Kasper, “autocritica guardando i pentecostali”

By 8 Giugno 2006Rassegna Stampa

ROMA – La nuova curia di Benedetto XVI non è fatta solo di promossi e rimossi. È fatta anche di arcivescovi e cardinali che hanno fatto propri con decisione, nei campi di loro competenza, i nuovi orientamenti impressi da papa Joseph Ratzinger alla direzione della Chiesa. Uno di questi è […] il cardinale Walter Kasper, presidente del pontificio consiglio per l’unità dei cristiani.
La sintonia tra Kasper e papa Ratzinger può sorprendere. Entrambi teologi di valore, sono ricordati più per le controversie su cui si sono divisi che non per i punti d’accordo. […]

Ma sull’ecumenismo, che è in curia il campo di sua competenza, come si caratterizza il nuovo corso “ratzingeriano” attuato da Kasper? Il cardinale l’ha descritto in modo molto efficace pochi giorni fa, il 31 maggio, in un discorso pronunciato nel Palazzo della Rovere a pochi passi da piazza San Pietro, in occasione dell’apertura di una nuova libreria, Dehoniana Books.

Kasper ha subito messo da parte l’ecumenismo da lui chiamato “ideologico, che vuole sorvolare sulle differenze e vuole un’unità a ogni costo, basata su un minimo comune denominatore”. Il vero ecumenismo, ha proseguito, è “nella verità e nella carità” e oggi registra cinque grandi cambiamenti, rispetto ai decenni passati.

Il primo cambiamento, definito da Kasper “molto positivo”, riguarda le Chiese dell’Oriente. Con esse è ripreso il dialogo teologico su ciò che unisce – i sacramenti e il ministero episcopale e sacerdotale – come su ciò che divide – il ruolo del papa – “ma nel frattempo possiamo cooperare in Europa, il continente più secolarizzato, per riscoprire le radici cristiane e rafforzare i valori cristiani, e in tale modo possiamo contribuire a un compito veramente storico”.

Il secondo cambiamento riguarda le Chiese protestanti storiche: luterane, riformate, anglicane. Kasper è qui molto più pessimista. Sul terreno teologico “hanno sviluppato un concetto di unità che sempre più si allontana dall’ecclesiologia cattolica”. Ma l’allontanamento più grave riguarda “la frammentazione interna di alcune comunità ecclesiali, in particolare l’anglicana, e la loro perdita di sostanza soprattutto in campo etico, innanzitutto nelle questioni della vita e della famiglia”.

In campo protestante c’è però anche una corrente opposta: ed è il terzo cambiamento registrato da Kasper. “Ci sono gruppi, fraternità, movimenti evangelici che vogliono vivere il Vangelo, sono grati per l’atteggiamento fermo della Chiesa cattolica nelle questioni etiche e spesso formano una rete spirituale, sono gemellati con gruppi, movimenti spirituali, congregazioni a carattere tradizionale della Chiesa cattolica”.

Il quarto cambiamento è che “abbiamo iniziato un dialogo abbastanza sostanziale con i pentecostali, che con circa 500 milioni e più di aderenti sono oggi il secondo schieramento cristiano dopo la Chiesa cattolica, soprattutto nell’emisfero meridionale, in America Latina, Asia e Africa. Registrano un enorme aumento e alcuni parlano persino del cristianesimo del futuro”.

A proposito di questa “ondata” pentecostale, Kasper ha rimarcato che “più importanti delle questioni tradizionali ecumeniche mi sembrano gli interrogativi di autocritica. Perché queste comunità hanno tanta attrattiva? Cosa manca a noi? Come possiamo migliorare nella nostra pastorale? Come rendere più viva la nostra liturgia parrocchiale? Come iniziare una catechesi sostanziale e fondamentale? Come realizzare tra noi un sano rinnovamento e rinvigorimento spirituale?”. […]

da: L’Espresso (articolo completo: www.chiesa.espressonline.it/dettaglio.jsp?id=63301)
data: 7 giugno 2006

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