Porte Aperte, la mappa delle persecuzioni

By 16 Aprile 2008Chiesa Perseguitata

VERONA – Il numero di aprile del mensile di Porte Aperte si propone in edizione speciale, dedicata ai Paesi in cui i cristiani vengono maggiormente perseguitati. Come ogni anno in questa occasione il periodico lascia la sua consueta forma rilegata e diventa una vera a propria mappa del pianeta da appendere alla parete.

Si tratta di una cartina tragica, che rappresenta la World watch list evidenziando le cinquanta zone del mondo in cui i cristiani subiscono persecuzione e violenze a causa della loro fede; sulla mappa sono rappresentati con colori diversi i Paesi islamici (ben trentotto sul totale), comunisti, induisti, buddisti e dittatoriali. La lista è stata costruita sulla base di un questionario composto da cinquanta domande che riguardano i vari aspetti della libertà religiosa: a ogni risposta viene assegnato un dato punteggio; il totale dei punti di ogni Paese determina la sua posizione all’interno della lista stessa.

Il lungo elenco degli Stati in cui manca, o è molto carente, il rispetto per i diritti umani, e quindi anche la libertà religiosa, inizia con un Paese comunista, la Corea del Nord, che anche Amnesty International considera come uno dei luoghi con la peggiore situazione per quanto riguarda i diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali.
Si prosegue con Arabia Saudita, Iran e Maldive, tutti a maggioranza islamica, in cui vige la legge islamica, la sharia.

Al quinto posto si trova il Bhutan, in cui la popolazione segue il buddismo mahayana; in questo Paese il cristianesimo è visto come una minaccia alla propria identità; quando cominciò a diffondersi, negli anni Sessanta, l’oppressione fu brutale e sistematica, la maggior parte delle missioni cristiane venne espulsa. I cristiani del Bhutan, meno dello 0,5% degli abitanti, subiscono abitualmente persecuzioni e blitz durante i culti.

Scorrendo l’elenco, si alternano paesi islamici e comunisti; al decimo posto troviamo la Cina, da mesi sotto i riflettori non solo perché ad agosto ospiterà i Giochi olimpici, ma anche per la continua repressione di ogni sistema religioso che non sia sotto il controllo del Governo comunista: sono note le vessazioni e le carcerazioni a danno dei cristiani, in particolare degli evangelici che si riuniscono nelle chiese domestiche, e dei buddisti tibetani.

Tra i cinquanta stati censiti, quattro appartengono alla categoria dei regimi dittatoriali: Eritrea, Birmania (Myanmar), Bielorussia e Colombia.
A causa della dittatura la situazione in Eritrea non è facile per nessuno, ma è critica soprattutto per i cristiani, vessati anche dai musulmani; si contano oltre duemila credenti imprigionati in carcere o nei container.

In Birmania, paese a maggioranza buddista, gli abitanti di fede cristiana, che rappresentano solo il 4% della popolazione, subiscono una persecuzione sistematica, mentre i residenti in Bielorussia, repubblica indipendente dell’ex Unione Sovietica, sono per la maggior parte atei; negli anni scorsi è stata introdotta una legge repressiva in materia religiosa, che limita molto la libertà di culto, di apertura di chiese, di diffusione di letteratura cristiana.

La Colombia, pur essendo il cristianesimo la religione ufficiale, registra numerosi casi di persecuzione dei credenti evangelici: dal 1998 a oggi sono stati massacrati oltre quattrocento pastori e altrettante chiese sono state chiuse. Dei cinque milioni di evangelici che abitano in Colombia, circa un milione vive nelle zone in cui vige la guerra civile.

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