L’Egitto alla Fiera del Libro, scoppia la polemica

By 6 Maggio 2009Dall'Italia

TORINO – A pochi giorni dall’inizio della 22esima edizione della Fiera del Libro, in programma a Torino dal 14 al 18 maggio, si presentano le prime polemiche per la presenza dell’Egitto quale ospite d’onore; il primo a contestare la presenza del Paese ospite è Gianni Vattimo, già protagonista di una posizione simile lo scorso anno nei confronti di Israele. Secondo il filosofo torinese «è una vergogna».

Luogo ricco di storia, arte, cultura e turismo, se da una parte l’Egitto affascina con le sue bellezze dall’altra mostra un aspetto desolante per quanto riguarda la mancanza di libertà del popolo egiziano, soprattutto dei non musulmani e di quanti cercano di ottenere maggior rispetto della libertà, in particolare quella religiosa.

Ed è proprio la mancanza di rispetto dei diritti umani il motivo per cui il filoso Gianni Vattimo si indigna perché «in Egitto c’è un regime poliziesco, che reprime e censura» e propone una campagna di boicottaggio e contestazione nei confronti della rassegna culturale, che quest’anno si intitola “Io, gli altri. Occasioni per uscire dal guscio” e prevede in apertura una conferenza di Farouk Hosny, ministro della Cultura egiziana, su cosa sia una vera cultura per la pace e la tolleranza.

In effetti non sono affatto rare le notizie che giungono dall’Egitto a proposito di discriminazioni, in particolare dei cristiani: giovani donne violentate e costrette a convertirsi all’islam (sono note le storie di Ange Hatef Kamel e Mary Farouk Fouad), minorenni obbligati alla conversione nel caso in cui il padre diventi musulmano, addirittura la presentazione di una proposta di legge, esposta dal sindacato dei medici egiziani, per vietare i trapianti di organi tra persone di diverso credo o nazionalità (poi non approvata); inoltre, la legge egiziana impone che sui documenti d’identità sia riportata la religione professata, ma mentre le procedure per la variazione da cristiano a musulmano sono piuttosto semplici e veloci, se un cittadino egiziano si converte al cristianesimo incontra molte difficoltà per ottenere il cambio di credo religioso sui documenti, come denunciato anche dalla Human rights watch (Hrw) e dall’Iniziativa egiziana per i diritti personali (Eipr).

In Egitto i cristiani non possono occupare posizioni di rilievo nelle istituzioni, nelle scuole e nelle università, la loro testimonianza in tribunale ha meno valore, le concessioni edilizie per la costruzione di chiese, e persino i permessi per la loro riparazione o ristrutturazione, vengono rilasciate molto difficilmente.

Il resoconto annuale del 2008 della Commissione degli Stati Uniti sulla libertà religiosa internazionale (Annual report of the United States Commission on international religious freedom) riporta che il livello di rispetto per la libertà di religione in Egitto è diminuito rispetto allo scorso anno.

La presenza di Israele alla Fiera del Libro dello scorso anno aveva scatenato una ridda di polemiche causate dalla nota situazione israelo-palestinese; le difficili condizioni dei cristiani copti e, in generale, le ripetute violazioni dei diritti umani nel Paese potrebbero essere la base per sollevare polemiche nei confronti dell’Egitto. [sr]

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