie. I rapporti non sono permessi, eccetto a quelli considerati prigionieri modello. I neonati che nascono da relazioni clandestine sono uccisi, e quando una gravidanza non autorizzata è scoperta, la donna è costretta ad abortire.

In questi campi esistono dieci comandamenti che i prigionieri nordcoreani sono obbligati a seguire: 1. non scappare; 2. è vietato l’assembramento di tre o più prigionieri; 3. non rubare; 4. ubbidisci agli ordini delle guardie; 5. avvisa subito quando vedi un estraneo o una persona sospetta; 6.devi controllare gli altri e fare subito rapporto su comportamenti insoliti degli altri prigionieri; 7.devi svolgere interamente tutti i compiti che ti vengono assegnati; 8. i contatti tra uomini e donne non sono permessi, salvo che non sia previsto dal lavoro; 9. devi pentirti sinceramente dei tuoi errori; 10. verrai immediatamente fucilato se violerai queste leggi del campo.

Per il regime questi prigionieri non sono uomini e donne, rappresentano solamente una forza lavoro gratis da impiegare, finché c’è ancora una briciola di energia vitale, in fabbriche, coltivazioni e miniere. [gp]

Fonte delle informazioni: Porte Aperte

(foto David Guttenfelder/AP per Amnesty International:
– Casermoni, fabbriche e fumo a Pyongyang, capitale della Corea del Nord)

Leave a Reply

Evangelici.net è un portale di informazione e approfondimento che opera dal 1996 per la valorizzazione del messaggio, dell’etica e di uno stile di vita cristiano

Sostieni il portale ➔