«Scoperta la prima chiesa cristiana? Andiamoci piano»

By 10 Giugno 2008Rassegna Stampa

AMMAN – Abdul Qader Hussan, capo del Rihab Centre of Archeological Studies, afferma di aver scoperto la «prima chiesa al mondo»; la presunta chiesa è venuta alla luce nel corso di scavi nel villaggio giordano di Rihab. Padre Michele Piccirillo, noto archeologo, frena l’entusiasmo e spiega perché non ritiene valida la scoperta.

L’annuncio, piuttosto roboante, è apparso ieri sul quotidiano Jordan Times: a Rihab, in Giordania, in un piccolo villaggio a quaranta chilometri dalla capitale Amman, sarebbe stata trovata la «prima chiesa al mondo». La chiesa più antica tra quelle conosciute, l’archetipo del luogo di culto cristiano. Se fosse vero, si tratterebbe di una scoperta davvero sensazionale.

A rivelare il presunto ritrovamento è stato Abdul Qader Hussan, capo del Rihab Centre of Archeological Studies, che da diversi anni dirige le ricerche nel villaggio di Rihab. Nel corso degli scavi sotto la chiesa di San Giorgio, infatti, è stata ritrovata una grotta che lo studioso giordano si è affrettato a identificare non soltanto come una chiesa, ma addirittura come «la prima chiesa al mondo», datata, a suo dire «fra il 33 e il 70 dopo Cristo».

Datazione precoce, se non precocissima, dato che attorno al 33 dopo Cristo è fissata la passione, morte e resurrezione di Gesù e i pochi discepoli che allora lo seguivano non hanno certo per prima cosa realizzato «chiese».

Lo studioso giordano, comunque, non sembra essere sfiorato dal dubbio. Crediamo che questo luogo – ha spiegato Hussan al Jordan Times – abbia protetto il primi cristiani, i settanta discepoli di Gesù Cristo, che hanno lasciato Gerusalemme al momento della persecuzione e si sono rifugiati nel nord della Giordania». Un riferimento ai «Settanta discepoli amati da Dio» si trova in un mosaico della chiesa superiore, che l’archeologo ritiene sia stata costruita nel 230 dopo Cristo.

Abdul Qader Hussan ha aggiunto che gli scavi hanno portato alla luce «porcellane e oggetti di terracotta datati fra il III e il VII secolo». Scendendo di qualche gradino sotto la chiesa di San Giorgio, ha raccontato, «ci si trova davanti a un’area circolare, che crediamo sia un’abside, e diverse sedute di pietra per gli ecclesiastici».

Nella sala sotterranea si è trovato un muro che separava la zona dove i primi cristiani vivevano dalla zona dell’altare dedicata al culto. È stato ritrovato anche un tunnel che si ritiene abbia permesso ai cristiani che sarebbero stati qui nascosti di «approvvigionarsi d’acqua».

Secondo l’archimandrita Nektarius, vicario vescovile dell’arcidiocesi greco-ortodossa, la scoperta «rappresenta un’importante pietra miliare per i cristiani di tutto il mondo. L’altra grotta simile si trova a Thessalonica, in Grecia».

Il ministero del Turismo della Giordania, com’era prevedibile, ha già annunciato di voler valorizzare al massimo la scoperta archeologica, promuovendola come attrazione turistica. In Giordania si trovano numerosissimi siti archeologici cristiani di eccezionale valore.

Con tutta probabilità è qui – e non nella parte israeliana – che si trova il vero luogo del battesimo di Gesù descritto nel vangelo, identificato con Betania oltre il fiume Giordano. Nel villaggio di Rihab sono state scoperte negli ultimi decenni numerose chiese antiche.

di: Andrea Tornielli

«La chiesa più antica del mondo? Andiamoci piano…». Padre Michele Piccirillo è un archeologo di fama mondiale. Francescano, vive in Giordania, sul Monte Nebo. È stato lui, nel marzo 2000, a spiegare i luoghi santi a Giovanni Paolo II durante lo storico pellegrinaggio papale. Padre Piccirillo, che cosa pensa del roboante annuncio?

«Penso che, come dice lei, si tratti di un annuncio roboante, ma che la realtà lo sia molto meno… ». Che cosa intende dire?
«Io ho lavorato per anni a Rihab, ho compiuto degli scavi. Alcune delle piccole chiese che sono state ritrovate, una ventina in tutto, le ho portate alla luce io alla fine degli anni Settanta. Ebbene, la più antica, dedicata alla Madonna, è databile al VI secolo dopo Cristo. Le altre, dedicate a San Paolo, San Pietro, Santo Stefano, San Costantino, vanno dal VII al VIII secolo. Ho descritto tutto in un capitolo del mio libro L’Arabia cristiana (Jaca Book), recentemente pubblicato».

Perché non ritiene valida la scoperta?
«Innanzitutto sarà bene spiegare che la chiesa come edificio, in quanto tale, è qualcosa che viene realizzato a partire dal III secolo. Fino a quel momento si usano per il culto le case. La casa di Pietro a Cafarnao, a esempio, era il luogo dove l’apostolo viveva con la sua famiglia. Poco a poco, in epoche successive, diventa una sala di ritrovo per il culto. Il fatto di avere scoperto una grotta sotto la chiesa di San Giorgio non significa che questa sia una chiesa. Quei luoghi pullulano di grotte».

Ma l’archeologo Abdul Qader Hussan sostiene che nel luogo c’è un’abside e dei gradini «per gli ecclesiastici».
«Allora difficilmente ci troviamo di fronte a un luogo di culto cristiano del primo secolo, se c’è già la struttura della chiesa. Potrebbe trattarsi più semplicemente della cripta dell’edificio superiore. Voglio dire che, per conoscenza diretta, non ritengo attendibile l’annuncio che è stato fatto. La stessa chiesa di San Giorgio viene fatta risalire a una data antecedente alla persecuzione di Diocleziano, durante la quale il santo venne martirizzato. Sa che cosa ha affermato Hussan in una rivista scientifica? Ha scritto che la chiesa era stata dedicata al santo mentre questi era ancora in vita!».

Che cosa pensa della tradizione di una presenza della prima comunità cristiana in questi luoghi?
«Abbiamo una citazione di Eusebio di Cesarea, che nel terzo libro della sua Storia Ecclesiastica scrive: “I fedeli di Cristo si spostarono a Pella, dopo essere usciti da Gerusalemme…”. Secondo questa tradizione, i primi cristiani si rifugiarono a Pella, nella Decapoli, all’inizio della rivolta giudaica, conclusa con un bagno di sangue nell’anno 70. Ma Pella era allora territorio della provincia romana di Palestina. Il villaggio di Rihab era provincia di Arabia».

da: ilgiornale.it
data: 10 giugno 2008

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